Quando mi tocca porto France alla fermata dello scuolabus.
Eccolo che arriva, ciao ciao, niente bacino in pubblico che lo vedono peccarità.
Sale sopra e, diretto come un fuso e a testa bassa, va a fiondarsi su un sedile dall’altro lato del mezzo.
Non c’è pericolo che mi risaluti da sopra, oltretutto raramente proferisce parola o interagisce con altri esemplari della sua razza prima che siano trascorse un paio d’ore dalla sveglia.
E così saluto la Sarina e Nicco, che sono i figli di una mia amica, che stanno già sopra, che magari non avrebbero neppure tutti questi motivi per essere allegri, ma che hanno un’espressione da vita ti amo che ti fa srotolare il primo passo della giornata nella direzione giusta.
Poi lo scuolabus comincia a sfilarmi piano che ancora sorrido, e qui lo vedo. Se ne sta seduto nell’ultima fila, lato strada, è il bambino ciccio che nessuno di noi vorrebbe essere.
Mi guarda, lo sa che ho salutato dei bambini, probabile che si sia accorto pure che non mi scambiavo i sorrisi con il mio, ha gli occhi attenti. Non implora, non chiede niente, eppure ha scorto uno spiraglio in quella porta dove può infilarci un piede.
Lo guardo anch’io, e poi succede che all’unisono alziamo la mano e ci salutiamo. Senza conoscersi, almeno fino ad allora.
Mi commuovo con poco.
Tornando verso casa sorrido, ho la mia ratatouille a cui pensare: quando, bambino, pedalavo sull'Airone gialla 26 fino al cavalcavia sull’autostrada e lì, aggrappato alla rete, attendevo la macchina giusta, pescata in quel fiume di veicoli sulla Milano-Roma, la macchina con dentro un adulto che puntasse lo sguardo oltre il suo cruscotto e che mi potesse regalare un saluto con la mano. E un sorriso.
I sassi ancora non erano stati inventati.
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edit del 17 ott 2012 - è diventato un piccolo rito adesso, ogni volta ci salutiamo, come due vecchi amici che sono stati a bersi una birra.
secondo me tutti abbiamo salutato qualcuno, dal cavalcavia. e quando il saluto veniva ricambiato eravamo contenti. e quando mi succede adesso, che io sono quella sotto, e c'è qualche bimbo che saluta, dall'alto (perchè, l'avresti mai detto? lo fanno ancora?) io saluto. Perchè sì.
RispondiEliminaBello!
RispondiEliminasuccede anche a me e mi commuove...
Raccontato così, e' come vederlo :)
S.ilvya
Non vale. M'hai fatto venire un luccicone. Prima per il bambino ciccio e poi per l'altro.
RispondiEliminal'altro era secco allampanato
EliminaQuando sono dietro ad una macchina con bambini che guardano dal lunotto li fisso per un po' e poi faccio la linguaccia, quasi sempre rispondono a tono e ne nasce uno scambio di sberleffi e quando la mamma li riprende ci facciamo l'occhiolino e complici per sempre.
RispondiEliminada provare!
Eliminaanch'io anch' io come Giovanni. E funziona sempre, che ci si sente amici tipo croce sul cuore ;-)
Eliminabello sto post. Anche io avevo di quelle abitudini e anche ora se vedo un bambino che guarda sorrido sempre....:P
RispondiEliminaMi hai ricordato un bambino di più di vent'anni fa...
RispondiEliminaComunque, se me lo concedi, è questo il tuo posto. :)
sì, certo, ma contengo moltitudini, e si agitano.
EliminaBello, sì :-)
RispondiEliminacommovente, già.
RispondiEliminaera un sacco di tempo che non mi commuovevi.
RispondiElimina:)
Io il ciccio dell' ultimo posto in fondo ce l' ho tra i "miei" bambini, quelli a cui faccio lezione di italiano il sabato mattina. Ha i capelli rossi e i denti un filo da coniglio. Oggi abbiamo fatto un collage in coppia, ed un bambino si e' rifiutato di stare con lui. Vi risparmio quello che gli ho detto, ma se l' e' meritato tutto, lui che crede di essere il figo del gruppo.E lo sguardo che ci siamo scambiati alla fine, io e il ciccio coi denti un filo da coniglio non ha prezzo. Siamo amici per sempre, anche se sono la sua maestra del sabato.
RispondiEliminaPrrrrrr per il fighetto
RispondiElimina"raramente proferisce parola o interagisce con altri esemplari della sua razza prima che siano trascorse un paio d’ore dalla sveglia."
RispondiEliminaSento di essermi innamorata di France.
Dici che sono abbastanza matura per lui? ;)
I sassi, che invenzione geniale.
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