Il mio babbo si chiama Furio e ha 50 anni. (e fin qui...)
Il suo viso è tondo, il mio babbo non ha tanti capelli. (potevi almeno fare un accenno al testosterone)
I suoi occhi sono tondi (ti sei fatto condizionare dal disegno, spero) e il naso è liscio (la nasoliscitudine pare sia uno dei miei maggiori pregi), la sua bocca è fine e morbida.
Il mio babbo è alto e snello. (qui hai toccato le alte vette della poesia e ti sei guadagnato svariate buste pokemon)
Al mio babbo piacciono gli sport e il colore rosso (è una lunga storia) e anche mangiare i funghi e cercarli.
Di lavoro sta in ufficio. (detta così non è proprio qualificante, meno male che il mansionario non lo scrivi tu)
Di solito va a giocare a tennis nel tempo libero e gli piace andare allo stadio.
Con lui vado a cercare i funghi.
(Da "Descrivo il mio babbo" - 11/12/12)
p.s. Però, dài, c'ho un bel colorito.
27 dicembre 2012
24 dicembre 2012
Non di solo pane vive l'uomo un anno dopo
Eccoci qua, dopo lo scampato pericolo, a celebrare l'uscita dell'album calciatori Panini 2012/13.
E voi, nel frattempo, avete fatto coming out oppure alimentate ancora la facciata in cui dichiarate che il lato migliore del calcio è quello giocato, o visto in tivù.
Abbiamo aperto già sabato scorso le prime bustine, quando ancora neppure il blister ufficiale era stato diffuso. Prima figu in assoluto: lo scudo del Torino. Prima figu viola: l'immenso Borja Valero. Per la statistica.
Ve lo dico, dovesse capitarmi di stare in coma (spero di no), non lo so se qualcuno si vorrà pigliare la briga di stimolare il mio risveglio ma, nel caso, lasciate stare la musica, manco De André dovete farmi sentire, manco i Led Zeppelin. Provateci solo col rumore di una bustina calciatori aperta a strappo da un bambino dagli occhi luminosi.
Va bene anche un bambino di 50 anni.
p.s. Non di solo pane vive l'uomo, ma anche di Panini.
E voi, nel frattempo, avete fatto coming out oppure alimentate ancora la facciata in cui dichiarate che il lato migliore del calcio è quello giocato, o visto in tivù.
Abbiamo aperto già sabato scorso le prime bustine, quando ancora neppure il blister ufficiale era stato diffuso. Prima figu in assoluto: lo scudo del Torino. Prima figu viola: l'immenso Borja Valero. Per la statistica.
Ve lo dico, dovesse capitarmi di stare in coma (spero di no), non lo so se qualcuno si vorrà pigliare la briga di stimolare il mio risveglio ma, nel caso, lasciate stare la musica, manco De André dovete farmi sentire, manco i Led Zeppelin. Provateci solo col rumore di una bustina calciatori aperta a strappo da un bambino dagli occhi luminosi.
Va bene anche un bambino di 50 anni.
p.s. Non di solo pane vive l'uomo, ma anche di Panini.
21 dicembre 2012
Cinquanta, ma di cilindrata
Quelli ganzi c'avevano il Ciao, e magari il piumino ciesse.
Poi c'erano gli sfigati con la giacca a vento e il Garelli. Io ne avevo ereditato uno da sorellona, un Garelli Gulp flex (blu, almeno quello) che stava sempre e comunque tre spanne sotto al peggior Ciao in circolazione, quello marrone. Del perché avessero messo in commercio un Ciao marrone e del perché il mio vicino di casa l'avesse acquistato non ci è dato sapere.
Poi c'era il Boxer, con la sella lunga che ci potevi portare pure uno dietro, anche se l'ideale sarebbe stato una. Un amico da noi viaggiava con un Peugeot, ci credete? Un cinquantino Peugeot, probabilmente realizzato in prototipo e dubito mai messo in produzione.
E poi c'erano quelli col Fifty Malaguti, una razza a parte: erano al di sopra della questio ragazze, gli importava solo del loro scattante ciclomotore senza serbatoio. La miscela, non so come, veniva immessa direttamente nel tubone del telaio. I guidatori del Fifty negli anni 70, secondo me, son quelli che oggi hanno un Suv sotto al culo.
Quest'ultima riga solo perché non mi piaceva concludere il post con la parola culo.
Cazzo.
Poi c'erano gli sfigati con la giacca a vento e il Garelli. Io ne avevo ereditato uno da sorellona, un Garelli Gulp flex (blu, almeno quello) che stava sempre e comunque tre spanne sotto al peggior Ciao in circolazione, quello marrone. Del perché avessero messo in commercio un Ciao marrone e del perché il mio vicino di casa l'avesse acquistato non ci è dato sapere.
Poi c'era il Boxer, con la sella lunga che ci potevi portare pure uno dietro, anche se l'ideale sarebbe stato una. Un amico da noi viaggiava con un Peugeot, ci credete? Un cinquantino Peugeot, probabilmente realizzato in prototipo e dubito mai messo in produzione.
E poi c'erano quelli col Fifty Malaguti, una razza a parte: erano al di sopra della questio ragazze, gli importava solo del loro scattante ciclomotore senza serbatoio. La miscela, non so come, veniva immessa direttamente nel tubone del telaio. I guidatori del Fifty negli anni 70, secondo me, son quelli che oggi hanno un Suv sotto al culo.
Quest'ultima riga solo perché non mi piaceva concludere il post con la parola culo.
Cazzo.
18 dicembre 2012
Ho una notizia da Darwin
Avevamo un gatto il cui nome era Darwin, in ricordo della via in cui era nato, a Bologna.
Mio figlio piccolo l'ha appena conosciuto, prima che venisse asfaltato dallo stadio involutivo homo in suv, però qualcosa del suo nome presagio gli deve aver passato, infatti France ha ritenuto di espormi la sua scala evolutiva dell'uomo:
- sei nei pensieri
- sei in pancia
- sei un po' cresciuto
- sei fuori
- sei un neonato
- sei un bambino
- sei un cugino
- sei un ragazzo
- sei un uomo
- sei un padre
- sei uno zio
- sei un nonno
- sei morto
- e morto stecchito
p.s. Ciao Darwin
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13 dicembre 2012
Sognare Sandy Marton, però cattivo
C'era questa creatura infernale dalle sembianze umane che mi cercava con indolenza. Alto e biondo, capello lungo sulle spalle tipo il ragazzone che inneggiava alla gente proveniente da Ibiza, però c'aveva due occhi di colore verde smeraldo innaturale, e fissi nel vuoto.
Fingeva di non essere interessato a me e così mi ero nascosto, ma non troppo bene. Dal mio rifugio spuntavano fuori i piedi che non passavano propriamente inosservati, infatti indossavo dei calzettoni a righe orizzontali bianche e blu in stile Sampdoria di qualche stagione fa.
Succede che il satanasso dagli occhi verdi mi vede e mi costringe a venire allo scoperto, e qui ci apprestiamo a combattere io e lui, che adesso non è più lui ma una specie di hobbit alto quanto Brunetta e dalla faccia pelosona. E però è ancora lui nella mia mente, insomma avete capito la dinamica, quella che comanda i sogni di parecchi immagino.
Fatto sta che mi alzo quasi in volo, giro su me stesso e lo colpisco in piena testa con un calcio rotante degno del miglior Chuck Norris. Qui mi accorgo che i miei guai sono appena all'inizio perché il mio piede - maronna com'ero agile! - nonostante la perfetta mira passa dall'altra parte andando a vuoto e attraversando lo spirito innaturale del demone Sandy hobbittizzato.
Va così che dolcemetà si sveglia preoccupata per il calcione che a lei, materiale com'è l'aveva colpita eccome, e dà una scrollata pure a me, liberandomi dall'incubo.
Son rimasto lì, accucciato sotto al piumone nell'infantile tentativo di resistere a Morfeo e non riprendere il filo onirico interrotto.
È la seconda volta in pochi mesi che mollo un calcio rotante in preda a incubi notturni. Non so se devo preoccuparmi, so solo che quando mi sveglio davvero mi vengono in mente i facts di Chuck e, allora, posso sorridere.
_________________________________________________________
Chuck Norris ha cambiato il mondo presentando semplicemente lo scontrino.
Chuck Norris ha comprato la borsa di Wall Street da un senegalese sotto casa.
Chuck Norris ha fatto incontrare due rette parallele: ora sono felicemente sposate e con due figli.
Chuck Norris ha Magneto degli X-Men attaccato al frigo.
Chuck Norris ha risolto il mistero del Triangolo delle Bermuda col Teorema di Pitagora.
Chuck Norris ha trovato Atlantide su Google Maps.
Chuck Norris ha usato la Cosa dei Fantastici Quattro per ripiastrellarsi il bagno.
Chuck Norris non ha l'altra guancia.
Chuck Norris può distrarre coccolino concentrato.
Durante una partita al Gioco dei Mimi, per far indovinare "Hitler" alla sua squadra, Chuck Norris ha invaso la Polonia.
Durante un recente volo da Dallas a New-York, Chuck Norris è riuscito eroicamente a liberare il carrello bloccato semplicemente utilizzando 2 euro.
Tempo fa Chuck Norris diede un calcio rotante così forte a Cassius Clay che gli fece cambiare nome e religione.
Un giorno Chuck Norris ha cliccato su "Crea un nuovo gruppo" in facebook: sono nati i Coldplay.
Fingeva di non essere interessato a me e così mi ero nascosto, ma non troppo bene. Dal mio rifugio spuntavano fuori i piedi che non passavano propriamente inosservati, infatti indossavo dei calzettoni a righe orizzontali bianche e blu in stile Sampdoria di qualche stagione fa.
Succede che il satanasso dagli occhi verdi mi vede e mi costringe a venire allo scoperto, e qui ci apprestiamo a combattere io e lui, che adesso non è più lui ma una specie di hobbit alto quanto Brunetta e dalla faccia pelosona. E però è ancora lui nella mia mente, insomma avete capito la dinamica, quella che comanda i sogni di parecchi immagino.
Fatto sta che mi alzo quasi in volo, giro su me stesso e lo colpisco in piena testa con un calcio rotante degno del miglior Chuck Norris. Qui mi accorgo che i miei guai sono appena all'inizio perché il mio piede - maronna com'ero agile! - nonostante la perfetta mira passa dall'altra parte andando a vuoto e attraversando lo spirito innaturale del demone Sandy hobbittizzato.
Va così che dolcemetà si sveglia preoccupata per il calcione che a lei, materiale com'è l'aveva colpita eccome, e dà una scrollata pure a me, liberandomi dall'incubo.
Son rimasto lì, accucciato sotto al piumone nell'infantile tentativo di resistere a Morfeo e non riprendere il filo onirico interrotto.
È la seconda volta in pochi mesi che mollo un calcio rotante in preda a incubi notturni. Non so se devo preoccuparmi, so solo che quando mi sveglio davvero mi vengono in mente i facts di Chuck e, allora, posso sorridere.
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Chuck Norris ha cambiato il mondo presentando semplicemente lo scontrino.
Chuck Norris ha comprato la borsa di Wall Street da un senegalese sotto casa.
Chuck Norris ha fatto incontrare due rette parallele: ora sono felicemente sposate e con due figli.
Chuck Norris ha Magneto degli X-Men attaccato al frigo.
Chuck Norris ha risolto il mistero del Triangolo delle Bermuda col Teorema di Pitagora.
Chuck Norris ha trovato Atlantide su Google Maps.
Chuck Norris ha usato la Cosa dei Fantastici Quattro per ripiastrellarsi il bagno.
Chuck Norris non ha l'altra guancia.
Chuck Norris può distrarre coccolino concentrato.
Durante una partita al Gioco dei Mimi, per far indovinare "Hitler" alla sua squadra, Chuck Norris ha invaso la Polonia.
Durante un recente volo da Dallas a New-York, Chuck Norris è riuscito eroicamente a liberare il carrello bloccato semplicemente utilizzando 2 euro.
Tempo fa Chuck Norris diede un calcio rotante così forte a Cassius Clay che gli fece cambiare nome e religione.
Un giorno Chuck Norris ha cliccato su "Crea un nuovo gruppo" in facebook: sono nati i Coldplay.
10 dicembre 2012
Delle virgolette fatte con le dita
Non c'è riunione alla quale partecipi da un paio d'anni a questa parte in cui il relatore non citi una frase, una parola, una locuzione virgolettandola a dovere con l'arcinoto gesto di doppio piegamento di dito indice e medio di entrambe le mani.
Spesso a sproposito, senza alcuna correlazione sintattica a motivare la mimica enfatizzante. Spesso abusando di un gesto volatile che non avrebbe tale frequenza se il testo fosse scritto invece che recitato. Spesso credendosi stevejobs.
Pare che se non le usi 'ste virgolette digitali (da dito) non sei nessuno.
Devo dirlo, è una cazzata. Anzi, è proprio passato di moda, siete out con quei ditini flessi ai lati del vostro faccione.
Forse un tempo, nel Pleistocene magari, è stato fico andare in giro a vantarsi: Ehi, Grunf, oggi ho acceso (virgolette con le dita) il fuoco. Ma dopo no, la pratica s'è talmente diffusa che ha incarnato il dozzinale e il prevedibile.
Pure la badante boliviana di mia mamma si pavoneggiava non poco con l'entre comillas, in quello che a me appariva soltanto come un allarmante segno di degrado dei tempi.
Sembra che senza il corsivo, le virgolette, le sottolineature o le parentesi (io son malato di parentisi) non siamo più in grado nemmeno di scrivere, non completiamo l'opera rendendoci ridicoli nel (virgolette con le dita) parlare.
La semplicità è il marchio di chi è forte, di chi non deve ricorrere a mezzucci o a trucchi da quattro soldi e quelle virgolette mimate a chi vi ascolta ricordano tanto le opinabili colorazioni degli scarpini dei calciatori moderni laddove, spesso, si tenta di supplire alla carenza di classe con un accessorio da fighetto.
Spesso a sproposito, senza alcuna correlazione sintattica a motivare la mimica enfatizzante. Spesso abusando di un gesto volatile che non avrebbe tale frequenza se il testo fosse scritto invece che recitato. Spesso credendosi stevejobs.
Pare che se non le usi 'ste virgolette digitali (da dito) non sei nessuno.
Devo dirlo, è una cazzata. Anzi, è proprio passato di moda, siete out con quei ditini flessi ai lati del vostro faccione.
Forse un tempo, nel Pleistocene magari, è stato fico andare in giro a vantarsi: Ehi, Grunf, oggi ho acceso (virgolette con le dita) il fuoco. Ma dopo no, la pratica s'è talmente diffusa che ha incarnato il dozzinale e il prevedibile.
Pure la badante boliviana di mia mamma si pavoneggiava non poco con l'entre comillas, in quello che a me appariva soltanto come un allarmante segno di degrado dei tempi.
Sembra che senza il corsivo, le virgolette, le sottolineature o le parentesi (io son malato di parentisi) non siamo più in grado nemmeno di scrivere, non completiamo l'opera rendendoci ridicoli nel (virgolette con le dita) parlare.
La semplicità è il marchio di chi è forte, di chi non deve ricorrere a mezzucci o a trucchi da quattro soldi e quelle virgolette mimate a chi vi ascolta ricordano tanto le opinabili colorazioni degli scarpini dei calciatori moderni laddove, spesso, si tenta di supplire alla carenza di classe con un accessorio da fighetto.
5 dicembre 2012
La penultima cena (*)
(click to enlarge)
Che io le feste a sorpresa le ho sempre odiate.Però stavolta, devo dire, dolcemetà si è superata ed è riuscita a coinvolgere una dozzina di miei coetanei famosi che lèvati! Festeggiavamo il mezzo secolo e sfido chiunque a trovare un'annata d'oro come il 1962.
I personaggi e le entità che hanno visto la luce in quell'anno (pure Enel, tra l'altro) sono alla ribalta mondiale e io sono lieto di averli avuti alla mia mensa.
Per l'occasione ho sfoggiato una sorta d'extension biondo rossiccio a metà tra Kim & the Cadillacs e Julianne Moore.
La serata è stata gradevole seppure avversata dai tre cambi di pannolino richiesti da Cicciobello.
La musica, un rock contest improvvisato tra i presenti, seppur che non m'intendo, mi è sembrata all'altezza, anche se è stato un peccato che gli Status Quo non siano potuti venire.
Ha offerto Spiderman firmando lo scontrino della carta di credito con la sua Parker.
E niente, ho voluto raccontarvelo di persona prima che magari a uno dei presenti gli venisse in mente di fare la spia.
Una sola pecca, alla fine, è sparito il calice d'oro decorato con pietre preziose dove inzuppavamo i cantucci di Prato: il VinSanto Graal.
Ginko mi leggi?
(*) l'ultima si organizza per i 100.
3 dicembre 2012
It's (not) the time to make a change
No, dico a Bersani.
Il difficile viene #Adesso, per dirla con il tuittero Renzi.
Il bello di queste primarie è che non dobbiamo aspettare le politiche per mettere alla prova chi si è guadagnato i nostri voti o la nostra fiducia.
In questi mesi che ci dividono dalle elezioni, quelle vere, Bersani dovrà riguadagnarsi tutti i voti conquistati alle primarie e accaparrarsene di nuovi, e lo farà, se lo farà, dando la stura al cambiamento.
L'ha sbandierato e l'ha cavalcato il cambiamento, bravo ci abbiamo creduto, adesso dimostraci che non ci abbiamo la faccia di velluto.
Il cambiamento preso ad esempio, quello per cui il candidato premier del PD ha scomodato nientepapadimeno che Giovanni XXIII, il cambiamento senza spaventare.
All'Italia ci penserai dopo, non mettiamo le macchie davanti ai giaguari, ma alla nomenclatura del PD, mio caro, ci devi pensare da subito, perché il popolo del PD te lo chiede (dove io = popolo del PD).
Fa' che non dobbiamo assistere più a spettacoli penosi come l'intervista a Rosy Bindi d'ieri sera. Mai più.
Renzi ti ha servito un assist su un vassoio d'argento, non sprecarlo calciando a lato.
Credo davvero che tu abbia il coraggio per partire con il piede giusto, altrimenti hai finito, prima di cominciare.
La battaglia di Renzi pur se a volte caciarona, in certi momenti esasperata, vissuta da alcuni come fine a se stessa, quella battaglia, va combattuta con forza e determinazione anche nel rispetto dell'onda renziana.
Non ci spaventeremo, garantito, e il tuo beato Pantheon sarà salvo.
E comunque non ho nulla contro la Bindi e D'Alema. Altrimenti l'userei.
p.s. Un altro posto parapolitico, vabbè, poi tornerà persino la fuffa.
Il difficile viene #Adesso, per dirla con il tuittero Renzi.
Il bello di queste primarie è che non dobbiamo aspettare le politiche per mettere alla prova chi si è guadagnato i nostri voti o la nostra fiducia.
In questi mesi che ci dividono dalle elezioni, quelle vere, Bersani dovrà riguadagnarsi tutti i voti conquistati alle primarie e accaparrarsene di nuovi, e lo farà, se lo farà, dando la stura al cambiamento.
L'ha sbandierato e l'ha cavalcato il cambiamento, bravo ci abbiamo creduto, adesso dimostraci che non ci abbiamo la faccia di velluto.
Il cambiamento preso ad esempio, quello per cui il candidato premier del PD ha scomodato nientepapadimeno che Giovanni XXIII, il cambiamento senza spaventare.
All'Italia ci penserai dopo, non mettiamo le macchie davanti ai giaguari, ma alla nomenclatura del PD, mio caro, ci devi pensare da subito, perché il popolo del PD te lo chiede (dove io = popolo del PD).
Fa' che non dobbiamo assistere più a spettacoli penosi come l'intervista a Rosy Bindi d'ieri sera. Mai più.
Renzi ti ha servito un assist su un vassoio d'argento, non sprecarlo calciando a lato.
Credo davvero che tu abbia il coraggio per partire con il piede giusto, altrimenti hai finito, prima di cominciare.
La battaglia di Renzi pur se a volte caciarona, in certi momenti esasperata, vissuta da alcuni come fine a se stessa, quella battaglia, va combattuta con forza e determinazione anche nel rispetto dell'onda renziana.
Non ci spaventeremo, garantito, e il tuo beato Pantheon sarà salvo.
E comunque non ho nulla contro la Bindi e D'Alema. Altrimenti l'userei.
p.s. Un altro posto parapolitico, vabbè, poi tornerà persino la fuffa.
27 novembre 2012
Michele l'intenditore
Mi piace Michele Serra da tempi non sospetti, da molti anni prima, per intendersi, che si adagiasse sulla sua confortevole amaca.
Sono in possesso di Tutti al mare, ad esempio, un libriccino incantevole e curioso che descrive alcuni dei luoghi di villeggiatura più caratteristici (non solo per la paesaggistica) della nostra Italia, luoghi raggiunti e attraversati dal nostro nel percorso di un suo viaggio perimetral-costiero da Ventimiglia a Trieste.
Ritengo che godere di questa megavacanza pagata e in più scriverne, pagato anche per questo, possa essere annoverato tra i lavori più belli del mondo, anche preferibile all'agognato collaudo di materassi di Paolino Paperino.
Per la verità, del diario di viaggio, non mi rammento che pochissimi episodi, anzi forse uno, il fatto che si parlasse di Zanza, una volta arrivati in quel di Rimini. E per chi non sa chi è Zanza e cosa ha rappresentato per noi in quegli anni, beh non si può certo spiegare qui, in poche righe di un post che, oltretutto, parla d'altro.
Il libro mi diede modo di conoscere e apprezzare Michele Serra prima che salisse alla ribalta del grande pubblico come cofondatore di Cuore, il settimanale di resistenza umana.
Adesso mi piace la precisa acutezza di Serra e su Repubblica, quando la compro, L'amaca è il primo pezzo che leggo.
Ecco, tornando a noi e ai temi politici caldi di questi giorni, io ne L'amaca di domenica 25 mi ci sono riconosciuto in toto. Potete leggervela, servono due minuti, ad ogni modo ne seleziono anch'io delle righe.
Stamattina vado a votare perché votare mi piace moltissimo.
Questo è l'incipit. Bello forte, eh? Non siamo ai livelli di Chiamatemi Ismaele ma, cristoddìo, è un signor incipit.
...quando vado al seggio mi torna in mente la vecchia partigiana Carla che al mio debutto da elettore mi disse con gli occhi rossi "sono morti tanti ragazzi, per questo straccio di democrazia, non dimenticartelo mai..."
Anch'io ho avuto la mia partigiana Carla, era mio nonno, era mio zio, era anche il fratello di mia nonna, era mia cugina. Gente dalle mani screpolate che odoravano di terra, gente che si è fatta il mazzo per campare, per mantenere la testa alta, per lasciare ai propri figli qualcosa di più del niente che aveva. Gente coi fratelli morti in guerra. Gente che sarebbe andata a votare camminando sulle mani.
E quindi, ci vado a votare, perché in fondo mi piace e perché ho rispetto della mia gente e di ciò che mi ha trasmesso.
Alla fine, dopo dubbi e rovelli infiniti, voterò Bersani perché sono, senza possibilità di redenzione, il tipico banale di sinistra.
Fa outing Michele, non ci dice che mangia i bambini ma poco ci manca, non è redimibile nella sua banalità, nella sua pacatezza, nella sua educazione.
Se non ce l'avete avuta una partigiana Carla tutta per voi, probabile che tutto questo vi appaia melenso, e facilmente un po' fuori luogo, così, appena a valle dei Lusi, dei Fiorito o dei Maruccio, e sì, diventano comprensibili pure lo scetticismo e la nausea senza la Carla o chi per lei.
Alla fine, dopo dubbi e rovelli infiniti, ho votato Bersani perché sono, senza possibilità di redenzione, il tipico banale di sinistra che legge pure L'Amaca.
p.s. Ho votato prima della lettura del pezzo.
Sono in possesso di Tutti al mare, ad esempio, un libriccino incantevole e curioso che descrive alcuni dei luoghi di villeggiatura più caratteristici (non solo per la paesaggistica) della nostra Italia, luoghi raggiunti e attraversati dal nostro nel percorso di un suo viaggio perimetral-costiero da Ventimiglia a Trieste.
Ritengo che godere di questa megavacanza pagata e in più scriverne, pagato anche per questo, possa essere annoverato tra i lavori più belli del mondo, anche preferibile all'agognato collaudo di materassi di Paolino Paperino.
Per la verità, del diario di viaggio, non mi rammento che pochissimi episodi, anzi forse uno, il fatto che si parlasse di Zanza, una volta arrivati in quel di Rimini. E per chi non sa chi è Zanza e cosa ha rappresentato per noi in quegli anni, beh non si può certo spiegare qui, in poche righe di un post che, oltretutto, parla d'altro.
Il libro mi diede modo di conoscere e apprezzare Michele Serra prima che salisse alla ribalta del grande pubblico come cofondatore di Cuore, il settimanale di resistenza umana.
Adesso mi piace la precisa acutezza di Serra e su Repubblica, quando la compro, L'amaca è il primo pezzo che leggo.
Ecco, tornando a noi e ai temi politici caldi di questi giorni, io ne L'amaca di domenica 25 mi ci sono riconosciuto in toto. Potete leggervela, servono due minuti, ad ogni modo ne seleziono anch'io delle righe.
Stamattina vado a votare perché votare mi piace moltissimo.
Questo è l'incipit. Bello forte, eh? Non siamo ai livelli di Chiamatemi Ismaele ma, cristoddìo, è un signor incipit.
...quando vado al seggio mi torna in mente la vecchia partigiana Carla che al mio debutto da elettore mi disse con gli occhi rossi "sono morti tanti ragazzi, per questo straccio di democrazia, non dimenticartelo mai..."
Anch'io ho avuto la mia partigiana Carla, era mio nonno, era mio zio, era anche il fratello di mia nonna, era mia cugina. Gente dalle mani screpolate che odoravano di terra, gente che si è fatta il mazzo per campare, per mantenere la testa alta, per lasciare ai propri figli qualcosa di più del niente che aveva. Gente coi fratelli morti in guerra. Gente che sarebbe andata a votare camminando sulle mani.
E quindi, ci vado a votare, perché in fondo mi piace e perché ho rispetto della mia gente e di ciò che mi ha trasmesso.
Alla fine, dopo dubbi e rovelli infiniti, voterò Bersani perché sono, senza possibilità di redenzione, il tipico banale di sinistra.
Fa outing Michele, non ci dice che mangia i bambini ma poco ci manca, non è redimibile nella sua banalità, nella sua pacatezza, nella sua educazione.
Se non ce l'avete avuta una partigiana Carla tutta per voi, probabile che tutto questo vi appaia melenso, e facilmente un po' fuori luogo, così, appena a valle dei Lusi, dei Fiorito o dei Maruccio, e sì, diventano comprensibili pure lo scetticismo e la nausea senza la Carla o chi per lei.
Alla fine, dopo dubbi e rovelli infiniti, ho votato Bersani perché sono, senza possibilità di redenzione, il tipico banale di sinistra che legge pure L'Amaca.
p.s. Ho votato prima della lettura del pezzo.
21 novembre 2012
Il tempo di una minestrina
L'alzheimer si è arrampicato sulla vita di mia madre come un lento ma inarrestabile autunno alle prese con una pianta testarda.
All’inizio della stagione mia madre era ancora un albero forte e rigoglioso e, per quanto sola, pareva potersela cavare, anzi, a tratti sembrava invincibile. Ma io sapevo già che non avrei potuto arrestare il moto di rivoluzione della sua mente e l’avvicinarsi inesorabile di altre stagioni, più fredde.
Via via vedi le giornate che si fanno più corte e la tendenza in calo della luminosità si abbatte feroce sullo spirito che ti anima e lo fiacca.
L’albero dapprima si fa colorito, muta, diventa quasi più affascinante, creativo. Si veste di colori improbabili e s'imbelletta come dovesse andare in scena, ma dentro, di fatto, sta morendo. E quindi si spoglia, serenamente, perde la sua chioma, i suoi ricordi, il suo senso. Pur se non le vedi cadere le foglie, ogni giorno l’albero ne perde alcune e la sua figura contro il sole s’impoverisce fino a rassomigliare sempre più a uno scheletro affranto e defraudato della linfa.
Ed è un autunno crudele che va a conficcarsi profondo come una spada nel cuore di un inverno gelido e cupo.
La differenza con l’alternarsi delle stagioni sulla Terra sta nel fatto che l’inverno dell’Alzheimer non produrrà più alcuna primavera. Non una gemma sarà in grado di fiorire sui rami secchi di mia madre. Non una gemma.
E questa è la prima cosa che devi accettare, per non morire anche tu con lei.
La Rai sembra essersi ricordata di avere un archivio da qualche parte e in queste serate fredde passa le storiche comiche di Stanlio e Ollio. La musica che arriva dal televisore, a differenza delle immagini che mia madre non recepisce più, le viene veicolata su una frequenza balzana della sua testa che a sprazzi la riceve, e allora lei inizia una strana danza sulla sedia: ballonzola puntando i piedi a terra e lo fa a tempo di musica anche se non si accorge davvero di nessuna melodia. Gli effetti del movimento invece la fanno sorridere e confezionano un omaggio involontario e sublime alle rigorose sequenze in bianco e nero animate da Laurel e Hardy.
Sono gli occhi di mia madre che ne tradiscono l'assenza.
Dietro la corteccia del suo sguardo acquoso c'è un tronco cavo, un cervello che non timbra più il cartellino. E c'è un'anima alla deriva, dispersa dentro alle falde di una irriconoscente vita.
Mia madre si nutre come un automa portandosi alla bocca quello che si trova davanti nel piatto, ma guarda il nulla.
E sono gli stessi occhi nei quali baluginava un lampo di felicità, quando, in un'altra sua vita, inciampava in una rima e correva a vergare un verso sul suo quadernetto nero di poesie. Ci teneva a precisare che aveva fatto la quinta elementare, mia madre, e che per questo il suo scrivere era povero di vocaboli e ricco di errori. Te la vedevo arrivare, quaderno in mano, fiduciosa che le potessi aggiustare le sue sviste ortografiche.
«Mi riguardi le acche?» era la sua frase tipica, non avendo mai ben compreso quando inserire e quando no la strabenedetta lettera muta.
Sta finendo la sua minestrina, finalmente in pausa dagli ormai abitudinari sproloqui, combatte col brodo che le cola lungo il mento e lo vince, con un piccolo miracolo, asciugandolo col dorso della mano.
Stacco dal muro la cornice di legno nella quale ha incastonato una poesia che le è particolarmente cara: sono i versi che parlano della sua di madre e che stanno lì da quando è morta, o poco dopo.
La demenza senile ha colpito senza pietà in famiglia mia e l'ereditarietà ci trasferisce il gene malato con una dolcezza spietata. C’è chi con la dipartita dei suoi cari entra in possesso di castelli, ori e conti correnti svizzeri e chi, come noi, si trova al cospetto di un magnanimo notaio che aprendo il testamento legge:
«Lascio l’Alzheimer alla mia adorata progenie».
Con tristezza io ti guardo, o mamma
È scritta proprio così, con una "o" a rafforzare il vocativo, uno "o" sospirosa, una "o" che ricorre più volte nella poesia, sempre senza l'acca.
Con dolore mi si stringe il cuore
dove c'era amore ora non sai cos'è.
Parole rimaste appese per vent'anni in salotto senza un lettore attento, senza un giusto plauso, abbandonate a se stesse, pur nella loro sofisticata veste. Guardo la mia di mamme, mi rimanda un’occhiata vuota d'amore nel mancato riverbero di quei sentimenti già compresi e descritti con passione da lei stessa nelle sue mille poesie.
Parole come quelle che adesso schizzano fuori come lapilli da un vulcano. Ci sono momenti in cui per zittirla dovresti spararle. Parla e sparla, blatera e sragiona, sproloquia e sentenzia, sputa e s’inventa le parole di un personale argot che tende a tagliarci fuori dalle volute dei suoi pensieri.
Assonanze buffe e accentazioni improprie completano la creazione di sempre nuovi ed effimeri vocaboli che durano lo spazio di una frase buttata lì o del soffio lieve di una parola.
Così un "voglio andare a letto" può diventare un "Boggio dare abbento" e un "Hai mangiato?" si trasforma in "Cai mammato?" e poi friccito, leboli, stembari, gruttalo, sembio, lavarna e rundili, solo per citare quelle di stasera, assemblate nel tempo di una minestrina.
E queste sono perle capaci di regalarti pure un sorriso, anche quando la voglia di sorridere non ce l’hai più perché hai visto la volontà strappata via a morsi dalla mente di tua madre.
Dove c'era un sorriso qualche volta c'è
però non sai conoscer più le cose
Resta lì, la mia mamma, imbambolata con il cucchiaio in mano, come fosse la prima volta, lo rigira come se potesse parlarle, lo posa come se potesse da solo caricarsi di minestra e trasportargliela in bocca.
L'unica attività che ancora riesce a impegnarla per qualche minuto sono gli album di fotografie. Niente tivù, niente libri, impossibili le chiacchiere ovviamente, ma le foto le ripassa centinaia di volte avanti e indietro, le setaccia nella disperata e vana ricerca di un volto, di un nome o di uno straccio di ricordo. Marito, figli, nipoti, tutti accomunati da un non amore estremo, accarezzati da una vista assente e profanati da una memoria cattiva, capace di cancellare la vita in un minuto, come si fa col gesso dalla lavagna.
Se ti chiamo Mamma
tu mi guardi e non mi rispondi mai
non lo sai se i figli tu hai
Coll'acca, ce l'ha messa, una bella acca possessiva che segna il contrappasso tra l’avere dei figli e non essere più in grado di percepirlo.
Alla fine resta un irragionevole vuoto scavato dall’amore per un figlio che nemmeno sa di avere. Quel figlio per cui ha sofferto e corso e lottato e pianto e sperato e sbroccato e desiderato e pregato, quanto ha pregato lo sa Dio, davvero, per quel figlio, quel figlio che non ha più un posto nel suo cuore pulsante ma morto, nella sua testa bucherellata e senza speranze. Quel figlio che ha stretto forte quando piangeva, per una ferita, per un voto, per una ragazza, quel figlio che non ha più un posto tra le sue braccia. Quel figlio.
Tu che parli con lo specchio, eppure
a ripensarci, o mamma, tu sei sempre quella.
Ci ripenso alla mia mamma, alla sua lotta con la punteggiatura, perché non li ha mai capiti quei versi moderni senza un punto, senza una virgola. Come si fanno a leggere se non sai nemmeno dove prendere fiato?
«Mi riguardi le acche? E anche i punti e le virgole».
E io punteggiavo come potevo, poi inserivo o cassavo acche, alla bisogna. Ma che palle, pensavo. Quanto scriveva mia madre! E quante volte mi si parava davanti col quaderno o con un foglio strappato chissà da dove, una penna e il suo sguardo schietto. Non che implorasse un aiuto, si trattava soltanto d’una richiesta da madre a figlio. Come avrebbe potuto chiedermi dov'ero stato o cosa volevo per pranzo, eccola che arrivava, con le sue carabattole da poetessa contadina, a domandare una correzione a quel figlio fortunato che venivano a prenderlo con lo scuolabus giallo fino in culo al mondo, dove stavamo prima, per portarlo a scuola a studiare di acche e di virgole.
eppur sei come cosa che cammina
non sei più niente, o mamma.
Chissà se un giorno, il mio di figli, prendendo in mano questo scritto comprenderà il suo destino o se l'avrà magari già capito da solo. Chissà se avrà paura o se accetterà l’ineluttabile con la pacata rassegnazione e la dignità che ci passiamo in eredità, assieme al morbo. E chissà quali pensieri s’incroceranno nella sua mente, guardandomi, nel tempo di una minestrina.
il cuore mio lo sente e si tormenta
anche se cerco di non dargli retta
questa sarà la strada che mi aspetta.
Passiamo dal bagno per il tagliando serale e uscendo salutiamo quei due, la signora coi capelli grigi minuta e un po’ ingobbita che risponde al sorriso di mia madre e il ragazzone barbuto che la sorregge con le mani sotto le ascelle e sghembo sorride, anche lui.
«O, guarda chi c'è – sorriso – allora arrivederci, eh», poi saluto anch'io le due sagome dentro allo specchio e mi porto avanti coi lavori.
Quindi siamo in camera dove aiuto la mamma a cambiarsi per la notte. Mentre le tengo la giacca del pigiama, la osservo che agguanta la manica della camiciola con le dita e la tiene stretta, affinché non le scivoli su, lungo il braccio, infilando la giacca.
È una foglia dell’albero, questo gesto, una delle ultime foglie rimaste appese, e io lo so che un giorno cadrà pure questa, ma ancora no. Ancora no.
All’inizio della stagione mia madre era ancora un albero forte e rigoglioso e, per quanto sola, pareva potersela cavare, anzi, a tratti sembrava invincibile. Ma io sapevo già che non avrei potuto arrestare il moto di rivoluzione della sua mente e l’avvicinarsi inesorabile di altre stagioni, più fredde.
Via via vedi le giornate che si fanno più corte e la tendenza in calo della luminosità si abbatte feroce sullo spirito che ti anima e lo fiacca.
L’albero dapprima si fa colorito, muta, diventa quasi più affascinante, creativo. Si veste di colori improbabili e s'imbelletta come dovesse andare in scena, ma dentro, di fatto, sta morendo. E quindi si spoglia, serenamente, perde la sua chioma, i suoi ricordi, il suo senso. Pur se non le vedi cadere le foglie, ogni giorno l’albero ne perde alcune e la sua figura contro il sole s’impoverisce fino a rassomigliare sempre più a uno scheletro affranto e defraudato della linfa.
Ed è un autunno crudele che va a conficcarsi profondo come una spada nel cuore di un inverno gelido e cupo.
La differenza con l’alternarsi delle stagioni sulla Terra sta nel fatto che l’inverno dell’Alzheimer non produrrà più alcuna primavera. Non una gemma sarà in grado di fiorire sui rami secchi di mia madre. Non una gemma.
E questa è la prima cosa che devi accettare, per non morire anche tu con lei.
La Rai sembra essersi ricordata di avere un archivio da qualche parte e in queste serate fredde passa le storiche comiche di Stanlio e Ollio. La musica che arriva dal televisore, a differenza delle immagini che mia madre non recepisce più, le viene veicolata su una frequenza balzana della sua testa che a sprazzi la riceve, e allora lei inizia una strana danza sulla sedia: ballonzola puntando i piedi a terra e lo fa a tempo di musica anche se non si accorge davvero di nessuna melodia. Gli effetti del movimento invece la fanno sorridere e confezionano un omaggio involontario e sublime alle rigorose sequenze in bianco e nero animate da Laurel e Hardy.
Sono gli occhi di mia madre che ne tradiscono l'assenza.
Dietro la corteccia del suo sguardo acquoso c'è un tronco cavo, un cervello che non timbra più il cartellino. E c'è un'anima alla deriva, dispersa dentro alle falde di una irriconoscente vita.
Mia madre si nutre come un automa portandosi alla bocca quello che si trova davanti nel piatto, ma guarda il nulla.
E sono gli stessi occhi nei quali baluginava un lampo di felicità, quando, in un'altra sua vita, inciampava in una rima e correva a vergare un verso sul suo quadernetto nero di poesie. Ci teneva a precisare che aveva fatto la quinta elementare, mia madre, e che per questo il suo scrivere era povero di vocaboli e ricco di errori. Te la vedevo arrivare, quaderno in mano, fiduciosa che le potessi aggiustare le sue sviste ortografiche.
«Mi riguardi le acche?» era la sua frase tipica, non avendo mai ben compreso quando inserire e quando no la strabenedetta lettera muta.
Sta finendo la sua minestrina, finalmente in pausa dagli ormai abitudinari sproloqui, combatte col brodo che le cola lungo il mento e lo vince, con un piccolo miracolo, asciugandolo col dorso della mano.
Stacco dal muro la cornice di legno nella quale ha incastonato una poesia che le è particolarmente cara: sono i versi che parlano della sua di madre e che stanno lì da quando è morta, o poco dopo.
La demenza senile ha colpito senza pietà in famiglia mia e l'ereditarietà ci trasferisce il gene malato con una dolcezza spietata. C’è chi con la dipartita dei suoi cari entra in possesso di castelli, ori e conti correnti svizzeri e chi, come noi, si trova al cospetto di un magnanimo notaio che aprendo il testamento legge:
«Lascio l’Alzheimer alla mia adorata progenie».
Con tristezza io ti guardo, o mamma
È scritta proprio così, con una "o" a rafforzare il vocativo, uno "o" sospirosa, una "o" che ricorre più volte nella poesia, sempre senza l'acca.
Con dolore mi si stringe il cuore
dove c'era amore ora non sai cos'è.
Parole rimaste appese per vent'anni in salotto senza un lettore attento, senza un giusto plauso, abbandonate a se stesse, pur nella loro sofisticata veste. Guardo la mia di mamme, mi rimanda un’occhiata vuota d'amore nel mancato riverbero di quei sentimenti già compresi e descritti con passione da lei stessa nelle sue mille poesie.
Parole come quelle che adesso schizzano fuori come lapilli da un vulcano. Ci sono momenti in cui per zittirla dovresti spararle. Parla e sparla, blatera e sragiona, sproloquia e sentenzia, sputa e s’inventa le parole di un personale argot che tende a tagliarci fuori dalle volute dei suoi pensieri.
Assonanze buffe e accentazioni improprie completano la creazione di sempre nuovi ed effimeri vocaboli che durano lo spazio di una frase buttata lì o del soffio lieve di una parola.
Così un "voglio andare a letto" può diventare un "Boggio dare abbento" e un "Hai mangiato?" si trasforma in "Cai mammato?" e poi friccito, leboli, stembari, gruttalo, sembio, lavarna e rundili, solo per citare quelle di stasera, assemblate nel tempo di una minestrina.
E queste sono perle capaci di regalarti pure un sorriso, anche quando la voglia di sorridere non ce l’hai più perché hai visto la volontà strappata via a morsi dalla mente di tua madre.
Dove c'era un sorriso qualche volta c'è
però non sai conoscer più le cose
Resta lì, la mia mamma, imbambolata con il cucchiaio in mano, come fosse la prima volta, lo rigira come se potesse parlarle, lo posa come se potesse da solo caricarsi di minestra e trasportargliela in bocca.
L'unica attività che ancora riesce a impegnarla per qualche minuto sono gli album di fotografie. Niente tivù, niente libri, impossibili le chiacchiere ovviamente, ma le foto le ripassa centinaia di volte avanti e indietro, le setaccia nella disperata e vana ricerca di un volto, di un nome o di uno straccio di ricordo. Marito, figli, nipoti, tutti accomunati da un non amore estremo, accarezzati da una vista assente e profanati da una memoria cattiva, capace di cancellare la vita in un minuto, come si fa col gesso dalla lavagna.
Se ti chiamo Mamma
tu mi guardi e non mi rispondi mai
non lo sai se i figli tu hai
Coll'acca, ce l'ha messa, una bella acca possessiva che segna il contrappasso tra l’avere dei figli e non essere più in grado di percepirlo.
Alla fine resta un irragionevole vuoto scavato dall’amore per un figlio che nemmeno sa di avere. Quel figlio per cui ha sofferto e corso e lottato e pianto e sperato e sbroccato e desiderato e pregato, quanto ha pregato lo sa Dio, davvero, per quel figlio, quel figlio che non ha più un posto nel suo cuore pulsante ma morto, nella sua testa bucherellata e senza speranze. Quel figlio che ha stretto forte quando piangeva, per una ferita, per un voto, per una ragazza, quel figlio che non ha più un posto tra le sue braccia. Quel figlio.
Tu che parli con lo specchio, eppure
a ripensarci, o mamma, tu sei sempre quella.
Ci ripenso alla mia mamma, alla sua lotta con la punteggiatura, perché non li ha mai capiti quei versi moderni senza un punto, senza una virgola. Come si fanno a leggere se non sai nemmeno dove prendere fiato?
«Mi riguardi le acche? E anche i punti e le virgole».
E io punteggiavo come potevo, poi inserivo o cassavo acche, alla bisogna. Ma che palle, pensavo. Quanto scriveva mia madre! E quante volte mi si parava davanti col quaderno o con un foglio strappato chissà da dove, una penna e il suo sguardo schietto. Non che implorasse un aiuto, si trattava soltanto d’una richiesta da madre a figlio. Come avrebbe potuto chiedermi dov'ero stato o cosa volevo per pranzo, eccola che arrivava, con le sue carabattole da poetessa contadina, a domandare una correzione a quel figlio fortunato che venivano a prenderlo con lo scuolabus giallo fino in culo al mondo, dove stavamo prima, per portarlo a scuola a studiare di acche e di virgole.
eppur sei come cosa che cammina
non sei più niente, o mamma.
Chissà se un giorno, il mio di figli, prendendo in mano questo scritto comprenderà il suo destino o se l'avrà magari già capito da solo. Chissà se avrà paura o se accetterà l’ineluttabile con la pacata rassegnazione e la dignità che ci passiamo in eredità, assieme al morbo. E chissà quali pensieri s’incroceranno nella sua mente, guardandomi, nel tempo di una minestrina.
il cuore mio lo sente e si tormenta
anche se cerco di non dargli retta
questa sarà la strada che mi aspetta.
Passiamo dal bagno per il tagliando serale e uscendo salutiamo quei due, la signora coi capelli grigi minuta e un po’ ingobbita che risponde al sorriso di mia madre e il ragazzone barbuto che la sorregge con le mani sotto le ascelle e sghembo sorride, anche lui.
«O, guarda chi c'è – sorriso – allora arrivederci, eh», poi saluto anch'io le due sagome dentro allo specchio e mi porto avanti coi lavori.
Quindi siamo in camera dove aiuto la mamma a cambiarsi per la notte. Mentre le tengo la giacca del pigiama, la osservo che agguanta la manica della camiciola con le dita e la tiene stretta, affinché non le scivoli su, lungo il braccio, infilando la giacca.
È una foglia dell’albero, questo gesto, una delle ultime foglie rimaste appese, e io lo so che un giorno cadrà pure questa, ma ancora no. Ancora no.
19 novembre 2012
La Befana vien di notte
Solo che non ci volevo andare a letto, tutto qui.
Avevo chiesto le mie costruzioni alla Befana, ci contavo, e volevo entrarne in possesso per giocarci prima possibile.
- Non puoi aspettare la Befana.
- E perché?
- Perché passerà molto tardi, devi dormire.
- Non è vero!
Mia mamma cercava di convincermi, ma sapevo esattamente ciò che volevo.
- E poi è brutta e vecchia, ti farebbe paura.
- Non è vero!
Sarà stata pure brutta e vecchia, ma portava le mie costruzioni e il suo aspetto fisico poco avrebbe significato.
- Ma se vede la luce accesa non si ferma.
- Non è vero!
Volevo le mie cavolo di costruzioni, erano giorni che aspettavo e non ce la facevo più.
Mia mamma sospirò, non avrebbe voluto giocare sporco, ma la mia cocciutaggine non le dava scelta.
- Va bene - disse - però...
Sbarrai gli occhi, incredulo per quella che sembrava una vittoria.
- Però devi sapere che, a Roma, un bambino che voleva aspettare la Befana è stato portato in prigione.
Perfida.
Non ci avrei creduto se solo fosse stato "un bambino che voleva aspettare la Befana è stato portato in prigione", non avrei esitato a spararle in faccia l'ennesimo "Non è vero".
E invece era vero, doveva per forza essere vero, con quella precisazione logistica "a Roma" che conferiva all'episodio tutta l'autenticità necessaria.
"A Roma", "a Roma", per forza che era vero, me lo vedevo il bambino, a Roma. Nonostante non avessi nemmeno una vaga idea di come fosse Roma l'avevo sentito che esisteva, e allora pure l'ostinato bambino appostato in attesa della Befana doveva essere semplicemente reale.
Filai a letto sconfitto, rassegnato ad assemblare i miei mattoncini Plastic City (*) solo il mattino seguente.
Una bugia circostanziata è una verità assolutamente credibile.
Lo sapeva la mia mamma e lo sa bene qualche politico (leggi Renzi). E lo sai bene anche tu che, dopo una birra fuori, dici a tua moglie "sono stato a bere una birra" ma dopo una serata passata con chissà chi ti premuri di informarla così: "Sono stato a bere una birra allo Scott Duff con il Fuffa, Trippella e Zazzà. Sai Zazzà, quello che ho conosciuto in palestra che fa l'avvocato e ha due figlie, una bionda di 9 anni in quarta elementare che è la più brava della classe e una piccolina, tre anni, intollerante ai latticini, che va alla materna dalle suore, una teppistella che te la raccomando tutta..."
Ed è la perla "intolleranete ai latticini" che ti salverà il culo.
(*) Perché questo sarebbe arrivato, mica roba Lego, sgrunt!
p.s. the Befan comes by night with the shoes not all right.
Avevo chiesto le mie costruzioni alla Befana, ci contavo, e volevo entrarne in possesso per giocarci prima possibile.
- Non puoi aspettare la Befana.
- E perché?
- Perché passerà molto tardi, devi dormire.
- Non è vero!
Mia mamma cercava di convincermi, ma sapevo esattamente ciò che volevo.
- E poi è brutta e vecchia, ti farebbe paura.
- Non è vero!
Sarà stata pure brutta e vecchia, ma portava le mie costruzioni e il suo aspetto fisico poco avrebbe significato.
- Ma se vede la luce accesa non si ferma.
- Non è vero!
Volevo le mie cavolo di costruzioni, erano giorni che aspettavo e non ce la facevo più.
Mia mamma sospirò, non avrebbe voluto giocare sporco, ma la mia cocciutaggine non le dava scelta.
- Va bene - disse - però...
Sbarrai gli occhi, incredulo per quella che sembrava una vittoria.
- Però devi sapere che, a Roma, un bambino che voleva aspettare la Befana è stato portato in prigione.
Perfida.
Non ci avrei creduto se solo fosse stato "un bambino che voleva aspettare la Befana è stato portato in prigione", non avrei esitato a spararle in faccia l'ennesimo "Non è vero".
E invece era vero, doveva per forza essere vero, con quella precisazione logistica "a Roma" che conferiva all'episodio tutta l'autenticità necessaria.
"A Roma", "a Roma", per forza che era vero, me lo vedevo il bambino, a Roma. Nonostante non avessi nemmeno una vaga idea di come fosse Roma l'avevo sentito che esisteva, e allora pure l'ostinato bambino appostato in attesa della Befana doveva essere semplicemente reale.
Filai a letto sconfitto, rassegnato ad assemblare i miei mattoncini Plastic City (*) solo il mattino seguente.
Una bugia circostanziata è una verità assolutamente credibile.
Lo sapeva la mia mamma e lo sa bene qualche politico (
Ed è la perla "intolleranete ai latticini" che ti salverà il culo.
(*) Perché questo sarebbe arrivato, mica roba Lego, sgrunt!
p.s. the Befan comes by night with the shoes not all right.
15 novembre 2012
Argo vaffanculo
Abbiamo già suonato le sinfonie dell’odio su la Linea, ma stavolta andiamo oltre.
Odio vero, profondo, viscerale per te, cazzone/a, che vai al cinema disprezzando gli altri e il cinema stesso.
Arrivi all’ultimo secondo, e questo già ti qualifica.
Mi ti siedi accanto, e qui ringrazio il fato. Commenti ininterrottamente la pellicola che manco mio figlio al cospetto di Hotel Transilvania.
Ti presenti con quantità di scorte alimentari da far invidia a un rifugio antiatomico.
Tra le altre cibarie hai una busta di popcorn da 3 ettogrammi 3, in carta argentata, sfrigolante che lèvati.
Già sentirti manducare è fastidioso, ma ogni secondo subire il ravanare scricchioloso della tua mano nel sacchetto è esasperante.
È come se tu m’invadessi la Polonia.
Potrei e dovrei dirti che hai rotto i coglioni, potrei e dovrei mollarti una gomitata sul naso e lasciarti sanguinare.
Pensaci la prossima volta che ti siederai sulla poltrona vellutata rossa, o blu, del tuo fottuto cinema, sappi che potrei esserci io lì vicino pronto a mandarti in marmellata le cartilagini nasali (non ti auguro dolcemetà che lei t'ammazza proprio).
Tu non ami il cinema, maledetto, ma che ci vieni a fare?
Vattene a sfogare i tuoi istinti spritzaioli nei luoghi deputati, vattene a ciaccolare colla tua amichetta nei peggiori bar di Caracas, vattene a inquinare acusticamente i mondi dei cafoni tuoi simili, vattene a fanculo.
E scaricateli due film dalla rete, non ci vuole un ingegnere elettronico, vai su san Gugol motore martire, digiti torrent, digiti il titolo del film e poi ti guardi un po’ in giro, vedrai che qualche santo ti aiuta. Spendi anche meno.
Al cinema NON si mangia, cazzo. Le eccezioni, qualora proprio le si debbano introdurre per salvaguardare gli incassi, riguardano fruitori sotto ai dieci anni, cibi in qualche modo silenziati (ok, il bicchierone di popcorn ve lo passo), e pellicole disturbabili (*) tipo qualche cartone animato e tutti i cinepanettoni (tanto lì non vengo io).
Ti odio davvero, tu che a 30 anni suonati ancora dimostri un livello d’inciviltà pari forse solo al mio, che mi rodo dentro ma ti lascio fare.
E mi odio per veicolare il mio istinto bellicoso fino a un livello intollerabile di tolleranza.
Odio i cinema che vendono nel loro bar interno cibarie rumorose. Gestori, vi prego, riciclatevi, aprite un ristorante ché tanto quelli son sempre pieni mentre le sale cinematografiche piangon miseria e potete solo rimetterci.
Per oziosa cronaca eravamo a vedere Argo, un gran bel film, ma solo dalla mezz’ora in poi, da quando son finiti i tuoi, francamente spero avvelenati, popcorn.
p.s. E sulla stirabilità dei film sapete già tutto?
Odio vero, profondo, viscerale per te, cazzone/a, che vai al cinema disprezzando gli altri e il cinema stesso.
Arrivi all’ultimo secondo, e questo già ti qualifica.
Mi ti siedi accanto, e qui ringrazio il fato. Commenti ininterrottamente la pellicola che manco mio figlio al cospetto di Hotel Transilvania.
Ti presenti con quantità di scorte alimentari da far invidia a un rifugio antiatomico.
Tra le altre cibarie hai una busta di popcorn da 3 ettogrammi 3, in carta argentata, sfrigolante che lèvati.
Già sentirti manducare è fastidioso, ma ogni secondo subire il ravanare scricchioloso della tua mano nel sacchetto è esasperante.
È come se tu m’invadessi la Polonia.
Potrei e dovrei dirti che hai rotto i coglioni, potrei e dovrei mollarti una gomitata sul naso e lasciarti sanguinare.
Pensaci la prossima volta che ti siederai sulla poltrona vellutata rossa, o blu, del tuo fottuto cinema, sappi che potrei esserci io lì vicino pronto a mandarti in marmellata le cartilagini nasali (non ti auguro dolcemetà che lei t'ammazza proprio).
Tu non ami il cinema, maledetto, ma che ci vieni a fare?
Vattene a sfogare i tuoi istinti spritzaioli nei luoghi deputati, vattene a ciaccolare colla tua amichetta nei peggiori bar di Caracas, vattene a inquinare acusticamente i mondi dei cafoni tuoi simili, vattene a fanculo.
E scaricateli due film dalla rete, non ci vuole un ingegnere elettronico, vai su san Gugol motore martire, digiti torrent, digiti il titolo del film e poi ti guardi un po’ in giro, vedrai che qualche santo ti aiuta. Spendi anche meno.
Al cinema NON si mangia, cazzo. Le eccezioni, qualora proprio le si debbano introdurre per salvaguardare gli incassi, riguardano fruitori sotto ai dieci anni, cibi in qualche modo silenziati (ok, il bicchierone di popcorn ve lo passo), e pellicole disturbabili (*) tipo qualche cartone animato e tutti i cinepanettoni (tanto lì non vengo io).
Ti odio davvero, tu che a 30 anni suonati ancora dimostri un livello d’inciviltà pari forse solo al mio, che mi rodo dentro ma ti lascio fare.
E mi odio per veicolare il mio istinto bellicoso fino a un livello intollerabile di tolleranza.
Odio i cinema che vendono nel loro bar interno cibarie rumorose. Gestori, vi prego, riciclatevi, aprite un ristorante ché tanto quelli son sempre pieni mentre le sale cinematografiche piangon miseria e potete solo rimetterci.
Per oziosa cronaca eravamo a vedere Argo, un gran bel film, ma solo dalla mezz’ora in poi, da quando son finiti i tuoi, francamente spero avvelenati, popcorn.
p.s. E sulla stirabilità dei film sapete già tutto?
12 novembre 2012
BEI TEMPI
Quando trovi in posta una mail da "Gigi Riva" ti può pigliare 'na certa ansia. A me sì, ecco.
E adesso sto scrivendo queste righe prima d'averla letta.
Potreste averla tutti, in effetti, bastava mandare a Gigi gli auguri di compleanno attraverso il suo sito.
Io l'ho fatto, grazie anche a Pesa, non che non mi ricordassi, che diamine, ma niente, forse serviva una spintina per realizzarla 'sta cosa, poi quest'anno, complici anche un po' tutte le storie raccontate sul blog in materia giggirriva, ecco che mi è venuto di scrivergli due righe...
Adesso però non ce la faccio più, vado ad aprire la mail, aspettatemi qui...
...
Eccomi, mi batte il cuoricione, a dirlo a voi.
Questo è ciò che gli avevo scritto io, il 7 novembre scorso:
"Auguri da un bambino degli anni ’70, uno di quelli che hai fatto sognare e che andava al campino con una maglia bianca e un numero 11 disegnato a pennarello sulla schiena."
Questo, invece, testuale e copiaincollato, il testo in risposta:
"CIAO FURIO. BEI TEMPI.GIGI"
Sì, vabbè, direte voi, sarà una risposta standard, o buttata giù dal webmaster o da chi ne cura il sito (il figlio Mauro), eppure mi piace pensare di no.
Mi piace pensare che sia stato il buon vecchio Gigi a scrivere 'ste 5 parole 5.
Intanto c'è il mio nome nel testo, anche se un buon programma avrebbe potuto recuperarlo in automatico dalla mail.
Poi perché son maiuscole ed è un po' una spia di chi non è avvezzo all'uso della comunicazione digitale da mail e da chat, un caps lock che dovrebbe rappresentare un urlo ma che non ha senso nel concepimento della frase e che, quindi, può solo essere il segnale di una scarsa dimestichezza con la netiquette (nessuno te lo chiede, Gigi, continua a fare il tuo, tranquillo, scrivi pure in cirillico se vuoi).
E poi quel mancato spazio dopo il secondo punto, quella è una prova da portare a giudizio: mai una risposta standard preconfezionata potrebbe contenere quel mancato spazio che, invece, dà proprio il senso di una cosa fatta in fretta. Precisamente sabato sera alle 19:06.
Sherlock Holmes a questo punto farebbe notare che a quell'ora sul campo di Is Arenas stava giocando il suo Cagliari, è pensabile che Gigi sminestrasse la posta mentre Cossu e compagni cercavano di abbattere il Catania? Secondo me sì, dai, magari era uno strascico di un'attività iniziata nell'intervallo (rispondere ai
cazzosi auguri dei fan residuali) e comunque la noiosità della partita è un altro punto a favore della veridicità della risposta.
Io me lo vedo Gigi, sul divano col portatile sulle ginocchia, pigiare su quei tasti con il dito giallo-nicotina.
Penserete che sono stupido, ma mi sa che dovete pigliarmi così.
Grazie Gigi
E adesso sto scrivendo queste righe prima d'averla letta.
Potreste averla tutti, in effetti, bastava mandare a Gigi gli auguri di compleanno attraverso il suo sito.
Io l'ho fatto, grazie anche a Pesa, non che non mi ricordassi, che diamine, ma niente, forse serviva una spintina per realizzarla 'sta cosa, poi quest'anno, complici anche un po' tutte le storie raccontate sul blog in materia giggirriva, ecco che mi è venuto di scrivergli due righe...
Adesso però non ce la faccio più, vado ad aprire la mail, aspettatemi qui...
...
Eccomi, mi batte il cuoricione, a dirlo a voi.
Questo è ciò che gli avevo scritto io, il 7 novembre scorso:
"Auguri da un bambino degli anni ’70, uno di quelli che hai fatto sognare e che andava al campino con una maglia bianca e un numero 11 disegnato a pennarello sulla schiena."
Questo, invece, testuale e copiaincollato, il testo in risposta:
"CIAO FURIO. BEI TEMPI.GIGI"
Sì, vabbè, direte voi, sarà una risposta standard, o buttata giù dal webmaster o da chi ne cura il sito (il figlio Mauro), eppure mi piace pensare di no.
Mi piace pensare che sia stato il buon vecchio Gigi a scrivere 'ste 5 parole 5.
Intanto c'è il mio nome nel testo, anche se un buon programma avrebbe potuto recuperarlo in automatico dalla mail.
Poi perché son maiuscole ed è un po' una spia di chi non è avvezzo all'uso della comunicazione digitale da mail e da chat, un caps lock che dovrebbe rappresentare un urlo ma che non ha senso nel concepimento della frase e che, quindi, può solo essere il segnale di una scarsa dimestichezza con la netiquette (nessuno te lo chiede, Gigi, continua a fare il tuo, tranquillo, scrivi pure in cirillico se vuoi).
E poi quel mancato spazio dopo il secondo punto, quella è una prova da portare a giudizio: mai una risposta standard preconfezionata potrebbe contenere quel mancato spazio che, invece, dà proprio il senso di una cosa fatta in fretta. Precisamente sabato sera alle 19:06.
Sherlock Holmes a questo punto farebbe notare che a quell'ora sul campo di Is Arenas stava giocando il suo Cagliari, è pensabile che Gigi sminestrasse la posta mentre Cossu e compagni cercavano di abbattere il Catania? Secondo me sì, dai, magari era uno strascico di un'attività iniziata nell'intervallo (rispondere ai
cazzosi auguri dei fan residuali) e comunque la noiosità della partita è un altro punto a favore della veridicità della risposta.
Io me lo vedo Gigi, sul divano col portatile sulle ginocchia, pigiare su quei tasti con il dito giallo-nicotina.
Penserete che sono stupido, ma mi sa che dovete pigliarmi così.
Grazie Gigi
10 novembre 2012
Destra Sinistra Allegria Macarena
Essere di sinistra è per connotazione naturale essere contro.
Anche a livello di mano/piede di prioritario uso, chi preferisce servirsi dei suoi arti mancini sta nella minoranza, in un'elite, peraltro, di cui si dice un gran bene a livello intellettivo, per esempio, o anche sportivo.
E non vi ammorberò con le gesta di Leonardo da Vinci, di Gigi Riva o di John McEnroe.
Anche a livello di pensiero, essere di sinistra è sempre stato un po' contro, per quanto il significato del concetto sia molto discusso è discutibile negli ultimi anni. E Rokko Smithersons l'aveva ampiamente preconizzato.
Ad ogni buon conto, a sinistra si è alternativi per storia, alla DC, alla destra, a Berlusconi.
Ma quando l’alternativa cessa di essere il frutto di un'ispirazione alta da opporre alla stupidità, alla grettezza e alla prepotenza, quando l'alternativa diventa un dogma, una sorta di autoimposizione, un pensiero di cui si è quasi schiavi, in quel momento a sinistra ci si perde.
Quando c'è qualcosa di chiaro e definito cui opporsi la sinistra si oppone, come da suo DNA; anche se non sempre con la stessa efficacia, ma è in grado di fare da contrappeso. Quando il nemico sfuma, però, disperso nel nebbione, quando a sinistra ci si trova improvvisamente a fare l'andatura in quel gruppo che per anni ci ha visto inseguire, quando la stessa ragion d'essere dell'alternativa non è sul campo di battaglia la sinistra riesce, con un'evoluzione acrobatica, a restare alternativa, nella peggior deriva che il termine incarna: alternativa a se stessa.
Per l'uomo che si crogiola nell'illusione della minoranza che ha ragione, un fenomeno è carino, perseguibile, amabile e esemplare solo se appartiene a pochi, ma quando l'apprezzamento di molti (di troppi) lo massifica, perde d'un colpo rilevanza e nasce l'esigenza di un'ulteriore è più potente alternativa.
Finché non riusciremo a comprendere che c’è una stategia da applicare per rincorrere e inseguire e un’altra molto differente per guidare, non andremo da nessuna parte.
La parabola bertinottiana, in tal senso, è illuminante.
La sinistra è snob, irrimediabilmente.
Tutta 'sta pappardella fuori dai canoni Lineari di fuffa e brevità, per dire che sul Ground Zero della destra politica italiana di questo periodo svetta una sinistra apparentemente forte. C'è un collaudato Bersani, che però è un po' troppo classico diciamolo, fin troppo moderato e carino, ma potrebbe bastare. Eppure no, comincia a piacere a troppi e allora si punta Vendola, che è più nuovo, sarà più puro, di sicuro è più alternativo.
Ma la strada è ancora lunga perché all'orizzonte spunta Laura Puppato, massimo rispetto, bravissima persona, ma chi se la cagava fino a due mesi fa? Dove stava? Però adesso c'è, ha tutto il diritto per esserci, poi è donna, è intelligente, ed è di nicchia! E allora tutti a guardare verso la Puppato. Peccarità, va bene, che non va bene?
Finché arriverà l'ennesimo signor nessuno che farà capolino dall'angolo sinistro e, basterà che alzi la mano, sarà investito come fresca alternativa alla Puppato.
Alternativi a noi stessi. Hasta la muerte.
Anche a livello di mano/piede di prioritario uso, chi preferisce servirsi dei suoi arti mancini sta nella minoranza, in un'elite, peraltro, di cui si dice un gran bene a livello intellettivo, per esempio, o anche sportivo.
E non vi ammorberò con le gesta di Leonardo da Vinci, di Gigi Riva o di John McEnroe.
Anche a livello di pensiero, essere di sinistra è sempre stato un po' contro, per quanto il significato del concetto sia molto discusso è discutibile negli ultimi anni. E Rokko Smithersons l'aveva ampiamente preconizzato.
Ad ogni buon conto, a sinistra si è alternativi per storia, alla DC, alla destra, a Berlusconi.
Ma quando l’alternativa cessa di essere il frutto di un'ispirazione alta da opporre alla stupidità, alla grettezza e alla prepotenza, quando l'alternativa diventa un dogma, una sorta di autoimposizione, un pensiero di cui si è quasi schiavi, in quel momento a sinistra ci si perde.
Quando c'è qualcosa di chiaro e definito cui opporsi la sinistra si oppone, come da suo DNA; anche se non sempre con la stessa efficacia, ma è in grado di fare da contrappeso. Quando il nemico sfuma, però, disperso nel nebbione, quando a sinistra ci si trova improvvisamente a fare l'andatura in quel gruppo che per anni ci ha visto inseguire, quando la stessa ragion d'essere dell'alternativa non è sul campo di battaglia la sinistra riesce, con un'evoluzione acrobatica, a restare alternativa, nella peggior deriva che il termine incarna: alternativa a se stessa.
Per l'uomo che si crogiola nell'illusione della minoranza che ha ragione, un fenomeno è carino, perseguibile, amabile e esemplare solo se appartiene a pochi, ma quando l'apprezzamento di molti (di troppi) lo massifica, perde d'un colpo rilevanza e nasce l'esigenza di un'ulteriore è più potente alternativa.
Finché non riusciremo a comprendere che c’è una stategia da applicare per rincorrere e inseguire e un’altra molto differente per guidare, non andremo da nessuna parte.
La parabola bertinottiana, in tal senso, è illuminante.
La sinistra è snob, irrimediabilmente.
Tutta 'sta pappardella fuori dai canoni Lineari di fuffa e brevità, per dire che sul Ground Zero della destra politica italiana di questo periodo svetta una sinistra apparentemente forte. C'è un collaudato Bersani, che però è un po' troppo classico diciamolo, fin troppo moderato e carino, ma potrebbe bastare. Eppure no, comincia a piacere a troppi e allora si punta Vendola, che è più nuovo, sarà più puro, di sicuro è più alternativo.
Ma la strada è ancora lunga perché all'orizzonte spunta Laura Puppato, massimo rispetto, bravissima persona, ma chi se la cagava fino a due mesi fa? Dove stava? Però adesso c'è, ha tutto il diritto per esserci, poi è donna, è intelligente, ed è di nicchia! E allora tutti a guardare verso la Puppato. Peccarità, va bene, che non va bene?
Finché arriverà l'ennesimo signor nessuno che farà capolino dall'angolo sinistro e, basterà che alzi la mano, sarà investito come fresca alternativa alla Puppato.
Alternativi a noi stessi. Hasta la muerte.
6 novembre 2012
Facciamo finta che me piace Re'
Sì, facciamo finta che mi piaccia Renzi, e vediamo cosa ne viene fuori.
Facciamo che tra gli oppositori i posti eran finiti e mi son seduto dalla parte dei fan di Matteino.
Intanto sono cresciuto in una famiglia contadino/operaio/partigiana delle campagne fiorentine e sono di sinistra, forse crescendo a Latina sarei stato di destra e crescendo a Mimongo un carciofo, ma tant'è, sono di sinistra e andrò a votare alle primarie di coalizione. E verserò il mio obolo, 1 o 2 euri che siano, nella speranza che non se l'inguatti qualcuno.
Alle primarie NON voterò Renzi. Però, però...
Devo confessare che Renzi esercita su di me un certo fascino e vorrei qui immedesimarmi in un suo sostenitore convinto affinché qualcuno di voi mi smonti e mi mandi a votare senza tentennamenti.
Una simulazione, io chiudo gli occhi e prendo le parti di Renzi, voi me li aprite.
È una novità. Non che il nuovo sia per forza positivo, ma conoscendo il vecchio - e purtroppo le occasioni non sono mancate ultimamente - conoscendo il vecchio, la novità, certo così negativa non può essere.
Non se la sta cavando male a Firenze, molto attento agli aspetti turistico-culturali della città, disponibile con la gente, presente.
Comunicatore abile e preparato, innovativo, trasparente.
Ha un programma vero, copiato/non copiato, è un programma concreto.
Se gli fai una domanda risponde, non con la fuffa politichese dei D'Alema, dei Fini, delle Bindi ma con argomentazioni comprensibili e senza giri di parole (ok, qui fate un po' finta anche voi).
Ha quella patina di arrogante autorità necessaria, non tanto per vincere le primarie del centrosinistra, ma per eventualmente governare dopo.
Non ha paura di raffrontarsi dialetticamente con nessuno.
Dobbiamo confrontarlo con quello che c'è in giro, non bisogna fare l'errore di pensare che si possa poi eleggere Berlinguer, el Che o Jim Morrison, chessò.
Perderà? Non vuole altri incarichi, non vuole premi di consolazione. Vi sembra poco?
Tifa Fiorentina.
Facciamo finta che... i giovani abbian sempre un'occasione - (Ombretta Colli)
p.s. sarei andato a votare alle primarie pure se ero(*) un carciofo.
(*) Aut. Min. Conc.
Facciamo che tra gli oppositori i posti eran finiti e mi son seduto dalla parte dei fan di Matteino.
Intanto sono cresciuto in una famiglia contadino/operaio/partigiana delle campagne fiorentine e sono di sinistra, forse crescendo a Latina sarei stato di destra e crescendo a Mimongo un carciofo, ma tant'è, sono di sinistra e andrò a votare alle primarie di coalizione. E verserò il mio obolo, 1 o 2 euri che siano, nella speranza che non se l'inguatti qualcuno.
Alle primarie NON voterò Renzi. Però, però...
Devo confessare che Renzi esercita su di me un certo fascino e vorrei qui immedesimarmi in un suo sostenitore convinto affinché qualcuno di voi mi smonti e mi mandi a votare senza tentennamenti.
Una simulazione, io chiudo gli occhi e prendo le parti di Renzi, voi me li aprite.
È una novità. Non che il nuovo sia per forza positivo, ma conoscendo il vecchio - e purtroppo le occasioni non sono mancate ultimamente - conoscendo il vecchio, la novità, certo così negativa non può essere.
Non se la sta cavando male a Firenze, molto attento agli aspetti turistico-culturali della città, disponibile con la gente, presente.
Comunicatore abile e preparato, innovativo, trasparente.
Ha un programma vero, copiato/non copiato, è un programma concreto.
Se gli fai una domanda risponde, non con la fuffa politichese dei D'Alema, dei Fini, delle Bindi ma con argomentazioni comprensibili e senza giri di parole (ok, qui fate un po' finta anche voi).
Ha quella patina di arrogante autorità necessaria, non tanto per vincere le primarie del centrosinistra, ma per eventualmente governare dopo.
Non ha paura di raffrontarsi dialetticamente con nessuno.
Dobbiamo confrontarlo con quello che c'è in giro, non bisogna fare l'errore di pensare che si possa poi eleggere Berlinguer, el Che o Jim Morrison, chessò.
Perderà? Non vuole altri incarichi, non vuole premi di consolazione. Vi sembra poco?
Facciamo finta che... i giovani abbian sempre un'occasione - (Ombretta Colli)
p.s. sarei andato a votare alle primarie pure se ero(*) un carciofo.
(*) Aut. Min. Conc.
3 novembre 2012
Lingue e Letterature Straniere
Càpita in libreria che per darmi in tono mi soffermi nel reparto volumi in lingua straniera, inglese per lo più, e inizi a sfogliarne qualcuno. Ho provato con The Corrections di Franzen ma niente, del primo paragrafo ho compreso solo poche parole sparse e certo non il senso delle frasi.
Poi ne ho preso in mano un altro, assai accattivante a vedersi e a toccarsi (una copertina simil pergamenata), e mi supplicava di possederlo. Non so se capita anche a voi, ma io in quei luoghi sento le voci, dei libri.
Aggiungiamo che, leggendo qua e là, qualcosa capivo ed ecco che ho fatto il mio 3° acquisto di un libro in inglese della mia vita.
Il primo fu The Catcher in the Rye che presi e lessi subito dopo aver divorato la versione in italiano e che, grazie a ciò, compresi discretamente. O almeno pensai. La lettura in lingua originale, tra l'altro mi svelò che gran parte delle locuzioni "e compagnia bella" "e tutto quanto" "e via discorrendo" che tanto mi avevano affascinato nella lettura del romanzo altro non erano che una licenza, discutibile? apprezzabile?, della traduttrice Adriana Motti, in quanto, il vecchio Salinger, in chiusura a tanti periodi della storia, altro non aveva scritto che "at all".
Il secondo, acquistato a Londra quest'anno, è una raccolta di proverbi e s'intitola An apple a day, di Caroline Taggart, lo leggo a sprazzi la sera a letto, quando ho troppo sonno per concentrarmi su fasci di parole che sviluppano una trama.
Ma eccoci al terzo, è quello della foto ed è un manuale d'insulti, insulti raccolti per categoria, dalla letteratura al cinema, dalla tivù alla politica, dallo sport al lavoro, dall'amore all'odio.
Insomma, non fatevi ingannare dalle apparenze, è zeppo di materiale sfizioso, può piacere.
E poi, nel caso, potete anche solo accarezzarlo.
Un estratto:
Don't hesitate to speak your mind... you have nothing to lose.
Don't hate me because I'm beautiful... hate me because your boyfriend thinks I'm beautiful.
Of all the people I've meet... you're certainly one of them.
Some folks seems to have descended from the chimpanzee later than others.
Poi ne ho preso in mano un altro, assai accattivante a vedersi e a toccarsi (una copertina simil pergamenata), e mi supplicava di possederlo. Non so se capita anche a voi, ma io in quei luoghi sento le voci, dei libri.
Aggiungiamo che, leggendo qua e là, qualcosa capivo ed ecco che ho fatto il mio 3° acquisto di un libro in inglese della mia vita.
Il primo fu The Catcher in the Rye che presi e lessi subito dopo aver divorato la versione in italiano e che, grazie a ciò, compresi discretamente. O almeno pensai. La lettura in lingua originale, tra l'altro mi svelò che gran parte delle locuzioni "e compagnia bella" "e tutto quanto" "e via discorrendo" che tanto mi avevano affascinato nella lettura del romanzo altro non erano che una licenza, discutibile? apprezzabile?, della traduttrice Adriana Motti, in quanto, il vecchio Salinger, in chiusura a tanti periodi della storia, altro non aveva scritto che "at all".
Il secondo, acquistato a Londra quest'anno, è una raccolta di proverbi e s'intitola An apple a day, di Caroline Taggart, lo leggo a sprazzi la sera a letto, quando ho troppo sonno per concentrarmi su fasci di parole che sviluppano una trama.
Ma eccoci al terzo, è quello della foto ed è un manuale d'insulti, insulti raccolti per categoria, dalla letteratura al cinema, dalla tivù alla politica, dallo sport al lavoro, dall'amore all'odio.
Insomma, non fatevi ingannare dalle apparenze, è zeppo di materiale sfizioso, può piacere.
E poi, nel caso, potete anche solo accarezzarlo.
Un estratto:
Don't hesitate to speak your mind... you have nothing to lose.
Don't hate me because I'm beautiful... hate me because your boyfriend thinks I'm beautiful.
Of all the people I've meet... you're certainly one of them.
Some folks seems to have descended from the chimpanzee later than others.
1 novembre 2012
Voti di corridoio
Le elezioni politiche si avvicinano a grandi passi e, nonostante la disaffezione conclamata del popolo votante verso la politica e chi la incarna in questo frangente storico, nessuno c'impedirà di tornare alle urne nel 2013.
La legge elettorale ha quasi 7 anni, s'è capito subito ch'era penosa e sono già 6 anni e mezzo che colui che la scrisse, che per rispetto di tutti eviterò di nominare, l'ha definita una porcata.
Da allora tutti (TUTTI) a infamarla e a moralmente rigettarla. Il porcellum qui, il porcellum là, non si può votare col porcellum e non si può rivotare col porcellum.
Ma proprio tutti eh, un rifiuto bipartisan, tripartisan e tutte le partisan che riuscite a immaginare.
Ricapitolando, 6 anni e mezzo che si pensa di cambiarla, tra sei mesi si vota e ancora non siamo a nulla.
Oltretutto, e qui siamo alla fantascienza pura che tra un poco ci compra la Disney pure a noi, chi è in bazzica a riscriverla? Il solito di prima. Giuro. Ma non ci credo. Nanni Loy esci fuori!
Siamo alle porte coi sassi e ancora non si vede la luce in fondo al tunnel della legge elettorale. Pure la famigerata ripresa rischia davvero di arrivare prima della legge elettorale nuova.
E affidare la riscrittura della legge elettorale al solito leghista lì sarebbe un po' come affidarsi per l'uscita della crisi alla Lehman Brothers.
Non so quanti di voi abbiano avuto la fortuna di percorrere il camminamento del Corridoio Vasariano agli Uffizi di Firenze, o quanti comunque l'abbiano potuto ammirare anche da fuori. Beh, sappiate che per realizzarlo, il Corridoio Vasariano non un capanno degli attrezzi in mezzo a un campo, ci son voluti ben cinque mesi.
Cinque lunghissimi mesi.
Qualcuno si può mettere giù di buzzo buono e imbrattare 'ste due carte prima del voto? Alle brutte può bastare anche un copia incolla dalla legge di uno Stato estero qualsiasi, difficile pescare peggio.
Con un Trova Sostituisci "Stato estero qualsiasi" con "Italia" ve la dovreste cavare.
Non vi si chiede di replicare un'opera grandiosa come il Vasariano, anche perché capaci che poi la tirate su a cazzo giusto per poterla condonare subito dopo, ma di scrivere un testo decente, quello che un liceale potrebbe elaborare in una mattinata durante un compito in classe, gratis.
E rispetto al Vasari vi avanza pure un mese.
28 ottobre 2012
Il bene e il maalox
Soffro da sempre, con rispetto parlando per chi davvero soffre, di
bruciori allo stomaco. Almeno, così son sempre stati chiamati a casa
mia, anzi, forse più frequentemente, fortori.
In termini medico-linguistici penso tratterebbesi di gastrite.
E infatti è il mio gaster che patisce acide pene.
Senza disturbare la psicosomatica, mi sa che il mio stomaco si è evoluto. Di AI stomacale si tratta.
Al supermercato non mi posso avvicinare a nessuna bottiglia di vino scadente, peggio che mai pigliarla in mano per valutare. Lui, il capitano del mio apparato digerente, sua maestà lo stomaco, vigila. Prendo in mano la bordolese in offerta a 2 e 75 e mi rilascia una scarica aspra, sulle prime penso a un caso, ma si può? La poso, tuttapposto. La tiro di nuovo su, acidosi immediata. La lascio definitivamente sullo scaffale. Mi sposto, considero un Castello di Pomino del 2009 e il mio sommelier interno approva e mi libera all'istante dai buoni vecchi fortori.
C'è voluto un po' per identificare gli alimenti che mi provocano il fastidio gastrico, su tutti vino scadente, conferenze stampa di TuSaiChi, caffè della moka e pomodori ma, adesso che il mio stomaco lo sa, può scegliere per me. Io non devo far altro che lasciarmi guidare negli acquisti di cibarie da lui, come un docile Linguini nelle sapienti mani del suo Remy.
In termini medico-linguistici penso tratterebbesi di gastrite.
E infatti è il mio gaster che patisce acide pene.
Senza disturbare la psicosomatica, mi sa che il mio stomaco si è evoluto. Di AI stomacale si tratta.
Al supermercato non mi posso avvicinare a nessuna bottiglia di vino scadente, peggio che mai pigliarla in mano per valutare. Lui, il capitano del mio apparato digerente, sua maestà lo stomaco, vigila. Prendo in mano la bordolese in offerta a 2 e 75 e mi rilascia una scarica aspra, sulle prime penso a un caso, ma si può? La poso, tuttapposto. La tiro di nuovo su, acidosi immediata. La lascio definitivamente sullo scaffale. Mi sposto, considero un Castello di Pomino del 2009 e il mio sommelier interno approva e mi libera all'istante dai buoni vecchi fortori.
C'è voluto un po' per identificare gli alimenti che mi provocano il fastidio gastrico, su tutti vino scadente, conferenze stampa di TuSaiChi, caffè della moka e pomodori ma, adesso che il mio stomaco lo sa, può scegliere per me. Io non devo far altro che lasciarmi guidare negli acquisti di cibarie da lui, come un docile Linguini nelle sapienti mani del suo Remy.
25 ottobre 2012
Cimici
La prima cimice l’ho trovata sul piano della cucina, ma non ci ho dato peso.
L’ho trasbordata con cautela in un sacchettino da freezer che, una volta chiuso, ho schiacciato e gettato. Pare che puzzino da schiacciate, almeno l’ho sempre sentito dire, un vago sentore di uova marce.
La seconda l’ho beccata in salotto, poche ore dopo. L’ho fatta salire su una cartolina, l’ho gentilmente portata in giardino e poi scaraventata in mezzo alla strada.
Con il terzo incontro ho cominciato a preoccuparmi, solo un filo. Però ho consultato wikipedia.
Intanto scopro che ce ne sono milioni di tipi, ma a me interessa la Cimice verde, nome scientifico: Palomena prasina, catalogata da Linneo nel 1761.
È un insetto eterottero, che comunque non so cosa vuol dire, né m’interessa in questa fase. Poi scopro che appartiene a una specie comune e polifaga, attacca piante erbacee ed arboree.
Polifaga, per quella spruzzata di greco che so, sta a significare che si nutre di diverse cose, e questo mi piace decisamente poco, anche se sembrerebbe vegetariana.
Il quarto ritrovamento mina la mia stabilità mentale. Per ritrovare serenità parlo degli incontri cimicieschi a Walter, un mio vicino di casa, il quale, giustamente, mi guarda storto, mi asseconda per un po’ standomi a sentire, ma mi prende per matto.
“E allora?” è la sua conclusione.
La quinta l’ho trovata sulle stecche di una sedia pieghevole, che era stata in giardino, niente di più facile che l’abbia portata in casa proprio io, con la sedia stessa.
In una vita di 50 anni avrò visto sì e no 100 cimici, forse neanche. Adesso con cinque esemplari in un giorno e mezzo mi chiedo se devo preoccuparmi. La risposta è ancora “no”. In fondo sono descritti come esserini innocui per l’homo sapiens.
Per avvalorare il mio status di sapiens torno al computer e approfondisco la conoscenza: il colore della Palomena prasina varia dal verde (maggior parte degli individui) al marrone-rossastro. Da adulto, raggiunge in media la lunghezza di 15 mm.
È una specie comune in gran parte dell'Europa. In Italia è presente in tutta la penisola e nelle isole maggiori. E su questo, dubbi non ce n’erano.
Si rinviene su diversi tipi di piante erbacee, arbusti e alberi, con una spiccata predilezione per Corylus e Quercus; non so se in giardino ho dei Corylus o dei Quercus, ma a occhio penso di no. Come gran parte delle cimici, se disturbata emette sostanze maleodoranti, secrete da ghiandole poste sul torace.
Dunque è vero che puzzano le maledette. I nostri padri non ci hanno vanamente messo in guardia. Ma che mi ammazzi se le ho disturbate. Scopro che la femmina depone le uova in piccoli ammassi dalla caratteristica forma esagonale, ma davvero non riesco ad appassionarmi alla vita di questa fetida creatura.
La cimice verde è molto dannosa per diverse specie di piante erbacee e alberi. Con le sue punture, infatti, causa la morte delle gemme fiorali e il deperimento della pianta che diventa giallastra. Il danno si manifesta sulle foglie e sui frutti.
I frutti attaccati dalle cimici assumono uno sgradevole sapore e non possono essere commercializzati. Indirettamente la cimice può trasmettere, attraverso le ferite lasciate dagli stiletti boccali, alcune malattie secondarie, come la batteriosi.
Eccoci dunque, questa batteriosi non ha un bel nome e non promette niente di buono.
È notte e sto dormendo, respiro rumorosamente e, come sempre, a bocca aperta. Quando mi sento come raschiare in gola mi sveglio di soprassalto, un corpo estraneo mi s’è infilato giù per la gola. Tossisco, cerco di vomitare l’intruso che in cuor mio ho già battezzato come la dannata sesta cimice. Non riesco ad espellerla, mi resta in gola la sensazione di un graffio devo sciacquarmi. Magari è stata solo una suggestione o un cazzo di incubo.
Mi alzo per andare in bagno ed è allora che sento sotto ai miei piedi un fastidioso scricchiolare, anche se il sonno ancora mi annebbia e m’impedisce di comprendere bene cosa stia succedendo. Passano un paio di secondi, faccio un altro mezzo passo in direzione della luce e sento un formicolìo sotto e attorno ai piedi e di nuovo quel rumore di schiacciamento unito ad un lieve frullare di ali.
E quando il tanfo m’arriva al naso capisco di avere un problema.
Penso all'aspirapolvere, ma andando a prenderla capisco che non sarebbe risolutiva. Le cimici sono ovunque: attaccate alla porta laccata bianca si muovono lente e instancabili disegnando immaginari e terribili ideogrammi. Apro la porta e vado verso il ripostiglio, ne schiaccio a centinaia semplicemente camminando, mi fa schifo ma non come avrei potuto pensare. Sono determinato a combattere e non sento più nemmeno la puzza. E se la sento la utilizzo come stimolante alla battaglia, inalo e accumulo forza distruttiva. Cimici, arrivo.
Non ho neppure il tempo di pensare all'assurdità della situazione, ieri a questa stessa ora dormivo il sonno beato del bimbo in culla a due ore da una sveglia che mi avrebbe portato, dopo una bella tazza di caffellatte e biscotti al miele, dritto dritto all’autobus, destinazione ufficio. E adesso, 24 ore dopo, sto cercando di uscire vivo e sano di mente da un'invasione bestiale e malefica.
Le scale brulicano, centinaia o migliaia di piccole cimici verdastre svolazzano sui gradini e vengono su, nella parte notte della casa, alla ricerca di non so bene cosa, direi di me, cazzo.
Esco di casa in pigiama, suono il campanello a Walter, gli spiego e lui capisce o finge di capire, assonnato com'è, sta di fatto che mi va a prendere la sua fiamma ossidrica. L'avevo già usata una volta per un dannato alveare spuntato da nulla nel sottotetto.
Rientro in casa e inizio a sparare le fiamme. Lancio lingue di fuoco rasoterra cercando di preservare i mobili e la casa. Le cimici arrostiscono che è un piacere, sfrigolano scricchiolano, forse urlano pure, non saprei, si accartocciano in un minuscolo rifiuto tossico nero, il fumo che sprigionano produce odore dolciastro e acre, vorrei fermarmi a vomitare, ma l'adrenalina che ho in corpo non mi dà tregua e via col fuoco. Arrostisco le scale e salgo su, camerina, poi camerona, spalanco le porte e purifico.
Quando prende fuoco la prima tenda non cerco nemmeno di spegnerla, capisco che il sacrificio è necessario e allora non mi controllo più, non serve. Fiammeggio all'impazzata in qualunque direzione veda una cimice zampettare o su ogni traiettoria vedo disegnata nell'aria. Incendio così letti e librerie, e poi mobili e poi tutto quello che rimane. Anche i miei vestiti vanno a fuoco, riesco a sfilarli via appena in tempo per non crepare arrosto.
Poi finalmente esco, mi allontano un po' e mi siedo in strada ad ammirare il rogo fumante che si porta via la casa della mia vita ma, soprattutto, i fetidi insetti verdi.
Sono pochi secondi in cui me ne sto lì, nudo e nero come un tizzone, sono io il vincitore.
Poi arriva il mio vicino che mi chiede che ho fatto, se sono impazzito. Forse, gli dico. Ma forse no, penso. Poi i pompieri, e tutto il circondario. Poi mi portano via, sono fradicio, affumicato e soddisfatto.
Sono ancora in auto, diretto non so bene dove, quando un leggero formicolìo all'avambraccio mi insospettisce. Non avrei nemmeno bisogno di guardare, già so.
Un piccolo rilievo di forma rotondeggiante, quasi oblunga, si nota sottopelle, sta risalendo il mio braccio, come una talpa fa in giardino. Destinazione cervello.
E dall’esofago, risale verso la gola e pervade le mie cavità nasali dall’interno, un’insopportabile puzza di uovo marcio.
__________________________________________________________
Questo testo partecipa ancor più proditoriamente all'EDS spousev paura.
Come anche:
0.10.35
Vite malate
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche
Morgue
L’ho trasbordata con cautela in un sacchettino da freezer che, una volta chiuso, ho schiacciato e gettato. Pare che puzzino da schiacciate, almeno l’ho sempre sentito dire, un vago sentore di uova marce.
La seconda l’ho beccata in salotto, poche ore dopo. L’ho fatta salire su una cartolina, l’ho gentilmente portata in giardino e poi scaraventata in mezzo alla strada.
Con il terzo incontro ho cominciato a preoccuparmi, solo un filo. Però ho consultato wikipedia.
Intanto scopro che ce ne sono milioni di tipi, ma a me interessa la Cimice verde, nome scientifico: Palomena prasina, catalogata da Linneo nel 1761.
È un insetto eterottero, che comunque non so cosa vuol dire, né m’interessa in questa fase. Poi scopro che appartiene a una specie comune e polifaga, attacca piante erbacee ed arboree.
Polifaga, per quella spruzzata di greco che so, sta a significare che si nutre di diverse cose, e questo mi piace decisamente poco, anche se sembrerebbe vegetariana.
Il quarto ritrovamento mina la mia stabilità mentale. Per ritrovare serenità parlo degli incontri cimicieschi a Walter, un mio vicino di casa, il quale, giustamente, mi guarda storto, mi asseconda per un po’ standomi a sentire, ma mi prende per matto.
“E allora?” è la sua conclusione.
La quinta l’ho trovata sulle stecche di una sedia pieghevole, che era stata in giardino, niente di più facile che l’abbia portata in casa proprio io, con la sedia stessa.
In una vita di 50 anni avrò visto sì e no 100 cimici, forse neanche. Adesso con cinque esemplari in un giorno e mezzo mi chiedo se devo preoccuparmi. La risposta è ancora “no”. In fondo sono descritti come esserini innocui per l’homo sapiens.
Per avvalorare il mio status di sapiens torno al computer e approfondisco la conoscenza: il colore della Palomena prasina varia dal verde (maggior parte degli individui) al marrone-rossastro. Da adulto, raggiunge in media la lunghezza di 15 mm.
È una specie comune in gran parte dell'Europa. In Italia è presente in tutta la penisola e nelle isole maggiori. E su questo, dubbi non ce n’erano.
Si rinviene su diversi tipi di piante erbacee, arbusti e alberi, con una spiccata predilezione per Corylus e Quercus; non so se in giardino ho dei Corylus o dei Quercus, ma a occhio penso di no. Come gran parte delle cimici, se disturbata emette sostanze maleodoranti, secrete da ghiandole poste sul torace.
Dunque è vero che puzzano le maledette. I nostri padri non ci hanno vanamente messo in guardia. Ma che mi ammazzi se le ho disturbate. Scopro che la femmina depone le uova in piccoli ammassi dalla caratteristica forma esagonale, ma davvero non riesco ad appassionarmi alla vita di questa fetida creatura.
La cimice verde è molto dannosa per diverse specie di piante erbacee e alberi. Con le sue punture, infatti, causa la morte delle gemme fiorali e il deperimento della pianta che diventa giallastra. Il danno si manifesta sulle foglie e sui frutti.
I frutti attaccati dalle cimici assumono uno sgradevole sapore e non possono essere commercializzati. Indirettamente la cimice può trasmettere, attraverso le ferite lasciate dagli stiletti boccali, alcune malattie secondarie, come la batteriosi.
Eccoci dunque, questa batteriosi non ha un bel nome e non promette niente di buono.
È notte e sto dormendo, respiro rumorosamente e, come sempre, a bocca aperta. Quando mi sento come raschiare in gola mi sveglio di soprassalto, un corpo estraneo mi s’è infilato giù per la gola. Tossisco, cerco di vomitare l’intruso che in cuor mio ho già battezzato come la dannata sesta cimice. Non riesco ad espellerla, mi resta in gola la sensazione di un graffio devo sciacquarmi. Magari è stata solo una suggestione o un cazzo di incubo.
Mi alzo per andare in bagno ed è allora che sento sotto ai miei piedi un fastidioso scricchiolare, anche se il sonno ancora mi annebbia e m’impedisce di comprendere bene cosa stia succedendo. Passano un paio di secondi, faccio un altro mezzo passo in direzione della luce e sento un formicolìo sotto e attorno ai piedi e di nuovo quel rumore di schiacciamento unito ad un lieve frullare di ali.
E quando il tanfo m’arriva al naso capisco di avere un problema.
Penso all'aspirapolvere, ma andando a prenderla capisco che non sarebbe risolutiva. Le cimici sono ovunque: attaccate alla porta laccata bianca si muovono lente e instancabili disegnando immaginari e terribili ideogrammi. Apro la porta e vado verso il ripostiglio, ne schiaccio a centinaia semplicemente camminando, mi fa schifo ma non come avrei potuto pensare. Sono determinato a combattere e non sento più nemmeno la puzza. E se la sento la utilizzo come stimolante alla battaglia, inalo e accumulo forza distruttiva. Cimici, arrivo.
Non ho neppure il tempo di pensare all'assurdità della situazione, ieri a questa stessa ora dormivo il sonno beato del bimbo in culla a due ore da una sveglia che mi avrebbe portato, dopo una bella tazza di caffellatte e biscotti al miele, dritto dritto all’autobus, destinazione ufficio. E adesso, 24 ore dopo, sto cercando di uscire vivo e sano di mente da un'invasione bestiale e malefica.
Le scale brulicano, centinaia o migliaia di piccole cimici verdastre svolazzano sui gradini e vengono su, nella parte notte della casa, alla ricerca di non so bene cosa, direi di me, cazzo.
Esco di casa in pigiama, suono il campanello a Walter, gli spiego e lui capisce o finge di capire, assonnato com'è, sta di fatto che mi va a prendere la sua fiamma ossidrica. L'avevo già usata una volta per un dannato alveare spuntato da nulla nel sottotetto.
Rientro in casa e inizio a sparare le fiamme. Lancio lingue di fuoco rasoterra cercando di preservare i mobili e la casa. Le cimici arrostiscono che è un piacere, sfrigolano scricchiolano, forse urlano pure, non saprei, si accartocciano in un minuscolo rifiuto tossico nero, il fumo che sprigionano produce odore dolciastro e acre, vorrei fermarmi a vomitare, ma l'adrenalina che ho in corpo non mi dà tregua e via col fuoco. Arrostisco le scale e salgo su, camerina, poi camerona, spalanco le porte e purifico.
Quando prende fuoco la prima tenda non cerco nemmeno di spegnerla, capisco che il sacrificio è necessario e allora non mi controllo più, non serve. Fiammeggio all'impazzata in qualunque direzione veda una cimice zampettare o su ogni traiettoria vedo disegnata nell'aria. Incendio così letti e librerie, e poi mobili e poi tutto quello che rimane. Anche i miei vestiti vanno a fuoco, riesco a sfilarli via appena in tempo per non crepare arrosto.
Poi finalmente esco, mi allontano un po' e mi siedo in strada ad ammirare il rogo fumante che si porta via la casa della mia vita ma, soprattutto, i fetidi insetti verdi.
Sono pochi secondi in cui me ne sto lì, nudo e nero come un tizzone, sono io il vincitore.
Poi arriva il mio vicino che mi chiede che ho fatto, se sono impazzito. Forse, gli dico. Ma forse no, penso. Poi i pompieri, e tutto il circondario. Poi mi portano via, sono fradicio, affumicato e soddisfatto.
Sono ancora in auto, diretto non so bene dove, quando un leggero formicolìo all'avambraccio mi insospettisce. Non avrei nemmeno bisogno di guardare, già so.
Un piccolo rilievo di forma rotondeggiante, quasi oblunga, si nota sottopelle, sta risalendo il mio braccio, come una talpa fa in giardino. Destinazione cervello.
E dall’esofago, risale verso la gola e pervade le mie cavità nasali dall’interno, un’insopportabile puzza di uovo marcio.
__________________________________________________________
Questo testo partecipa ancor più proditoriamente all'EDS spousev paura.
Come anche:
0.10.35
Vite malate
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche
Morgue
24 ottobre 2012
La vita agra
Ho qualcosa d'irrisolto coi limoni.
Ne compro a fiotti, ho sempre il cassetto verdura del frigo zeppo di limoni, e pure fuori dal frigo.
Non lo so da cosa dipende, fatto sta che vado a far la spesa e mi s'attaccano alle mani peggio di TuSaiCosa ®. Mi si tuffano nel carrello proprio.
Posso restare senza prezzemolo, senza cipolla, senza patate (anche senza patata, per quello) ma non resto mai senza limoni.
Struffiavo quando mio padre mi diceva che c'erano da spostare le piante di limoni, prendi, tira, striscia, solleva, spingi, porta in serra; prendi, tira, striscia, solleva, spingi, leva di serra. Eran due volte l'anno, in fin dei conti, ma nella mia oziosità adolescenziale pure troppe. E quando serviva un limone? Non t'azzardare a prenderlo dalla pianta che ti taglio le manine, non è maturo, è troppo maturo, è verde, è giallo, è rosso, rovini la pianta. Se giocando a pallone tanto tanto stroncavi una ciocca conveniva ingurgitarla intera, farla sparire e negare sempre quando poi s'accorgeva (perché sempre s'accorgeva) ch'era rotta.
Mi c'incazzavo con mia mamma quando mi propinava d'ufficio la camomilla, eccolo un altro passo lemonfreudiano che forse spiega qualcosa, forse.
Certo non posso incolpare la mia mentoressa di fiducia che mi ha consigliato la lettura de L'inconfondibile tristezza della torta di limone (*), perché il fatto è troppo recente anche se, forse, subliminalmente, al super, davanti al banco frutta e verdura, entra in gioco pure questo.
Chissà, chissà che m'hanno fatto i limoni?
(*) 3,3 Carver.
Ne compro a fiotti, ho sempre il cassetto verdura del frigo zeppo di limoni, e pure fuori dal frigo.
Non lo so da cosa dipende, fatto sta che vado a far la spesa e mi s'attaccano alle mani peggio di TuSaiCosa ®. Mi si tuffano nel carrello proprio.
Posso restare senza prezzemolo, senza cipolla, senza patate (anche senza patata, per quello) ma non resto mai senza limoni.
Struffiavo quando mio padre mi diceva che c'erano da spostare le piante di limoni, prendi, tira, striscia, solleva, spingi, porta in serra; prendi, tira, striscia, solleva, spingi, leva di serra. Eran due volte l'anno, in fin dei conti, ma nella mia oziosità adolescenziale pure troppe. E quando serviva un limone? Non t'azzardare a prenderlo dalla pianta che ti taglio le manine, non è maturo, è troppo maturo, è verde, è giallo, è rosso, rovini la pianta. Se giocando a pallone tanto tanto stroncavi una ciocca conveniva ingurgitarla intera, farla sparire e negare sempre quando poi s'accorgeva (perché sempre s'accorgeva) ch'era rotta.
Mi c'incazzavo con mia mamma quando mi propinava d'ufficio la camomilla, eccolo un altro passo lemonfreudiano che forse spiega qualcosa, forse.
Certo non posso incolpare la mia mentoressa di fiducia che mi ha consigliato la lettura de L'inconfondibile tristezza della torta di limone (*), perché il fatto è troppo recente anche se, forse, subliminalmente, al super, davanti al banco frutta e verdura, entra in gioco pure questo.
Chissà, chissà che m'hanno fatto i limoni?
(*) 3,3 Carver.
23 ottobre 2012
Anvedi oh
'Sto weekend ce ne semo annati a Roma.
Il meteo è stato straordinario e, a parte che non ho trovato i tanto decantati tramezzini dell'orsa (*), non l'amo certo scoperta noi l'ottobrata romana.
Belle strippate, passeggiate infinite, cacioepepe e vaffanculi assortiti.
Incantevole la sistemazione in B&B a Roma Borgo91: una vera chicca a 2 passi da San Pietro in una zona silenziosissima e molto romana. Trovato quasi per caso si è rivelato una vera è propria scelta vincente.
Non mi produrrò nelle descrizioni delle meraviglie dell'Urbe, ma certo è uno spettacolo muoversi per le sue strade e respirare quell'aria così pregna di cesari e CO2.
Una dritta per mangiare me l'ha data un collega e sono finito da Cuoco e Camicia a farmi deliziare dal menu degustazione.
Ma prima che il post s'incancrenisca in una deriva pubblicitaria devo dire la mia sull'ATAC.
Ci siamo mossi con i bus e i casi sono due: o siamo stati maledettamente iellati noi, oppure il servizio è pessimo.
Una cosa banale, semplice, su tutti i mezzi è installato un monitor o una lavagna luminosa... ma me lo vuoi dire dove mi stai portando e qual è la prossima fermata?
Cristosanto non semo tutti de Roma.
Sui monitor passavano solo deprimenti spot in stile telelibere anni '80, non un'info sul traffico o sul percorso, mentre le lavagne luminose se ne stavano inutilizzate su un indecifrabile e fisso "EXPRESS". Ma express cosa?
Pure a Firenze le cose girano meglio... il che è tutto dire.
p.s. Andateci a San Luigi dei Francesi a vedere il buon Merisi, c'è solo da inserire un nichelino quando si spegne la luce.
(*) è colpa mia che mi son scordato di chiederle info di dettaglio.
Il meteo è stato straordinario e, a parte che non ho trovato i tanto decantati tramezzini dell'orsa (*), non l'amo certo scoperta noi l'ottobrata romana.
Belle strippate, passeggiate infinite, cacioepepe e vaffanculi assortiti.
Incantevole la sistemazione in B&B a Roma Borgo91: una vera chicca a 2 passi da San Pietro in una zona silenziosissima e molto romana. Trovato quasi per caso si è rivelato una vera è propria scelta vincente.
Non mi produrrò nelle descrizioni delle meraviglie dell'Urbe, ma certo è uno spettacolo muoversi per le sue strade e respirare quell'aria così pregna di cesari e CO2.
Una dritta per mangiare me l'ha data un collega e sono finito da Cuoco e Camicia a farmi deliziare dal menu degustazione.
Ma prima che il post s'incancrenisca in una deriva pubblicitaria devo dire la mia sull'ATAC.
Ci siamo mossi con i bus e i casi sono due: o siamo stati maledettamente iellati noi, oppure il servizio è pessimo.
Una cosa banale, semplice, su tutti i mezzi è installato un monitor o una lavagna luminosa... ma me lo vuoi dire dove mi stai portando e qual è la prossima fermata?
Cristosanto non semo tutti de Roma.
Sui monitor passavano solo deprimenti spot in stile telelibere anni '80, non un'info sul traffico o sul percorso, mentre le lavagne luminose se ne stavano inutilizzate su un indecifrabile e fisso "EXPRESS". Ma express cosa?
Pure a Firenze le cose girano meglio... il che è tutto dire.
p.s. Andateci a San Luigi dei Francesi a vedere il buon Merisi, c'è solo da inserire un nichelino quando si spegne la luce.
(*) è colpa mia che mi son scordato di chiederle info di dettaglio.
16 ottobre 2012
Dammi un segno
Il picco della mia religiosità in questo periodo della vita lo raggiungo quando vado per funghi.
Quando comincio a infrattarmi sotto alle scope e quando m'arrampico per erte selve di castagni o faggi allora mi piglia un disperato bisogno di trovare un fungo.
(laddove fungo = porcino)
Dopo un po' che girello e che fatico senza incappare nel seme di un boletus manco pagando, ecco che inizio a pregare dio, o chi per lui, di farmene trovare uno.
Giusto uno, mica novanta.
Perché poi quell'uno mi consentirebbe di affrontare il bosco e scandagliare il fogliame con tutt'altro spirito e convinzione.
E se il porcino tarda a palesarsi e magari vedo il bosco che è in tiro e, diamine, se lo voglio trovare quel cazzo di fungo, ecco che la preghiera sale di livello - o scende, chissà? - e va a configurarsi in una sorta di prova stessa dell'esistenza di dio, o di chi per lui.
Una deriva eretico-micologica inarrestabile.
Cioè, cavolo, potrai ben farmi trovare un porcino, cosa ti costa? Non ti chiedo di stravolgere la realtà, di far riaffiorare il Titanic o di far vincere il terzo scudetto alla Fiorentina.
Siamo chiari, se esisti mi fai trovare un porcino. Altrimenti capisco quello che c'è da capire, e tiro le mie conclusioni.
Insomma, al di là di quello che trovate vergato a spray sui ponti autostradali, io posso dirvi con assoluta certezza se dio esiste oppure no: basta che vado(*) a cercare funghi.
Per la cronaca giovedì scorso non esisteva, ma sabato sì.
(*) Aut. Min. Conc.
Quando comincio a infrattarmi sotto alle scope e quando m'arrampico per erte selve di castagni o faggi allora mi piglia un disperato bisogno di trovare un fungo.
(laddove fungo = porcino)
Dopo un po' che girello e che fatico senza incappare nel seme di un boletus manco pagando, ecco che inizio a pregare dio, o chi per lui, di farmene trovare uno.
Giusto uno, mica novanta.
Perché poi quell'uno mi consentirebbe di affrontare il bosco e scandagliare il fogliame con tutt'altro spirito e convinzione.
E se il porcino tarda a palesarsi e magari vedo il bosco che è in tiro e, diamine, se lo voglio trovare quel cazzo di fungo, ecco che la preghiera sale di livello - o scende, chissà? - e va a configurarsi in una sorta di prova stessa dell'esistenza di dio, o di chi per lui.
Una deriva eretico-micologica inarrestabile.
Cioè, cavolo, potrai ben farmi trovare un porcino, cosa ti costa? Non ti chiedo di stravolgere la realtà, di far riaffiorare il Titanic o di far vincere il terzo scudetto alla Fiorentina.
Siamo chiari, se esisti mi fai trovare un porcino. Altrimenti capisco quello che c'è da capire, e tiro le mie conclusioni.
Insomma, al di là di quello che trovate vergato a spray sui ponti autostradali, io posso dirvi con assoluta certezza se dio esiste oppure no: basta che vado(*) a cercare funghi.
Per la cronaca giovedì scorso non esisteva, ma sabato sì.
(*) Aut. Min. Conc.
12 ottobre 2012
Paniniani si nasce
Son giornate d'incazzature, che ci volete fare?
Avete letto qua?
Ad ogni modo, vi faccio un sunto io: è scaduta l'esclusiva della Panini, con la Lega e l'Associazione Italiana Calciatori, per la riproduzione tramite figurine dei volti degli eroi delcalcioscommesse nostro calcio.
Non la sto a fare tanto palloccolosa, lo dico a Topps (azienda di figu USA papabile come erede della gloriosa ditta modenese), a qualunque altra impresa ci volesse provare, ma soprattutto lo dico alla Lega e all'Aic: già vi state dando un gran daffare per affossare il calcio italiano, non dategli questo colpo di grazia definitivo.
Ah, e noi (*) non compreremo manco una fottuta bustina che non sia targata Panini, questo è pacifico.
(*) - paniniani
___________________________
edit del 23 ottobre 2012 - pericolo scampato. Grazie Panini.
Avete letto qua?
Ad ogni modo, vi faccio un sunto io: è scaduta l'esclusiva della Panini, con la Lega e l'Associazione Italiana Calciatori, per la riproduzione tramite figurine dei volti degli eroi del
Non la sto a fare tanto palloccolosa, lo dico a Topps (azienda di figu USA papabile come erede della gloriosa ditta modenese), a qualunque altra impresa ci volesse provare, ma soprattutto lo dico alla Lega e all'Aic: già vi state dando un gran daffare per affossare il calcio italiano, non dategli questo colpo di grazia definitivo.
Ah, e noi (*) non compreremo manco una fottuta bustina che non sia targata Panini, questo è pacifico.
(*) - paniniani
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edit del 23 ottobre 2012 - pericolo scampato. Grazie Panini.
11 ottobre 2012
Allora, per favore, uccidete la mia mamma
LETTERA APERTA AI PARTORIENTI LA LEGGE DI STABILITA'
Nel disegno di LEGGE DI STABILITA' approvato dal governo si parla di "Dimezzamento della retribuzione per i giorni utilizzati dai dipendenti pubblici per l'assistenza a familiari con disabilità. La retribuzione rimarrebbe piena solo se il permesso ex lege 104/92 è dovuto a patologie del dipendente o all'assistenza a figli e coniuge"
Mamma. Alzheimer da 12 anni, ultimo stadio, invalida 100%, badante fissa. E come lei, migliaia di altre situazioni simili.
Io, essendo tra quelli - fortunati - che ha un lavoro, usufruisco (o, meglio, posso usufruire) di tre giorni al mese di permesso per assistere mia mamma.
Queste ore sono necessarie, tra l'altro, a far rifiatare la badante che, potete credermi, ne ha davvero bisogno.
Bene, pare che non potrò più permettermelo, perché mi sarà corrisposto solo il 50% del rimborso e alla fine del mese sarebbero soldi che vengono a mancare. Non solo, al danno si assomma altro danno con il necessario impiego di un'ulteriore persona disponibile a sostituire la badante al giovedì, per esempio. E questo senza andare nemmeno a questionare sulle ore necessarie per le visite mediche, purtroppo frequenti.
Restano le ferie, userò quelle, così poi s'aggraveranno giocoforza anche le ricadute sulla mia di famiglie.
Dovessimo davvero fare tutti dei sacrifici per uscire da questo periodo nero, potrebbe essere comprensibile, invece questi colpi ai poveri cristi si vanno a inquadrare nel solito affresco di furbetti che, se non sono quelli del quartierino, sono quelli del partitino e della regioncina. C'è sempre quello che ruba i milioni e quello che gli scappa di bestemmiare.
È vergognoso, e lo dico adesso perché tra un paio di mesi tutto sarà dimenticato, fagocitato da nuovi scandali e nuove spending rewiev che, hai voglia a rinfiocchettarle con l'anglofonia del caso, sempre tagli, spesso fatti a cazzo, restano.
Mia mamma è ormai completamente assente dal mondo, l'unica solfa che ancora le frulla in testa, e che ogni tanto sciorina, è l'Ave Maria, ma, pure la Madonna (o chi per lei) pare che di questi tempi abbia più a cuore l'IMU della Chiesa che non i suoi devoti.
Certo, la modifica ai permessi salva l'integrità del rimborso per chi accudisce i figli o il coniuge, e va pure bene, ma chi ha deciso di operare questo distinguo, allora, visto che induce a sbarazzarsi dei genitori, mi fa il favore di prendersi un'altra responsabilità: che venga a dare una buona morte a mia mamma, così chiudiamo il cerchio.
p.s. il post è personale, certo anche un po' retorico, perdonatemi, da domani si torna al cazzeggio e la fuffa ci salverà. Forse.
_________________________
edit del 17 ott 2012 - già, pare proprio che ci abbiano ripensato: è una buona cosa. Va da sé che chi approfitta dell'istituto è un pezzo di mota che mette a rischio le reali necessità dei poveri cristi.
Nel disegno di LEGGE DI STABILITA' approvato dal governo si parla di "Dimezzamento della retribuzione per i giorni utilizzati dai dipendenti pubblici per l'assistenza a familiari con disabilità. La retribuzione rimarrebbe piena solo se il permesso ex lege 104/92 è dovuto a patologie del dipendente o all'assistenza a figli e coniuge"
Mamma. Alzheimer da 12 anni, ultimo stadio, invalida 100%, badante fissa. E come lei, migliaia di altre situazioni simili.
Io, essendo tra quelli - fortunati - che ha un lavoro, usufruisco (o, meglio, posso usufruire) di tre giorni al mese di permesso per assistere mia mamma.
Queste ore sono necessarie, tra l'altro, a far rifiatare la badante che, potete credermi, ne ha davvero bisogno.
Bene, pare che non potrò più permettermelo, perché mi sarà corrisposto solo il 50% del rimborso e alla fine del mese sarebbero soldi che vengono a mancare. Non solo, al danno si assomma altro danno con il necessario impiego di un'ulteriore persona disponibile a sostituire la badante al giovedì, per esempio. E questo senza andare nemmeno a questionare sulle ore necessarie per le visite mediche, purtroppo frequenti.
Restano le ferie, userò quelle, così poi s'aggraveranno giocoforza anche le ricadute sulla mia di famiglie.
Dovessimo davvero fare tutti dei sacrifici per uscire da questo periodo nero, potrebbe essere comprensibile, invece questi colpi ai poveri cristi si vanno a inquadrare nel solito affresco di furbetti che, se non sono quelli del quartierino, sono quelli del partitino e della regioncina. C'è sempre quello che ruba i milioni e quello che gli scappa di bestemmiare.
È vergognoso, e lo dico adesso perché tra un paio di mesi tutto sarà dimenticato, fagocitato da nuovi scandali e nuove spending rewiev che, hai voglia a rinfiocchettarle con l'anglofonia del caso, sempre tagli, spesso fatti a cazzo, restano.
Mia mamma è ormai completamente assente dal mondo, l'unica solfa che ancora le frulla in testa, e che ogni tanto sciorina, è l'Ave Maria, ma, pure la Madonna (o chi per lei) pare che di questi tempi abbia più a cuore l'IMU della Chiesa che non i suoi devoti.
Certo, la modifica ai permessi salva l'integrità del rimborso per chi accudisce i figli o il coniuge, e va pure bene, ma chi ha deciso di operare questo distinguo, allora, visto che induce a sbarazzarsi dei genitori, mi fa il favore di prendersi un'altra responsabilità: che venga a dare una buona morte a mia mamma, così chiudiamo il cerchio.
p.s. il post è personale, certo anche un po' retorico, perdonatemi, da domani si torna al cazzeggio e la fuffa ci salverà. Forse.
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edit del 17 ott 2012 - già, pare proprio che ci abbiano ripensato: è una buona cosa. Va da sé che chi approfitta dell'istituto è un pezzo di mota che mette a rischio le reali necessità dei poveri cristi.
9 ottobre 2012
Panda gialla - per PS3
Finalmente la Sony colma il gap accumulato con Nintendo e Microsoft e lancia il più popolare gioco d'avvistamento anche sulla PS3 che va ad affiancarsi alle uscite estive per Wii e XBox.
Panda gialla è un arcade di ultima generazione che causa dipendenza, per questo la casa produttrice ne raccomanda una fruizione controllata, specie ai più grandi.
Funziona così, prendete la vostra consolle, staccate tutti i fili, ficcatela in un cassetto e uscite. Meglio se con un amico, la fidanzata, la famiglia, un figlio o anche un collega. Certo, si può giocare anche da soli, ma alla fine continuare a battere il proprio record può diventare noioso.
Dunque, si diceva, siete a passeggio, oppure viaggiate in auto, in bus o in bici con il vostro amico e parlate del più e del meno fino a che uno dei due, a seguito dell'avvistamento di una Panda zafferana, dal nulla, urla "Panda gialla" e tocca l'altro, come quando da ragazzi ci si passava una suora o una prinz verde.
Ma iella non ne gira, tranquilli, si tocca solo per confermare il punto, perché di questo si tratta: l'avvistatore sale a 1 e l'altro resta al palo. E poi continuate la vostra attività primaria, tipo vi pigliate il caffè, parlate dell'ennesimo rigore dubbio concesso alla Juve, v'incazzate coll'assessore di turno che s'è fregato il tesoretto, vi sedete in piazza a leccare un gelato e tutto ha un'apparenza di normalità. Ma in background gira il software di Panda gialla che sì, occuperà poco più d'uno sputo della vostra memoria, ma non crasha mai. E quando l'alone meccanico e giallognolo comparirà da uno stop o da una curva il vostro urlo sarà pronto a squarciare il cielo come un lampo "Panda gialla", cazzo, e 1 a 1.
Tutto questo va avanti in una sessione che termina solo quando vi separate dal vostro compagno di gioco. Se ello insisterà per trascorrere altro tempo con voi, non illudetevi che si sia innamorato, sta solo in svantaggio a Panda gialla e imbastisce un misero tentativo di recupero.
E anche in famiglia mia son lontani i tempi di Schiaccia il Sofficino (se dio, o chi per lui, vuole).
E un'ultima cosa... Marchionne? 'Scolta, che tanto s'è capito che tu vuoi portare tutta la baracca oltreoceano, non fare i' furbo, almeno la Panda, almeno quella gialla, lasciala in Italia.
Panda gialla è un arcade di ultima generazione che causa dipendenza, per questo la casa produttrice ne raccomanda una fruizione controllata, specie ai più grandi.
Funziona così, prendete la vostra consolle, staccate tutti i fili, ficcatela in un cassetto e uscite. Meglio se con un amico, la fidanzata, la famiglia, un figlio o anche un collega. Certo, si può giocare anche da soli, ma alla fine continuare a battere il proprio record può diventare noioso.
Dunque, si diceva, siete a passeggio, oppure viaggiate in auto, in bus o in bici con il vostro amico e parlate del più e del meno fino a che uno dei due, a seguito dell'avvistamento di una Panda zafferana, dal nulla, urla "Panda gialla" e tocca l'altro, come quando da ragazzi ci si passava una suora o una prinz verde.
Ma iella non ne gira, tranquilli, si tocca solo per confermare il punto, perché di questo si tratta: l'avvistatore sale a 1 e l'altro resta al palo. E poi continuate la vostra attività primaria, tipo vi pigliate il caffè, parlate dell'ennesimo rigore dubbio concesso alla Juve, v'incazzate coll'assessore di turno che s'è fregato il tesoretto, vi sedete in piazza a leccare un gelato e tutto ha un'apparenza di normalità. Ma in background gira il software di Panda gialla che sì, occuperà poco più d'uno sputo della vostra memoria, ma non crasha mai. E quando l'alone meccanico e giallognolo comparirà da uno stop o da una curva il vostro urlo sarà pronto a squarciare il cielo come un lampo "Panda gialla", cazzo, e 1 a 1.
Tutto questo va avanti in una sessione che termina solo quando vi separate dal vostro compagno di gioco. Se ello insisterà per trascorrere altro tempo con voi, non illudetevi che si sia innamorato, sta solo in svantaggio a Panda gialla e imbastisce un misero tentativo di recupero.
E anche in famiglia mia son lontani i tempi di Schiaccia il Sofficino (se dio, o chi per lui, vuole).
E un'ultima cosa... Marchionne? 'Scolta, che tanto s'è capito che tu vuoi portare tutta la baracca oltreoceano, non fare i' furbo, almeno la Panda, almeno quella gialla, lasciala in Italia.
8 ottobre 2012
Wonderwall
Non lo dovevo fare l'artificiere.
Tanto lo sapevo che andava a finire così.
Sono in cinquemila nel palazzatto che acclamano il buon vecchio Noel Gallagher, finalmente solo, che sbraita
ostinato di non so quale presunto muro delle meraviglie.
Io sto proprio sotto le assi del palco, in tenuta d'assalto, tempo per far evacuare non ce n'è, resta meno di un minuto.
Trovo l'ordigno dove deve essere, in una valigetta nera rigida, accanto a un muro scrostato che di meraviglioso non ha manco l'idea. Il timer dice 28 secondi.
Non c'è tempo per soluzioni alternative.
Devo soltanto tagliare il filo rosso, mettere fine a questo bombononbomba, e tornarmene a casa, con un cartone di pizza, a spataccarmi sul divano.
Resta solo da recidere il fottuto, bastardo, cavo color cremisi.
Daltonismo del cazzo.
ZAC
BOOOOM
Abbiamo trasmesso: Confondo rosso.
_____________________________
Questo testo partecipa proditoriamente all'EDS spousev paura.
Vedi anche:
0.10.35
Vite malate
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche
Tanto lo sapevo che andava a finire così.
Sono in cinquemila nel palazzatto che acclamano il buon vecchio Noel Gallagher, finalmente solo, che sbraita
ostinato di non so quale presunto muro delle meraviglie.
Io sto proprio sotto le assi del palco, in tenuta d'assalto, tempo per far evacuare non ce n'è, resta meno di un minuto.
Trovo l'ordigno dove deve essere, in una valigetta nera rigida, accanto a un muro scrostato che di meraviglioso non ha manco l'idea. Il timer dice 28 secondi.
Non c'è tempo per soluzioni alternative.
Devo soltanto tagliare il filo rosso, mettere fine a questo bombononbomba, e tornarmene a casa, con un cartone di pizza, a spataccarmi sul divano.
Resta solo da recidere il fottuto, bastardo, cavo color cremisi.
Daltonismo del cazzo.
ZAC
BOOOOM
Abbiamo trasmesso: Confondo rosso.
_____________________________
Questo testo partecipa proditoriamente all'EDS spousev paura.
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0.10.35
Vite malate
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche
5 ottobre 2012
Il bambino ciccio in fondo al pullmino
Quando mi tocca porto France alla fermata dello scuolabus.
Eccolo che arriva, ciao ciao, niente bacino in pubblico che lo vedono peccarità.
Sale sopra e, diretto come un fuso e a testa bassa, va a fiondarsi su un sedile dall’altro lato del mezzo.
Non c’è pericolo che mi risaluti da sopra, oltretutto raramente proferisce parola o interagisce con altri esemplari della sua razza prima che siano trascorse un paio d’ore dalla sveglia.
E così saluto la Sarina e Nicco, che sono i figli di una mia amica, che stanno già sopra, che magari non avrebbero neppure tutti questi motivi per essere allegri, ma che hanno un’espressione da vita ti amo che ti fa srotolare il primo passo della giornata nella direzione giusta.
Poi lo scuolabus comincia a sfilarmi piano che ancora sorrido, e qui lo vedo. Se ne sta seduto nell’ultima fila, lato strada, è il bambino ciccio che nessuno di noi vorrebbe essere.
Mi guarda, lo sa che ho salutato dei bambini, probabile che si sia accorto pure che non mi scambiavo i sorrisi con il mio, ha gli occhi attenti. Non implora, non chiede niente, eppure ha scorto uno spiraglio in quella porta dove può infilarci un piede.
Lo guardo anch’io, e poi succede che all’unisono alziamo la mano e ci salutiamo. Senza conoscersi, almeno fino ad allora.
Mi commuovo con poco.
Tornando verso casa sorrido, ho la mia ratatouille a cui pensare: quando, bambino, pedalavo sull'Airone gialla 26 fino al cavalcavia sull’autostrada e lì, aggrappato alla rete, attendevo la macchina giusta, pescata in quel fiume di veicoli sulla Milano-Roma, la macchina con dentro un adulto che puntasse lo sguardo oltre il suo cruscotto e che mi potesse regalare un saluto con la mano. E un sorriso.
I sassi ancora non erano stati inventati.
_____________________________
edit del 17 ott 2012 - è diventato un piccolo rito adesso, ogni volta ci salutiamo, come due vecchi amici che sono stati a bersi una birra.
Eccolo che arriva, ciao ciao, niente bacino in pubblico che lo vedono peccarità.
Sale sopra e, diretto come un fuso e a testa bassa, va a fiondarsi su un sedile dall’altro lato del mezzo.
Non c’è pericolo che mi risaluti da sopra, oltretutto raramente proferisce parola o interagisce con altri esemplari della sua razza prima che siano trascorse un paio d’ore dalla sveglia.
E così saluto la Sarina e Nicco, che sono i figli di una mia amica, che stanno già sopra, che magari non avrebbero neppure tutti questi motivi per essere allegri, ma che hanno un’espressione da vita ti amo che ti fa srotolare il primo passo della giornata nella direzione giusta.
Poi lo scuolabus comincia a sfilarmi piano che ancora sorrido, e qui lo vedo. Se ne sta seduto nell’ultima fila, lato strada, è il bambino ciccio che nessuno di noi vorrebbe essere.
Mi guarda, lo sa che ho salutato dei bambini, probabile che si sia accorto pure che non mi scambiavo i sorrisi con il mio, ha gli occhi attenti. Non implora, non chiede niente, eppure ha scorto uno spiraglio in quella porta dove può infilarci un piede.
Lo guardo anch’io, e poi succede che all’unisono alziamo la mano e ci salutiamo. Senza conoscersi, almeno fino ad allora.
Mi commuovo con poco.
Tornando verso casa sorrido, ho la mia ratatouille a cui pensare: quando, bambino, pedalavo sull'Airone gialla 26 fino al cavalcavia sull’autostrada e lì, aggrappato alla rete, attendevo la macchina giusta, pescata in quel fiume di veicoli sulla Milano-Roma, la macchina con dentro un adulto che puntasse lo sguardo oltre il suo cruscotto e che mi potesse regalare un saluto con la mano. E un sorriso.
I sassi ancora non erano stati inventati.
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edit del 17 ott 2012 - è diventato un piccolo rito adesso, ogni volta ci salutiamo, come due vecchi amici che sono stati a bersi una birra.
2 ottobre 2012
C'è un avvocato in sala? (*)
Il mio servomuto m'ha fatto causa.
Doveva accadere prima o poi. L'immagine di repertorio lo ritrae anni fa, l'ultima volta che l'ho visto spoglio.
Ho cercato di giungere a una conciliazione proponendogli un'indennità lavori gravosi ma il tentativo è fallito.
Ello mi guarda torvo, soverchiato dal carico di 3 paia di jeans (due blu e uno grigio) 4 maglie a manica lunga (nera, verdina, azzurra, blu) una fruit bianca, una maglietta a manica corta color ruggine e una camicia viola a righe bianche un po' da pappone.
Il fine settimana è trascorso ma pare proprio che io non abbia avuto neanche una briciola di tempo da dedicargli per alleggerirlo del peso, da qui la denuncia.
Come biasimarlo?
(*) astenersi taormini e giuliebongiorni.
Doveva accadere prima o poi. L'immagine di repertorio lo ritrae anni fa, l'ultima volta che l'ho visto spoglio.
Ho cercato di giungere a una conciliazione proponendogli un'indennità lavori gravosi ma il tentativo è fallito.
Ello mi guarda torvo, soverchiato dal carico di 3 paia di jeans (due blu e uno grigio) 4 maglie a manica lunga (nera, verdina, azzurra, blu) una fruit bianca, una maglietta a manica corta color ruggine e una camicia viola a righe bianche un po' da pappone.
Il fine settimana è trascorso ma pare proprio che io non abbia avuto neanche una briciola di tempo da dedicargli per alleggerirlo del peso, da qui la denuncia.
Come biasimarlo?
(*) astenersi taormini e giuliebongiorni.
28 settembre 2012
Twitter - rassegna stramba n. 2
Ovvero (aka non lo scrivo manco se mi paghi) neuroni rubati all'agricoltura. Settembre cinguettando.
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Sgarbi aggredito a una premiazione. Aggredire Sgarbi ERA il premio.
Zecche sul volo RyanAir. La compagnia si difende: "Gli animali di piccola taglia sono ammessi".
Il ritorno di Contador dopo il doping la Vuelta: EPOcale!
Il baronetto McCartney riceve la leJohn d'onore.
Coltiva marijuana con le lampade, tradito dalla bolletta dell'Enel. Gerry Scotti: Gli avevo detto di passare a Edison!
Era cieco ma giocava a videopoker. L'hanno beccato quando ha detto "Vedo".
Il nuovo iPodNano ancora più piccolo! Si chiamerà iPod Nano Nano e ci sentirai la musica a ufo.
Kate in topless su Closer, e i lettori della rivista si fanno la sorella (una pippa).
Germania, il calciatore gay: «Viviamo nascosti. E la domenica ci marcano a omo».
Torna Berlusconi: «Aboliremo l'Imu». Hai voglia a cambiare il nome, lui la trova lo stesso.
La finta Minetti fa infuriare il Pdl: troppe poppe e poco cervello. Ah no, quella è la vera.
La Fiat delocalizza: ormai è il suo marchionne di fabbrica.
Sondaggio: Aumenta la fiducia in Monti. E cala la fiducia nei sondaggi.
Vendola: "Non ho firmato una cambiale a Bersani". In effetti, si tratta...
Crisi, un italiano su 3 abita con i genitori. Gli altri 2 sono i genitori.
Maiale eroe salva una capretta dallo stagno. E non siamo a un festino PDL della Regione Lazio.
Popcorn nocivi, ottiene 7 mln per danni polmoni. Mais oui.
Varese, un negozio su 2 non rilascia scontrini. L'altro è chiuso.
Arrestato lo spacciatore di settant'anni "I 400 euro di pensione non mi bastano". Gli hanno sequestrato 22 chili di mele cotte.
Migliaia in coda per l'iPhone5. Nel frattempo è uscito il 6.
Smascherata fabbrica di Hogan Tarocche. Un "HT" come logo li ha traditi.
Nicole Minetti sfila in bikini per Parah. Presenta la linea Parahcula.
Renzi si è circondato di persone più brave di lui. Cioè, dài, non dev'essere stato così difficile.
Polverini: «Lascio, Consiglio indegno». Dove per "consiglio indegno" s'intende Berlusconi che le diceva di restare.
Facevano shopping durante il lavoro e uno timbrava per tutti. Incastrato da un'epicondilite.
Fiorito andrà in pensione a 50 anni con vitalizio da 4mila euro al mese: Win Fior Life.
Renzi : 100mila € per il 30° compleanno della Pimpa. Almeno non erano per una minorenne!
Google compie 14 anni. E adesso il motorino (di ricerca)!
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Sgarbi aggredito a una premiazione. Aggredire Sgarbi ERA il premio.
Zecche sul volo RyanAir. La compagnia si difende: "Gli animali di piccola taglia sono ammessi".
Il ritorno di Contador dopo il doping la Vuelta: EPOcale!
Il baronetto McCartney riceve la leJohn d'onore.
Coltiva marijuana con le lampade, tradito dalla bolletta dell'Enel. Gerry Scotti: Gli avevo detto di passare a Edison!
Era cieco ma giocava a videopoker. L'hanno beccato quando ha detto "Vedo".
Il nuovo iPodNano ancora più piccolo! Si chiamerà iPod Nano Nano e ci sentirai la musica a ufo.
Kate in topless su Closer, e i lettori della rivista si fanno la sorella (una pippa).
Germania, il calciatore gay: «Viviamo nascosti. E la domenica ci marcano a omo».
Torna Berlusconi: «Aboliremo l'Imu». Hai voglia a cambiare il nome, lui la trova lo stesso.
La finta Minetti fa infuriare il Pdl: troppe poppe e poco cervello. Ah no, quella è la vera.
La Fiat delocalizza: ormai è il suo marchionne di fabbrica.
Sondaggio: Aumenta la fiducia in Monti. E cala la fiducia nei sondaggi.
Vendola: "Non ho firmato una cambiale a Bersani". In effetti, si tratta...
Crisi, un italiano su 3 abita con i genitori. Gli altri 2 sono i genitori.
Maiale eroe salva una capretta dallo stagno. E non siamo a un festino PDL della Regione Lazio.
Popcorn nocivi, ottiene 7 mln per danni polmoni. Mais oui.
Varese, un negozio su 2 non rilascia scontrini. L'altro è chiuso.
Arrestato lo spacciatore di settant'anni "I 400 euro di pensione non mi bastano". Gli hanno sequestrato 22 chili di mele cotte.
Migliaia in coda per l'iPhone5. Nel frattempo è uscito il 6.
Smascherata fabbrica di Hogan Tarocche. Un "HT" come logo li ha traditi.
Nicole Minetti sfila in bikini per Parah. Presenta la linea Parahcula.
Renzi si è circondato di persone più brave di lui. Cioè, dài, non dev'essere stato così difficile.
Polverini: «Lascio, Consiglio indegno». Dove per "consiglio indegno" s'intende Berlusconi che le diceva di restare.
Facevano shopping durante il lavoro e uno timbrava per tutti. Incastrato da un'epicondilite.
Fiorito andrà in pensione a 50 anni con vitalizio da 4mila euro al mese: Win Fior Life.
Renzi : 100mila € per il 30° compleanno della Pimpa. Almeno non erano per una minorenne!
Google compie 14 anni. E adesso il motorino (di ricerca)!
27 settembre 2012
Semi di Fiorito
Era il mio primo giorno di tennis, avevo 11 anni.
Una quindicina di ragazzi venuti da ogni parte della città, sperduti su di un campo in terra rossa e attorno a Guido, il maestro di tennis.
Ci fece Guido: Ora io vado dall'altra parte, tirerò una pallina e la farò rimbalzare proprio qui su questa riga, voi dovete appoggiare la vostra racchetta dove pensate che ricadrà a terra facendo il secondo rimbalzo.
Avevamo 15 racchette tutte uguali che appoggiammo sul campo, qualche metro oltre alla riga dove Guido ci disse avrebbe tirato la palla. Così si formarono alcuni mucchietti di racchette (erano tutte uguali, ce le forniva il circolo) e noi dovevamo tenere a mente dove stava la nostra.
La mia stava in quello nel mezzo, che era il più numeroso.
Guido va di là e tira una palla che batte nei pressi della riga e rende subito chiaro a tutti che avevamo sbagliato, ma proprio di parecchio, il nostro pronostico di ricaduta.
Infatti la palla rimbalza molto oltre l'ultimo mucchietto di racchette, circa 4/5 metri.
Quindi c'era chi aveva sbagliato di 4 metri, mettiamo, chi di 4,20, chi di 4,40 e chi magari di 5 metri.
L'esperimento era riuscito e Guido ci aveva dimostrato quanto non fosse da sottovalutare, il rimbalzo della palla e di conseguenza la posizione in cui noi avremmo dovuto trovarci per colpirla. La manfrina poteva finire lì, avevamo tutti ciccato alla grandissima, quello il succo.
E invece Guido, che conosceva i suoi pollastri, volle spingersi oltre e chiese di chi fossero le 4 racchette nel mucchio più vicino al rimbalzo (comunque LONTANISSIME), beh, salta fuori che una decina di ragazzi l'avevano messa lì, anche se le racchette erano solo 4. E come giuravano spergiuravano! Un miracolo. Guido ghignava sotto ai baffi, ma io non ci trovai niente da ridere.
La mia racchetta non ci stava nel mucchio, chiamiamolo, dei meno sbagliati e mai sarei riuscito a vantarmi del contrario, ma era matematico che qualcuno stava facendo il furbo, avendone occasione.
La racchetta indistinguibile poteva appartenere a chiunque e c'era chi aveva deciso di approfittarne. Oggi si sarebbe appropriato di una racchetta non sua, domani avrebbe chiamato fuori una palla dell'avversario che colpisce la riga e dopodomani, magari, eccolo a folleggiare alla Regione col denaro dei contribuenti.
Riflettendo su L'Amaca di ieri, mi è tornato in mente quest'episodio della mia vita che mi aveva lasciato in bocca lo stesso gusto amaro assaporato dopo la lettura del pezzo di Serra.
Dentro ognuno di noi covano tanti bei semini, ce li consegnano con il nostro fagottino di nascituri, poi saranno le circostanze, le conoscenze, le famiglie a innaffiare e concimare un semino piuttosto che un altro. Va da sé che i semi di Fiorito, quando spuntano, si vedono, pure se hai undici anni.
È che alla fine ti chiedi, quando non riesci nemmeno a fare tua una racchetta virtuale in un contesto giocoso, se sei davvero così onesto o se sei soltanto un Bischero, con la B maiuscola.
Una quindicina di ragazzi venuti da ogni parte della città, sperduti su di un campo in terra rossa e attorno a Guido, il maestro di tennis.
Ci fece Guido: Ora io vado dall'altra parte, tirerò una pallina e la farò rimbalzare proprio qui su questa riga, voi dovete appoggiare la vostra racchetta dove pensate che ricadrà a terra facendo il secondo rimbalzo.
Avevamo 15 racchette tutte uguali che appoggiammo sul campo, qualche metro oltre alla riga dove Guido ci disse avrebbe tirato la palla. Così si formarono alcuni mucchietti di racchette (erano tutte uguali, ce le forniva il circolo) e noi dovevamo tenere a mente dove stava la nostra.
La mia stava in quello nel mezzo, che era il più numeroso.
Guido va di là e tira una palla che batte nei pressi della riga e rende subito chiaro a tutti che avevamo sbagliato, ma proprio di parecchio, il nostro pronostico di ricaduta.
Infatti la palla rimbalza molto oltre l'ultimo mucchietto di racchette, circa 4/5 metri.
Quindi c'era chi aveva sbagliato di 4 metri, mettiamo, chi di 4,20, chi di 4,40 e chi magari di 5 metri.
L'esperimento era riuscito e Guido ci aveva dimostrato quanto non fosse da sottovalutare, il rimbalzo della palla e di conseguenza la posizione in cui noi avremmo dovuto trovarci per colpirla. La manfrina poteva finire lì, avevamo tutti ciccato alla grandissima, quello il succo.
E invece Guido, che conosceva i suoi pollastri, volle spingersi oltre e chiese di chi fossero le 4 racchette nel mucchio più vicino al rimbalzo (comunque LONTANISSIME), beh, salta fuori che una decina di ragazzi l'avevano messa lì, anche se le racchette erano solo 4. E come giuravano spergiuravano! Un miracolo. Guido ghignava sotto ai baffi, ma io non ci trovai niente da ridere.
La mia racchetta non ci stava nel mucchio, chiamiamolo, dei meno sbagliati e mai sarei riuscito a vantarmi del contrario, ma era matematico che qualcuno stava facendo il furbo, avendone occasione.
La racchetta indistinguibile poteva appartenere a chiunque e c'era chi aveva deciso di approfittarne. Oggi si sarebbe appropriato di una racchetta non sua, domani avrebbe chiamato fuori una palla dell'avversario che colpisce la riga e dopodomani, magari, eccolo a folleggiare alla Regione col denaro dei contribuenti.
Riflettendo su L'Amaca di ieri, mi è tornato in mente quest'episodio della mia vita che mi aveva lasciato in bocca lo stesso gusto amaro assaporato dopo la lettura del pezzo di Serra.
Dentro ognuno di noi covano tanti bei semini, ce li consegnano con il nostro fagottino di nascituri, poi saranno le circostanze, le conoscenze, le famiglie a innaffiare e concimare un semino piuttosto che un altro. Va da sé che i semi di Fiorito, quando spuntano, si vedono, pure se hai undici anni.
È che alla fine ti chiedi, quando non riesci nemmeno a fare tua una racchetta virtuale in un contesto giocoso, se sei davvero così onesto o se sei soltanto un Bischero, con la B maiuscola.
25 settembre 2012
A domanda rispondi - n. 8
Come si entra nella Folgore?
Aspetta un temporale e mettiti sotto una quercia.
Secondo voi il nome può influenzare la vita di una persona?
Se sei Pippa Middleton, ad esempio, ti dà una mano.
Non si fa toccare da me...perchè?
Freddie? Freddie Kruger?
Raga aiutatemi, mi sono spuntati 4 brufoli enormi, e domani devo andare ad una festa..10 punti?
Te li apri con un trincetto e usi i 10 punti per la sutura.
Credete nel paradiso o inferno?
Come ogni stitico credo più nel purgatorio.
Stasera vorrei invitarla ad uscire.. ke mi invento per convincerla?
Dille che al posto tuo mandi il tuo amico, quello discreto.
Ma se prendo la pillola e per caso rimanessi incinta...il ciclo mi viene lo stesso?
Credimi, sarebbe il male minore.
Come posso scaricare windows xp?
Illegalmente.
A cosa vi fa pensare una ragazza a cui piace charlie chaplin?
Son tempi moderni, valla a capi'.
Come definireste una storia che dura da 2 anni?
Biennale.
Come posso abbinare maglia e pantaloni con borsa e scarpe?
Ambarabacciccoccò.
Quando due fratelli litigano, i genitori?
Scommettono.
Quale frangetta è adatta a viso lungo e fronte alta e spaziosa?
La frangia estremista.
C'è qualche bella ragazza di 18-19 anni di Firenze disposta a masturbarmi con i suoi piedi?
Quindi una di 20 anni di Bologna, non va bene? Faccio per capire...
SESSO ORALE: come chiederlo al mio ragazzo?
Vogliamo andare da Maria a C'è potta per te?
Ho paura di aver sbagliato scuola (terzo anno) cosa devo fare?
Se all'appello ti chiamano, sei in quella giusta.
Secondo voi è giusto che giochino i giovani in nazionale?
Sono gli unici giovani che hanno un lavoro.
Ma per te è una cosa romantica, l'avere l'orgasmo contemporaneamente al tuo partner?
Volevi dire utopistica, vero?
Ragazze ho bisogno di un aiuto: dopo una settimana mi sono venute di nuovo le mestruazioni, è normale?
E' tutta 'sta mania del riciclo.
Quante di voi vorrebbero un uomo-straccio?
Ho delle amiche che s'accontenterebbero d'uno straccio d'uomo.
Che uscita devo prendere dal GRA per andare ad Ottavia?
Quella giusta.
Come faccio a sapere se nel mio palazzo ci sono persone in linea su facebook?
Bussi e chiedi: "Aho, che stai su feisbucche?"
Mi potete dire i tre motivi fondamentali del perchè si legge poco?
I tre motivi di che?
Quanti etti devo togliere se mi peso vestita?
Cristosanto, gnùdati! Ah, sei in farmacia? Ops
Sono alta 1.61 e peso 51 chili, vorrei arrivare a pesarne 48. Cosa devo fare?
Dimagrire 3 chili.
Scuse efficaci per evitare interrogazioni?
Ho passato tutto il pomeriggio su Yahoo Answers.
--------------------------------------------------------------------------
Qui trovi le sessioni precedenti: 1 2 3 4 5 6 7 SE
Aspetta un temporale e mettiti sotto una quercia.
Secondo voi il nome può influenzare la vita di una persona?
Se sei Pippa Middleton, ad esempio, ti dà una mano.
Non si fa toccare da me...perchè?
Freddie? Freddie Kruger?
Raga aiutatemi, mi sono spuntati 4 brufoli enormi, e domani devo andare ad una festa..10 punti?
Te li apri con un trincetto e usi i 10 punti per la sutura.
Credete nel paradiso o inferno?
Come ogni stitico credo più nel purgatorio.
Stasera vorrei invitarla ad uscire.. ke mi invento per convincerla?
Dille che al posto tuo mandi il tuo amico, quello discreto.
Ma se prendo la pillola e per caso rimanessi incinta...il ciclo mi viene lo stesso?
Credimi, sarebbe il male minore.
Come posso scaricare windows xp?
Illegalmente.
A cosa vi fa pensare una ragazza a cui piace charlie chaplin?
Son tempi moderni, valla a capi'.
Come definireste una storia che dura da 2 anni?
Biennale.
Come posso abbinare maglia e pantaloni con borsa e scarpe?
Ambarabacciccoccò.
Quando due fratelli litigano, i genitori?
Scommettono.
Quale frangetta è adatta a viso lungo e fronte alta e spaziosa?
La frangia estremista.
C'è qualche bella ragazza di 18-19 anni di Firenze disposta a masturbarmi con i suoi piedi?
Quindi una di 20 anni di Bologna, non va bene? Faccio per capire...
SESSO ORALE: come chiederlo al mio ragazzo?
Vogliamo andare da Maria a C'è potta per te?
Ho paura di aver sbagliato scuola (terzo anno) cosa devo fare?
Se all'appello ti chiamano, sei in quella giusta.
Secondo voi è giusto che giochino i giovani in nazionale?
Sono gli unici giovani che hanno un lavoro.
Ma per te è una cosa romantica, l'avere l'orgasmo contemporaneamente al tuo partner?
Volevi dire utopistica, vero?
Ragazze ho bisogno di un aiuto: dopo una settimana mi sono venute di nuovo le mestruazioni, è normale?
E' tutta 'sta mania del riciclo.
Quante di voi vorrebbero un uomo-straccio?
Ho delle amiche che s'accontenterebbero d'uno straccio d'uomo.
Che uscita devo prendere dal GRA per andare ad Ottavia?
Quella giusta.
Come faccio a sapere se nel mio palazzo ci sono persone in linea su facebook?
Bussi e chiedi: "Aho, che stai su feisbucche?"
Mi potete dire i tre motivi fondamentali del perchè si legge poco?
I tre motivi di che?
Quanti etti devo togliere se mi peso vestita?
Cristosanto, gnùdati! Ah, sei in farmacia? Ops
Sono alta 1.61 e peso 51 chili, vorrei arrivare a pesarne 48. Cosa devo fare?
Dimagrire 3 chili.
Scuse efficaci per evitare interrogazioni?
Ho passato tutto il pomeriggio su Yahoo Answers.
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