30 settembre 2014

Il mio barbiere - (un plagio spudorato)

(Mario Rinaldi - Barbiere)
Ho letto un'opera sperimentale in formato tweet che mi è piaciuta un sacco, per contenuti e originalità, perciò, se avete voglia, sta QUI.
E poi niente, nel mio piccolo ne ripropongo una versione personale (assolutamente vera), anche se per forza di cose l'ho dovuta ambientare in un passato di più rigogliose capigliature.


Il mio barbiere c'aveva sempre una specie di sorriso stampato in faccia.

Il mio barbiere lo chiamavano Carezza.

Pochi si chiedevano perché il mio barbiere lo chiamavano Carezza.

Molti lo sapevano perché il mio barbiere lo chiamavano Carezza.

I miei genitori lo sapevano perché il mio barbiere lo chiamavano Carezza.

Nonostante questo i miei genitori mi mandavano dal barbiere che tutti lo chiamavano Carezza.

Il mio barbiere sforbiciava una ciocca e faceva una carezza.

Il mio barbiere portava i capelli come Gastone Paperone.

Il mio barbiere aveva i giornalini sconci che tirava fuori su richiesta, ma non li faceva vedere ai bambini.

Il mio barbiere aveva il negozio sull'angolo, ma l'insegna da una parte sola.

Il mio barbiere mi chiedeva se volevo i capelli come l'altra volta.

Il mio barbiere si diceva che avesse una storia con il Mariani.

Il mio barbiere è in pensione ma lo vedi ancora al circolo con il Mariani.

Il mio barbiere ha ancora quella specie di sorriso stampato in faccia.

Prima di stare con il mio barbiere il Mariani s'era baciato con la mia mamma.

Mia mamma ha lasciato il Mariani quando ha conosciuto mio babbo, cambiando il destino del mio barbiere. E anche il mio.

29 settembre 2014

Carabinieri in giallo 7 (aa.vv.)

Uniforme nera e fiamma sul berretto. I segni distintivi di quegli investigatori unici e ineguagliabili che sono gli uomini della Benemerita, nei secoli fedele. In prima linea sul fronte della realtà più dura, impegnati a decodificare una scena del crimine o ad assicurare un colpevole alla giustizia, schierati a tutela delle vittime e in difesa della collettività, sono l'emblema di una dedizione al dovere che spesso assume i tratti dell'eroismo. Per la settima edizione del concorso letterario Carabinieri in Giallo, una nuova serie di indagini: quindici racconti di autori che hanno saputo contribuire con uno sguardo sempre originale a un filone ormai affermato del noir italiano. Quindici storie avvincenti, di grande attualità, per celebrare nel modo migliore i duecento anni dell'Arma.


E alè, siamo in edicola e in ebook da qualche parte.

Un quindicesimo dell'opera è garantito dall'autore vario che c'è in me, per il resto dài, son ragazzi, si faranno.
Semmai ecco, sull'editing, oltretutto senza il consulto dell'autore, ho qualche remora.
Io avevo scritto:
Giunto a venti metri dal capanno, Dino s’addossa a una macchia di rovi per la pisciata rituale...
Il testo pubblicato invece riporta:
Giunto a venti metri dal capanno, Dino s’addossa a una macchia di rovi per una pausa tattica...

E dire che pisciare mi pareva l'avesse già sdoganato al mondo De Gregori una selva di anni fa. Ma immaginiamoci il buon Francesco che intona:
Generale, dietro la stazione
lo vedi il treno che portava al sole
non fa più fermate neanche per una pausa tattica...

Il grande Bigazzi si rivolterebbe nella tomba.

25 settembre 2014

Pompista esattore IV livello

Quando pompavo la benzina giù nei serbatoi passavano i vips.
Perché le auto dei vips avevano il carburatore assetato di ottani anche loro.
Erano i vips che scendevano l'Autostrada del Sole verso Sud in direzione di Roma capitale.
C'erano i calciatori o gli ex-calciatori e altri sportivi in genere.
Paolo Rossi che andava a Perugia, Giuliano Terraneo che mi lasciò 200 lire di mancia, Walter Novellino che pure a Perugia tornava da Milano, Comunardo Niccolai che ci dissi "Sai ho sempre tifato Cagliari" E lui "Uhm" e io pensai ma vaffanculo tu, tutte le tue autoreti e st'alfasud marrone che ti ritrovi.
Poi Gianni Giacomini e anche Gianni Ocleppo, ma chi sono? direte voi e avete tutte le ragioni.
C'erano magari i vips dello spettacolo.
Mina, ragazzi, è passata Mina, e no, non guidava lei, i vips mica guidano, era passeggera coi suoi fanaloni sugli occhi. Nadia Cassini e il marito Yorgo Voyagis, lei scese pure di macchina, con un paio di jeans che lo sapeva di avere quel culo lì, per fare una puntatina all'Esso Shop. Rita Pavone e Teddy Reno, che un mio collega corse dalla Peldicarota e le chiese "Lei l'è Rita Pavone, vero?" e la crista disse sì, che doveva dire? ma non ci fu nessun seguito, manco il selfie con ella fatalmente.
Claudio Villa e la moglie Patrizia che viaggiavano su una moto Honda 500, arancione mi pare, ganzo lui. Adriano Celentano che era stato al bar, su, e che aveva una fruit rossa a V strappata che un tizio ci voleva dare un passaggio perché l'aveva scambiato per uno straccione.
E poi ho gonfiato le gomme a un maggiolone bordò guidato da Isa Barzizza, che sul sedile posteriore portava Eduardo, ecco, quello è stato il top.
E poi un giorno, fuori dai vips, passa questa ragazzotta inglese, le faccio il pieno, e al momento di pagare mi si presenta con le dita delle mani gonfie a mo' di salsicciotti, ma tutte, tutte e dieci così, francamente inutili, con più la forma del fuso ad essere onesti. Una roba inverosimile che non ce la faceva nemmeno a scorrere i fogli da diecimila lire, per dire, e io lì, imbambolato come un cretino, che non sapevo dove guardare e che non capivo se mi stava prendendo per il culo - chissà magari son finito su una candid camera della BBC - o se dovevo compatirla fino alle lacrime.
Non l'ho mai saputo se era uno scherzo o cosa e non ho più rivisto nessuno conciato così.
Però di faccia era carina.

24 settembre 2014

In proporzione I Promessi Sposi

(son Promessi Sposi anche loro)
Gli chiesi a Sauro che era già stato al cine: "Ma questo Pulp Fiction s'ha da vedere o no?".
E Sauro mi rispose guardando fisso avanti senza voltarsi verso di me, come uno che la sa lunga e ti sta facendo dono di una preziosa verità, con quel modo di parlare un po' da profeta tipico suo: "Sì, sì, è da vedere: in Pulp Fiction c'è tutto!".
E Pulp Fiction sta al cinema come I Promessi Sposi stanno alla letteratura.
Nessuna definizione, nessuna sintesi, nessuna critica mi sembra più azzeccata di questa: ne I promessi Sposi c'è tutto.
Il guaio più grosso è che il mondo e la vita son fitti di spoiler e d'interpretazioni dell'opera manzoniana e quando va che te la leggi per bene, già sai, già ti aspetti determinati accadimenti, determinate scelleratezze e perfino determinate frasi.
Però, come mi ha esaltato leggere la storia di Patty e Walter in un romanzo praticamente senza trama (o, se vogliamo, con la trama più banale che c'è) altrettanto mi esalta una costruzione narrativa così perfetta come quella del Manzoni.
Sì, me ne rendo conto, fa un po' snob mettersi qui a tessere le lodi di uno scritto che è già stato sviscerato in ogni sua sillaba, da chiunque e in ogni tempo, ma faccio affidamento al vostro buon cuore e alla colpa confessata.

E questa teoria? Figuriamoci che ho sempre pensato fosse mia... e'nvece l'era della birba di Manzoni: Una delle piú gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha piú d'uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai.

22 settembre 2014

Ti ho sposato per un pappagallo

Che poi le affinità erano altre, che diamine, ma nella tua dote c’era questo fantastico attrezzo blu (fidatevi, è blu) che io adoravo quando c’erano da fare i lavori e adoro anche adesso che è un po’ più mio.
In realtà non avevi molto di più come attrezzi: un cercafase mi par di ricordare, un cacciavite a stella e mi sa un martello. Ma era pacifico che con il versatile pappagallo blu si risolvessero tutta una serie di questioni della casa senza ricorrere ad arnesi specifici tipo pinze, tenaglie o tronchesi.
Anche nella mia famiglia d’origine possedevamo un pappagallo - che no? - è che era un mezzo residuato bellico. Tra le altre cose per regolare l’ampiezza della stretta c’era addirittura un bullone che rallentava le operazioni d’utilizzo, inoltre, una parte del manico era concava per accogliere, a pappagallo chiuso, l’altra metà del manico e spesso un frinzello di ciccia tua, in quel pizzico mortale conosciuto dalle mie parti col nome di pulcesecca (*).
Alla fine per entrarne in possesso ho preso una decisione forse un tantino azzardata, ma tant’è, al cuor d'aggiustator non si comanda.

(*) E dalle parti tue?

18 settembre 2014

Sull'apostrofo di "qual è"

Sono francamente un po' disturbato dalle crociate che puntualmente partono all'assalto della Gerusalemme di tutti gli apostrofi: quello del qual'è, che poi non c'è.
Li vedi che si ergono a cruschici tenutari della grammatica itagliana e capace che non sanno manco inchiodare un congiuntivo sulla croce sua.
Ora, da ex-correttore di bozze, lo imparo lo prendo per dogma e via andare non lo sbaglio più. Ma da normale cittadino, ex-scolaro fruitore di una garbata istruzione statale e all'occorrenza scrivano, se c'è un errore (calmi, state calmi, possiamo rimanere tutti d'accordo che resta un errore - non starò qui a citarvi le affascinanti tesi di chi lo reputa corretto, che comunque fioriscono) che mi va di giustificare è proprio l'apostrofo del qual'è.
Non siamo di fronte a uno/una dove il genere femminile offre la sponda per una motivazione rispettabile, riconoscibile e comprensibile anche dal bambino di seconda elementare.
Ma anche senza infilarsi nell'antro bigio di troncamento o elisione, qual è è qual è, non ce l'ha una classificazione di genere a fare da spartiacque, e allora?
Non lo si può interpretare come un banale "quale è" che perde la sua "e" e che quindi fa la lacrimuccia?
No? E perché mai?
Ma la discussione primaria sulla necessità dell'apostrofo o meno scivola in secondo piano quando i toni inopinatamente si alzano per una questione, in fin dei conti, di scarsa rilevanza linguistica; come se dal corretto uso di un apostrofo (quello!) dipendesse la qualità dello scritto, della narrativa o anche solo delle slide d'una presentazione.

14 settembre 2014

La Libertà è una rottura di palle

(dendroica cerulea)
Quando c'è da scavare, dentro e attorno alle persone, Jonathan Franzen è il più bravo di tutti.
Con la storia, con la scelta delle parole, con l'uso d'immagini e metafore, con la costruzione narrativa forse, o anche senza forse, altri sono migliori di lui, ma se c'è da scavare non lo batte nessuno.
Scava dentro alla persona e quindi butta tutto nel tritacarne, poi scava la terra attorno e la setaccia col vaglio fine, piglia un granello e te lo lavora finché a te, lettore, non sembrerà un masso, un monte, una cordigliera.
La trama di questo romanzo si può sintetizzare in venti parole ed è di una banalità assoluta, ma nonostante questo, e forse proprio per questo, si tratta di un capolavoro (4,7 carver).
Per quanto mi riguarda, non mi sentivo così rimestato dai tempi di Espiazione.
Ho viaggiato nell'anima dei personaggi in questa settimana in cui il libro è stato il mio più lieto assillo.
Certo, Franzen non s'è ammazzato, e questo lo mette in una scomoda condizione di svantaggio rispetto all'amico DFW, ormai idolo di indiscussa tendenza del lettore cool dell'attuale frangente temporale, condizione che peraltro potrebbe permanere anche a parità di rapporto con l'esistenza (entrambi vivi/entrambi morti suicidi), ma non per questo, a Libertà, è da applicare una manica troppo stretta nella valutazione, non perché l'autore sia ancora colpevolmente vivo, intendo.
Mi sento di dire che, anche alla luce de Le Correzioni - certo non dimenticato e in generale più noto e apprezzato - quello che Franzen tira fuori dalla normalità dei soggetti umani e dalle loro normali vite, è inarrivabile. Almeno per l'universo, peraltro micro, degli autori che ho leggiucchiato io.
L'ho letto cartaceo (e la carta era inodore, ve lo dico), quindi apprezzate il fatto che quanto sotto è stato da me meticolosamente trascritto e non è frutto dell'agevole copincolla dai ritagli del kindle (in effetti i brani più lunghi non li ho messi, leggétevi il libro).

E Walter, insistendo così appassionatamente nel definirla interessante, si rendeva a sua volta interessante agli occhi di Patty.
(questa l'ho messa perché mi ricordava qualcosa)

Morire presto aiuta, se si vuole un grande funerale.

Patty era occupata con i bambini e con i suoi tentativi di persuadere Molly a pronunciare qualche polisillabo.

...il risentimento che si prova quando la nostra band sconosciuta finisce di colpo nelle playlist di tutti...

Proprio come la fondamentale uniformità dei corpi femminili non ne precludeva l'infinita varietà.

Jessica era in fondo alla lista di persone che Joey avrebbe chiamato nel momento del bisogno. Forse, se fosse stato solo al mondo, in una prigione della Corea del Nord, e desideroso di ascoltare una severa ramanzina: forse in quel caso l'avrebbe chiamata.

La libertà è una rottura di palle.

...psicoanalizzando in modo ossessivo i guidatori che non mettevano la freccia (quasi sempre uomini piuttosto giovani, per i quali l'uso dei lampeggiatori doveva costituire un affronto a una mascolinità già seriamente compromessa a giudicare dal gigantismo compensatorio dei loro pick-up e suv)...

- Secondo me quando una persona è sposata bisognerebbe lasciarla in pace, no? Una persona sposata non si tocca. Giusto?
- In teoria sì, ma la vita diventa complicata, con il passare degli anni.

Esiste una specie di felicità nell'infelicità, dopotutto, se si tratta dell'infelicità giusta.



8 settembre 2014

Quello che s'è ingoiato un hula hop

Al di là dell’età che c’è tutta non lo definiresti un uomo, semmai un ragazzone. Cammina sul marciapiede in una strada di vuota periferia, costeggia un muro giallo screpolato condito di scritte e ghirigori incomprensibili a soverchiare le scritte, sfila portoni di legno con vecchie maniglie dorate e non un negozio a ravvivare. Si muove con cautela senza quasi piegare le ginocchia, con i piedi all’infuori e una cadenza blanda sintomo di una destinazione che non c’è ancora. O non c’è più. È una sagoma vagamente romboidale, le gambe sfinano dalle cosce grosse fin giù alle caviglie e l’addome abbondante si rastrema senza pudore verso le spalle appena accennate, sulle quali si appoggia una testa priva di collo e fitta di capelli neri e stranamente ordinati. Dalla forma che ha diresti che s’è ingoiato un hula hop. Indossa un paio di pantaloni chiari un po’ stropicciati e quasi per sfizio ancora memori di una vecchia riga stirata da chissà chi e chissà quando. Sopra porta una camicia dal taglio hawaiano fin troppo scura per il caldo che fa. Attraversa i giardinetti percorrendo stradicciole delimitate dalle siepi fino a uno spiazzo centrale rotondo e disseminato di panchine verdi e ruggine. Lo schema della campana disegnato coi gessetti colorati lo coglie di sorpresa, ma è un attimo, si guarda intorno e tira su dalla tasca di quei pantaloni forse di gabardine un sasso a forma di piattella.

Dieci minuti prima è seduto al bancone della rosticceria cinese, c’è entrato più per distrazione che per scelta. Ha ordinato cibi non riconducibili a qualcosa di noto indicandoli con il dito e facendo sì sì con la testa alle domande in una lingua ancora e troppo cinese del cinese. Prima di uscire chiede del bagno, non è agibile, finisce che si pettina fuori, sotto l’insegna.

Quindici giorni prima con la pettorina arancione è di servizio come volontario per la protezione civile a una corsa ciclistica, evita che i corridori si buttino giù per una stradella che fiancheggia il fiume agitando per quel che basta un braccio e una paletta.

Sei mesi prima armato di forbici sminuzza con meticolosità i resti che gli ha messo via la cameriera bassina della trattoria per portarli alla colonia di gatti dietro al cimitero. Non li ama i gatti, ma è pur sempre qualcosa da fare. Del resto la trattoria sta per chiudere, resistono solo le pizzerie, non sarà eterna nemmeno questa storia dei gatti.

Quattro anni prima sta nella saletta della caserma dei Carabinieri, ha di nuovo rifilato un paio di pugni a una vecchia in autobus, ormai non lo denunciano nemmeno più, il maresciallo gli farà un nuovo e più roboante cazziatone e lo minaccerà con le parole più semplici che saprà trovare.

Quarant’anni prima, nella corte circoscritta dalle case popolari, se ne sta seduto sopra a un pallone che ha già sbattuto fino allo sfinimento contro il bandone di un garage, senza che nessuno venisse a dargli manforte e senza che una massaia s’affacciasse a dirgli di smetterla con quel casino. Guarda le bambine che giocano a campana e si dice che è un gioco da femmine, mentre dondola con il culo sul pallone per darsi un tono. Le bambine sono le sue compagne di scuola o di dottrina con le loro amiche, ma nessuna se lo fila.
Si sfidano e si prendono in giro per ore e, quando se ne vanno, non resta che il vento, forse, a ricordarne i saltelli e le risa e quel sasso piatto abbandonato sulla riga tra il sei e il sette.

4 settembre 2014

A domanda rispondi - n. 10

Trucco per far sembrare gli occhi grandi?
Vai da tua nonna vestita da Cappuccetto Rosso.

Aiutatemi come faccio a sapere se la febbre mi è risalita?
Non voglio sapere in che posto hai lasciato il termometro.

I pesci d'acqua tropicale che si riproducono più spesso quali sono?
I pesci palla.

Potendo scegliere, vorreste essere immortali?
Non in questa vita.

Quanto costa una caricatura a Piazza Navona?
Anche 2 o 3 mila euro, tipo se vivi a Sydney.

Qual è il genere che hanno in comune questi scrittori: Shakespeare, Voltaire, Knut Hamsun e Edgar Allan Poe?
Il genere maschile.

Far affezionare un gatto a me?
Sei un divano? No? Lascia fare.

Come fanno le celebrità ad avere la cellulite se passano tutti i giorni in palestra e stanno sempre a dieta quando non devono lavorare?
La comprano, non è che non se la possano permettere.

Come devo fare per far sì che il mio voto non vadi a nessun partito politico?
Davvero non vuoi votare Lega? Pensaci bene.

Cosa si puo fare con un litro d'acqua?
L'Ice Bucket a Brunetta.

Fa male al cane bere l’acqua delle pozzanghere?
Certo, se se gli dai un calcio quando gli urli "non si beve dalle pozzanghere!"

Ho sempre le orecchie tappate e per sentire meglio devo compensare. Non ho tappi di cerume o altro, cosa devo fare?
Esci dall'acqua.

Non riesco a mettere l'immagine di copertina sulla pagina facebook?
Ti posso dire solo questo: ce l'ha fatta mi' socera!

Mi consigliate qualche canzone d'amore in giapponese?
Solo per i tuoi occhi a mandorla.

Uomo capricorno e donna ariete?
Non può durare, e mi riferisco all'accoppiata uomo-donna.

Dove trovo le foto di Avril Lavigne e Compani nude, quelle che ha messo l'hacker?
Io cercherei su Postal Market.

Sto cercando una canzone inglese di cui non ricordo il titolo? Mi aiutate per favore?
Sì, beh certo, quante saranno in fondo? 20 milioni? Che sarà mai!

Cosa posso mettermi nelle sopracciglia per farle crescere più velocemente?
Prova l'estratto Beppe Bergomi.

Posso telefonare a Dio col mio nuovo Nokia Lumia Paradise?
Fai presto, perché se ti chiama Lui è peggio.

Cosa ne pensate del fatto che i ragazzi di oggi abbino tutto senza fare sacrifici?
Tu non è che ti sei così sacrificato a scuola, eh?

Sono un maschio ed ho delle ciglia molto folte come posso fare per renderle meno folte?
Prova il siero anti Beppe Bergomi.

Trattare il proprio cane come un figlio è sbagliato?
No, se sei la cagna.
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Qui trovi le sessioni precedenti:   1  2  3  4  5  6 7 SE 8 9

1 settembre 2014

Anguria e diecimila passi al giorno (*)

C'è questa tipa che tra l'altro stava a Roma agli Internazionali di Tennis proprio il giorno che c'eravamo noi e aperta parentesi si è fatta un book di foto con Pietrangeli e la Pericoli chiusa parentesi che non si sa bene come è diventata amica di una ex-tennista Nara Mara qualche cosa (Santangelo? Sì sì quella) che mentre giocava con una delle Williams le era presa una fitta a un piede si era ritirata dalla partita e poi anche definitivamente dal circuito insomma la Mara era stata in riviera al campionato mondiale di beach tennis e raccontava che tutti gli atleti ma tutti nessuno escluso a colazione si mangiavano solo dell'anguria e i carboidrati tipo le brioscine eran banditi e poi un'altra cosa che per stare in forma devi fare almeno mille passi al giorno mille no forse no forse diecimila sì diecimila e si è scaricata un'app che conta i cazzosi passi che fai ed è ganzissima perché la tieni sempre accesa con te e ti misura tutti i passi anche quando fai la spesa e le cose tue eccetera e tanta anguria sì l’anguria non dimenticatela

(*) Questo testo fa parte dei PAV (Post Al Volo) e può nascere da una pausa caffè, un intervallo mensa o anche solo da due chiacchiere in un corridoio. Solitamente il PAV appartiene alla categoria PSP (Post senza Punteggiatura).
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