- Raggiungere la vetta dell'Everest senza bombole
- Vincere il Nobel per la Letteratura
- Attraversare la Manica a nuoto, stile farfalla
- Fare il giro del mondo in 79 giorni
- Entrare al Mensa, e fare una strage
- Vincere il pallone d'oro
- Fare 6 al Superenalotto
- Trombare la Cucinotta
- Battere il record del mondo degli 800 piani
- Vincere il Pulitzer per la più bella foto di gattini postata su FB
- Vincere X Factor e duettare con Mina in finale
- Vincere Masterchef cucinando il fegato di Cracco con un bel piatto di fave a guarnire
- Dimostrare la sequenza di distribuzione dei numeri primi
31 dicembre 2014
2015 propositi
23 dicembre 2014
Gli anni di Cristo giri
Lo so, sono l'ennesimo coglione che, ai margini di un'operazione nostalgia, decide di insufflare nuova vita a un vecchio giradischi dimenticato da dio - o da chi per lui - e dagli uomini dentro a un informe sacchetto bleu in un recesso del ripostiglio.
L'ennesimo.
Siamo fatti cosi', siamo uomini e bambini, piu' che caporali.
E cosi' ho speso per questo Natale per una serie di acquisti paratecnologici affinche' da quei fetenti 33 giri al minuto uscisse nuovamente fuori una sequenza di note, se non accattivanti, almeno percepibili dall'orecchio umano anche in quest'era preamplificatore free.
E qualche doveroso e beato fruscio.
E ho resuscitato il vinile con lo stesso vivo entusiasmo e per le stesse motivazioni, anche se di segno opposto, di quando l'avevo pubblicamente ripudiato per una purezza di suono all'epoca irrinunciabile must.
E niente, il primo tentativo ha portato sul piatto una raccolta di brani di Mina dal foro centrale un po' strettino, tanto che l'ho dovuto scalzare via con un mestolo da frittate per non mandarlo in frantumi.
Poi le cose son andate meglio con Nuntereggae piu' (dolcemeta': Ma siamo in piena botta vintage o cosa?) e con Profumo e la nota rocker senese riconosciuta pure da France (Questa e' Gianna Nannini, c'ha sempre un po' di mal di gola).
Poi ho spento e mi son sparato una serie di mp3 in bluetooth prima che la noia e lo sconforto prendessero il sopravvento costringendomi a ricondurre tutto l'ambaradan vinilico-girevole in un luogo fuori dalla portata dei bambini.
Ad ogni buon conto, per Natale, sapete cosa regalarmi.
20 dicembre 2014
Dal Vangelo secondo Hombre (epilogo)
(Segue dal Vangelo secondo Hombre - 1 2 3 4)
Da Caifa
A rapporto dal capo del sinedrio un gruppo di scherani ascolta con attenzione le parole che Caifa sta sussurrando.
- Il posto è da Gennaro, si trovano lì, sono tredici, son tutti un po’ mezzi hippy, non potete sbagliare. Capelli lunghi e barba sono il loro marchio di fabbrica, e poi fasce in testa e tonacone fino ai piedi… e cantano, cantano come pazzi. Davvero li riconoscerete subito.
- Sì, il gruppo s’è capito, ma questo Gesù, lui come si fa a beccarlo?
- E qui viene il bello… a un certo punto della cena, sul finire, diciamo tra il caffè e l’ammazzacaffè, ci sarà uno di questi con la barba e i capelloni che bacerà un altro sempre con barba e capelloni. Quello che viene baciato! Quello è il nostro uomo. Mi raccomando a voi.
L'ultima cernia
- Salve ragazzi, io sono Ismaele. Stasera sono il vostro cameriere. Da bere che vi porto?
- Ci porti un barile d'acqua, grazie.
- Niente vino?
- Ismaele, portaci l'acqua, al vino ci penso io!
- D'accordo, acqua. E da mangiare?
- Che ci consigli?
- Dunque... stasera abbiamo la coda di rospo in salsa brandy, il branzino alla brace, le alicine in salamoia, gamberi e totani in guazzetto, baccalà alla livornese, aringhe marinate, muggini allo spiedo, razza al maraschino, orate in salsa champignon, anguille di comacchio bollite, aragosta al laim dei caraibi, cappesante alla viareggina, impepata di cozze, fagottini salmone e fichi, pescespada ai germogli di mais e poi, credo mi sia rimasta una cernia.
- Una sola?
- Eh sì. Una sola…
- L'ultima cernia?
- L'ultima!
- Ecco, allora portaci quella.
- Ma ne ho una sola...
- Portaci quella, dai retta a me...
Un paio d'ore, diversi boccali e decine di cernie dopo.
- E noi je dimo e noi je famo, c'hai messo l'acqua e nun te pagàmo!
- Zitti, zitti ragazzi. Un momento di attenzione per favore. Allora come vi accennavo l’altro giorno, si sta per partire con il Cristian-esimo. Sarete voi che dovrete divulgare al mondo i miei insegnamenti, e siccome tra stanotte, domani e dopodomani è probabile che io sia un po' preso, parecchio preso, vorrei farvi qualche domandina adesso per vedere se siete preparati.
- E noi je dimo e noi je fa...
Il silenzio cala come una mannaia tra i dodici non appena Gesù estrae il registro. Poi l’apre e comincia a puntare i nomi dei suoi discepoli scorrendoli con il dito…
- Dunque, dunque…
L’indice fa su e giù, sfiora la carta sprigionando un brivido ghiaccio che va a percorrere la schiena ora di quello, ora di quell’altro…
- Signore, scusa, vorrei giustificarmi…
- E perché mai Filippo?
- No, è che ieri, insomma, il mi’ babbo e la mi’ mamma mi hanno portato all’Ikea, ma io gliel’ho detto che c’avevo da studiare, ma loro nulla, dice che non mi volevano lasciare a casa da solo e così ecco, insomma siamo tornati di molto tardi, ero stanco, s’era camminato un monte…
- Vabbè, vabbè, allora sentiamo Andrea... che era insufficiente anche nel primo quadrimestre. Andrea, per cosa è famoso Giuseppe d'Arimatea?
- Giuseppe, Giuseppe... è facile dai, è il tuo babbo, no?
- Vabbè Andrea, con te ci si rivede a settembre... d'altra parte se non vuoi studiare... sentiamo Bartolomeo... quanto tempo sono stato nel deserto e chi ho visto laggiù?
- Facile, questa la so! Sei stato 40 giorni e 40 notti. Però che hai visto? Nel deserto… avrai visto passare la Parigi-Dakar.
- Mah, così e così Bartolomeo, sei sempre fra il cinque e il sei, comunque se continui così ti do il debito. Ma sentiamo Giacomo... se tu fossi sulla torre con Simone di Cirene, Caifa e Giovanni Battista, chi butteresti giù dalla torre?
- Caifa!
- Bene Giacomo, sei sempre il migliore: settepiù!
- E ora, per finire, una domandina sugli eventi futuri di questa Chiesa che si va a fondare, e chi mi risponde a questa passa alla storia davvero. Dunque, ci sarà Pietro, ci saranno i Papi, i Vescovi, i preti e tutta la combriccola... bene, si vuole sapere come si chiama il copricapo alto con due punte che sarà portato dai vescovi?
- Borsalino?
- No.
- Tuba?
- Macché!
- Bombetta?
- No.
- Turbante?
- Nemmeno per idea.
- Papalina?
- Non ci siamo ancora.
- Ma Gesù... questa è troppo difficile, non la indovineremo mai!
- In verità, in verità vi dico: uno di voi… "mitra" dirà!
- Mitra!
- E bravo Giuda! Vieni qua che ti do un bacio.
Smack!
Proprio in quell’istante, dal buio, saltano fuori i sicari assoldati da Caifa e tra le grida di tutti, con grande fracasso, si prendono Giuda e se lo portano via.
Tutto il resto è storia.
Da Caifa
A rapporto dal capo del sinedrio un gruppo di scherani ascolta con attenzione le parole che Caifa sta sussurrando.
- Il posto è da Gennaro, si trovano lì, sono tredici, son tutti un po’ mezzi hippy, non potete sbagliare. Capelli lunghi e barba sono il loro marchio di fabbrica, e poi fasce in testa e tonacone fino ai piedi… e cantano, cantano come pazzi. Davvero li riconoscerete subito.
- Sì, il gruppo s’è capito, ma questo Gesù, lui come si fa a beccarlo?
- E qui viene il bello… a un certo punto della cena, sul finire, diciamo tra il caffè e l’ammazzacaffè, ci sarà uno di questi con la barba e i capelloni che bacerà un altro sempre con barba e capelloni. Quello che viene baciato! Quello è il nostro uomo. Mi raccomando a voi.
L'ultima cernia
- Salve ragazzi, io sono Ismaele. Stasera sono il vostro cameriere. Da bere che vi porto?
- Ci porti un barile d'acqua, grazie.
- Niente vino?
- Ismaele, portaci l'acqua, al vino ci penso io!
- D'accordo, acqua. E da mangiare?
- Che ci consigli?
- Dunque... stasera abbiamo la coda di rospo in salsa brandy, il branzino alla brace, le alicine in salamoia, gamberi e totani in guazzetto, baccalà alla livornese, aringhe marinate, muggini allo spiedo, razza al maraschino, orate in salsa champignon, anguille di comacchio bollite, aragosta al laim dei caraibi, cappesante alla viareggina, impepata di cozze, fagottini salmone e fichi, pescespada ai germogli di mais e poi, credo mi sia rimasta una cernia.
- Una sola?
- Eh sì. Una sola…
- L'ultima cernia?
- L'ultima!
- Ecco, allora portaci quella.
- Ma ne ho una sola...
- Portaci quella, dai retta a me...
Un paio d'ore, diversi boccali e decine di cernie dopo.
- E noi je dimo e noi je famo, c'hai messo l'acqua e nun te pagàmo!
- Zitti, zitti ragazzi. Un momento di attenzione per favore. Allora come vi accennavo l’altro giorno, si sta per partire con il Cristian-esimo. Sarete voi che dovrete divulgare al mondo i miei insegnamenti, e siccome tra stanotte, domani e dopodomani è probabile che io sia un po' preso, parecchio preso, vorrei farvi qualche domandina adesso per vedere se siete preparati.
- E noi je dimo e noi je fa...
Il silenzio cala come una mannaia tra i dodici non appena Gesù estrae il registro. Poi l’apre e comincia a puntare i nomi dei suoi discepoli scorrendoli con il dito…
- Dunque, dunque…
L’indice fa su e giù, sfiora la carta sprigionando un brivido ghiaccio che va a percorrere la schiena ora di quello, ora di quell’altro…
- Signore, scusa, vorrei giustificarmi…
- E perché mai Filippo?
- No, è che ieri, insomma, il mi’ babbo e la mi’ mamma mi hanno portato all’Ikea, ma io gliel’ho detto che c’avevo da studiare, ma loro nulla, dice che non mi volevano lasciare a casa da solo e così ecco, insomma siamo tornati di molto tardi, ero stanco, s’era camminato un monte…
- Vabbè, vabbè, allora sentiamo Andrea... che era insufficiente anche nel primo quadrimestre. Andrea, per cosa è famoso Giuseppe d'Arimatea?
- Giuseppe, Giuseppe... è facile dai, è il tuo babbo, no?
- Vabbè Andrea, con te ci si rivede a settembre... d'altra parte se non vuoi studiare... sentiamo Bartolomeo... quanto tempo sono stato nel deserto e chi ho visto laggiù?
- Facile, questa la so! Sei stato 40 giorni e 40 notti. Però che hai visto? Nel deserto… avrai visto passare la Parigi-Dakar.
- Mah, così e così Bartolomeo, sei sempre fra il cinque e il sei, comunque se continui così ti do il debito. Ma sentiamo Giacomo... se tu fossi sulla torre con Simone di Cirene, Caifa e Giovanni Battista, chi butteresti giù dalla torre?
- Caifa!
- Bene Giacomo, sei sempre il migliore: settepiù!
- E ora, per finire, una domandina sugli eventi futuri di questa Chiesa che si va a fondare, e chi mi risponde a questa passa alla storia davvero. Dunque, ci sarà Pietro, ci saranno i Papi, i Vescovi, i preti e tutta la combriccola... bene, si vuole sapere come si chiama il copricapo alto con due punte che sarà portato dai vescovi?
- Borsalino?
- No.
- Tuba?
- Macché!
- Bombetta?
- No.
- Turbante?
- Nemmeno per idea.
- Papalina?
- Non ci siamo ancora.
- Ma Gesù... questa è troppo difficile, non la indovineremo mai!
- In verità, in verità vi dico: uno di voi… "mitra" dirà!
- Mitra!
- E bravo Giuda! Vieni qua che ti do un bacio.
Smack!
Proprio in quell’istante, dal buio, saltano fuori i sicari assoldati da Caifa e tra le grida di tutti, con grande fracasso, si prendono Giuda e se lo portano via.
Tutto il resto è storia.
Dal Vangelo secondo Hombre (4)
Degli eventi di mercoledì
Squilla il telefono in un ristorantino della città vecchia:
- Da Gennaro Pescefresco, sì…
- Pronto, buongiorno.
- Buongiorno, mi dica.
- Volevo prenotare un tavolo per domani sera, verso le nove.
- Alle nove... alle nove... vediamo, quanti siete?
- Saremmo tredici, ma che porta male?
- No no. Per lo meno... ancora no. Senta mi è rimasto soltanto un tavolo libero, guardi è quello di Gesù.
- Per l'appunto!
- Già, dopo questo non ce n'è più! Mi dica... il suo cognome?
- Di Nazareth, con l'acca in fondo. Mi raccomando, è una cena un po' particolare, dovrebbe essere l'ultima che offro a questi miei amici, se ci fosse un posticino tranquillo, una saletta riservata...
- D'accordo, ci penso io. Mister Di Nazareth-ore ventuno-tredici persone. Cercate di arrivare precisi perché se alle nove, nove e dieci non vi vedo, son costretto a dare via il tavolo. A domani capo.
Gennaro riaggancia e si rivolge al suo cameriere Ismaele:
- Isma... lascia il cenacolo per domani sera, sono in tredici. Dev'essere una partenza militare o un addio al celibato, può essere pure che facciano un po' di casino.
- Pronto?
- Simone detto Pietro?
- Dai Giovanni, non pigliare per i fondelli che ti ho riconosciuto. Che c'è di caldo?
- E' per domani... è confermato si va a cena. Ha prenotato Gesù, da Gennaro!
- E ti pareva che non ci portasse a mangiare il pesce. Con questa storia delle moltiplicazioni che risparmia sul prezzo sempre pesce ci tocca. Ne mangiavo meno prima quand'ero pescatore davvero, ma mica di uomini. E poi scusa, visto che era pesce, non si poteva fare venerdì che il giorno dopo si dormiva?
- No, dice che venerdì è vigilia, non si mangia.
- Vigilia? O perché?
- Che ne so? E comunque era impegnato. Da' retta... non lo vorrai mica mettere in croce per questo?
- No, ci mancherebbe altro! Allora sabato?
- Niente da fare. Sabato voleva riposare in pace e pure domenica non poteva che doveva uscire presto, aveva fissato con suo padre.
- Con Giuseppe alla falegnameria di domenica mattina? Di Pasqua? Mah...
- In ogni modo l'unico giorno libero che aveva era giovedì.
- Ma il giovedì io mi devo lavare i piedi!
- Eh, pure io me li lavo il giovedì, ho cercato di farglielo capire ma ha detto che non importava, si poteva andare con i piedi sporchi che ci pensava lui. Comunque, ascolta, chiami qualcuno anche tu?
- Va bene, ma uno dei dodici Tommaso detto Didimo lo avvisi tu che da quando per scherzo il primo aprile lo mandai sul lago di Tiberiade a vedere l'America's Cup non crede più a nulla.
- Sì dai, Tommaso lo chiamo io, ma tu telefoni a Giuda che non riesco mai a rintracciarlo.
- Per forza, è sempre in giro! E' diventato rappresentante esclusivo della Perugina per la Galilea, la Cananea, la Giudea e la striscia di Gaza. Insomma vende i baci... comunque ha comprato il cellulare, lo chiamo io su quello, vai.
- Che cellulare ha preso?
- Ha comprato il compatto da 75 grammi con due pile al litio 300 ore in standby ricaricabili in 2 minuti anche con la dinamo della bicicletta: il GeruSaleM.
- Cavoli! Quello da 29 denari e 99?
- Proprio quello!
- Ismaele, hai finito di apparecchiare il cenacolo?
- Fatto! Guarda che bellezza, Genna'.
- Ma perché hai messo i coperti tutti di là?
- Ha telefonato un certo Giacomo, uno dei dodici...
- Ma non sono tredici...?
- Sì ma sono anche dodici, che ti devo dire... pare venga un tizio con la Polaroid e non gli volevano dare le spalle.
E di quelli di giovedì
Gesù e Giovanni vanno verso il ristorante.
- Allora Giovanni, come viene questa mia biografia?
- Bene, mio Signore.
- Secondo te si venderà?
- Secondo me, si venderà eccome. Tuttavia, se posso... avrei un suggerimento per il titolo e la distribuzione.
- Dimmi, dimmi ti ascolto.
- Ecco, a mio modesto avviso, uscire come "IO PROPRIO IO" sull'Intrepido non è che renda giustizia al valore dell'opera e alla statura del personaggio.
- Come no?! Ma sull’Intrepido c'è anche Billy Bis.
- Per carità di Dio. Niente da eccepire su Billy Bis e nemmeno su Gegia Miranda, ma ecco, tuttavia... cercherei di proporre un'edizione più carina, e più di pregio. È pur sempre la biografia del Figlio del Padre! E poi, devo confessartelo, ne ho parlato anche con Maria.
- Eh, la Madonna!
- Già... anche lei preme per un titolo tipo "Il figliol prodigo e altre storie", o qualcosa di più cinematografico come "Lazzaro che visse due volte". E poi, diciamocelo, tua mamma sarebbe per appoggiarsi a qualche editore un po' più addentro alla materia. Magari le Edizioni Paoline...
- No no, per l'amor di Dio, a quei bigottoni no davvero! Vabbè, comunque troviamo una via di mezzo. Usciamo nei Miti Mondadori a cinque e nove e non se ne parla più.
- Ora mi sa che costano sei e nove.
- Quel che è. Per dire che il libro deve essere alla portata di tutte le tasche. Voglio che ce l'abbiano tutti. Dev'essere il vangelo delle generazioni future...
- Ecco... "Vangelo" allora potrebbe andare. Come titolo, che ne dici mio Signore?
- Il Vangelo? Ma ne hanno già scritti tre! Così non si rischia che mi prendano per Rambo o per Rocky?
- Beh... butta via!
- Uhm... forse hai ragione, sai? Vada per "IL VANGELO", così faccio contenta anche la mamma.
18 dicembre 2014
Dal Vangelo secondo Hombre (3)
(Segue dal Vangelo secondo Hombre - 1 e 2)
Gesù presenta la sua idea vincente avvalendosi di 10 slide (7-10)
Gesù presenta la sua idea vincente avvalendosi di 10 slide (7-10)
- Per la scelta del Core Business e quindi dell’attività che caratterizzerà il nostro progetto vincente abbiamo dato qualche mese fa il mandato ad un gruppo di lavoro di una società esterna molto affidabile: Le 3 Marie. Abbiamo fornito loro le opzioni di massima che vedete riepilogate nella slide e giusto qualche giorno fa ci hanno fornito la risposta. Ha vinto l’Anima, di un’incollatura sulla Fede che, comunque, vedrete sarà tenuta in grande considerazione. Più staccati invece i santini e le parabole. Qui si andava su progetti un po’ troppo commerciali con la Panini da una parte che spingeva per questa raccolta di figurine di tutti i santi, poi il top 12, gli scudetti di raso con le province della Giudea… avevano anche un grande slogan “Non di solo Panini vive l’uomo”, ma non ce la siamo sentita. Idem poi per Sky che giocava sul doppio senso della parola parabola per piazzare un padellone in ogni terrazza esposta a sud. Alla fine però il core-business del Cristian-esimo sarà l’anima anche se dovremmo lavorarci un po’ su questo concetto. L’anima resta pur sempre qualcosa di astratto, di intangibile non sarà facile far capire che ha un valore e che è immortale. E’ in lavorazione anche un inno musicale sul quale si punta forte. Un certo Apicella, un compaesano di Gennaro quello che ha il ristorantino di pesce nella città vecchia, ci ha proposto una sua canzone, in dialetto napoletano, dal titolo Anema e Core Business. Stiamo valutando, il jingle in effetti è di quelli che ti entrano in testa. Un’ultima cosa che Le 3 Marie SpA ci hanno suggerito, ma qui c’è da pagare perché l’idea è loro, è quella di festeggiare poi nei secoli a venire una ricorrenza forte, che potrebbe essere la mia nascita, con l’abbinamento di un bell’articolo mangereccio, tipo un panettone ecco. Tanto si sa, va bene le religione e tutto quanto, ma se c’è pure da far andare la ganascia è meglio.
- I dogmi, che dire sui dogmi? Come leggete dalla definizione, che tra l’altro ho ripreso pari pari da wikipedia, il dogma non si può mettere in dubbio e questo ci dà un grosso vantaggio. È un istituto un po’ nuovo, anche delicato, si rischia di bruciarci se non lo si spiega bene. In pratica per i casi in cui ci servirà forgiare un pensiero o fissare un concetto, ma non avremo argomenti materiali, tangibili e reali per poterlo avvalorare ci giocheremo questo jolly, un po’ come il Belgio a Giochi senza Frontiere. Il dogma insomma non si potrà discuterlo lo si dovrà solo accettare e non ci saranno illuministi, marxisti o comunisti fancazzisti con le loro teorie ragionate che possano smontare il castello. Per comodità vi riepilogo i 3 dogmi fondamentali che saranno alla base di tutto l’ambaradan: la Santissima Trinità – l’immortalità dell’anima e di questi ne abbiamo già ampiamente discusso in precedenza. E poi uno nuovo che, ci potete scommettere, risolverà più di una diatriba futura: rigore è quando arbitro fischia.
- Con questa diapositiva volevamo focalizzare dei concetti peraltro già enunciati in precedenza. Per la diffusione e il mantenimento saranno necessari tutta una serie di personaggi che in qualche modo sminestreranno la pappardella, anche se noi è bene che programmiamo di dar loro qualche privilegio, non lo faranno certo per vocazione o altro. Intanto faremo sì che i preti siano famosi in tutto il mondo, insomma che siano “celebri”, così saranno contenti.
- Scusa Signore, ma sulla slide c’è scritto “celibi”
- Ohibò, davvero! “Celibi” c’è scritto, mannaggia scusate… sarà stato il correttore automatico! Ricordiamoci di modificarlo eh, Lazzaro, sennò succede un casino. Celibi… ah, ma t’immagini? Pazzesco!1!!11!!1!
- Quindi dicevamo preti, sì ma con loro e basta si va poco lontano, ci serviranno frati, suore, tutta una serie di prelati e compagnia cantando, ma non ci dimentichiamo di catechisti, diaconi, sacrestani, e poi non potremo fare a meno – e sapete quanto mi costa dirlo! – di ex diccì, ciellini, meeting di Rimini, e nemmeno dei Papa boys. Sarà quindi con l’impegno e con il lavoro duro che riusciremo a trasmettere le nostre idee e a coltivarle affinché possano sbocciare in ogni angolo di mondo creato. Impegno e lavoro duro, d’altra parte non è che possiamo fare i miracoli. Un altro accorgimento fondamentale affinché il giochino funzioni sarà preservare i nostri ragazzi, preti et similia, dal troppo lavorare: dobbiamo dar loro potere così che possano ordinare agli altri le cose da fare e al tempo stesso evitare di far durare troppa fatica a loro. Quindi, per tutte le mansioni in qualche modo impegnative e faticose, si potranno rivolgere ai laici comandando “Fai qui!”, “Fai là”, “Fai sotto” e “Fai sopra”. Questo sistema di cose lo chiameremo il “Fai club” e come tutti i club che si rispettino avrà le sue dannate regole. Prima regola del Fai Club: non parlate mai del Fai Club. Seconda regola del Fai Club: non dovete parlare mai del Fai Club.
Questa roba invece, la messa, sarà la celebrazione per eccellenza del nostro beneamato Cristian-esimo, quella che ci permetterà di rinfrescare periodicamente a tutti la memoria, e si pensava di farla la domenica mattina…
- Come domenica mattina? Ma questa cosa ci rovina il weekend…
- Io vado a pescare…
- Ma è l’unico giorno che si può dormire…
- C’è lo sci in televisione…
- Il mercato a Porta Portese…
Gesù riflette in fretta e poi decide.
- D’accordo, d’accordo ho capito. La domenica mattina non va bene. Sì m’era venuto il dubbio anche a me, in effetti. Nessun problema, la spostiamo. Quando la si mette? A metà settimana? Va bene a tutti? Allora si fa mercoledì alle 5 di pomeriggio vai. Lazzaro, allora anche questa è da modificare, ricordiamocelo eh…
- Allora, nello specifico, questa messa: Chi? Più gente possibile, è logico. Quando? Questo s’è definito, resta semmai da capire cosa fare per le feste comandate. Cosa? Ecco su questo punto c’è un altro gruppo di lavoro del quale fa parte Giacomo che sta studiando esattamente come strutturare la celebrazione. Comunque qualche anticipazione ve la posso dare io… aspettate che prendo gli appunti… Dunque intanto si va in chiesa, poi segno della croce, un paio di preghiere, litanie a gogò, letture di vecchi brani incomprensibili di profeti intervallati da episodi anche della vostra vita, i vostri atti insomma. Un bel brano dalle mie biografie ufficiali, a cui seguirà un commento da parte dell’officiante perché un po’ di libertà bisogna pur dargliela. E poi ancora “Credo in un solo Dio”, “Ascoltaci o Signore” e via discorrendo passando per “Scambiamoci un segno di pace” per arrivare alla “Messa è finita andate in pace!”, e comunque trovate i dettagli nelle slide di backup allegate. Ah, e ricordiamoci di passare a chiedere un’offerta ad ogni messa, non perdiamo di vista il cash flow, gli investitori ci guardano.
- Ma con quale scusa, Signore?
- Che ne so, non è importante, qualcosa c’inventeremo: il tetto da rifare, i missionari, l’intonaco della sacrestia, le divise nuove dei chierichetti, il campino dell’oratorio, la lebbra o la malaria.
- Sì però questa messa… sai che palle!
- Oh, oh chi è stato oh, ragazzi… - fa Giovanni.
Ma Gesù: - No, no ha ragione invece. Allora sai che si fa? Così in effetti può apparire noiosa. Ci si mette un po’ di musica, vedrai con quella si acchiappa un bel po’ di pecorelle. Organi in tutte le chiese, allora, cori e canti, quattro o cinque per messa, in più quando s’arriva e quando si va via… E poi, Lazzaro, aggiungi anche questo che non c'è scritto: la messa non può durare più di mezz’ora!
- Sì, con le canzoni in effetti… si può mettere anche il televoto?
- Boh, quello vediamo dai… comunque con questa si è finito, avete visto siamo in perfetto orario. Mi faccio vivo in settimana, per quella cena di lavoro. E studiate, mi raccomando che v'interrogo.
L’assemblea si scioglie, la carne al fuoco è tanta. Gli apostoli commentano sottovoce intanto che s’allontanano.
E poi, nel silenzio della sala riunioni ormai deserta, si sente solo l’imprecazione di Lazzaro:
- Orcazzozza non ho salvato!
- Con questa diapositiva volevamo focalizzare dei concetti peraltro già enunciati in precedenza. Per la diffusione e il mantenimento saranno necessari tutta una serie di personaggi che in qualche modo sminestreranno la pappardella, anche se noi è bene che programmiamo di dar loro qualche privilegio, non lo faranno certo per vocazione o altro. Intanto faremo sì che i preti siano famosi in tutto il mondo, insomma che siano “celebri”, così saranno contenti.
- Scusa Signore, ma sulla slide c’è scritto “celibi”
- Ohibò, davvero! “Celibi” c’è scritto, mannaggia scusate… sarà stato il correttore automatico! Ricordiamoci di modificarlo eh, Lazzaro, sennò succede un casino. Celibi… ah, ma t’immagini? Pazzesco!1!!11!!1!
- Quindi dicevamo preti, sì ma con loro e basta si va poco lontano, ci serviranno frati, suore, tutta una serie di prelati e compagnia cantando, ma non ci dimentichiamo di catechisti, diaconi, sacrestani, e poi non potremo fare a meno – e sapete quanto mi costa dirlo! – di ex diccì, ciellini, meeting di Rimini, e nemmeno dei Papa boys. Sarà quindi con l’impegno e con il lavoro duro che riusciremo a trasmettere le nostre idee e a coltivarle affinché possano sbocciare in ogni angolo di mondo creato. Impegno e lavoro duro, d’altra parte non è che possiamo fare i miracoli. Un altro accorgimento fondamentale affinché il giochino funzioni sarà preservare i nostri ragazzi, preti et similia, dal troppo lavorare: dobbiamo dar loro potere così che possano ordinare agli altri le cose da fare e al tempo stesso evitare di far durare troppa fatica a loro. Quindi, per tutte le mansioni in qualche modo impegnative e faticose, si potranno rivolgere ai laici comandando “Fai qui!”, “Fai là”, “Fai sotto” e “Fai sopra”. Questo sistema di cose lo chiameremo il “Fai club” e come tutti i club che si rispettino avrà le sue dannate regole. Prima regola del Fai Club: non parlate mai del Fai Club. Seconda regola del Fai Club: non dovete parlare mai del Fai Club.
Questa roba invece, la messa, sarà la celebrazione per eccellenza del nostro beneamato Cristian-esimo, quella che ci permetterà di rinfrescare periodicamente a tutti la memoria, e si pensava di farla la domenica mattina…
- Come domenica mattina? Ma questa cosa ci rovina il weekend…
- Io vado a pescare…
- Ma è l’unico giorno che si può dormire…
- C’è lo sci in televisione…
- Il mercato a Porta Portese…
Gesù riflette in fretta e poi decide.
- D’accordo, d’accordo ho capito. La domenica mattina non va bene. Sì m’era venuto il dubbio anche a me, in effetti. Nessun problema, la spostiamo. Quando la si mette? A metà settimana? Va bene a tutti? Allora si fa mercoledì alle 5 di pomeriggio vai. Lazzaro, allora anche questa è da modificare, ricordiamocelo eh…
- Allora, nello specifico, questa messa: Chi? Più gente possibile, è logico. Quando? Questo s’è definito, resta semmai da capire cosa fare per le feste comandate. Cosa? Ecco su questo punto c’è un altro gruppo di lavoro del quale fa parte Giacomo che sta studiando esattamente come strutturare la celebrazione. Comunque qualche anticipazione ve la posso dare io… aspettate che prendo gli appunti… Dunque intanto si va in chiesa, poi segno della croce, un paio di preghiere, litanie a gogò, letture di vecchi brani incomprensibili di profeti intervallati da episodi anche della vostra vita, i vostri atti insomma. Un bel brano dalle mie biografie ufficiali, a cui seguirà un commento da parte dell’officiante perché un po’ di libertà bisogna pur dargliela. E poi ancora “Credo in un solo Dio”, “Ascoltaci o Signore” e via discorrendo passando per “Scambiamoci un segno di pace” per arrivare alla “Messa è finita andate in pace!”, e comunque trovate i dettagli nelle slide di backup allegate. Ah, e ricordiamoci di passare a chiedere un’offerta ad ogni messa, non perdiamo di vista il cash flow, gli investitori ci guardano.
- Ma con quale scusa, Signore?
- Che ne so, non è importante, qualcosa c’inventeremo: il tetto da rifare, i missionari, l’intonaco della sacrestia, le divise nuove dei chierichetti, il campino dell’oratorio, la lebbra o la malaria.
- Sì però questa messa… sai che palle!
- Oh, oh chi è stato oh, ragazzi… - fa Giovanni.
Ma Gesù: - No, no ha ragione invece. Allora sai che si fa? Così in effetti può apparire noiosa. Ci si mette un po’ di musica, vedrai con quella si acchiappa un bel po’ di pecorelle. Organi in tutte le chiese, allora, cori e canti, quattro o cinque per messa, in più quando s’arriva e quando si va via… E poi, Lazzaro, aggiungi anche questo che non c'è scritto: la messa non può durare più di mezz’ora!
- Sì, con le canzoni in effetti… si può mettere anche il televoto?
- Boh, quello vediamo dai… comunque con questa si è finito, avete visto siamo in perfetto orario. Mi faccio vivo in settimana, per quella cena di lavoro. E studiate, mi raccomando che v'interrogo.
L’assemblea si scioglie, la carne al fuoco è tanta. Gli apostoli commentano sottovoce intanto che s’allontanano.
E poi, nel silenzio della sala riunioni ormai deserta, si sente solo l’imprecazione di Lazzaro:
- Orcazzozza non ho salvato!
17 dicembre 2014
Dal Vangelo secondo Hombre (2)
(Segue dal Vangelo secondo Hombre - 1)
Gesù presenta la sua idea vincente avvalendosi di 10 slide (4-6)
- Yes Teacher…
Intanto qualche mugugno serpeggia in platea.
- Ma Gesù, tutti questi termini inglesi… non ci tacceranno di esterofilia?
- In effetti si è riflettuto a lungo su questa scelta, ma il cammino era tracciato. In verità, in verità vi dico, se vogliamo essere competitivi in campo internazionale non possiamo barricarci dietro a quella specie di bronchite cronica che è l’aramaico. Non vorremmo deludere gli azionisti, gli investitor relators, gli stakeholder e tantomeno gli Harlem Globetrotters.
- Sulla divulgazione mi raccomando, voi siete i prescelti, studiate bene tutto il programma.
- Quello di quest’anno?
- No, vi interrogherò sul programma di tutto il trentennio… e preparatevi perché gli esami sono alle porte. Capillarizzazione del credo… qui si intende che dobbiamo raggiungere proprio tutti, cercheremo di radicarci sul territorio sia proprio da un punto di vista delle strutture e qui vedo chiese, conventi, scuole private; che dal punto di vista del pensiero e qui vedo libri e testi sacri in genere da scrivere, da far leggere, da diffondere. Occhio però con le fotocopie non autorizzate, non ci facciamo fregare dai particolari. Per quanto riguarda i tre punti successivi e quindi autofinanziamento, efficientamento dell’organizzazione e scelta del personale prego Lazzaro di mostrarci la slide successiva che spiega con un semplice schema quella che sarà la nostra organizzazione di partenza, e che porterà voi in, quattro e quattr’otto, a dirigere tutta la baracca.
- Eccoci dunque alla scelta del management, dei collaboratori e quindi allo sviluppo carriera. Io già da oggi farò un passo indietro, c’è bisogno di dare un segnale forte. Sarà Pietro in veste di Amministratore Delegato a scegliere i suoi primi collaboratori, proprio tra voi. Ma poi sarete voi a dovervi muovere per portare affiliazioni alla causa.
- Ma come Maestro?
- Come vedete dal flow chart proiettato sarà molto semplice per voi occupare posti ai vertici dell’organizzazione che sarà di tipo Aereo. E questa è la parte più semplice… immaginiamo che voi cacciate di tasca 10 denari per diventare i passeggeri di un aereo, ecco che ognuno di voi, portando altri due passeggeri da 10 denari ciascuno, diventerà steward e quando anche i passeggeri portati da voi ne porteranno altri due ciascuno voi diventerete copiloti e poi ancora sarete piloti e finalmente volerete e vi prenderete pure 80 denari. In men che non si dica la Chiesa accumulerà un patrimonio notevole e il Cristan-esimo si espanderà a macchia d’olio in tutto il mondo conosciuto.
- Ma all’aspetto fiscale, Signore, ci avete pensato? Con tutti questi soldi…
- Bella domanda Tommaso! Non ci crederai, ma per questo ci siamo appoggiati a uno studio esterno, di un certo Paolo che ha la sede a Damasco. Ufficialmente lavorerebbe per Roma, ma di fatto si è messo in proprio e dà una mano ai commercianti permettendo loro di pagare una più equa quota di tasse. Chi meglio di lui? È un senzadio, proprio quello che ci vuole per gli aspetti più materiali. Sta approntando tutta una serie di sgamotti per fargliela in barba agli ispettori romani, poi penseremo anche a screditare l’Impero con il lancio di qualche slogan d’effetto come “Roma Ladrona” e vedrete che ci lasceranno in pace, saranno loro a chiedere di venire a patti.
- Ma, Maestro, se davvero poi accumuleremo tutti questi denari, saranno spendibili anche fuori da qui? Anche in altre parti del mondo, intendo…
- Nessun problema, anche per questo ci pensa lo studio di Paolo, gli si porta il malloppo e lui li converte in euro, in dollari, in franchi svizzeri o in lingotti d’oro. La conversione, come la fa lui, non la fa nessuno.
Coffee break
- Adesso facciamo 10 minuti di pausa, sul tavolo di fondo trovate delle bignoline assortite, portatemi poi le caraffe con il latte che lo trasformo in cappuccino.
16 dicembre 2014
Dal Vangelo secondo Hombre (1)
Che Dio ci perdoni. E ci perdonerà.
È il suo mestiere.
(Marcello Marchesi)
Gesù presenta la sua idea vincente avvalendosi di 10 slide (1-3)
La piccola sala riunioni ricavata dall’annesso agricolo al campo degli ulivi, regolarizzato con l’ultimo condono edilizio, è gremita. Gesù e Lazzaro siedono al tavolo, e una sporca dozzina di apostoli si è accomodata in platea. Gesù aspetta un momento di silenzio e poi attacca a parlare.
- Buongiorno. Prima di cominciare mi preme ringraziare della partecipazione, era importante che ci fossimo tutti perché oggi daremo il via a un progetto rivoluzionario. Con l’aiuto di qualche slide vi vado a illustrare un’idea alla quale stiamo lavorando da tempo. Ci aiuta Lazzaro, qui, a girare le slide… a proposito, come stai Lazzaro?
- Bene bene. Sto bene. Mi sento rinato.
- Ok, dai, tanto si fa alla svelta, sono solo una decina…
- Scusa Signore ma le dieci tavole le abbiamo già studiate, erano nel programma di prima…
- No, no, Pietro non facciamo confusione, dimentichiamoci per un attimo i Comandamenti, oggi si tratta di dieci slide. La slide è la legge del futuro, la cartamoneta delle aziende moderne. Mosè, con tutto il rispetto, era di un’altra epoca, adesso siamo nell’era digitale o ci adattiamo o siamo off. Vedrai che anche a te Pietro le cose ti cambieranno un bel po’, in un primo tempo pensavo di affidarti la chiave del Paradiso…
- O bella, non me la dai più, Signore?
- In verità, in verità ti dico, Pietro, ti darò una chiavetta USB. E adesso cominciamo, Lazzaro vai con la prima… -
Come vedete dal titolo: è l’ora di religione, nel senso che non possiamo più aspettare, da questo momento ci mettiamo in proprio. Le borse ci stanno dando fiducia, il mercato azionario è in fermento ed è qui, oggi, che noi, in assemblea costituente, andiamo a fondare il CRISTIAN. Gira Lazzaro…
- Ecco, questo è l’ordine del giorno. I punti da illustrare sono parecchi, ma cercheremo di fare alla svelta così per pranzo vi libero… so che qualcuno è venuto da lontano, qualcuno ha il treno presto…
- L’abbozzo originario del progetto fu il CRISTIAN 1°, nacque una ventina d’anni fa quando feci Gesù nel tempio. Poi negli anni abbiamo rilasciato nuove release e siamo passati attraverso il progetto CRISTIAN 2°, fino al CRISTIAN 3° e così via. Poi, a dirla tutta, abbiamo perso un po’ il conto, per cui chiameremo il progetto attuale CRISTIAN-ESIMO. Il nome nasce un po’ così, d’accordo può sembrare una scemata, ma contiamo sul fatto che diventi un nome di culto.
(continua)
14 dicembre 2014
Le meraviglie di Alice
Il libro - Nemico, Amico, Amante - era da anni in giro per casa, ma ne avevo letto solo il racconto omonimo. Pur apprezzandolo, la figura di Johanna è una di quelle che ti resta dentro, l'avevo abbandonato, quasi dimenticato.
Ma solo quasi, sapevo bene che l'avrei visto passare, se fossi rimasto paziente sulla riva del fiume delle mie letture.
L'interruzione facile è uno dei vantaggi che ti offre un libro di racconti, me n'ero giusto un po' approfittato.
Il romanzo racchiude nove perle luminose. A parte la già citata che dà il titolo alla raccolta, quella che davvero mi ha rivoltato cuore e stomaco è The bear came over the mountain, cinquanta pagine da divorare.
Sarà per mia mamma o sarà per quel che volete, ma mi è sembrata davvero maestosa. Delicatissima e dolorosa, al tempo stesso leggera e profondissima, un vero bijoux. Ne è stato tratto un film che ancora non ho visto, Lontano da lei, con Julie Christie, tra un po' di tempo, magari...
L'unico neo, se posso, è il narrare monotòno, con il quale la Munro sbobina le sue storie, almeno queste. Forse è una scelta editoriale, forse è un pregio, non so, il risultato per me è un sovrapporsi di sensazioni e di sfumature tra i vari racconti. Nessun cambio di registro netto capace di trasportarti da un posto all'altro e di sradicarti da una storia per scaraventarti nella successiva.
E adesso qualche ritaglio...
Ma ormai sapeva che nella vita viene il momento in cui brutto e bello svolgono più o meno la stessa funzione.
Non sembrava nemmeno una stupida, pur avendo un'espressione disarmante come quella di un vitello o di un cervo.
Poi in quel silenzio cominciò a riversarsi un ronzio, forse del traffico in lontananza, e piccoli rumori che svanivano prima ancora di essere uditi davvero.
Quando pronunciava una battuta sarcastiva volutamente provocatoria, quei denti parevano balzare in avanti come sentinelle a guardia di un palazzo, come grotteschi alabardieri.
La mia esperienza di donna in presenza di uomini, di donna che ascolta il suo uomo nell'acuta speranza che si manifesti come qualcuno di cui lei possa ragionevolmente andar fiera, apparteneva ancora al futuro.
- Io ho smesso di smettere, - disse lei, accendendo la sigaretta. - Mi sono ripromessa di smettere di smettere, punto e basta.
Cercare di entrare nei pensieri di Fiona era sempre stata un'esperienza frustrante. Poteva ridursi alla sensazione di inseguire un miraggio. Anzi, di vivere un miraggio. Entrare in confidenza con Fiona creava poi un ulteriore problema. Era come affondare i denti in un frutto di litchi. In una polpa dallo strano aroma innaturale, dal sapore e profumo vagamente chimici, per incocciare subito nel seme sproporzionato, nel nocciolo.
Gli faceva piacere aver suscitato in lei una scintilla, un'increspatura sulla superficie della personalità. Aver percepito nella cadenza interlocutoria delle sue vocali l'ombra di una preghiera.
Ma solo quasi, sapevo bene che l'avrei visto passare, se fossi rimasto paziente sulla riva del fiume delle mie letture.
L'interruzione facile è uno dei vantaggi che ti offre un libro di racconti, me n'ero giusto un po' approfittato.
Il romanzo racchiude nove perle luminose. A parte la già citata che dà il titolo alla raccolta, quella che davvero mi ha rivoltato cuore e stomaco è The bear came over the mountain, cinquanta pagine da divorare.
Sarà per mia mamma o sarà per quel che volete, ma mi è sembrata davvero maestosa. Delicatissima e dolorosa, al tempo stesso leggera e profondissima, un vero bijoux. Ne è stato tratto un film che ancora non ho visto, Lontano da lei, con Julie Christie, tra un po' di tempo, magari...
L'unico neo, se posso, è il narrare monotòno, con il quale la Munro sbobina le sue storie, almeno queste. Forse è una scelta editoriale, forse è un pregio, non so, il risultato per me è un sovrapporsi di sensazioni e di sfumature tra i vari racconti. Nessun cambio di registro netto capace di trasportarti da un posto all'altro e di sradicarti da una storia per scaraventarti nella successiva.
E adesso qualche ritaglio...
Ma ormai sapeva che nella vita viene il momento in cui brutto e bello svolgono più o meno la stessa funzione.
Non sembrava nemmeno una stupida, pur avendo un'espressione disarmante come quella di un vitello o di un cervo.
Poi in quel silenzio cominciò a riversarsi un ronzio, forse del traffico in lontananza, e piccoli rumori che svanivano prima ancora di essere uditi davvero.
Quando pronunciava una battuta sarcastiva volutamente provocatoria, quei denti parevano balzare in avanti come sentinelle a guardia di un palazzo, come grotteschi alabardieri.
La mia esperienza di donna in presenza di uomini, di donna che ascolta il suo uomo nell'acuta speranza che si manifesti come qualcuno di cui lei possa ragionevolmente andar fiera, apparteneva ancora al futuro.
- Io ho smesso di smettere, - disse lei, accendendo la sigaretta. - Mi sono ripromessa di smettere di smettere, punto e basta.
Cercare di entrare nei pensieri di Fiona era sempre stata un'esperienza frustrante. Poteva ridursi alla sensazione di inseguire un miraggio. Anzi, di vivere un miraggio. Entrare in confidenza con Fiona creava poi un ulteriore problema. Era come affondare i denti in un frutto di litchi. In una polpa dallo strano aroma innaturale, dal sapore e profumo vagamente chimici, per incocciare subito nel seme sproporzionato, nel nocciolo.
Gli faceva piacere aver suscitato in lei una scintilla, un'increspatura sulla superficie della personalità. Aver percepito nella cadenza interlocutoria delle sue vocali l'ombra di una preghiera.
11 dicembre 2014
Odio le Poste (*)
Più del muschio
odio le Poste
Più del riccio gonfiabile dell'Ikea
odio le Poste
Più del cambio di stagione
odio le Poste
Più del formaggio sulla pomarola
odio le Poste
Più dei fogli
odio le Poste
Più della muffa
odio le Poste
Più delle penne a sfera che sbavano
odio le Poste
Più dei parenti a Natale
odio le Poste
Più dei mangiatori di patatine al cine
odio le Poste
Più degli impiccioni
odio le Poste
Più della pubalgia
odio le Poste
Più della tramontana
odio le Poste
Più di Capezzone
odio le Poste
Più delle Poste
odio solo coloro che ci vanno e potrebbero comodamente farne a meno.
(*) possibilmente leggere in due, canto e controcanto, alla ora pro nobis.
10 dicembre 2014
Rotture
Tutto quello che si poteva rompere s'è rotto, come vaticinato dalla seconda deriva tennologica della legge di Marfi.
Kindle
Disco Fisso dati
Lavatrice
Stereo
Caldaia
Box doccia
Disco Solido Sistema Operativo
Per tacere delle infiltrazioni d'acqua in soggiorno e di tutti i pezzi sostituiti nella revisione dello scooter.
No, tranquilli, non vi sto chiedendo soldi, sto solo implorando un filo di pietà al dio, o chi per lui, della fottuta ingegneria.
E apprezzo sempre più la saggezza del detto popolare Il meglio è nemico del bene.
Kindle
Disco Fisso dati
Lavatrice
Stereo
Caldaia
Box doccia
Disco Solido Sistema Operativo
Per tacere delle infiltrazioni d'acqua in soggiorno e di tutti i pezzi sostituiti nella revisione dello scooter.
No, tranquilli, non vi sto chiedendo soldi, sto solo implorando un filo di pietà al dio, o chi per lui, della fottuta ingegneria.
E apprezzo sempre più la saggezza del detto popolare Il meglio è nemico del bene.
1 dicembre 2014
Ieri tua madre ti dava TuSaiCosa ®
Gratta gratta siamo tutti un po' Harry Potter.
E tutti abbiamo un nemico oscuro e innominabile.
Certe volte è interpretato da Ralph Fiennes e altre volte dalla crema spalmabile alle nocciole.
Ma finalmente la Ferrero l'ha capito, pare.
Grazie
___________________________
bibliografia:
Odore di chiuso
Decalogo anti TuSaiCosa
La vita agra
Cicero pro domo sua
Etichette:
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dieta,
miti,
tivù,
tu sai cosa,
vita
30 novembre 2014
Del diario vissuto di Giovanna (10)
Una sera tu mi dicesti così abbracciandomi: "Sai Gianna quando per la prima volta atraversai la tua grande aia, che mi portava sotto il tetto dell'amore", e abbracciandomi ancora più forte; "Gianna tu sei tutto per me se io non avessi te anche per confidarmi tante cose Gianna io io..."
Sì Neno forse ai ragione, perché anchio o provate tante gioie che ai provate te amore mio.
"Ma Gianna quando atraverserò la tua grande aia il giorno che ti porterò a vivere con me per sempre all'ora sarà la gioia più bella, perché all'ora sarai per sempre mia e non ti lascerò mai più".
E parlando di queste cose era commosso come lo ero io, pensando a quel giorno che sarà il più bello della nostra vita "Le Nozze".
Molti dicono chi va a sposarsi va a impiccarsi, in vece non deve essere così per noi, il nostro matrimonio deve essere pieno d'amore per tutta la vita.
Vero! Tesoro caro.
Come a fatto presto a passare questi mesi, mi pare ieri che ti o imparato a conoscere e invece è passato tutto l'estate, in un soffio, perché il cardo non si è neppure sentito quest'anno, forse gli avremmo fatto paura noi.
Ecco di già passata anche la vendemmia ed è incominciato il mese di ottobre e così finisce le belle giornate, si incomincerà a vedere gli alberi spogli, e le giornate brutte che non farà che piovere.
Insomma lasciammo stare la pioggia, l'inverno, e parlammo di noi due che ci si vuol tanto bene e mai ci verremo a noia perché ci si saprà amare e comprendere, che il nostro amore straboccherà dalla felicità.
E quando Neno saremo in casa e siamo di già sposati e le giornate non faranno che piovere, tu mi terrai nelle tue braccia stretta stretta e lì sogneremo insieme il nostro avenire, e parleremo dei nostri baci più belli, della nostra casa, dei nostri bimbi, e così via.
Come sarà bello all'ora amarsi ed amare, e farsi amare anche dai nostri bimbi, come abbiamo amato i nostri genitori.
E la nostra felicità sarà grande quando sognando raggiungeremo la realtà vera e all'ora forse ci parrà di sognare ancora.
Ma tu mi risveglierai coi tuoi baci e le tue parole e tu mi dirai "Gianna guarda non sognammo più il nostro sogno si è avverato, dopo tanti sospiri ti o sposata, tu sei veramente mia tutta mia".
_________________________________
- Quaderno del diario vissuto di Giovanna
- Anema e Core
- Dove si va signorine?
- Qui vedi dove dormo e ti sogno
- Se un giorno mi avverasse
- Mi bacia sulla bocca e baci e baci
- Quando non c'è la partita di calcio manca tutto
- Perché l'amore sarà al centro di tutto
- Qui intrecciammo la lilla
- Montaccino si chiamava il posto dove tu stavi
Sì Neno forse ai ragione, perché anchio o provate tante gioie che ai provate te amore mio.
"Ma Gianna quando atraverserò la tua grande aia il giorno che ti porterò a vivere con me per sempre all'ora sarà la gioia più bella, perché all'ora sarai per sempre mia e non ti lascerò mai più".
E parlando di queste cose era commosso come lo ero io, pensando a quel giorno che sarà il più bello della nostra vita "Le Nozze".
Molti dicono chi va a sposarsi va a impiccarsi, in vece non deve essere così per noi, il nostro matrimonio deve essere pieno d'amore per tutta la vita.
Vero! Tesoro caro.
Come a fatto presto a passare questi mesi, mi pare ieri che ti o imparato a conoscere e invece è passato tutto l'estate, in un soffio, perché il cardo non si è neppure sentito quest'anno, forse gli avremmo fatto paura noi.
Ecco di già passata anche la vendemmia ed è incominciato il mese di ottobre e così finisce le belle giornate, si incomincerà a vedere gli alberi spogli, e le giornate brutte che non farà che piovere.
Insomma lasciammo stare la pioggia, l'inverno, e parlammo di noi due che ci si vuol tanto bene e mai ci verremo a noia perché ci si saprà amare e comprendere, che il nostro amore straboccherà dalla felicità.
E quando Neno saremo in casa e siamo di già sposati e le giornate non faranno che piovere, tu mi terrai nelle tue braccia stretta stretta e lì sogneremo insieme il nostro avenire, e parleremo dei nostri baci più belli, della nostra casa, dei nostri bimbi, e così via.
Come sarà bello all'ora amarsi ed amare, e farsi amare anche dai nostri bimbi, come abbiamo amato i nostri genitori.
E la nostra felicità sarà grande quando sognando raggiungeremo la realtà vera e all'ora forse ci parrà di sognare ancora.
Ma tu mi risveglierai coi tuoi baci e le tue parole e tu mi dirai "Gianna guarda non sognammo più il nostro sogno si è avverato, dopo tanti sospiri ti o sposata, tu sei veramente mia tutta mia".
_________________________________
- Quaderno del diario vissuto di Giovanna
- Anema e Core
- Dove si va signorine?
- Qui vedi dove dormo e ti sogno
- Se un giorno mi avverasse
- Mi bacia sulla bocca e baci e baci
- Quando non c'è la partita di calcio manca tutto
- Perché l'amore sarà al centro di tutto
- Qui intrecciammo la lilla
- Montaccino si chiamava il posto dove tu stavi
27 novembre 2014
Convertitevi!
Ogni volta che ho avuto bisogno, lui c'era. C'era sempre.
Era con me ogni sera, prima che mi addormentassi, ad ascoltare le mie preghiere e le mie riflessioni, talvolta i miei ringraziamenti.
C'era per illuminarmi la via.
C'era ogni volta che mi sono innamorato e ne ho parlato con lui.
C'era ogni volta che ho pianto, per un tradimento, un dolore, una perdita.
Era lì, rassicurante, nelle notti dei giorni duri.
Era lì mentre cullavo i miei propositi di vita, ed era lì quando li ho disattesi.
Era lì durante le notti insonni dalle infinite discussioni.
Ed era lì nelle notti delle coccole ai cuccioli tormentati dalla febbre.
E c'era negli attimi sfocati a cavallo tra la veglia e il sonno, quando ho messo a fuoco progetti travolgenti in grado di cambiare la mia vita e il mondo, gli stessi progetti già così falliti solo la mattina dopo.
E c'era senza farsi notare nei pomeriggi afosi di sesso e sudore.
Mi ha osservato silente tutte le volte che ero davvero troppo convinto di una scelta. Mi ha lasciato sbagliare e mi ha fatto crescere.
Mi ha incoraggiato e mi ha dissuaso, spinto e frenato.
C'era per darmi una dritta, tutte le volte che la mia anima si era persa per un sentiero troppo buio.
Sapeva tutto di me, ogni mio sogno, ogni rimorso e ogni rimpianto.
Conosceva le mie donne e ogni libro che ho letto.
Anche quando non potevo vederlo direttamente non ho mai dubitato che fosse lì, al di là della tapparella, a fare il suo lavoro.
C'era, e non ho mai sentito il bisogno di andare a scriverlo sui ponti autostradali.
Poi niente, una mattina grigia e nebbiosa son venuti gli operai del Comune e l'hanno sostituito, ne hanno messo uno a led a luce fredda, più basso, che non riesco a vedere quando sono sdraiato a letto, un nuovo lampione che non sa niente di me.
Affàcciati alla finestra e trova il tuo lampione... prima che lui trova te. Convèrtiti al Lampionismo, continuerai a dormire in santa pace la domenica mattina, a innaffiare di birra le tue salsicce e nessuno che vorrà farti una predica.
Era con me ogni sera, prima che mi addormentassi, ad ascoltare le mie preghiere e le mie riflessioni, talvolta i miei ringraziamenti.
C'era per illuminarmi la via.
C'era ogni volta che mi sono innamorato e ne ho parlato con lui.
C'era ogni volta che ho pianto, per un tradimento, un dolore, una perdita.
Era lì, rassicurante, nelle notti dei giorni duri.
Era lì mentre cullavo i miei propositi di vita, ed era lì quando li ho disattesi.
Era lì durante le notti insonni dalle infinite discussioni.
Ed era lì nelle notti delle coccole ai cuccioli tormentati dalla febbre.
E c'era negli attimi sfocati a cavallo tra la veglia e il sonno, quando ho messo a fuoco progetti travolgenti in grado di cambiare la mia vita e il mondo, gli stessi progetti già così falliti solo la mattina dopo.
E c'era senza farsi notare nei pomeriggi afosi di sesso e sudore.
Mi ha osservato silente tutte le volte che ero davvero troppo convinto di una scelta. Mi ha lasciato sbagliare e mi ha fatto crescere.
Mi ha incoraggiato e mi ha dissuaso, spinto e frenato.
C'era per darmi una dritta, tutte le volte che la mia anima si era persa per un sentiero troppo buio.
Sapeva tutto di me, ogni mio sogno, ogni rimorso e ogni rimpianto.
Conosceva le mie donne e ogni libro che ho letto.
Anche quando non potevo vederlo direttamente non ho mai dubitato che fosse lì, al di là della tapparella, a fare il suo lavoro.
C'era, e non ho mai sentito il bisogno di andare a scriverlo sui ponti autostradali.
Poi niente, una mattina grigia e nebbiosa son venuti gli operai del Comune e l'hanno sostituito, ne hanno messo uno a led a luce fredda, più basso, che non riesco a vedere quando sono sdraiato a letto, un nuovo lampione che non sa niente di me.
Affàcciati alla finestra e trova il tuo lampione... prima che lui trova te. Convèrtiti al Lampionismo, continuerai a dormire in santa pace la domenica mattina, a innaffiare di birra le tue salsicce e nessuno che vorrà farti una predica.
25 novembre 2014
La Morte Sospesa - Touching the Void
Qui si spoilera, ve lo dico, una vera e propria pioggia di spoiler come dio, o chi per lui, la manda.
Se hai intenzione di leggere il libro ti do due consigli. Uno, inizia direttamente dalle parole di Joe Simpson saltando tutte le varie copertine, la prefazione e la premessa; secondo, smetti di leggere ADESSO questo post.
Dalla Seconda di copertina
Nel giugno 1985, due alpinisti britannici, il venticinquenne Joe Simpson e il suo compagno di cordata, Simon Yates, hanno appena raggiunto la vetta del Siula Grande (6536 metri) nelle Ande peruviane, salendo per la prima volta la parete Ovest. Colti, sulla cima, da una violenta bufera, i due scendono lungo una ripida parete innevata, ma Simpson perde un appoggio e precipita su una roccia rompendosi una gamba. Yates cerca di calarlo per seracchi di ghiaccio con laboriose manovre di corda. Nonostante il gelo e l'oscurità tutto sembra procedere fino a quando non accade l'imprevisto: la parete è interrotta da uno strapiombo sotto il quale Joe si trova appeso, inerme. Simon non riesce a issarlo e rischia di venire trascinato anche lui nel vuoto…
Mi fermo, anche se il testo prosegue, qui mi è già venuta voglia di posare il volume se sono in libreria.
L’ebook non ha la seconda di copertina, almeno quello.
Dalla Prefazione di Mirella Tenderini (aprile 2011), 4 pagine
La morte sospesa è un libro diverso che si colloca tra i libri di alpinismo soltanto perché quando Joe Simpson, già infortunato, precipitò nel vuoto atterrando miracolosamente su una cengia di neve soffice…
per poi insistere con un vero e proprio riassunto di tutta la vicenda con una dovizia di particolari inquietante.
Dall’Introduzione di Chris Bonington (1988), 2 pagine
... una delle storie di sopravvivenza più straordinarie che abbia mai letto… Dal momento in cui Joe cadendo si rompe una gamba, fino alla fine della sua solitaria odissea, quando arriva strisciando al campo base…
Ed ecco che anche l’ultima sorpresina se ne va, e la lettura del testo dell’autore ancora non è cominciata.
Poi – FINALMENTE – prende il via La Morte Sospesa di Joe Simpson, ma è tardi, in eccezione al meglio rispetto al mai.
Davvero non riesco a comprendere una scelta editoriale così decisa e così - come dire? - SBAGLIATA. È l’unico aggettivo con il quale riesco a qualificarla.
E non che presentare una storia vera debba introdurre una sorta di tolleranza allo spoiler o, peggio, auspicarla. Non è un articolo di cronaca che per esigenze giornalistiche deve essere sintetizzato già nelle poche parole usate per il titolo, qui si tratta di vendere più copie possibili di un libro, nell’interesse di Simpson e dell’editore (Corbaccio), e l’assurda zappata che si danno sui piedi ferisce fatalmente anche il lettore.
Su Repubblica del 26 ottobre scorso esce Non dirmi come va a finire, un pezzo spregiudicato ed ironico di Gabriele Romagnoli sulla questio spoiler.
SPOILER alert: al termine di questo articolo, in Brasile, una donna morirà. E quindi, che si fa: si smette di leggere perché la fine è nota? O si prosegue per scoprire che cosa c'entra una casalinga di Recife con l'anticipazione di una trama?
Cominciamo col dire che l’incipit scelto da Romagnoli è furbescamente fuorviante e tende a generare empatia per lo spoiler, però truccando le carte. Lo spoiler è tale perché anticipa qualcosa sull’oggetto di discussione (romanzo, film, o articolo di giornale in questo caso) non perché propone divinazioni più o meno scontate su fenomeni che magari si realizzeranno sì, ma in tutt’altri contesti.
Detto ciò il pezzo prosegue:
Due amici si incontrano uno ha già visto la nuova stagione di True Detective l’altro no. Cosa succederà? Ecco l’era dello spoiler. Un tempo, da Star Wars a Psycho si riusciva a proteggere il colpo di scena. Ora viviamo in una ucronia(*) collettiva. Libri, film e serie tv fluiscono in uno spazio-tempo che elude i confini, rimbalza da satelliti, cade nella rete. La fruizione non è più guidata ma libera.
...
... chi non sa che Ulisse torna a casa e fa un massacro?
Ma anche il paragone con l’Odissea non è rispettoso di un’analisi oggettiva, perché spoilerare un classico non ha e non può avere la valenza di spoilerare un film che ancora deve uscire o il finale di una serie TV.
Ci sono da fare considerazioni sui tempi anche. Si parla, ad esempio, de Il Sesto Senso e di come la produzione impose l’assoluto riserbo sulla pellicola per preservare l’effetto sorpresa allo spettatore, ma paradossalmente adesso lo spoiler su quel film è depenalizzato e se incontri qualcuno che non l’ha ancora visto sei quasi autorizzato e tenuto a spifferarglielo, a mo’ di punizione.
Romagnoli chiude con una riflessione sulla vita…
...poiché la nostra esistenza soggiace all’unico spoiler ineludibile, viviamo eludendo il quando e il come ma non il se.
Particolare anche la visione di Guia Soncini, sulla pagina accanto, che scaglia un vero e proprio attacco contro i lagnoni dello spoiler, oltre a esporre la sua teoria di ideale lettura:
L'estate della seconda media la passai a leggere tutti i romanzi di Agatha Christie. Tutti con lo stesso metodo: prima la lista dei personaggi che c'era all'inizio; poi le ultime cinque pagine, quelle in cui miss Marple o Poirot svelavano l'assassino; infine il libro dall'inizio: sapendo già chi erano i cattivi e a chi dovevo fare attenzione, potevo godermi la storia senza concentrarmi sui personaggi sbagliati.
Ma qui siamo all’eresia pura, lascio ad altri il compito di santinquisire.
In definitiva sarei davvero curioso di conoscere le motivazioni che hanno portato Corbaccio a confezionare la storia di Joe Simpson così, magari chiedo.
(*) ucronia, devo dire, è bello.
p.s. Simpson e Yates a tutt’oggi restano gli unici alpinisti ad avere scalato la parete ovest del Siula Grande.
edit p.s. avete provato a intonare Touching the void al ritmo di Pump up the volume? Secondo me funziona.
Se hai intenzione di leggere il libro ti do due consigli. Uno, inizia direttamente dalle parole di Joe Simpson saltando tutte le varie copertine, la prefazione e la premessa; secondo, smetti di leggere ADESSO questo post.
Dalla Seconda di copertina
Nel giugno 1985, due alpinisti britannici, il venticinquenne Joe Simpson e il suo compagno di cordata, Simon Yates, hanno appena raggiunto la vetta del Siula Grande (6536 metri) nelle Ande peruviane, salendo per la prima volta la parete Ovest. Colti, sulla cima, da una violenta bufera, i due scendono lungo una ripida parete innevata, ma Simpson perde un appoggio e precipita su una roccia rompendosi una gamba. Yates cerca di calarlo per seracchi di ghiaccio con laboriose manovre di corda. Nonostante il gelo e l'oscurità tutto sembra procedere fino a quando non accade l'imprevisto: la parete è interrotta da uno strapiombo sotto il quale Joe si trova appeso, inerme. Simon non riesce a issarlo e rischia di venire trascinato anche lui nel vuoto…
Mi fermo, anche se il testo prosegue, qui mi è già venuta voglia di posare il volume se sono in libreria.
L’ebook non ha la seconda di copertina, almeno quello.
Dalla Prefazione di Mirella Tenderini (aprile 2011), 4 pagine
La morte sospesa è un libro diverso che si colloca tra i libri di alpinismo soltanto perché quando Joe Simpson, già infortunato, precipitò nel vuoto atterrando miracolosamente su una cengia di neve soffice…
per poi insistere con un vero e proprio riassunto di tutta la vicenda con una dovizia di particolari inquietante.
Dall’Introduzione di Chris Bonington (1988), 2 pagine
... una delle storie di sopravvivenza più straordinarie che abbia mai letto… Dal momento in cui Joe cadendo si rompe una gamba, fino alla fine della sua solitaria odissea, quando arriva strisciando al campo base…
Ed ecco che anche l’ultima sorpresina se ne va, e la lettura del testo dell’autore ancora non è cominciata.
Poi – FINALMENTE – prende il via La Morte Sospesa di Joe Simpson, ma è tardi, in eccezione al meglio rispetto al mai.
Davvero non riesco a comprendere una scelta editoriale così decisa e così - come dire? - SBAGLIATA. È l’unico aggettivo con il quale riesco a qualificarla.
E non che presentare una storia vera debba introdurre una sorta di tolleranza allo spoiler o, peggio, auspicarla. Non è un articolo di cronaca che per esigenze giornalistiche deve essere sintetizzato già nelle poche parole usate per il titolo, qui si tratta di vendere più copie possibili di un libro, nell’interesse di Simpson e dell’editore (Corbaccio), e l’assurda zappata che si danno sui piedi ferisce fatalmente anche il lettore.
Su Repubblica del 26 ottobre scorso esce Non dirmi come va a finire, un pezzo spregiudicato ed ironico di Gabriele Romagnoli sulla questio spoiler.
SPOILER alert: al termine di questo articolo, in Brasile, una donna morirà. E quindi, che si fa: si smette di leggere perché la fine è nota? O si prosegue per scoprire che cosa c'entra una casalinga di Recife con l'anticipazione di una trama?
Cominciamo col dire che l’incipit scelto da Romagnoli è furbescamente fuorviante e tende a generare empatia per lo spoiler, però truccando le carte. Lo spoiler è tale perché anticipa qualcosa sull’oggetto di discussione (romanzo, film, o articolo di giornale in questo caso) non perché propone divinazioni più o meno scontate su fenomeni che magari si realizzeranno sì, ma in tutt’altri contesti.
Detto ciò il pezzo prosegue:
Due amici si incontrano uno ha già visto la nuova stagione di True Detective l’altro no. Cosa succederà? Ecco l’era dello spoiler. Un tempo, da Star Wars a Psycho si riusciva a proteggere il colpo di scena. Ora viviamo in una ucronia(*) collettiva. Libri, film e serie tv fluiscono in uno spazio-tempo che elude i confini, rimbalza da satelliti, cade nella rete. La fruizione non è più guidata ma libera.
...
... chi non sa che Ulisse torna a casa e fa un massacro?
Ma anche il paragone con l’Odissea non è rispettoso di un’analisi oggettiva, perché spoilerare un classico non ha e non può avere la valenza di spoilerare un film che ancora deve uscire o il finale di una serie TV.
Ci sono da fare considerazioni sui tempi anche. Si parla, ad esempio, de Il Sesto Senso e di come la produzione impose l’assoluto riserbo sulla pellicola per preservare l’effetto sorpresa allo spettatore, ma paradossalmente adesso lo spoiler su quel film è depenalizzato e se incontri qualcuno che non l’ha ancora visto sei quasi autorizzato e tenuto a spifferarglielo, a mo’ di punizione.
Romagnoli chiude con una riflessione sulla vita…
...poiché la nostra esistenza soggiace all’unico spoiler ineludibile, viviamo eludendo il quando e il come ma non il se.
Particolare anche la visione di Guia Soncini, sulla pagina accanto, che scaglia un vero e proprio attacco contro i lagnoni dello spoiler, oltre a esporre la sua teoria di ideale lettura:
L'estate della seconda media la passai a leggere tutti i romanzi di Agatha Christie. Tutti con lo stesso metodo: prima la lista dei personaggi che c'era all'inizio; poi le ultime cinque pagine, quelle in cui miss Marple o Poirot svelavano l'assassino; infine il libro dall'inizio: sapendo già chi erano i cattivi e a chi dovevo fare attenzione, potevo godermi la storia senza concentrarmi sui personaggi sbagliati.
Ma qui siamo all’eresia pura, lascio ad altri il compito di santinquisire.
In definitiva sarei davvero curioso di conoscere le motivazioni che hanno portato Corbaccio a confezionare la storia di Joe Simpson così, magari chiedo.
(*) ucronia, devo dire, è bello.
p.s. Simpson e Yates a tutt’oggi restano gli unici alpinisti ad avere scalato la parete ovest del Siula Grande.
edit p.s. avete provato a intonare Touching the void al ritmo di Pump up the volume? Secondo me funziona.
24 novembre 2014
Twittura mista: #cinerima
Prendete un titolo di film e mettetelo in rima senza alterarne il senso, non più di tanto almeno, ed ecco quello che può saltare fuori:
Smetto quando ho detto
L'uomo che diceva: "Psss psss... lo sai?" ai cavalli bai
127 orette
Non è una frazione per chi è già in pensione
Lo troveremo 'stocazzo di Nemo
Pensavo... amore, pol'esse'? Invece era un calesse.
Indagine su un cittadino adamantino
Figli d'un creato subordinato
C'era una volta nella terra natia di John Travolta
Di nuovo niente sul fronte d'occidente
L'uomo che non diede chance a Liberty Valance
Anche i cherubini mangiano i fagiolini
Chi ha incastrato il coniglio animato
L'ultima tentazione del Figlio del Padrone
@overlooki
Il postino suona sempre un casino
@mxtrulli
Atto coatto
@Zu_Janu
Il ritratto di Dorian disfatto
@caro_viola
Profondo rubicondo
@fiorenzosss
Agrume meridionale dal funzionamento non manuale
@TizianoMinuti
L'affettivo il brutto e il cattivo
Il fascino discreto dell'alto ceto
@ninninedda
Smetto quando ho detto
L'uomo che diceva: "Psss psss... lo sai?" ai cavalli bai
127 orette
Non è una frazione per chi è già in pensione
Lo troveremo 'stocazzo di Nemo
Pensavo... amore, pol'esse'? Invece era un calesse.
Indagine su un cittadino adamantino
Figli d'un creato subordinato
C'era una volta nella terra natia di John Travolta
Di nuovo niente sul fronte d'occidente
L'uomo che non diede chance a Liberty Valance
Anche i cherubini mangiano i fagiolini
Chi ha incastrato il coniglio animato
L'ultima tentazione del Figlio del Padrone
@overlooki
Il postino suona sempre un casino
@mxtrulli
Atto coatto
@Zu_Janu
Il ritratto di Dorian disfatto
@caro_viola
Profondo rubicondo
@fiorenzosss
Agrume meridionale dal funzionamento non manuale
@TizianoMinuti
L'affettivo il brutto e il cattivo
Il fascino discreto dell'alto ceto
@ninninedda
20 novembre 2014
P'anda' 'n Cina
Ma ve la ricordate quella pazza della mi' nipote, no che quella l'è pazza davvero... la piglia e la parte, spesso da sola, e gira il globo terracqueo come non ci fosse un tra cinque minuti.
In capo a un anno l'è stata nella Terra del Fuoco a vedere il Perito Moreno, nel Sudest asiatico un paio di volte perché aveva perso le foto del primo giro, in gabbia con le tigri, a mangiare grilli e cavallette, sperduta in Scandinavia a caccia dell'aurora boreale, in Lettonia non chiedetemi a far che, a catafiondarsi giù in un bungee jumping artigianale che mammamìa, in cima a Punta Penia sulla Marmolada.
Ora l'è in Cina e ci uozzappa robe meravigliose che van dalle muraglie ai pandi, situazioni anche un po' surreali per uno come me che ha vissuto il doppio dei suoi anni ma ha girato meno dellaa metà.
Diciamo che sulla qualità delle foto si può ancora lavorare, deve aver usato il filtro dagherrotipo.
Quanto ai testi, riceviamo e fedelmente pubblichiamo, in anteprima assoluta anche rispetto ai suoi aggiornamenti di stato su Faccialibro che restano in attesa di connessioni migliori.
Dalla Cina con uozzap: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita..." come il sommo poeta anche questo viaggio principia dai gironi più bassi per arrivare alle somme rote... treni, sputi, bambini che pisciano nelle piazze e cagano nei bus nelle buste di plastica, colazioni con zampe di gallina -unghie comprese- lesse e teste di pesce con salsa piccante, sputi, bagni intasati, di nuovo treno per molte ore, troppe, vicoli bui, cani che ti ringhiano e inseguono nelle risaie, uomini impolverati di terracotta, noodles, hot pot, riso alla cantonese, miele da sgranocchiare, noodles, lumache, ravioli al vapore, maiale, riso e fagioli con banano, biscotti con uovo sodo e miele, bacchette, sacchetti di plastica come piatti, pannocchie nere, succo di cocco, succo di bambù e soprattutto succo di mais, noodles, thè, e poi che dire... chilometri... non so quanti ma tanti in treno, aereo, piedi, bus, bici, metropolitana, macchina, treno, motorino, sempre e solo treno, fare di prima mattina yoga al tempio con le cinesi, balli in riva al fiume con altre cinesi, innamorarsi della muraglia cinese ed avere una voglia irrefrenabile di volerla fare tutta, scalini, macchina con sconosciuti, Hua Shan con la neve, scalini, 2 gradi...22 gradi, risaie, galline, cascate, rocce, musica cinese, luci strobo e fluo, candele, lanterne, buio, caos, il silenzio, il suono della natura, biglietti d'amore lasciati accanto a te sul treno con traduzione della dedica in inglese, vedere e toccare un panda - la realizzazione di un sogno, città proibite, templi sui monti, sudore, brividi, guanti, occhiali da sole, infradito, scarponi da trekking, la bellezza di una doccia a fine giornata, la carica di una doccia a inizio mattina, la mancanza di una doccia, lonely planet scarabocchiata, strappata, sgualcita, vissuta. L'indimenticabile mia compagna di viaggio la musica -quella giusta-, il mio fedele compagno di viaggio: lo zaino, amato e odiato, lanciato e messo nei posti peggiori per poi abbracciarlo in treno per addormentarmi... odi et amo, incenso, comunismo, bamboo, taichi, kung fu, hutong, gente che gira in pigiama e che fa trekking in ciabatte anzi pantofole per la precisione, aquiloni al parco, addormentarsi e svegliarsi tra le rocce di yangshuo, svegliarsi e addormentarsi nel parco delle sette stelle, perdere asciugamano e sciarpa, perdersi e non ritrovarsi... perdersi nella bellezza di questo paese per non ritrovare la via di casa "...e quindi uscimmo a riveder le stelle."
In capo a un anno l'è stata nella Terra del Fuoco a vedere il Perito Moreno, nel Sudest asiatico un paio di volte perché aveva perso le foto del primo giro, in gabbia con le tigri, a mangiare grilli e cavallette, sperduta in Scandinavia a caccia dell'aurora boreale, in Lettonia non chiedetemi a far che, a catafiondarsi giù in un bungee jumping artigianale che mammamìa, in cima a Punta Penia sulla Marmolada.
Ora l'è in Cina e ci uozzappa robe meravigliose che van dalle muraglie ai pandi, situazioni anche un po' surreali per uno come me che ha vissuto il doppio dei suoi anni ma ha girato meno dellaa metà.
Diciamo che sulla qualità delle foto si può ancora lavorare, deve aver usato il filtro dagherrotipo.
Quanto ai testi, riceviamo e fedelmente pubblichiamo, in anteprima assoluta anche rispetto ai suoi aggiornamenti di stato su Faccialibro che restano in attesa di connessioni migliori.
Dalla Cina con uozzap: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita..." come il sommo poeta anche questo viaggio principia dai gironi più bassi per arrivare alle somme rote... treni, sputi, bambini che pisciano nelle piazze e cagano nei bus nelle buste di plastica, colazioni con zampe di gallina -unghie comprese- lesse e teste di pesce con salsa piccante, sputi, bagni intasati, di nuovo treno per molte ore, troppe, vicoli bui, cani che ti ringhiano e inseguono nelle risaie, uomini impolverati di terracotta, noodles, hot pot, riso alla cantonese, miele da sgranocchiare, noodles, lumache, ravioli al vapore, maiale, riso e fagioli con banano, biscotti con uovo sodo e miele, bacchette, sacchetti di plastica come piatti, pannocchie nere, succo di cocco, succo di bambù e soprattutto succo di mais, noodles, thè, e poi che dire... chilometri... non so quanti ma tanti in treno, aereo, piedi, bus, bici, metropolitana, macchina, treno, motorino, sempre e solo treno, fare di prima mattina yoga al tempio con le cinesi, balli in riva al fiume con altre cinesi, innamorarsi della muraglia cinese ed avere una voglia irrefrenabile di volerla fare tutta, scalini, macchina con sconosciuti, Hua Shan con la neve, scalini, 2 gradi...22 gradi, risaie, galline, cascate, rocce, musica cinese, luci strobo e fluo, candele, lanterne, buio, caos, il silenzio, il suono della natura, biglietti d'amore lasciati accanto a te sul treno con traduzione della dedica in inglese, vedere e toccare un panda - la realizzazione di un sogno, città proibite, templi sui monti, sudore, brividi, guanti, occhiali da sole, infradito, scarponi da trekking, la bellezza di una doccia a fine giornata, la carica di una doccia a inizio mattina, la mancanza di una doccia, lonely planet scarabocchiata, strappata, sgualcita, vissuta. L'indimenticabile mia compagna di viaggio la musica -quella giusta-, il mio fedele compagno di viaggio: lo zaino, amato e odiato, lanciato e messo nei posti peggiori per poi abbracciarlo in treno per addormentarmi... odi et amo, incenso, comunismo, bamboo, taichi, kung fu, hutong, gente che gira in pigiama e che fa trekking in ciabatte anzi pantofole per la precisione, aquiloni al parco, addormentarsi e svegliarsi tra le rocce di yangshuo, svegliarsi e addormentarsi nel parco delle sette stelle, perdere asciugamano e sciarpa, perdersi e non ritrovarsi... perdersi nella bellezza di questo paese per non ritrovare la via di casa "...e quindi uscimmo a riveder le stelle."
19 novembre 2014
Libri vs ebook in 10 round
PESO
Il kindle (o l'ebook reader che ti pare) è leggero, è fine di spessore, te lo ficchi nella tasca dietro dei jeans, lo porti in borsa, non grava il tuo bagaglio e, qualsiasi cosa tu stia leggendo, è sempre dello stesso peso/dimensione.
Con i libri può capitarti lo smilzo o un bestione tipo Infinite Jest e in quel caso son cavoli, te ne devi uscire attrezzato se vuoi portartelo dietro.
(ebook 1)
ODORE
Il kindle non odora, quindi niente profumo di carta, ed eviterei di comprare le bombolette che lo riproducono, ma neanche odore di muffa, ad esempio.
Confesso che odoravo gli Alan Ford appena presi in edicola, ma era una ragazzata, non ricorderò Libertà perché l'ho letto cartaceo ma per i contenuti.
In ogni caso la materia disponibile, toccata, odorata, sentita fa pendere la bilancia a favore del cartaceo.
(libri 1)
MANEGGEVOLEZZA
Con il kindle impugnato bene (non ho il touch) ti gestisci il cambio pagina con una mano sola, in bus, a letto, in sala d'attesa. Se sei fortunato puoi usare la mano libera per accarezzare un gatto.
Il libro ha dalla sua l'abitudine consolidata, ma generalmente il sorreggerlo e lo scorrerlo generano un impegno maggiore rispetto al digitale.
(ebook 1)
SOTTOLINEATURE / RICERCHE
Quanto a efficacia il kindle è fenomenale, tu sottolinei e lui mette via, alla fine se vuoi ti scodella pure un bel file txt da gestire come credi.
Il libro però è più poetico, riaprire un volume letto anni prima ed andare alla ricerca di parti evidenziate o sottolineate è tenero, ti permette di riscoprire tesori dimentcati. Il libro vissuto, nella mia visione, acquista valore.
Un ebook non è mai vissuto: puoi anche averne sottolineato il 30% del testo, ma lui resta lì asettico e immutabile in un imprecisato luogo/non luogo.
(1-1)
PRIVACY
Il kindle la tutela, nessuno può sbirciare fra le tue dita per vedere che libro stai leggendo.
D'altro canto può capitare che non sai più cosa legge il tuo partner e se dovessi partecipare a una di quelle trasmissioni sulle affinità di coppia, sai tipo quelle che teneva Columbro, la domanda specifica ti metterebbe in difficoltà; diverso è vedere un libro sul comodino per un mese.
(ebook 1)
COSTO (se voglio possedere)
L'ebook è più economico, ma solo in teoria. Intanto non è così economico come dovrebbe, secondo me. Non lo so se è una scelta per tenere in vita la carta ma, facciamo un esempio con un libro che vorrei leggere adesso (Morte di un uomo felice - Giorgio Fontana) il cartaceo viene 12€ e il digitale 10€. Il disagio di non poterlo poi sistemare in libreria vale molto di più dei 2 euro non spesi. Vedrei più adeguato un costo del libro digitale di circa la metà rispetto alla versione su carta.
Il libro di carta lo puoi leggere, ma anche far leggere alla moglie, prestare a un amico o persino regalarlo alla biblioteca. È molto più flessibile in questo senso e in relazione alla rigidità del kindle (mi risulta ancora non utilizzabile la funzione del prestito, invece attiva negli USA da kindle a kindle) diventa persino più economico.
Il discorso con i classici, che puoi trovare a pochi centesimi o gratis, ovviamente non regge e non si fa.
Edit: Anche l'IVA fa la sua parte in questa valutazione, purtroppo, 4% sui libri e 22% sugli ebook.
(libri 1)
COSTO (se voglio solo leggere)
Qualche ebook lo si trova libero da DRM (in realtà poca roba e magari non quella che vorresti leggere, e va bene così), in quel caso spendi zero, se la tua coscienza ti lascia un pertugio sgombro dai sensi di colpa per poter leggere senza rimorsi.
In biblioteca trovi tutto quello che può valere la pena di essere letto, e GRATIS.
(libri 1)
SOTTOBOSCO LETTERARIO
Ormai un ebook non si nega a nessuno.
Con il kindle puoi fruire facilmente di libercoli che nessuna casa editrice avrebbe avuto l'ardire di imprimere su carta.
Con il kindle puoi subire facilmente certi libercoli che nessuna casa editrice avrebbe avuto l'ardire di imprimere su carta.
(0-0)
FRUIBILITA'
Il possesso del libro in digitale ti consente di portarne avanti la lettura anche su uno smartcoso o su un tablet grazie all'applicazione gratuita che puoi installare. Questo può avere una valenza perché la volta che te lo scordi o non hai previsto che ti si sarebbe aperta una mezz'ora di tempo libero in una serata altrimenti programmata puoi sopperire con un altro dispositivo.
Il libro o ce l'hai dietro o ciccia.
(ebook 1)
FACILITA' DI ACQUISTO
Sono le 22, hai appena terminato un libro e non vedi l'ora di buttarti su un altro. Se leggi digitale puoi avere a disposizione in pochi minuti il nuovo libro senza doverti spostare, al limite, nemmeno dal letto.
Con il cartaceo, devi organizzarti prima. È chiaro che qualcosa in casa c'è sempre, a qualunque ora, però la voglia specifica di un testo può capitare che resti inevasa nel tempo brevissimo.
(ebook 1)
Il match si chiude con un combattuto 6-4 degli ebook sui libri, anche se il risultato va interpretato perché alcuni dei punti messi a segno dai libri sono belli pesanti. Fate voi, io una scelta definitiva non l'ho fatta e penso che la convivenza sia la soluzione ideale.
Il kindle (o l'ebook reader che ti pare) è leggero, è fine di spessore, te lo ficchi nella tasca dietro dei jeans, lo porti in borsa, non grava il tuo bagaglio e, qualsiasi cosa tu stia leggendo, è sempre dello stesso peso/dimensione.
Con i libri può capitarti lo smilzo o un bestione tipo Infinite Jest e in quel caso son cavoli, te ne devi uscire attrezzato se vuoi portartelo dietro.
(ebook 1)
ODORE
Il kindle non odora, quindi niente profumo di carta, ed eviterei di comprare le bombolette che lo riproducono, ma neanche odore di muffa, ad esempio.
Confesso che odoravo gli Alan Ford appena presi in edicola, ma era una ragazzata, non ricorderò Libertà perché l'ho letto cartaceo ma per i contenuti.
In ogni caso la materia disponibile, toccata, odorata, sentita fa pendere la bilancia a favore del cartaceo.
(libri 1)
MANEGGEVOLEZZA
Con il kindle impugnato bene (non ho il touch) ti gestisci il cambio pagina con una mano sola, in bus, a letto, in sala d'attesa. Se sei fortunato puoi usare la mano libera per accarezzare un gatto.
Il libro ha dalla sua l'abitudine consolidata, ma generalmente il sorreggerlo e lo scorrerlo generano un impegno maggiore rispetto al digitale.
(ebook 1)
SOTTOLINEATURE / RICERCHE
Quanto a efficacia il kindle è fenomenale, tu sottolinei e lui mette via, alla fine se vuoi ti scodella pure un bel file txt da gestire come credi.
Il libro però è più poetico, riaprire un volume letto anni prima ed andare alla ricerca di parti evidenziate o sottolineate è tenero, ti permette di riscoprire tesori dimentcati. Il libro vissuto, nella mia visione, acquista valore.
Un ebook non è mai vissuto: puoi anche averne sottolineato il 30% del testo, ma lui resta lì asettico e immutabile in un imprecisato luogo/non luogo.
(1-1)
PRIVACY
Il kindle la tutela, nessuno può sbirciare fra le tue dita per vedere che libro stai leggendo.
D'altro canto può capitare che non sai più cosa legge il tuo partner e se dovessi partecipare a una di quelle trasmissioni sulle affinità di coppia, sai tipo quelle che teneva Columbro, la domanda specifica ti metterebbe in difficoltà; diverso è vedere un libro sul comodino per un mese.
(ebook 1)
COSTO (se voglio possedere)
L'ebook è più economico, ma solo in teoria. Intanto non è così economico come dovrebbe, secondo me. Non lo so se è una scelta per tenere in vita la carta ma, facciamo un esempio con un libro che vorrei leggere adesso (Morte di un uomo felice - Giorgio Fontana) il cartaceo viene 12€ e il digitale 10€. Il disagio di non poterlo poi sistemare in libreria vale molto di più dei 2 euro non spesi. Vedrei più adeguato un costo del libro digitale di circa la metà rispetto alla versione su carta.
Il libro di carta lo puoi leggere, ma anche far leggere alla moglie, prestare a un amico o persino regalarlo alla biblioteca. È molto più flessibile in questo senso e in relazione alla rigidità del kindle (mi risulta ancora non utilizzabile la funzione del prestito, invece attiva negli USA da kindle a kindle) diventa persino più economico.
Il discorso con i classici, che puoi trovare a pochi centesimi o gratis, ovviamente non regge e non si fa.
Edit: Anche l'IVA fa la sua parte in questa valutazione, purtroppo, 4% sui libri e 22% sugli ebook.
(libri 1)
COSTO (se voglio solo leggere)
Qualche ebook lo si trova libero da DRM (in realtà poca roba e magari non quella che vorresti leggere, e va bene così), in quel caso spendi zero, se la tua coscienza ti lascia un pertugio sgombro dai sensi di colpa per poter leggere senza rimorsi.
In biblioteca trovi tutto quello che può valere la pena di essere letto, e GRATIS.
(libri 1)
SOTTOBOSCO LETTERARIO
Ormai un ebook non si nega a nessuno.
Con il kindle puoi fruire facilmente di libercoli che nessuna casa editrice avrebbe avuto l'ardire di imprimere su carta.
Con il kindle puoi subire facilmente certi libercoli che nessuna casa editrice avrebbe avuto l'ardire di imprimere su carta.
(0-0)
FRUIBILITA'
Il possesso del libro in digitale ti consente di portarne avanti la lettura anche su uno smartcoso o su un tablet grazie all'applicazione gratuita che puoi installare. Questo può avere una valenza perché la volta che te lo scordi o non hai previsto che ti si sarebbe aperta una mezz'ora di tempo libero in una serata altrimenti programmata puoi sopperire con un altro dispositivo.
Il libro o ce l'hai dietro o ciccia.
(ebook 1)
FACILITA' DI ACQUISTO
Sono le 22, hai appena terminato un libro e non vedi l'ora di buttarti su un altro. Se leggi digitale puoi avere a disposizione in pochi minuti il nuovo libro senza doverti spostare, al limite, nemmeno dal letto.
Con il cartaceo, devi organizzarti prima. È chiaro che qualcosa in casa c'è sempre, a qualunque ora, però la voglia specifica di un testo può capitare che resti inevasa nel tempo brevissimo.
(ebook 1)
Il match si chiude con un combattuto 6-4 degli ebook sui libri, anche se il risultato va interpretato perché alcuni dei punti messi a segno dai libri sono belli pesanti. Fate voi, io una scelta definitiva non l'ho fatta e penso che la convivenza sia la soluzione ideale.
16 novembre 2014
Interstellar Sì Interstellar No
Cinque più cinque considerazioni personali, essenzialmente spoiler free, sull'ultima opera cinematografica di Christopher Nolan.
C'è Matthew McQuelcheè, e in questo momento il ragazzo è in grado di reggere sulle sue sole spalle qualsiasi boiata (non che Interstellar lo sia);
Ha una fotografia poderosa sia sulla Terra che nello Spazio;
La parte parascientifica è sviluppata supercazzolisticamente bene. Se ti accontenti della superficie o anche di non comprendere proprio tutto, per volontà o per manifesta ignoranza, direi che il grado di soddisfazione supera la sufficienza;
L'Amore, ecco è forse la blabblata sull'amore, la stilla d'inchiostro che potrebbe rimanere tatuata sulla mia pelle di fruitore di cine;
Ci recitano attori - parlo di quelli non di primissimo piano, in particolare Jessica Chastain, la splendida crista di Zero Dark Thirty, e John Lithgow - in grado di fornire un'elevata illuminazione anche nel planetario che gira attorno al Sole Matthew.
La trama, lasciatemelo dire, è trita. Non pervenuto il germe dell'originalità. Dispiace perché su una tematica così spaziosa e da un progetto così ambizioso, ci si poteva aspettare qualcosa che lasciasse il segno, un'idea, un dialogo, una scena;
Si chiacchiera troppo, troppe spiegazioni, controspiegazioni e dialoghi creati ad arte per lo spettatore, ma che in un'ipotetica realtà reale non avrebbero avuto luogo o, almeno, non in termini così didascalici;
C'è Matt Damon che da DiCaprio ma bravo si è infilato giù per un warmhole involutivo che ci vorrà Tarantino per cavarlo fuori da lì (poi a me non piace manco la Hathaway, ma dev'essere un problema mio);
La commozione di certi passi del film io non l'ho percepita. C'è un gran dispendio di esplicitazioni sentimentali che restano intrappolate nella pellicola senza riuscire a penetrare lo spettatore. Ed è il contrario che sarebbe auspicabile;
Solo un capolavoro (non che Interstellar lo sia) dovrebbe potersi arrogare la licenza di durare 169 minuti.
13 novembre 2014
Del diario vissuto di Giovanna (9)
Domenica 12 luglio
Fu una giornata in pieno sole, come i nostri cuori. Facemmo la strada di Bagno a Ripoli che ci conduceva dalla mia zia e mia cugina e fu una giornata allegra e serena, per stare insieme una giornata intera con te, Nicodemo, amore mio.
Stammo sdraiati sul il greto dell'Arno come era bello, poi andammo in barca, ero tanto felice tanto.
Quanta felicità c'è in questo quaderno, forse se qualcuno leggesse non ci crederebbe.
Camminando stamani per la strada che conduceva a casa tua Neno. Era prestissimo quando è sonato le quatro eravamo al Pianigiani ero con i miei fratelli alle quatro era buio di già perché essendo il 27 luglio.
E così arrivammo a Montaccino si chiamava il posto dove tu stavi. C'era un gran silenzio, e ci si mise ascoltare e si senti fare tac tac ogni tanto. E quando spuntammo alla cantonata della capanna, ti vidi Nicodemo, eri col il tuo padre a fare i fili per battere il grano che avresti battuto quella mattina.
Ed aiutando la tua sorella per mettere a tavola tutti i battitori e fui tanto contenta di fare quello che un giorno farò quando saremo nella nostra casa.
Stamani quando è spuntata l'alba del 4 settembre '53 il giorno del mio compleanno, è stato come il giorno della mia nascita per me benché sono passati ben 22 anni.
Quest'anno non posso dimenticarlo mai.
È un giorno caldo, che alle 14 del pomeriggio correndo per prendere il tram, perché ci conducesse a Firenze, per fare una passeggiata insieme, e difatti fu proprio una passeggiata fantastica, facendo tutto il Viale dei Colli Fiorentini. Com'ero felice quando entrammo nella Chiesa delle Porte Sante che insieme ci inginochiando davanti all'Artare, pensai quando saremo davanti così! Quando ci uniremo per tutta la vita, che dalle nostre labra uscirà quel Sì! sincero come tante volte lo desidero e lo penso.
E così facendomi in dono la catenina d'oro in segno di legarci per tutta la vita. Il mio giorno finì con baci e abbracci pieni di gioia.
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- Quaderno del diario vissuto di Giovanna
- Anema e Core
- Dove si va signorine?
- Qui vedi dove dormo e ti sogno
- Se un giorno mi avverasse
- Mi bacia sulla bocca e baci e baci
- Quando non c'è la partita di calcio manca tutto
- Perché l'amore sarà al centro di tutto
- Qui intrecciammo la lilla
12 novembre 2014
Canzoni Stondate
Canzoni stondate – Smussiamo gli angoli dei più noti brani musicali ricavandone una versione deviata che, per fortuna, non è mai stata scritta.
(Canzoni stonate - Gianni Morandi)
Una canzone per Tex - Il tormentato amore gay di Kit Carson per l'amico Willer si svela una sera davanti a un falò e grazie a qualche tequila di troppo.
(Una canzone per te - Vasco Rossi)
I muschi - Una ragazza perde la bussola per dei ragazzoni completamente esposti a nord.
(I maschi - Gianna Nannini)
L’importante è frinire - La cicala ancora non ha imparato la lezione dalla formica. Una volta di più si concentra esclusivamente sul suo canto che, tra l'altro, rompe anche un po' i coglioni!
(L’importante è finire - Mina)
Vivo per Lay - Un appassionato del tenente Sheridan setaccerà tutti i negozi di video alla ricerca dei VHS disponibili dei vecchi telefilm con Ubaldo Lay. Spenderà somme spropositate che paradossalmente lo ridurranno nulla-tenente.
(Vivo per lei - Andrea Bocelli)
Tanta voglia di sei - La dura caccia alla sufficienza a scuola: Roby Facchinetti la scrive dopo essere stato ai colloqui con i professori di DJ Francesco.
(Tanta voglia di lei - Pooh)
Sei io sei lei - Un ragazzo e una ragazza si sfidano su un campo da tennis. La partita risulterà quanto mai equilibrata. Se la giocheranno al tie-break.
(Se io se lei - Biagio Antonacci)
Chiedi chi era inibito - Chi è stato timido in gioventù? Alla ricerca di ragazzi introversi che si sono poi aperti.
(Chiedi chi erano i Beatles - Stadio)
Il gelo in una stanza - Una serata particolarmente fredda passata a leggere le istruzioni del nuovo termostato. Incomprensibili.
(Il cielo in una stanza - Gino Paoli)
Chechi dice no - Yuri respinge con fermezza la proposta della federazione di ginnastica che vorrebbe partecipasse all’ennesima Olimpiade.
(C’è chi dice no - Vasco Rossi)
Bella se s’anima - Un tipo abborda una ragazza esteticamente piacevole che però si rivelerà mortalmente noiosa. La sera dopo prova a portarla al karaoke.
(Bella senz’anima - Riccardo Cocciante)
Andavo a Cento, allora - Poi ho smesso di fare il pendolare perché ho trovato lavoro a Ferrara.
(Andavo a cento all’ora - Gianni Morandi)
Fader and son - Le urla di un bambino casinista in auto vengono attutite dalla regolazione mirata del fader.
(Father and son - Cat Stevens)
(Canzoni stonate - Gianni Morandi)
Una canzone per Tex - Il tormentato amore gay di Kit Carson per l'amico Willer si svela una sera davanti a un falò e grazie a qualche tequila di troppo.
(Una canzone per te - Vasco Rossi)
I muschi - Una ragazza perde la bussola per dei ragazzoni completamente esposti a nord.
(I maschi - Gianna Nannini)
L’importante è frinire - La cicala ancora non ha imparato la lezione dalla formica. Una volta di più si concentra esclusivamente sul suo canto che, tra l'altro, rompe anche un po' i coglioni!
(L’importante è finire - Mina)
Vivo per Lay - Un appassionato del tenente Sheridan setaccerà tutti i negozi di video alla ricerca dei VHS disponibili dei vecchi telefilm con Ubaldo Lay. Spenderà somme spropositate che paradossalmente lo ridurranno nulla-tenente.
(Vivo per lei - Andrea Bocelli)
Tanta voglia di sei - La dura caccia alla sufficienza a scuola: Roby Facchinetti la scrive dopo essere stato ai colloqui con i professori di DJ Francesco.
(Tanta voglia di lei - Pooh)
Sei io sei lei - Un ragazzo e una ragazza si sfidano su un campo da tennis. La partita risulterà quanto mai equilibrata. Se la giocheranno al tie-break.
(Se io se lei - Biagio Antonacci)
Chiedi chi era inibito - Chi è stato timido in gioventù? Alla ricerca di ragazzi introversi che si sono poi aperti.
(Chiedi chi erano i Beatles - Stadio)
Il gelo in una stanza - Una serata particolarmente fredda passata a leggere le istruzioni del nuovo termostato. Incomprensibili.
(Il cielo in una stanza - Gino Paoli)
Chechi dice no - Yuri respinge con fermezza la proposta della federazione di ginnastica che vorrebbe partecipasse all’ennesima Olimpiade.
(C’è chi dice no - Vasco Rossi)
Bella se s’anima - Un tipo abborda una ragazza esteticamente piacevole che però si rivelerà mortalmente noiosa. La sera dopo prova a portarla al karaoke.
(Bella senz’anima - Riccardo Cocciante)
Andavo a Cento, allora - Poi ho smesso di fare il pendolare perché ho trovato lavoro a Ferrara.
(Andavo a cento all’ora - Gianni Morandi)
Fader and son - Le urla di un bambino casinista in auto vengono attutite dalla regolazione mirata del fader.
(Father and son - Cat Stevens)
10 novembre 2014
Sumeri per sempre
Parlo ai miei coetanei... gente che si ricorda di Tenco, dello sbarco sulla Luna e di Ali-Frazier dal vero.
Ma i Sumeri che c'erano ai nostri tempi a scuola? Io non me li rammento mica.
Assiro-Babilonesi l'era pieno, fitto di giardini pensili un si girava, ma i Sumeri boh?
O di dove son spuntati questi? E poi, oh, hanno inventato tutto loro, dalla ruota alla barca a vela, dalle canalizzazioni dell'acqua alla scrittura in sillabe, com'è non si sapeva quarant'anni fa che c'erano stati 'sti cristi di Sumeri intelligentoni?
È dovuto venire a dircelo Alberto Angela che avevan fatto sfracelli, perché babbo Piero non ne sapeva una mazza manco lui.
No, ma mica ce l'ho con loro, bravi davvero, solo mi stanno un po' sulle scatole perché non me li hanno fatti studiare.
Non ce l'ho più il libro ma sarei curioso di controllare, per me se c'era una paginetta l'è grassa.
Sì, la Mesopotamia quella la c'era anche negli anni settanta, ma Sumeri politeisti nemmen l'ombra.
E invece ora son protagonisti assoluti, l'è due mesi tra poco che ci siam sopra con France e chissà per quanto ancora ci si tireranno dietro, mancano davvero solo i nomi.
E poi trovare Gilgamesh sui libri di storia, andiamo, lui non c'era perdìo sul nostro sussidiario.
I soldi che ho speso per leggere la sua epopea su Lanciostory! E ora te lo sparano a lezione di storia, ha fatto carriera pure lui.
Grande Wood su Lanciostory, avanti anni luce.
Ora mi aspetto solo di beccare Dago quando arriveremo alla Repubblica di Venezia.
Ma i Sumeri che c'erano ai nostri tempi a scuola? Io non me li rammento mica.
Assiro-Babilonesi l'era pieno, fitto di giardini pensili un si girava, ma i Sumeri boh?
O di dove son spuntati questi? E poi, oh, hanno inventato tutto loro, dalla ruota alla barca a vela, dalle canalizzazioni dell'acqua alla scrittura in sillabe, com'è non si sapeva quarant'anni fa che c'erano stati 'sti cristi di Sumeri intelligentoni?
È dovuto venire a dircelo Alberto Angela che avevan fatto sfracelli, perché babbo Piero non ne sapeva una mazza manco lui.
No, ma mica ce l'ho con loro, bravi davvero, solo mi stanno un po' sulle scatole perché non me li hanno fatti studiare.
Non ce l'ho più il libro ma sarei curioso di controllare, per me se c'era una paginetta l'è grassa.
Sì, la Mesopotamia quella la c'era anche negli anni settanta, ma Sumeri politeisti nemmen l'ombra.
E invece ora son protagonisti assoluti, l'è due mesi tra poco che ci siam sopra con France e chissà per quanto ancora ci si tireranno dietro, mancano davvero solo i nomi.
E poi trovare Gilgamesh sui libri di storia, andiamo, lui non c'era perdìo sul nostro sussidiario.
I soldi che ho speso per leggere la sua epopea su Lanciostory! E ora te lo sparano a lezione di storia, ha fatto carriera pure lui.
Grande Wood su Lanciostory, avanti anni luce.
Ora mi aspetto solo di beccare Dago quando arriveremo alla Repubblica di Venezia.
8 novembre 2014
Del diario vissuto di Giovanna (8)
"la lilla" intrecciata (originale '53) |
Mi par di vedermi già in quella casa dove sarò tanto felice. Neno quando il tuo braccio mi cinge la vita e la tua bocca mi copre di baci, e il tuo sguardo mi penetra nel cuore non so dire più parole. Ma quella che ti vorrò sempre bene sì! Quella la saprò sempre dire, perché il mio cuore è pazzo di te. Perché...
Noi siamo due cuori
ma un'anima sola
nessuno ci può separare
due cuori felici d'amore.
Non passa notte che non ti sogni o ti pensi, il mio pensiero vola sempre nella tua cameretta accosto al tuo guanciale e ti dice così: Dormi tesoro ci sarò sempre io che ti veglierò. Poi ti guardo dormire poi ti do un bacio piano piano che non ti svegli poi un sorriso e poi lascio la camera in punta di piedi, per non destare il mio sognio che è tanto bello.
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- Quaderno del diario vissuto di Giovanna
- Anema e Core
- Dove si va signorine?
- Qui vedi dove dormo e ti sogno
- Se un giorno mi avverasse
- Mi bacia sulla bocca e baci e baci
- Quando non c'è la partita di calcio manca tutto
- Perché l'amore sarà al centro di tutto
7 novembre 2014
Gigi Riva Settanta
- Biglietto d'auguri aperto a Gigi Riva -
Mi sento un po' come Schroeder e il compleanno di Beethoven.
Del resto la mia infantile passione per Gigi Riva calciatore, passione appesantita dalla stima e dall'assoluto rispetto per il Gigi Riva uomo, è cosa nota.
Gigi non se la tira e lo potevi già vedere da come esultava dopo un gol o da come abbracciava un compagno che aveva segnato.
E non è che servano tante smancerie per fargli sentire che ci siamo, alla fine è un uomo semplice non sarà organizzata una fottuta festa di una decina d'ore con la Raffa in sottofondo che intima a far l'amore comincia tu.
Basta meno: Auguri Gigi.
E scusa se mi sono biecamente approfittato di mio figlio per rappresentarti in un disegno. È probabilmente il disegno che ti avrei inviato quando avevo la sua età se solo avessi saputo dove spedirtelo o fossi stato un filo più intraprendente.
La foto da copiare l'ha scelta France, è tratta da un Io Proprio Io dell'Intrepido, e i ragazzi di allora sanno di cosa parlo. La ricordi?
È la finale mondiale di Messico '70 - sì settanta - e tu stai volando per colpire di testa.
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Gigi Riva - La Saga
Indovina chi è venuto a cena
BEI TEMPI
Pollice verso Pollice recto
____________________________________
edit
Dal profondo del cuore voglio ringraziare tutti coloro che con tanto affetto mi hanno dedicato un pensiero augurale in occasione del mio 70° compleanno: dal vertice dello Stato al comune cittadino avete voluto farmi sentire la vostra vicinanza con intensità commovente e inaspettata. Immensamente felice vi stringo tutti in un forte abbraccio.
(Gigi Riva)
5 novembre 2014
Mobili d'autore
Dante Alighieri è la cassapanca con il corredo, con le lenzuola di cotone grezzo cifrate e le federe ricamate con le rose.
Charles Bukowski è il mobiletto bar giradischi basso impiallacciato in noce lucido. Ti fornisce la più fastidiosa musica del locale, graffiata e stridente, e tutti gli strumenti per poterla dimenticare in fretta.
Andrea Camilleri è un letto sfatto, la mattina dopo una notte di sesso e di sonno. Un'arruffio apparentemente incomprensibile e poco desiderabile di lenzuola e odori, un centrifugato di vita per il quale si può morire d'invidia.
Raymond Carver è un'expedit, l'arte nella sua forma più raffinata ed essenziale, elaborata meticolosamente fino all'eccesso, tanto da risultare semplice, pura.
Agatha Christie è uno scrittoio con la ribalta che non finiresti mai di esplorare. Con dentro tutta una serie di cassettini chiusi a chiave.
Don DeLillo è una vetrina di arte povera profumata di cera che mostra il servito di calici decorati in oro della nonna accanto ai bicchieri griffati CocaCola e alle salsiere di Richard-Ginori.
Charles Dickens è la poltrona Frau, quella rossa, dalle linee inconfondibili e simmetriche. È qualcosa che tutti vorrebbero essere e qualcosa che tutti vorrebbero avere. Punto di arrivo e di partenza di ogni stupida cosa.
Roddy Doyle è il mettitutto scalcinato e tarlato schiantato in garage, lo sai che quando ti deciderai a lavorarci per bene diventerà il più prezioso di tutti, e allora lo tieni lì gelosamente, un po' nascosto, affinché non sia alla portata di tutti.
Umberto Eco è un cassettone barocco, affascinante e rigoglioso ma del quale non comprendi mai fino in fondo il significato. È tanto, è tutto, a volte è anche un filo troppo.
Jonathan Franzen è una madia piena di pane appena sfornato, sembra impossibile che dietro a quelle pagnotte profumate, sublimazione perfetta di odore, sapore e vista ci siano mani che lavorano, faticano e impastano ingredienti che presi singolarmente poi non sono niente.
Ernest Hemingway è il tavolone in massello al centro della sala del castello. Tutti quelli che arrivano lo trovano lì e sembra ci sia da sempre. Nessuno può fingere che non esista ma, soprattutto, nessuno ha la forza o l'ardire di spostarlo di un centimetro.
Nick Hornby è la panca di una birreria artigiana, forse un po' scomoda senza braccioli e senza spalliera ma, cristo, non ti alzeresti mai da lì.
Stephen King è un comodino di apparente e auspicata utilità capace di cullare e vegliare il tuo sonno ma anche di conservare segreti inconfessati e oscuri, laggiù, nell’intimo del terzo cassetto, tra vecchie lettere e regali dimenticati.
Marco Malvaldi è la libreria Billy betulla, viene il momento che per mancanza di soldi o di fantasia ti capita tra le mani e te ne innamori. Poi passa, però restate amici.
Alessandro Manzoni è un armadio a sei ante, ci trovi di tutto dentro, ci trovi la tua storia, la tua geografia, i vestiti che non hai osato buttare e persino quelli che avevi smesso di cercare.
Alice Munro è una toeletta per la zona notte, bianco lucida, leggermente bombata, illuminata da una luce fuoritempo e rilassata. Non ci vuole fretta, lo sgabello è comodo.
Daniel Pennac è il cestone dei giochi di tuo figlio, colorata e indisponente miscellanea dall'improbabile logica spazio-temporale e impossibile da mettere a posto.
Philip Roth è il tuo divano preferito, non quello buono incellofanato sul quale non ti puoi manco sedere, ma quello un po' sdrucito, macchiato, che conserva gelosamente la forma delle tue chiappe e che ha un colore indefinito che non sapresti nemmeno dire.
Jerome D. Salinger è una sedia a dondolo su una veranda di legno della provincia americana in un'aria di fine serata, davanti a una strada dove sviaggiano i ragazzini, chi rincorso da un cane, chi in bici, chi tirandosi dietro un carretto.
George Simenon è un vecchio baule borchiato ritrovato in soffitta e pieno di tesori. Devi solo aprirlo e ficcarci il tuo curioso naso.
David Foster Wallace è il catologo stesso di Ikea però posseduto carnalmente da un negozio antiquario, sbattuto attraverso Maisons du monde e rifinito in una bottega artigiana di falegnameria di un paese sull'Appennino.
Irvine Welsh è l'armadietto dei medicinali nel bagno. Lo apri sapendo esattamente quali pillole ci troverai dentro, e prenderle non ti aiuterà a stare meglio.
Charles Bukowski è il mobiletto bar giradischi basso impiallacciato in noce lucido. Ti fornisce la più fastidiosa musica del locale, graffiata e stridente, e tutti gli strumenti per poterla dimenticare in fretta.
Andrea Camilleri è un letto sfatto, la mattina dopo una notte di sesso e di sonno. Un'arruffio apparentemente incomprensibile e poco desiderabile di lenzuola e odori, un centrifugato di vita per il quale si può morire d'invidia.
Raymond Carver è un'expedit, l'arte nella sua forma più raffinata ed essenziale, elaborata meticolosamente fino all'eccesso, tanto da risultare semplice, pura.
Agatha Christie è uno scrittoio con la ribalta che non finiresti mai di esplorare. Con dentro tutta una serie di cassettini chiusi a chiave.
Don DeLillo è una vetrina di arte povera profumata di cera che mostra il servito di calici decorati in oro della nonna accanto ai bicchieri griffati CocaCola e alle salsiere di Richard-Ginori.
Charles Dickens è la poltrona Frau, quella rossa, dalle linee inconfondibili e simmetriche. È qualcosa che tutti vorrebbero essere e qualcosa che tutti vorrebbero avere. Punto di arrivo e di partenza di ogni stupida cosa.
Roddy Doyle è il mettitutto scalcinato e tarlato schiantato in garage, lo sai che quando ti deciderai a lavorarci per bene diventerà il più prezioso di tutti, e allora lo tieni lì gelosamente, un po' nascosto, affinché non sia alla portata di tutti.
Umberto Eco è un cassettone barocco, affascinante e rigoglioso ma del quale non comprendi mai fino in fondo il significato. È tanto, è tutto, a volte è anche un filo troppo.
Jonathan Franzen è una madia piena di pane appena sfornato, sembra impossibile che dietro a quelle pagnotte profumate, sublimazione perfetta di odore, sapore e vista ci siano mani che lavorano, faticano e impastano ingredienti che presi singolarmente poi non sono niente.
Ernest Hemingway è il tavolone in massello al centro della sala del castello. Tutti quelli che arrivano lo trovano lì e sembra ci sia da sempre. Nessuno può fingere che non esista ma, soprattutto, nessuno ha la forza o l'ardire di spostarlo di un centimetro.
Nick Hornby è la panca di una birreria artigiana, forse un po' scomoda senza braccioli e senza spalliera ma, cristo, non ti alzeresti mai da lì.
Stephen King è un comodino di apparente e auspicata utilità capace di cullare e vegliare il tuo sonno ma anche di conservare segreti inconfessati e oscuri, laggiù, nell’intimo del terzo cassetto, tra vecchie lettere e regali dimenticati.
Marco Malvaldi è la libreria Billy betulla, viene il momento che per mancanza di soldi o di fantasia ti capita tra le mani e te ne innamori. Poi passa, però restate amici.
Alessandro Manzoni è un armadio a sei ante, ci trovi di tutto dentro, ci trovi la tua storia, la tua geografia, i vestiti che non hai osato buttare e persino quelli che avevi smesso di cercare.
Alice Munro è una toeletta per la zona notte, bianco lucida, leggermente bombata, illuminata da una luce fuoritempo e rilassata. Non ci vuole fretta, lo sgabello è comodo.
Daniel Pennac è il cestone dei giochi di tuo figlio, colorata e indisponente miscellanea dall'improbabile logica spazio-temporale e impossibile da mettere a posto.
Philip Roth è il tuo divano preferito, non quello buono incellofanato sul quale non ti puoi manco sedere, ma quello un po' sdrucito, macchiato, che conserva gelosamente la forma delle tue chiappe e che ha un colore indefinito che non sapresti nemmeno dire.
Jerome D. Salinger è una sedia a dondolo su una veranda di legno della provincia americana in un'aria di fine serata, davanti a una strada dove sviaggiano i ragazzini, chi rincorso da un cane, chi in bici, chi tirandosi dietro un carretto.
George Simenon è un vecchio baule borchiato ritrovato in soffitta e pieno di tesori. Devi solo aprirlo e ficcarci il tuo curioso naso.
David Foster Wallace è il catologo stesso di Ikea però posseduto carnalmente da un negozio antiquario, sbattuto attraverso Maisons du monde e rifinito in una bottega artigiana di falegnameria di un paese sull'Appennino.
Irvine Welsh è l'armadietto dei medicinali nel bagno. Lo apri sapendo esattamente quali pillole ci troverai dentro, e prenderle non ti aiuterà a stare meglio.
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