26 marzo 2020

Lettera dal fronte

Qualcuno si ricorda di questa ragazza? Bella de zio!
La bimba in questione - bella pure de su' nonna, la poetessa Giovanna -, ha condiviso una riflessione su quello che da qualche giorno è il suo nuovo lavoro, nel reparto Covid dell'ospedale qui da noi.
Ve la riporto, non c'è molto da aggiungere.



Vedere questi pazienti col Covid è tosta!
Non poterci parlare. Toccarli il meno possibile.
Soli nelle loro stanze, a fissare il vuoto, tutti con le ventimask per poter respirare.
E noi infermieri quando entriamo in reparto siamo bardati da cima a fondo. E se ci manca qualcosa abbiamo un telefono interno con cui parlare con il collega che sta fuori e ti va a prendere quello che ti serve, deflussori, siringhe...

Te sei lì. Dentro, chiuso... In trappola, come loro.
Unica salvezza (e ti giuro che dopo che sei un'ora dentro, diventa una vera e propria salvezza) quella porta che ti riporta tra i "sani e i vivi"
È come se entrando tu entrassi nel regno dei morti, e sei lì con loro. E sai che se fai qualche passo falso puoi essere uno di loro.
E quella porta è la salvezza che ti riporta di là.

E loro poverini che ti chiedono "Ma sto meglio di ieri?". E te che gli dici di sì... li guardi negli occhi, ti senti morire.

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