14 settembre 2014

La Libertà è una rottura di palle

(dendroica cerulea)
Quando c'è da scavare, dentro e attorno alle persone, Jonathan Franzen è il più bravo di tutti.
Con la storia, con la scelta delle parole, con l'uso d'immagini e metafore, con la costruzione narrativa forse, o anche senza forse, altri sono migliori di lui, ma se c'è da scavare non lo batte nessuno.
Scava dentro alla persona e quindi butta tutto nel tritacarne, poi scava la terra attorno e la setaccia col vaglio fine, piglia un granello e te lo lavora finché a te, lettore, non sembrerà un masso, un monte, una cordigliera.
La trama di questo romanzo si può sintetizzare in venti parole ed è di una banalità assoluta, ma nonostante questo, e forse proprio per questo, si tratta di un capolavoro (4,7 carver).
Per quanto mi riguarda, non mi sentivo così rimestato dai tempi di Espiazione.
Ho viaggiato nell'anima dei personaggi in questa settimana in cui il libro è stato il mio più lieto assillo.
Certo, Franzen non s'è ammazzato, e questo lo mette in una scomoda condizione di svantaggio rispetto all'amico DFW, ormai idolo di indiscussa tendenza del lettore cool dell'attuale frangente temporale, condizione che peraltro potrebbe permanere anche a parità di rapporto con l'esistenza (entrambi vivi/entrambi morti suicidi), ma non per questo, a Libertà, è da applicare una manica troppo stretta nella valutazione, non perché l'autore sia ancora colpevolmente vivo, intendo.
Mi sento di dire che, anche alla luce de Le Correzioni - certo non dimenticato e in generale più noto e apprezzato - quello che Franzen tira fuori dalla normalità dei soggetti umani e dalle loro normali vite, è inarrivabile. Almeno per l'universo, peraltro micro, degli autori che ho leggiucchiato io.
L'ho letto cartaceo (e la carta era inodore, ve lo dico), quindi apprezzate il fatto che quanto sotto è stato da me meticolosamente trascritto e non è frutto dell'agevole copincolla dai ritagli del kindle (in effetti i brani più lunghi non li ho messi, leggétevi il libro).

E Walter, insistendo così appassionatamente nel definirla interessante, si rendeva a sua volta interessante agli occhi di Patty.
(questa l'ho messa perché mi ricordava qualcosa)

Morire presto aiuta, se si vuole un grande funerale.

Patty era occupata con i bambini e con i suoi tentativi di persuadere Molly a pronunciare qualche polisillabo.

...il risentimento che si prova quando la nostra band sconosciuta finisce di colpo nelle playlist di tutti...

Proprio come la fondamentale uniformità dei corpi femminili non ne precludeva l'infinita varietà.

Jessica era in fondo alla lista di persone che Joey avrebbe chiamato nel momento del bisogno. Forse, se fosse stato solo al mondo, in una prigione della Corea del Nord, e desideroso di ascoltare una severa ramanzina: forse in quel caso l'avrebbe chiamata.

La libertà è una rottura di palle.

...psicoanalizzando in modo ossessivo i guidatori che non mettevano la freccia (quasi sempre uomini piuttosto giovani, per i quali l'uso dei lampeggiatori doveva costituire un affronto a una mascolinità già seriamente compromessa a giudicare dal gigantismo compensatorio dei loro pick-up e suv)...

- Secondo me quando una persona è sposata bisognerebbe lasciarla in pace, no? Una persona sposata non si tocca. Giusto?
- In teoria sì, ma la vita diventa complicata, con il passare degli anni.

Esiste una specie di felicità nell'infelicità, dopotutto, se si tratta dell'infelicità giusta.



8 commenti:

  1. Il genere va maiuscolo: Dendroica.
    Sì, lo so, ma non si possono fare solo complimenti.
    Se no ti impigrisci.

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  2. -- DFW (…) ormai idolo di indiscussa tendenza del lettore cool --

    Un poco mi deludi, devo dirtelo, perché sempre mi aspetto molto da te. Non mi deludi perché apprezzi Franzen più di Wallace, è ovvio, ma perché il tiro al bersaglio del 'cool' altrui suona come la vanteria del 'cool' proprio, e il 'cool' è un concetto che tutto sommato fa ridere (citazione 'cool': Ted Gioia, «The Birth And Death Of Cool», Speck Press 2009).

    «Libertà» è interessante soprattutto per la grande bravura con la quale s'introietta la struttura e le convenzioni delle serie tv americane degli ultimi anni; secondo me rimane, come riuscita complessiva, piuttosto inferiore a «Six Feet Under» e parecchio inferiore ai «Soprano».

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  3. E comunque già cinquant'anni fa Pasolini e Sergio Citti in «Ostia» facevano dire ai carcerati: «Libertà, ce fai schifo»!

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  4. Grazie Marco... non è che apprezzo Franzen più di Wallace.
    Preciserei che "IO sono in grado di apprezzare Franzen più di quanto IO sia in grado di apprezzare Wallace", se dicendo così non temessi di prendermi un po' per il cool.
    Quanto alle delusioni, prendi il numerino :)

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  5. franzen è bravo a scavare, ma pure tu non scherzi.
    sei riuscito a spiegare in poche righe tutta la forza di questo autore.
    non era facile ;)

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  6. fai una classifica coi libri che hai letto (con annesso punteggio carver) e mandamela.
    non servono tutti quelli che hai letto bastano i primi 14 che ti vengono in mente.

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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