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(dendroica cerulea) |
Quando c'è da scavare, dentro e attorno alle persone, Jonathan Franzen è il più bravo di tutti.
Con la storia, con la scelta delle parole, con l'uso d'immagini e metafore, con la costruzione narrativa forse, o anche senza forse, altri sono migliori di lui, ma se c'è da scavare non lo batte nessuno.
Scava dentro alla persona e quindi butta tutto nel tritacarne, poi scava la terra attorno e la setaccia col vaglio fine, piglia un granello e te lo lavora finché a te, lettore, non sembrerà un masso, un monte, una cordigliera.
La trama di questo romanzo si può sintetizzare in venti parole ed è di una banalità assoluta, ma nonostante questo, e forse proprio per questo, si tratta di un capolavoro (4,7
carver).
Per quanto mi riguarda, non mi sentivo così rimestato dai tempi di Espiazione.
Ho viaggiato nell'anima dei personaggi in questa settimana in cui il libro è stato il mio più lieto assillo.
Certo, Franzen non s'è ammazzato, e questo lo mette in una
scomoda condizione di svantaggio rispetto all'amico DFW, ormai idolo di indiscussa tendenza del lettore
cool dell'attuale frangente temporale, condizione che peraltro potrebbe permanere anche a parità di rapporto con l'esistenza (entrambi vivi/entrambi morti suicidi), ma non per questo, a
Libertà, è da applicare una manica troppo stretta nella valutazione, non perché l'autore sia ancora
colpevolmente vivo, intendo.
Mi sento di dire che, anche alla luce de Le Correzioni - certo non dimenticato e in generale più noto e apprezzato - quello che Franzen tira fuori dalla normalità dei soggetti umani e dalle loro normali vite, è inarrivabile. Almeno per l'universo, peraltro micro, degli autori che ho leggiucchiato io.
L'ho letto cartaceo (e la carta era inodore, ve lo dico), quindi apprezzate il fatto che quanto sotto è stato da me meticolosamente trascritto e non è frutto dell'agevole copincolla dai ritagli del kindle (in effetti i brani più lunghi non li ho messi, leggétevi il libro).
E Walter, insistendo così appassionatamente nel definirla interessante, si rendeva a sua volta interessante agli occhi di Patty.
(questa l'ho messa perché mi ricordava
qualcosa)
Morire presto aiuta, se si vuole un grande funerale.
Patty era occupata con i bambini e con i suoi tentativi di persuadere Molly a pronunciare qualche polisillabo.
...il risentimento che si prova quando la nostra band sconosciuta finisce di colpo nelle playlist di tutti...
Proprio come la fondamentale uniformità dei corpi femminili non ne precludeva l'infinita varietà.
Jessica era in fondo alla lista di persone che Joey avrebbe chiamato nel momento del bisogno. Forse, se fosse stato solo al mondo, in una prigione della Corea del Nord, e desideroso di ascoltare una severa ramanzina: forse in quel caso l'avrebbe chiamata.
La libertà è una rottura di palle.
...psicoanalizzando in modo ossessivo i guidatori che non mettevano la freccia (quasi sempre uomini piuttosto giovani, per i quali l'uso dei lampeggiatori doveva costituire un affronto a una mascolinità già seriamente compromessa a giudicare dal gigantismo compensatorio dei loro pick-up e suv)...
- Secondo me quando una persona è sposata bisognerebbe lasciarla in pace, no? Una persona sposata non si tocca. Giusto?
- In teoria sì, ma la vita diventa complicata, con il passare degli anni.
Esiste una specie di felicità nell'infelicità, dopotutto, se si tratta dell'infelicità giusta.