23 aprile 2016

Esse o non Esse


Quello è il dilemma: ipotizzando più nobile nella mente patire i colpi di fionda e i dardi della diffamatoria fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, battagliandoli, porre loro fine?
Morire, dormire… nient’altro, e con un ronfare dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una fine da volere devotamente.
Morire, dormire. Dormire, magari in modalità onirica. Già, qui è l’inciampo, perché in quel letargo di morte quali aneliti verranno dopo che avremmo cavato d’attorno a noi tale groviglio mortale deve farci riflettere.
È tale la diligenza che dà alla iella una vita tanto lunga. Perché chi accetterebbe le nerbate e i tiri mancini del tempo, il torto del tiranno, la contumelia dell’uomo arrogante, le fitte dell’amore aborrito, il ritardo della legge, la mala educazione delle cariche ufficiali, e l’odio che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli potrebbe aver quietanza con una banale e piccola arma da taglio?
Chi porterebbe fardelli, grugnendo e faticando per il gravame di una vita ardua, quand’anche il terrore dell’ignoto dopo la morte, il villaggio vergine dalla cui frontiera mai viaggiatore fa ritorno, confonde la volontà e ci fa inghiottire i mali che abbiamo invece che accorrere in direzione di altri che ci paiono ignoti?
In tal modo l’animo ci rende tutti codardi, e il colore naturale dell’autorevolezza diviene debole per la pallida cera delle idee, e opere di grande altezza e momento per tale ragione deviano dal loro andare e perdono il nome di azione.
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A quattrocento anni dalla morte del Bardo la Linea lo omaggia a modo proprio e, come potete dedurre, propende per il Non Esse.

22 aprile 2016

Dedicated to dolcemetà

Beh, avete mai registrato una BASF C90 per una lei dagli occhi di ghiaccio?
Io sì, e si apriva con questo pezzo qui, non è che posso dimenticarlo facilmente, oggi poi...



Sometimes it snows in April
Sometimes I feel so bad, so bad
Sometimes I wish life was never ending,
and all good things, they say, never last

18 aprile 2016

Ammazzate oh!


Capite che a causa della familiarità con l’alzheimer con cui mi trovo a fare i conti può succedere di pensare al suicidio.
E poi, comunque, la vita è difficile, gli amori ci lasciano, i bond argentini sprofondano, le squadre del cuore falliscono… chi non c’ha pensato mai si scagli addosso la prima pietra.
Quando tiri fuori l’argomento poi ne senti delle belle, sull’eventuale modo che uno adotterebbe per mettere in atto la sua volontaria dipartita dalla lacrimevole valle.
Perché sembra che la logistica incida parecchio, per esempio.
Ho un’amica di Casalecchio che lei ha sempre detto che si sarebbe buttata nel Reno, perché lì fanno tutti così, c’è un apposito ponte da cui ti puoi lanciare di sotto, non so se ci sia pure il turn-o-matic o la solita fila italiana fatta accazzo.
E quelli che abitano vicino alla ferrovia? È scientificamente provato che, nel caso di, quelli si buttano sotto a un treno, ma perché hanno sempre sentito dire così nelle loro famiglie, dai loro amici, anche se solo in forma di battute.
Un volta c’erano i cacciatori, il classico colpo di fucile in bocca, cervello sulle pareti e via, ma ora come ora i fucili sono quasi spariti dalle case e, non essendo in USA, spararsi è diventato un bel po’ difficile.
Io non so, vicino a me non c’è niente di eclatante, c’è l’autostrada del Sole ma che ci fo? Io ci provo a respirare le polveri sottili ma sai quanto mi ci vuole per crepare!
Allora magari, dovesse servire, mi sa che mi attaccherei allo scappamento dell’auto, anche se adesso ho un’euro 6 e non so se alla fine morirei o magari mi fa effetto fumenti e mi cura solo il raffreddore.
Nel dubbio posso sempre tirare giù dalla soffitta gli Alan Ford e studiare i geniali piani tentati da De Suicidis.

8 aprile 2016

Io nei film

Il giochino nasce su Pensieri Cannibali, e precisamente qui. Io non so davvero se la mia personalità possa riflettersi nelle sfaccettature sotto elencate o se solo vorrei averle o magari esorcizzarle, inoltre, la mia cultura in fatto di film in confronto a quella di Cannibal Kid è una caccola, e quindi rischio di essere fatalmente banale, ma scavare fuori tutta 'sta roba è stato alla fine divertente - e mi ci è voluta una settimana! - quindi ora ve la beccate!
E voi come mi vedete? Cinematograficamente parlando, dico.
Sarebbe interessante conoscere l'area NASCOSTA della mia finestra di Johari riguardo al me nei film.

Intanto Gaetano di Ricomincio da tre, non foss'anche perché avevo i miei bei riccioloni e mi ci chiamavano Troisi, poi perché proprio non ce la faccio a pigliare per buone le cose che ti vendono. È nella mia natura mettere in discussione un po' tutto, soprattutto ciò che viene dato per scontato.

Gianna: Comunque quel film devo dire che era tremendo, a me mi ha veramente... impaurito. Ma senti, se a te ti torturassero come a quello del film, avresti parlato?
Gaetano: Pe' carità! A me non c'era nemmeno bisogno che mi torturavano: a me bastava che mi dicevano sulamente... per esempio...: "Guarda che se non parli... forse... ti torturiamo", immediatamente parlavo, scrivevo, cioè se non capevano facevo 'nu disegno...
Gianna: Eh, ma allora sei peggio di Giuda!
Gaetano: No, che c'entra? È proprio che io, per esempio il dolore fisico nunn 'o supporto proprio. È 'na cosa ca... e po' che c'entra cioè Giuda? Mo' tutte quante: "Giuda traditore", "Giuda traditore". Cioè s'hanna conoscere primma 'e fatte, eh? Giuda avrà avuto una ragione per fare 'na cosa del genere, no?
Gianna: Eh no! Per soldi.
Gaetano: Eh, per soldi, e non è una ragione, scusa? Basta che 'o facevano nascere ricco e già s'evitava tutta st'ammuina, sta cosa... l'uccisione, 'o tradimento e poi lasciamm sta', cioè pecché... quanno uno non conosce 'a gente nun me piace 'e giudica', capito? Pecché miette... sa' tu hai bisogno proprie... A un certo punto, 'sti trenta denare, quante putevano essere, mettiamo due, trecentomila lire, quattrocento, nunn' 'o saccio però chillo avrà miso apposto e cose soje. Miette ca ieva a casa e 'a mugliera ogni vota: «Giuda, tu devi andare a lavorare. Giuda, 'o padrone 'e casa, 'a luce, l'acqua», per dire, «'o telefono». A un certo punto, chillo tutte 'ste cose... «Tu non porti cchiù 'e sorde a casa!», «Tu non porti cchiù 'e sorde a casa!», s'ha visto 'e trenta denari in mano e ha detto: "Ma che me ne 'mporta!"

Poi Truman Burbank di The Truman Show perché nella mia narcisa presunzione adolescenziale avevo sviluppato una teoria che si chiamava la teoria degli attori - ho amici che potrebbero testimoniare - e io ero il Truman della situazione. E la questione stava proprio in quel modo, e Peter Weir mi ha fregato l'idea.

Truman: Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!








Mi vedo anche nel Saverio/Benigni di Non ci resta che piangere. Sì, direi che sono tenace e che se mi metto in testa una cosa è difficile smontarmi. Poi sono ottimista, proprio come Saverio, anche in una situazione che può sembrare - o è - difficile, m'ingegno a trovare uno stimolo per viverla al meglio o, alle brutte, per trarne dei benefici.
E poi, vabbè, per tutte le volte che altri Marii si sono presi il merito per le cose mie.

Saverio: Parisina, mi è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo.
Parisina: Grazie Mario!
Saverio: No! Che grazie Mario! Dicevo, stanotte, a ME è venuta un'idea, forse, per liberare Vitellozzo!
Parisina: Grazie Mario!


E sono Ben Stiller ne I sogni segreti di Walter Mitty.
Walter Mitty è un grigio impiegato della rivista Life che lavora nell'archivio dei negativi da molti anni, con una madre anziana e una sorella aspirante attrice a cui badare; Walter tuttavia è anche un moderno sognatore: senza mai uscire dalla propria città, compie regolarmente dei viaggi mentali lontano dalla sua noiosa esistenza, entrando in un mondo di fantasie caratterizzate da grande eroismo, appassionate relazioni amorose e costanti trionfi contro il pericolo (da wiki).
Insomma sono un sognatore dai piedi per terra ®. Che non si può? Io può.

Cheryl - Quella canzone, Major Tom, prima quando il barbetta stava... quel tipo non sa nemmeno quello che dice. Quella canzone parla di coraggio e di sfidare l'ignoto. É una canzone mitica.
...
Cheryl - Questa è dedicata a Walter Mitty. Lui sa perchè: [canta la canzone Space Oddity di David Bowie] Ground Control to Major Tom. Ground Control to Major Tom. Take your protein pills and put your helmet on... Ten... Ground Control to Major Tom... Seven... Six... Commencing countdown, engines on... Two... Check ignition and may God's love be with you... 

A volte sono anche un po' il Danny Zuko di Grease (ti piaceresse!), un po' guappo un po' guascone, ma sotto sotto un tenerone (*).

Oh Sandy, baby, someday
When high school is done
Somehow, someway
Our two worlds will be one








E dello Steve Carell di 40 anni vergine ne vogliamo parlare?
Perchè fondamentalmente sono un imbranato e uno che è approdato alle varie fasi della vita sempre con fisiologico e pluriennale ritardo.
E perché, a ben guardare, io sono vergine dentro. Anche a 54 anni, caro il mio Andy Stitzer.

- Hai quarant'anni.
- Oggi è come averne venti!










Mi rivedo anche nel dentista di Una notte da leoni, Stuart/Ed Helmes. Infatti può capitare che io sia indolente e che abbia bisogno di essere convinto e un po' trascinato nelle cose ma poi, una volta che ci sono dentro, ci sto al centopercento, ragazzi miei! Non esiste che lo faccia tanto per fare.

Stu: Ha l'anello di mia nonna al dito quella!
Phil: Che?!
Stu: L'anello da dare a Melissa, hai presente? Quello che ha salvato dall'olocausto? Ora ce l'ha lei al dito.

E poi ne Il favoloso mondo di Amélie sono Amélie, sono Amélie a tutto spiano, perché se c'è da far andare la fantasia quello è il mio credo e il mio mondo.

Nino è in ritardo. Per Amélie ci sono due spiegazioni possibili. La prima: non ha trovato la foto. La seconda: non ha ancora avuto il tempo di ricomporla, perché tre banditi, multirecidivi, che assaltavano una banca, l'hanno preso in ostaggio. Seguiti da tutti i poliziotti della zona, sono riusciti a seminarli, ma lui ha provocato un incidente. Quando ha ripreso conoscenza, non ricordava nulla. Un camionista ex detenuto l'ha raccolto, e credendolo in fuga l'ha messo in un container in partenza per Istambul. Là, è finito tra avventurieri afgani, che gli hanno proposto di andare a rubare testate missilistiche sovietiche. Ma il camion è saltato su una mina alla frontiera col Tagikistan. unico superstite, è stato accolto in un villaggio di montagna, ed è diventato militante mujahiddin. Perciò, Amélie non vede perché deve stare in quello stato per uno scemo che mangia la minestra di cavolo per tutta la vita con uno stupido portavasi in testa.


E infine sono anche Hombre - ma che ve lo dico a ffa'? - il pellerossa d'adozione interpretato da Paul Newman, il film che Briga (Giancarlo Brighenti) ha contribuito a legare al mio nome e al mio destino, enigmistico e non.
Il titolo del film è il soprannome indiano di John Russell, tres hombres (tre uomini, abbreviato in hombre), essendosi egli guadagnato fra i conterranei la fama di uno che combatte con il vigore di tre uomini messi insieme (da wiki)
E potete scommetterci che io sono questi tres hombres: sono figlio, sono padre e sono marito e non è certo una fatica da poco.


John Russell: We all die, just a question of when. 













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(*) Ehi, vi ricordate di me?

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