Segue da Divisione Potente (1)
Il vecchio
doic strizza gli occhi a fessura in un fare che sembra temerario e di sfida.
- Badstuber, Ja. Risposta è ancora ja.
Non è un uomo avvezzo a chinare il capo o a scusarsi; la sola postura, impettita e poderosa, parla per lui. Indossa un cardigan variopinto dal vago richiamo latinoamericano aperto su una camicia chiara, pantaloni neri larghi e un paio di pantofole marroni con la zip.
Uno di fronte all'altro, si studiano, si annusano.
La solennità con cui la figura del tedesco si staglia nel vano porta è però compromessa senza appello da una macchia di sugo sulla camicia. Questo piccolo alone rossastro attira l'attenzione di Baldo senza che possa farci niente.
È la spia di una sciatteria che Baldo non pensava di dover affrontare, non in un ex ufficiale dell'esercito tedesco, ma forse è anche un'uscita di sicurezza.
È preparato per giudicare, è preparato per rispondere a tono, per puntare il dito e per incazzarsi. È preparato per sparare.
Dalla casa filtra il suono di un televisore acceso, parole diffuse in suoni grattugiati e duri, che hanno il potere di rispedirlo nel buco. Si rivede dentro a respirare la terra, con le mani premute sulle orecchie nel vano tentativo di isolarsi dagli spari e dalle grida.
È qui che tira fuori la pistola dalla tasca.
Il tribunale del popolo riunitosi sulla soglia di una casa alla periferia di Friburgo è ridotto all'osso: imputato e giudice, ma non per questo è meno qualificato a deliberare.
Arringa e pubblica accusa si confrontano in pochi attimi intrecciati in un comune e nero passato e rigonfi di indecifrabile silenzio.
I passi pesanti del tempo che fu rimbombano fino a loro, schiantano quella fetta di presente pronti a proiettarsi in un futuro che può ancora essere tutto o niente, per entrambi.
Baldo non è certo che la pistola funzioni, è pur sempre un residuato bellico come arma e come munizioni. Con tutto che l'ha oliata per bene, chissà mai cosa succederà allo scatto del grilletto. Certo il ferro può fare il lavoro suo, o magari cilecca, oppure esplodere e ammazzarli entrambi, è un rischio a ben guardare.
Ma non è per quello che non spara.
Più per la macchia di sugo.
Quella
frittella è la prova di una trascuratezza che ha sopraffatto il vecchio
doic e, tutto considerato, appare a Baldo una sufficiente punizione in questo universo così lontano, nella sua dimensione di spazio e di tempo, dalla notte del 2 agosto 1944, lassù alla casa del pastore.
Baldo continua a guardare verso il vecchio maresciallo, è lui sì.
Inizia a muovere la testa nervosamente dall'alto verso il basso in un frenetico annuire che non porta da nessuna parte.
Quanti anni passati a fare ricerche sulle truppe tedesche di stanza a Firenze, quanti giornali sfogliati e fotocopiati, quante notti dentro al buco, quanti fantasmi.
Non la dice un'altra parola, rimette la pistola in tasca e si volta, percorrendo il vialetto fino al cancellino a ritroso.
Poi, per un improvviso rumore di vetri infranti, si voltano entrambi verso la casa del vicino: è l'ultima cosa che, in qualche assurdo modo, li unisce.
Otto Ladstaetter aveva perso la fiducia, ormai non ci sperava più nel partigiano giustiziere a cui aveva scritto la missiva delatoria, finché non notò uno tizio mai visto prima, stonato e pensieroso, parcheggiare una brutta macchina italiana in fondo alla via.
Dovette aspettare una giornata, ma sembrava proprio che ne valesse la pena.
Spiò tutta la scena dalla finestra della sua camera da letto, al primo piano.
Ebbe un'erezione quando in mano al
dottore Baldini comparve la rivoltella, filava tutto così liscio, facile come mangiare una pesca.
Ora! Ora! Tifava da dietro la tendina. Era in curva allo stadio, sciarpato e paonazzo, ad aspettare che il centravanti della sua squadra battesse il cazzo di calcio di rigore spiazzando il portiere.
Fu lui invece quello preso in contropiede dalla ritirata di Baldo.
Bestemmiò come al peggior rigore tirato alle stelle, prese a calci il puf fino a scoperchiarlo e a farlo rotolare via, agguantò la radiosveglia dal comodino, segnava le 18 e 43, e la scaraventò contro la finestra.
Hans Badstuber era stranamente calmo. Lui stesso si era stupito, ripensandoci, di come aveva affrontato la situazione. In effetti non aveva fatto molto a parte stringere gli occhi per mettere a fuoco il visitatore, chissà dove aveva lasciato gli occhiali! Il viso di Baldo non gli diceva niente ma, al tempo stesso, spalancava la porta blindata del suo intimo. Ringraziò il suo dio per essere arrivato fino lì, per i suoi figli e per i suoi nipoti. Poi ebbe un pensiero preoccupato per il suo cane. Chi se lo sarebbe preso il pulcioso?
La prospettiva di morte stranamente non l'aveva spaventato, semmai rassicurato. Ma poi non era morto, questo era lampante. Non lo sapeva il perché, ma in fondo non gli interessava nemmeno.
Tornò sul divano ancora in tempo per la fine del telefilm e riprese il vassoio con il piatto di spaghetti alla bolognese, caso voleva, italiani come quel cristo resuscitato dalla guerra e presentatosi all'uscio.
Quando il campanello suonò di nuovo, sentì un brivido secco disegnargli la schiena. Ripensò a quella pistola lucida e ridicola di poco prima e si servì dello spioncino.
Era solo il coglione del suo vicino di casa, ma perché mai aveva una scure?
Aprì.
Al commissariato di polizia di Friburgo Baldo consegnò la pistola e confessò che era venuto per ammazzare un uomo, e anche che non l'aveva fatto e tutta la tiritera. Facessero di lui quello che era giusto, non voleva campare con un peso tale sulla coscienza.
Tre giorni dopo Baldo fu rilasciato, dopo un processo per direttissima e una condanna a sei mesi con la condizionale per detenzione illegale di armi da fuoco. Solo allora, in un mattino prussiano, fresco e stipato di nebbia fine, solo allora si decise a chiamare la moglie.
- Lilla, ciao, va tutto bene. Stasera per cena dovrei essere a casa.