Io ho sempre amato Shakespeare, fin da quando nel lontano 1991, pubblicavo la mia prima battuta su Comix (la rivista caratcea, non l'agenda).
Mi piacerebbe scrivere come Shakespeare, se non altro saprei l'inglese.
Beh, l'inglese ancora non l'ho imparato nonostante Babbel, ma Shakespeare mi garba sempre, anche senza saperlo.
Cercavo infatti l'autore di questa frase Chi ha troppa fretta arriva tardi come chi va troppo piano, che mi ha folgorato quando l'ho sentita o letta, o boh, ma che non mi ricordavo di chi fosse, e che ti scopro? Che è del Bardo.
Ma ammirate il contesto, forse è ancora più bella incastrata l'ha dove l'ha scolpita l'uomo di Stratford upon Avon:
ROMEO:
Amen, amen. Venga pure qualsiasi dolore, conterà meno della gioia che mi dà un solo minuto della sua presenza. Tu unisci con parole sacre le nostre mani, poi la morte, che divora gli amori, faccia pure ciò che vuole: mi basta poterla chiamare mia.
FRATE LORENZO:
Queste gioie violente hanno fini violente.
Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco, che si consumano al primo bacio.
Il miele più dolce diventa insopportabile per la sua eccessiva dolcezza: assaggiato una volta, ne passa per sempre la voglia.
Amatevi dunque moderatamente, così dura l'amore. Chi ha troppa fretta arriva tardi come chi va troppo piano.
Ed ecco trovato anche il modo di far (per)durare l'amore.
Bon, ad ogni buon conto, cercavo il paradosso citato perché mi era tornato in mente al sentir quest'altro in tivù.
Un ex-cestista italiano che parla della sua Pesaro, con una limpida naturalezza, e dice:
Se si è troppe cose non si è niente
(Gianfranco Bertini)
Io ne voglio fare un poster, una legge di vita, un verso del vangelo secondo H.
(Bertini con occhiale ante Karim Abdul) |
Mentre il più bel paradosso d'amore pare che sia:
Non sto pensando a te
(Manolo Trinci)