8 novembre 2013

e barra o

Ehi voi, aspiranti scrittori di romanzi, di racconti, di post e barra o (*) di quello che vi pare, succede che io abbia qualche consiglio per voi.
Non so dirvi cosa sia davvero necessario affinché il testo che osate proporre sul vostro blog, a un editore o a vostra nonna, registri un successo chiaro di critica e barra o di pubblico.
Ma so per certo quali sono gli elementi che sicuramente dovrà contenere affinché non sia ignorato e barra o cestinato all'istante.

Imprescindibile è il fatto che usiate la parola vago, così com'è o in una delle sue declinazioni grammaticali possibili, maschile femminile, plurale, eccetera. L'assenza di un vago/vagamente nella primissima parte del vostro scritto è la cartina di tornasole che denuncerà senz'appello al mondo (e a vostra nonna) il dilettantismo in cui pascete.
Fateci caso, andate in libreria e leggiucchiate gli incipit sfogliando una decina di tomi in vendita, vi stupirete della puntualità d'utilizzo della parola vago. Oppure vi basterà prestare una vaga (cvd) attenzione ai libri che state leggendo. E questo senza distinzione tra scritti originali in italiano o testi tradotti da altre lingue.

Il punto due è l'ortografia, sì, spiace dirlo ma gli errori di stumpa danno un fastidio tremendo, sono peggio di un tempo verbale ciccato o di una ripetizione lessicale o di un periodo zoppo. La corretta grafia sintetizza in maniera netta e senza appello la cura che avete dedicato alla vostra creatura letteraria, è il sorriso con cui vi affacciate al pubblico. Non vorrete presentarvi con una foglia di prezzemolo tra i denti!

Il terzo elemento, senz'altro facoltativo ma vivamente consigliato, riguarda la lochescion: ambientate il vostro stupido romanzo nel Maine ed è fatta. Al limite, nel Maine, mandateci un personaggio a svernare, descrivete il prozio del vostro protagonista che sicuramente starà laggiù (o lassù o là, boh, dipende insomma da dove siete voi e da dov'è il Maine) a pescare o a spalare qualche metrazzo di neve, così, solo per ammazzare il tempo. Alle brutte fate che nel bel mezzo del primo capitolo arrivi una cartolina dal Maine e barra o che ci sia un televisore acceso su nescional gegrafich ciannel che documenti con dovizia di particolari l'origine del Maine Coon.

(*) Dopo le virgolette fatte colle dita, le quali ormai denotano solo omologazione e non danno più alcun lustro a chi le usa, è venuto di moda pronunciare espressamente la parola barra quando si chiacchiera, anche se un po' a sproposito. Chi parla barra dialoga con te trova spesso dei pretesti per infilarla nel discorso barra nella conversazione.
Su La Linea la scriviamo pure: siamo oltre barra avanti.

2 commenti:

  1. di la verità, il fatto è che essendo indeciso se usare questa "\" o questa "/" allora hai deciso di scrivere barra tagliando la testa al toro!

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  2. non so se fare il vago o chiedere dove cazzo sta il maine
    (computer vecchio ebarrao poca banda - se chiedo a google earth faccio sicuramente prima ad andarci)

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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