31 marzo 2016

I giorni di Gigi Riva


L’ho letto, sì, divorato più esattamente.
Ringrazio un amico di Cagliari che me l’ha prestato. La dedica è per lui, ovviamente, che da piccolo si prese, in un dopo-allenamento del grande Cagliari all’Amsicora, una pallonata da Riva nelle costole e il giorno seguente si trovò, regalata dal nostro, la mitica maglia con i laccetti, la numero 11.
L’ho letto con estrema cura, girando ogni pagina come se avessi alle mani la Bibbia di Gutenberg.
E l’ho difeso dalle mice artigliose, riponendolo sempre in una sorta di custodia rigida inattaccabile in mia assenza.
Purtroppo non ho potuto sottolineare nulla né orecchiettare pagina alcuna e quindi non sarei in grado di riportarvi i pezzi salienti.
Fidatevi però, se siete appassionati di quel periodo calcistico attorno al 1970, questo tomo è da considerare un’imperdibile lettura.
Tra l'altro, anche di foto ce ne sono di straordinarie.
E se oltre alle gesta sportive di Gigi Riva da Leggiuno…
Volete conoscere Arturo “Sandokan” Silvestri
Volete leggere di Comunardo Niccolai o di Manlio Scopigno
Volete saperne di più su La Partita: Juventus-Cagliari 2-2, del 1970.
Volete sapere chi scambiò la maglia con Pelé nell’amichevole con il Santos
Volete sapere come Arrica abbindolò Baglini per accaparrarsi le prestazioni sportive di Enrico Albertosi aggratis
Volete conoscere Reginato o Tomasini, Zignoli o Greatti...
Allora non perdetevi I Giorni di Gigi Riva (Paolo Gabriele – ed. AIPSA - 4,2 carver)

28 marzo 2016

Sai copiare i temi di un bambino di quinta?

- I bambini hanno diritto alla privacy?
- Certo
- Anche i bambini di dieci anni?
- Certo
- Beh, non in questa casa!

E quando France verrà a sapere della pubblicazione degli estratti dai suoi temi io speriamo che me la cavo.


Descrivi con ricchezza di particolari un ambiente delle tue vacanze
Myrtos, la spiaggia più bella di Cefalonia, è una spiaggia di sassi, sassi piccoli, grandi, medi, neri, rosa, bianchi e anche di un po' di sabbia. A sinistra c'è un bar, non molto piccolo come i bar delle altre spiagge, è abbastanza grande tipo come due elefanti africani sdraiati.

Le mie scarpe raccontano
Ciao, io sono scarpa da basket e il mio padrone ha dieci anni, io solo due. Lui gioca a basket da quattro anni, io solo da due. Insomma, lui mi batte in tutto, tranne che in ammortizzatori, lì vinco io due a zero.

Un ippopotamo nella piscina
Guardai fuori dalla finestra e c'era l'ippopotamo, scesi in giardino ma vidi solo una roccia, risalii e vidi l'ippopotamo, scesi velocissimo (a 1000 km al mese) aprii la porta e caddi nella piscina di fango e mentre ero sotto al fango pensai che ci fosse stato un ippopotamo ma lì fuori c'era una roccia.
Poi tornai a letto pensando di essere pazzo.

Scrivi una lettera a una tua insegnante
Cara maestra Claudia, scusa se mi sono comportato male durante le ultime lezioni. Spero di non scordarmi di nuovo la chiavetta usb. Anzi, me lo scrivo sul diario: per lunedì portare la chiavetta usb.

Racconto fantasy: Rohan il guerriero
Era a due draghi di distanza dal re degli Orchi. Lanciò la sua lancia sulla mano dell'Orco, poi si avvicinò: "Mossa suprema!" e gli staccò la testa.

Pregi e difetti nel mondo delle femmine
Uno dei loro difetti è che sono femmine e i maschi non sopportano le femmine anche se non so perché. Hanno i capelli troppo lunghi, e quando si girano di scatto ti colpiscono la faccia, non vedi più nulla, perdi l'equilibrio e cadi a terra.
Poi dicono sempre "Cosa?"
Ad esempio se dici "Ciao", loro rispondono "Cosa?"
E non ascoltano, hanno cose di meglio da fare: tipo guardare le mattonelle.

Racconto giallo: Nel cortile sono comparse delle impronte misteriose
Nei dintorni di Palermo in un paesino tranquillo tranquillo sparì il sindaco e quindi Marco il detective si mise ad indagare. Marco osservò attentamente il cortile del sindaco e vide sul fango venti impronte che uscivano e dieci che entravano: "Molto strano!"

La gara di Gibo
A Cnosso viveva un ragazzo di nome Gibo che voleva vincere una gara di cavalli. Mentre tornava a casa trovò Bibo che gli disse:
"Ti sfido a un giro di tutta Cnosso, si parte da qui e il traguardo è qui".
"Quando si parte?"
"Ieri mattina!"
"Come ieri mattina?"
"No dai era uno scherzo, domani mattina".

24 marzo 2016

Tutti volevano essere Cruyff



Il problema era che tutti volevano essere Cruyff. Il giocatore dell'Ajax aveva appena iniziato a marcare la sua impronta nella storia del calcio che già, in tutta l'area del globo appartenente alle terre emerse, i ragazzini di ogni età non desideravano altro che incarnarsi nel fenomenale olandese, per una partita, per mezz'ora, o anche soltanto per il tempo necessario a calciare un rigore.
(Bande)

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Essere Johan Cruyff
Olanda desolata

23 marzo 2016

One+qualcosa per un manga di successo

Tra i cartoni, pardon anime, a cui figlio uno instrada figlio due, dopo anni di One Piece, va di moda One Punch.
Ora, nelle attività che figlio due sviluppa a corredo della visione di One Punch, ci sono riproduzioni grafiche e modellazioni dei personaggi avvalendosi dei mattoncini Lego (dio, o chi per lui, li abbia in gloria).
Càpita che me li faccia vedere 'sti personaggi... questo è tizio questo è caio questo è cristo e questo è la madonna.
- E questo, questo chi è? Faccio io indicando l'unico senza capelli e sanza copricapo.
- Questo è il capo: One-punch! Un pugno.
(scoprirò poi che ha pure un nome vero: Saitama)
- Il capo? Ma è calvo...
- No, si è solo allenato duramente.
Cristosanto, era così semplice.
Allora, da adesso in poi facciamo così: non voglio più sentir parlare di alopecia, di tre peli, di calvizie, di capelli radi, di piazza e di chierica... mi sono spiegato? Avete compreso bene?
Mi-sto-solo-allenando-duramente.
Saluti.

16 marzo 2016

Di Prinz ma più di Pickup


A me quelli col pickup mi fanno un po’ paura.
È irrazionale ma è così.
Mi fanno più paura di quelli con la Prinz NSU negli anni '70.
La sensazione non è quella che mi arrivi un calcio rotante, è più infida, sottile. Saranno i telefilm americani, non so, ma ho sempre paura che il pickup si fermi davanti a me, scendano in tre o quattro, un colpo in testa e via con me svenuto nel cassone e coperto da un telone blu, grezzo e impermeabile.
E poi dopo son pronto a essere seviziato, privato dei reni, sciolto nell'acido, preso a secchiate d'acqua gelata e interrogato in un garage sotterraneo o ficcato giù attraverso un buco nel ghiaccio di un lago (troppi Fargo?).
Ergo diffido dei pickup, sto sempre all'erta e pronto a fuggire quando ne vedo uno.
L'altro giorno ce n'era uno sul mio itinerario di corsa, su una stradella boschiva, era fermo cento metri avanti a me e non potevo né scappare né evitarlo.
A un certo punto - giuro - son scesi dal lato passeggero una donna (cinese!) e dal lato guidatore un tizio sigillato in una tuta integrale bianca modello virus letale. Non so di quali rifiuti radioattivi cercassero di liberarsi, ma io ho pensato che fosse la fine (troppi Narcos?).
E invece poi.

14 marzo 2016

Frazionare per resistere

Il principio era il profe, il mio profe di Diritto Economia Emilio Signorini, detto anche "è vero, naturalmente è vero". Egli, vedendoci alquanto depressi attorno ai primi d’ottobre per la fine dell’anno scolastico che appariva lontanissima e quasi irreale, ci disse:
- Su di morale, ragazzi, che del vostro anno ne è già passato un diciottesimo!
Con me funzionò subito: pensare che dopo appena altre stupide diciassette parti dell’intero sarebbero arrivate le vacanze produceva una vaga, anche se immotivata, gioia.
E da allora fraziono il frazionabile quando devo resistere a qualcosa di particolarmente lungo e/o fastidioso e/o noioso.
E frazionando la situazione migliora, il mio cervellino bacato proietta un grafico a torta con le fette trascorse colorate e tutto mi sembra più agevole.
E la fine dello strazio o il completamento dell’opera appare, se non vicino, almeno concreto.
D’accordo è soltanto una roba che origina dalla mente, siamo allineati, ma del resto è lei che comanda qui.
Questo post vi sembra lungo? Tranquilli ne avete già letti i tre quinti.
Correte? Frazionate il tratto in salita in terzi, o in sesti (coi multipli di tre mi viene meglio) e poi quando state con la lingua a terra consolatevi pensando a quanti ne avete già corsi, vi sentirete riavere.
Siete a una di quelle riunioni in cui qualcuno blatera a vanvera? Frazionate il tempo totale e mettetelo in relazione con quello già trascorso.

Attenzione - maneggiare con cautela! - non funziona con le cose buone.
Se vi mettete lì a frazionare la vita capace chi vi viene voglia di andare a tirare un calcio in culo all’Emilio su.

10 marzo 2016

La televisiun la g’ha paura de nisun


Ma molti hanno paura che ella - la televisiun - rovini loro la reputazione.
Tira via Quelli che non ce l’ho la televisione, che già mi stanno pesi, ma Quelli che non la guardo la televisione, quelli non li reggo proprio.
Attenzione, non sono quelli che non hanno o non guardano la televisione per davvero, sono quelli che lo dichiarano soltanto, con ingiustificato orgoglio e senza che nessuno glielo chieda.
Una excusatio non petita catodica.
Nel senso, padronissimi di avere l’apparecchio e non guardarlo, e non accenderlo proprio. Magari la tv è in casa solo per i figli, o proviene da un’eredità.
Tranquilli, continuate a non guardare la televisione, a seguire solo le cose che vi interessano in streaming o in podcast o su youtube, o anche no.
Il problema non è quello che fate, ma quello che volete far credere di fare, o NON fare in questo caso.
Guardare la televisione sembra sia diventato il peggior indice di grettezza, ignoranza, popolanità e allora non la si guarda per definizione. O non ce la si ha.
Fateci caso, è pieno di Quelli che…:
“Premesso che io non la guardo la televisione, ieri Crozza…”
“Per caso ieri, che io non l’accendo mai la tivù, ho visto un servizio de Le Iene…”
“Oh, ieri ho indovinato la ghigliottina, guardo solo quei cinque minuti perché poi Frizzi (o Conti o chi per lui) non lo sopporto.”
“Sanremo, non lo guardo proprio, Sanremo?!? Però forte l’imitatrice lì… lei è ganza.”
Dài ragazzi potete appicciarla, guardarla, nessuno ve lo rinfaccerà e, soprattutto, c’è di peggio.
E non sarete più belli o più colti ripudiando la visione, ché poi magari finite a sbirciarla dall’app del telefonino.
E non sarete più informati solo perché dite di leggere due blog di tendenza, invece di sorbirvi Mentana o Giorgino, sarete solo più snob.
Persino le riflessioni di Jannacci...
   La televisiun la g’ha na forsa de leun
   la televisiun la g’ha paura de nisun
   la televisiun la t’endormenta cume un cuiun
...sono ormai un po’ fuori tempo.
Adesso, il grande Enzo, ti parlerebbe dello smartcoso, di facebook o dell’iperconnettività se ti volesse prendere per il culo.
La televisione, ma chi la caga più, puoi smettere di guardarla di nascosto.
Coming out telespettatore, dai retta a un bischero, tra un po' farà tendenza più che ascoltare un vinile.

8 marzo 2016

Del diario vissuto di Giovanna (14)


16 agosto 1954
Oggi sono stata a casa tua dove la tua casa sarà un giorno la mia è per questo che ci sto tanto volentieri.
Oggi però è stato un giorno di confusione, è stato il giorno di battitura, dove per la seconda volta sono venuta a battere a casa tua.
Vedi Neno quando sono con te, in casa tua, vicino a te mi sembra di vivere in un altro mondo eppure Neno è così sai! Devo combattere su tutti e contro tutti, per vivere sempre vicino a te.

29 agosto
Erano i primi giorni di sereno, siamo partiti presto per andare a il Forte dei Marmi. Dopo tante delusioni questa volta abbiamo vinto.
Con noi c'era anche il mio fratello Remo.
Dopo qualche domenica di fresco abbiamo scelto oggi quella del mare.
Per prima cosa andammo a trovare la mia sorella che era là per curare il ginocchio.
Fu una giornata splendida e bella e godemmo tutto il sole e facemmo un bel bagno, era un vero divertimento e a me piace tanto il mare, e poi stando con te quanto è più bello!
Il mio amore sarà tanto grande che tu non sai quanto. Quanto il mare che abbiamo visto oggi.
Sei contento amore mio?
Sì perché ti vedo sorridere.
Ebbene ora dammi anche un bacio...
Ed eccolo, Gianna mia, tu sei fatta per me e ti amerò sempre.
Perché?
Perché tu ora sei mia, mia davvero.
Ed abbracciandoci vivemmo nel nostro sogno d'amore.

4 settembre
Ed ecco che sento pesare un altro anno di più sulle mie spalle con anche un po' di malinconia e un po' di nervoso, dato che ero a tagliare le vestaglie che è il mio lavoro, con quel metraggio che mi avevano dato non venivano, e rigira di qua e rigira di là, mi fecero scappare la pazzienza e così mi sgorgarono due grosse lacrime dai miei occhi.

5 settembre
E così oggi siamo andati a fare una girata per completare il mio compleanno, dato che ieri avevo avuto una giornata un po' nera. Oggi siamo andati a Fiesole.
È bello Fiesole per due sposini, vero Neno?
Però Fiesole è sempre Fiesole, vedere il panorama della nostra Firenze, si vede tanti e poi tanti monti.
C'è chi va per sognare, c'è chi si sa amare, c'è chi lascia ricordi a Fiesole.
E così facemmo noi che lasciammo anche i colfi nella filovia, e così Neno per me tu ti partisti involata per andare al capolinia per riprenderli.
Ed io diedi in dirotto pianto dato che ero sempre un po' nervosetta del giorno avanti.
I colfi funno ritrovati, ma io la serenità no.
E la rifacevo anche con te Neno, però tu mi devi perdonare e comprendere perché tante volte non è colpa mia, è che mi lascio pigliare dai nervi, e dopo dico anche i che non dovrei dirti.

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Quaderno del diario vissuto di Giovanna
Anema e Core
Dove si va signorine?
Qui vedi dove dormo e ti sogno
Se un giorno mi avverasse
Mi bacia sulla bocca e baci e baci 
Quando non c'è la partita di calcio manca tutto  
Perché l'amore sarà al centro di tutto
Qui intrecciammo la lilla 
Montaccino si chiamava il posto dove tu stavi 
E allora forse ci parrà di sognare ancora
Il nome non te lo scrivo intanto tu lo sai di già
È stato un giorno di sposa, di moglie e di massaia
- Le mie lacrime si confondono con le mie parole

4 marzo 2016

Denti


Il 4 marzo del 1971 è stato un giorno terribile per me.
Ogni anno è un po' un'angoscia.: vivo molto peggio questa ricorrenza, di quanto posso vivere bene i compleanni, ad esempio.
Ed è un affaire del quale non amo nemmeno parlare, ovvio.
Ritengo che sia stato il giorno che più ha inciso nella mia formazione di ragazzo prima, e di uomo poi. Indirettamente ha influito sul mio carattere in maniera pesante e di conseguenza sulla mia vita.
Ho dovuto lottare anni, solo per raggiungere una sorta di acquietamento e per combattere le pieghe che la mia socialità aveva preso e che non andavano per il verso che avrei voluto.
E lo sapevo, l'ho sempre saputo che molto della mia timidezza, della mia insicurezza e, perché no, della mia infelicità di allora dipendeva dagli accadimenti di quel giorno.
Ne scrivo per esorcizzare questa pena che ancora mi ravana dentro da qualche parte.

Ero vestito da Zorro e facevo il grullo per casa, così narra la leggenda, quando son caduto e mi sono spaccato 3 denti davanti.
Per prima cosa mi son beccato un Te l'avevo detto io che non dovevi vestirti da carnevale che siamo già in quaresima!
Poi il dentista il giorno dopo che sentenzia: fino a quando non avrà 16 anni e la bocca avrà smesso di crescere è inutile fare un lavoro definitivo.
Poi mia mamma, che figurati se ci pensa a farmi un lavoro provvisorio. Costa. È un di più.
Così va il mondo, e per 7 lunghi anni lo affronto da sdentato.
Anche questa parola devo esorcizzare, così infatti mi chiamò Cecilia, la mia innamoratina delle medie - senza cattiveria, è vero, scherzavamo e ci prendevamo in giro rubando gli epiteti da un dizionario d'inglese - segnandomi per sempre.
Avete presente le cose che succedono ai ragazzi da 9 a 16 anni?
Ci s'innamora, esame di quinta, si va alle medie nuovi amici, ci s'innamora, si va al corso di tennis nuovi amici, ci s'innamora, esame di terza media, il motorino, si va alle superiori nuovi amici, ci s'innamora, ci si vede con i vecchi amici delle medie che portano nuovi amici, ci s'innamora, si comincia a uscire da soli e, manco a dirlo, ci s'innamora.
E tutto questo da sdentato.
Aspettando che la bocca del cazzo smetta di crescere.
D'accordo i miei saranno stati ripresi dalla piena e ignoranti, ma manco un amico che abbia detto loro Ma come lo mandate in giro 'sto citto?
Giuro mi salgono ancora le lacrime se mi ripenso davanti allo specchio del bagno, chiuso dentro, a modellarmi i pezzi di denti mancanti con il chewingum.
Che poi i denti rotti erano scheggiati in obliquo e, obiettivamente, non era un bel vedere. Chi l'avrebbe mai voluta baciare una bocca così? Che oltretutto non smetteva di crescere.
Ho temuto che non mi sarei mai fidanzato, che non mi sarei mai sposato (forse per questo son diventato un marito seriale), ho temuto che non sarei mai diventato padre.
È stato il mio medioevo.
E sapete anche perché ho sviluppato la mia passione viscerale per Gigi Riva? Sì certo perché era l'idolo calcistico per eccellenza e perché è un grande uomo. Ma quand'ero piccolo, e sdentato, avrei voluto essere proprio come lui anche perché, quando parlava, il suo labbro superiore non scopriva mai i denti.
Guardatelo, che differenza avrebbe fatto averli interi o averli rotti se fossi riuscito a parlare come Gigi?
Ma niente, non era mica facile.
In alternativa a essere come Riva, avrei voluto essere come mio nonno (un altro Gigi, guarda caso) che praticamente non parlava mai e quindi aveva ben poche necessità di mostrare la dentatura.
L'aspetto peggiore di tutta la faccenda riguarda il riso, il sorriso. Quando ridi non puoi fare a meno di scoprire i tuoi denti.
Bene, ogni volta che ci stava un sorriso, ogni volta nei 7 famigerati anni, c'era l'omino dei denti rotti dentro di me che mi diceva Ehi fermo, che fai? Trattieniti! Metti la mano. Che ti sorridi? Non ricordi che c'hai gli incisivi scheggiati?
Eccome se me lo ricordavo! La Cecilia mi aveva chiamato sdentato, come potevo dimenticarmelo?
Ma all'omino dei denti rotti piace mettere il coltello nella piaga.
E forse nasce un po' da qui il mio desiderio per il fatto che a sorridere siano gli altri. Io ho sempre preferito essere il clown triste piuttosto che il pubblico divertito. Almeno, non ci sarebbe stato da scoprire i denti davanti.
Ma, alla fine, ci voglio vedere l'aspetto positivo anche in questa storia e non voglio lasciare né voi né me con l'amaro in bocca, in questa bocca che alla fine ha smesso davvero di crescere, cristosanto.
Non potendo sorridere e non potendo parlare liberamente ogni volta che avrei voluto - ed essendomi innamorato quel fottìo di volte - ho sempre cercato di sviluppare altre qualità da poter mostrare alle mie belle in particolare o agli altri in generale, ho cercato di migliorarmi laddove il ragazzino bello col caschetto e 64 denti smaglianti magari non ci pensava nemmeno.
Anche se cercare il lato positivo nella sofferenza è una cosa un po' troppo cristiana, un po' troppo di quel dio cattivo e noioso preso andando a dottrina, per poterla avvalorare in pieno.

2 marzo 2016

Con Isee e con i ma (la storia non si fa)

Uomo affranto

Volta la carta e pèggiora, si dice da noi.
Ve le ricordate le tre i? Poi venne l'informatizzazione, la digitalizzazione e la rulloditamburi SEMPLIFICAZIONE.
Mah. Come si può intuire dal titolo sono stato a fare l'Isee (ora DSU) e ho delle recriminazioni.
Premesso che tutto quello che gli gira attorno assume sempre più l'aspetto di una macchina infernale e che forse basterebbe integrare qualche dato sul 730 per ottenere lo stesso risultato, premesso questo, e al di là di questo, mi chiedo in che direzione stiamo andando.
L'avevo fatto due anni fa, semplice, anche se la preparazione degli incartamente è una pippa terribile.
Andai lì, portai tutto, e mi rilasciarono la mia attestazione, al volo.

Epopea Isee 2016:
1° appuntamento (27 gennaio)
E niente, questo lo devo disdire io perché in banca, nonostante i botti di fine d'anno siano ormai un lontano ricordo, non hanno disponibile il dato della giacenza media (era richiesto già lo scorso anno, tra l'altro), dato che - ovviamente e non ve lo devo dire io - il sistema ha già in pancia. Oh, non sono in grado di farglielo sputare, troppo impegnati a evitare il fallimento, si vede.

2° appuntamento (12 febbraio)
Porto tutto, anzi no, non porto tutto perché era impossibile portare tutto: un documento che avrei dovuto produrre solo se avevo un figlio universitario (la sentenza di divorzio) andava portato a prescindere, nonostante il chiarimento avuto con il numero verde.

3° appuntamento (1° marzo)
Porto la documentazione mancante. Registrano tutto, bene, aspetto l'attestazione fiducioso. E illuso.
"Il suo Isee sarà pronto tra 15 giorni (QUINDICI), allora potrà passare a prenderlo!"
Cosa? COSA?
Cioè devo tornare, devo tornarci un'altra volta!
Probabilmente dietro c'è un algoritmo megaloide dato in pasto a Pensiero Profondo che dovrà partorire la risposta alla domanda fondamentale sull'Isee, l'universo e tutto quanto.
Fa 42, alla fine, ve lo posso dire anch'io.
Ma roba da pazzi, devo tornare.
E non me lo possono mandare nemmeno per email.

4° appuntamento (16 marzo p.v.)
Magari rammentatemelo.


1 marzo 2016

Il cestino del pane


Una pizzeria la vedi da come fa la margherita, una gelateria dalla crema e dal cioccolato e un ristorante lo vedi dal pane.
Lo so che quasi mai è il ristorante a fare il pane, ma ugualmente la cura con cui dovrebbe sceglierlo è la cartina di tornasole di un’attenzione che troverete poi nella preparazione dei piatti, nell’accoglienza, nella cortesia e nel conto.
Perché quando passi quei dieci minuti da solo con il cestino del pane, in attesa che la pappatoria decolli, è allora che fai le tue prime considerazioni.
Se vuoi giudicare in tempi brevi, devi fare un po' come quando dal cocomeraio ti fai fare il tassello per non rischiare di comprare dieci chili di zucca insapore.
E un persona, però, a parte Nino che il giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia, una persona, da cosa la valuti?
Vige sempre la regola del semplice, sarei tentato di dire da una stretta di mano, ma no, direi che ha senso solo in negativo per quelli che ce l'hanno moscia, tra quelli che stringono è pieno di ti-faccio-vedere-chi-sono-fratturandoti-una-trenina-di-dita e dio, o chi per lui, ce ne scampi.
Come si può giudicare, senza quasi correre il rischio di sbagliare, la bontà di una persona in tempi brevi? Posso capire lo spessore di qualcuno che ho conosciuto da poco, in un tempo limitato?
Forse dallo sguardo, dal sorriso? (dalle poppe?).
No, alla fine torniamo sempre lì. Le persone che stanno un gradino sopra alle altre sono quelle che ascoltano, anzi, che sanno ascoltare. Che non è banale, è una roba complicatissima.
Non devi star lì a oscillare la testa fingendo attenzione in attesa che tocchi a te parlare o, peggio, interrompendo perché tocca a te parlare. E non devi ascoltare filtrando via la monnezza e memorizzare solo quello che ti fa piacere sentire, devi essere in grado di ascoltare, di dedicare la tua attenzione vera a chi ti parla.
La persona che ascolta, che sa ascoltare, è quella che ha il pane migliore.
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