24 settembre 2014

In proporzione I Promessi Sposi

(son Promessi Sposi anche loro)
Gli chiesi a Sauro che era già stato al cine: "Ma questo Pulp Fiction s'ha da vedere o no?".
E Sauro mi rispose guardando fisso avanti senza voltarsi verso di me, come uno che la sa lunga e ti sta facendo dono di una preziosa verità, con quel modo di parlare un po' da profeta tipico suo: "Sì, sì, è da vedere: in Pulp Fiction c'è tutto!".
E Pulp Fiction sta al cinema come I Promessi Sposi stanno alla letteratura.
Nessuna definizione, nessuna sintesi, nessuna critica mi sembra più azzeccata di questa: ne I promessi Sposi c'è tutto.
Il guaio più grosso è che il mondo e la vita son fitti di spoiler e d'interpretazioni dell'opera manzoniana e quando va che te la leggi per bene, già sai, già ti aspetti determinati accadimenti, determinate scelleratezze e perfino determinate frasi.
Però, come mi ha esaltato leggere la storia di Patty e Walter in un romanzo praticamente senza trama (o, se vogliamo, con la trama più banale che c'è) altrettanto mi esalta una costruzione narrativa così perfetta come quella del Manzoni.
Sì, me ne rendo conto, fa un po' snob mettersi qui a tessere le lodi di uno scritto che è già stato sviscerato in ogni sua sillaba, da chiunque e in ogni tempo, ma faccio affidamento al vostro buon cuore e alla colpa confessata.

E questa teoria? Figuriamoci che ho sempre pensato fosse mia... e'nvece l'era della birba di Manzoni: Una delle piú gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha piú d'uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai.

3 commenti:

  1. Bene impara, così la prossima volta che confidi che in parte fu tutta colpa del pappagallo prima di parlare pensi. :)

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  2. "colpa" l'hai detto tu, non mettermi in bocca parole che non avrei mai pronunciato, se non altro per amor della mia incolumità fisica.

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  3. Per me, Pulp fiction>>>>>>>Promessi sposi ;)
    (calma, calma, ho detto per me)

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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