Diversi erano i motivi che potevano rendere seccante il fatto di andare a ripetizione d’inglese. Intanto andarci con Paolo, un demente fatto e finito mio vicino di casa e di sventura nell’anglofono esprimersi, i pomeriggi di studio forzoso strappati al cazzeggio, il fatto che la profe delle ripetizioni fosse la mamma di un nostro compagno di classe, tale Simone il secchione che chiaramente ci avrebbe sputtanato un po’ con tutti e in più la prevedibile ovvietà con cui quella avrebbe capito che le mie lacune erano riconducibili "solo” a carenza di studio, con conseguenze potenzialmente disastrose.
Ma un motivo, un solo motivo, rischiava invece di rendere l’esperienza imperitura. La tipa lì, la profe, la mamma di Simone, la Marta per dirla col nome suo, ha un seno enorme, due poppe irriverenti che potrebbero stare in bacheca alla bocciofila. Non so se avete presenti due robe così, sempre in generosa mostra, con un solco lucido e soffocato in mezzo.
Ci andiamo e ci innamoriamo nella prima mezz’ora. Capite, non è che questa ti spiega i logaritmi e le figure retoriche, questa dice the, dice the con la lingua tra i denti sporgendosi mammellosamente verso di te, povero cristo sfigato e angloriluttante.
- The, the… lo vedi come la metto la lingua? – e si indica le labbra con un dito smaltato vermiglio.
- The.
Lei guarda me, ma risponde Paolo, che lui è più sciolto colle ragazze anche se qui siamo di fronte a un caso un po’ più complicato. Ci sono anni, ci sono unghie, ci sono labbra e ci sono poppe.
- Certo, the, che ci vuole? Lingua fra i denti, the… the… the.
Insomma va così che come on baby let’s all right si fanno una decina d’ore di ripetizione e si parla come si fosse di Cambridge. Almeno io via, Paolo è proprio zuccone, lui più là del the non ci arriva.
È che all’ultima lezione, quella dei saluti, la Marta a un certo punto s’alza e c’informa che deve arrivare in bagno. Io e Paolo ci si guarda come due coglioni, solo immaginarla sul vaso a far pipì ci spara gli ormoni in orbita attorno a Plutone.
- Icché si fa?
- Icché tu vo’ fare? S’aspetta che torni.
- Col cazzo, io vo alla finestra del bagno, magari è aperta.
- E io?
- Che ne so? Vai alla porta, ci sta che vedi qualcosa dal buco della serratura.
Paolo schizza fuori in terrazza mentre io resto lì, insaccato come una salamella a fissare il quaderno con i cazzo di esercizi sul present continuous. Non mi ricapiterà, penso, allora trovo la forza di alzarmi e in un attimo I’m looking through the keyhole.
Lo vedo il cespuglio quando si rialza dal water e giuro mi pare che indugi un po’ prima di tirar su le mutandine, respiro a fatica come succhiassi l’aria da un bucatino.
È un attimo, lo spazio serratura si riempie di lei e la porta si apre. Faccio appena in tempo a tirarmi su, ma sono lì e non c’è modo di scappare, né di scomparire.
- Mi hai guardato pisciare?
Ci provo a deglutire, ci provo a darmi un contegno, ma l’unico risultato che ottengo è una vampa rosso fuoco sulla faccia, per quella parola detta così più che per questioni di pelo. Vorrei dire no, ma forse vorrei dire anche sì, alla fine muovo leggermente il capo verso il basso in quella che è mezza affermazione e mezza ammissione di colpa.
- Lo sai che è un peccato?
- …
- È un peccato!
- …
- È un peccato che non sei venuto solo! - mi sussurra.
Il compito in classe successivo mi tocca passarglielo a Paolo che è lì che si lambicca e rischia di beccarsi l’ennesimo tre, povero Paolo. Glielo preparo perfetto, e ci metto pure un paio di errorini, giusto perché si capisca che non l’ha copiato da Simone il secchione.
Io invece non voglio correre rischi inutili di sufficienza e lo consegno praticamente in bianco.
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Il testo partecipa all'EDS Rosso come il peccato by La donna Camèl.
- Melusina con Gloria mundi
- Dario con Lisa Borletti
- Dario con Turi Pappalardo
- Dario con Lucevan li occhi suoi più che la stella
- Gordon Comstock con Il peccato più grande
- Fulvia con Biancaneve
- Melusina con Red Velvet
- Angela con Pensiero stupendo
- Angela con un altro Pensiero stupendo rosso jungla
- Gabriele con Cave cave deus videt
Io lo amo troppo questo lavoro di fare la mentoressa degli eds. Se mi pagassero, ridarei indietro i soldi.
RispondiEliminaComincia col versarmi i diritti sul mentoressa ®.
EliminaBada che lo farò.
EliminaFelliniano!
RispondiEliminasei un mito! viva te e la donna camèl
RispondiEliminarespiro a fatica come succhiassi l’aria da un bucatino
voglio scrivere anche io così
voglio fare il copione di hombre...
Meglio di Malizia.
RispondiEliminavedi che sfiga, io in inglese andavo bene!!
RispondiEliminaNon me ne volere.. ma ho letto di meglio di te da mandar in giro per concorsi... ;)
RispondiEliminaVolertene? Ma peccarità... anzi la critica va benone, puoi anche dettagliare se vuoi.
RispondiEliminaAd ogni modo, ho imparato a riconoscere le critiche anche nei commenti e nel detto/non detto del gruppazzo degli eddiessari ;)
È vero. Quei bei commenti neutri che celano un "oddio e 'mo che dico? Mica posso confessare che non mi è piaciuto". Ma vanno bene anche quelli. Io evito il commento neutro, ma sono d'accordo con Lampur. Hai scritto cose assai più ardite e sorprendenti. Tuttavia non dovrei dirlo, visto che io non ho la più pallida idea di cosa scrivere :-)
Eliminafa ridere, ma hai scritto di meglio!
RispondiEliminaboh a me piaci uguale ... comunque io resto sul commento senza se e senza ma , copiarti voglio!
RispondiEliminaBello! Me li vedo i due adolescenti scemoni coi loro brufoli ormonali, a me è piaciuto :-)
RispondiEliminaConcordo con Faina :-)
RispondiEliminaChe non è una cosa così scontata! ;)
EliminaIo so famosa per dire sempre ciò che penso, dunque il racconto mi è piaciuto meno di altri, forse perchè è la storia un po' deboluccia, scegliendo due adolescenti che sognano di farsi la maestrina avevi poco spazio per muoverti. Questo però non vuol dire che come al solito non sia scritto bene, però penso che ti sei mantenuto apposta largo sull'argomento peccato per non sputtanarti ahahhahaha
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