5 febbraio 2013

Read Only Memory - n. 8

Leggere David Foster Wallace è un'esperienza mistica. E devastante.
Se ami leggere vieni preso per mano, a volte spinto con forza o trascinato, altre preso a calci nel culo fino a che ti guardi attorno e hai raggiunto la vetta, un punto panoramico talmente elevato da cui puoi intravedere il paradiso del lettore e percepirne l'estasi. Lassù dove senti l'odore di Omero e di Hemingway.
E ogni altro libro che hai letto sbiadirà nella tua bibliomente come fosse una banconota da mille lire centrifugata al dixan.
Se invece hai una qualche, benché misera, velleità di metter giù tre parole in fila, in un racconto, in un post o foss'anche in una lista della spesa, allora verrai ghermito e imbavagliato, infagottato stretto e macinato a testa in giù nel tritarifiuti usato da Steve Buscemi in Fargo. E ogni cazzosa cosa tu abbia scritto fino ad allora ti sembrerà elementare come una filastrocca per i bambini della materna ma, fatalmente, meno nobile.
E ogni cazzosa cosa tu abbia avuto in mente di scrivere finirà fortunatamente triturata con te.
Quindi, lettori, leggete Wallace che vi condurrà su di un celeste cammino e pseudo/aspiranti scrittori leggete Wallace che vi aiuterà a smettere.
Ho letto La scopa del sistema, ecco.
...
Vengo invitato da Rex Metalman a un qualche Rito della Pubertà in onore della figlia.
Detto rito consistente di file e file, di schiere e schiere, di intere nazioni di sfinite e nervose ragazze in smodati abiti rosa e pessimo portamento. Gracili, capo chino, mani poggiate reciprocamente sulle spalle, labbra in movimento esclusivamente se a ridosso dell'orecchio della vicina. Strabuzzo un po' gli occhi al mio terzo a quarto qualcosa e mi sento in un pantano ghiacciato e scrocchiante, gelido laghetto di fenicotteri canditi, fiori di neve che lentamente si screpolano sotto un sole di cristallo variegato. Poi le ragazze si trasformano e per un po' diventano vagamente rettilee, teste sporgenti come di tartaruga, vagamente anfibie, in apparente continuo scrutinio di premio o minaccia - con brufoli svettanti in determinati angoli di determinate bocche.
Sì, ovviamente tutte tranne Mindy Metalman, che era in abito bianco, con garofano di zucchero rosa, e capelli raccolti in una crocchia fitta ma con un'esplosione di nera ciocca qua, e là, e qua, avvisaglie della scura nova che la sua chioma era pronta a diventare da un momento all'altro purché qualcuno estraneo al mio ascendente lo volesse.
E Melinda Metalman dritta in piedi, colonna dritta tranne per la curva cignea del collo e per quella pelvica, cioè quella con cui demoliva gli incauti, ragazza solida e dritta e succosa, abito corto quel tanto da consentire al maschio pensante un facile accesso immaginativo alle ivi ospitate compagini in ampia e silente rivoluzione attorno al loro asse rovente.

...

Va bene, potete riprendere fiato, e magari lasciare la vostra traccia di lettura.

10 commenti:

  1. Con DFW ho sempre avuto un rapporto ambivalente di odio-amore, anche se leggere Come diventare se stessi mi ha smussato un po' di spigoli.

    In lettura ho Elogio dell'imperfezione, di Rita Levi Montalcini. Oggi mi sento più imperfetta del solito, quindi ecco qua:

    "Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato, come risulterà dalla lettura di questo libro, che è una specie di bilancio o rapporto finale, di conciliare due aspirazioni inconciliabili secondo il grande poeta Yeats: "perfection of the life, or of the work". Così facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quella che si può definire "imperfection of the life and of the work". Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi, o che ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione".

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    1. Ma è un bellissimo gancio per provare a tirarsi fuori dalla depressione post wallace. ;)

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  2. "Il traguardo.
    Finalmente lo raggiungo. Non provo alcuna soddisfazione. L'unica cosa che occupa la mia mente è un senso di sollievo, il pensiero che è finita, che posso smettere di correre. Mi fermo a un distributore di benzina e uso l'acqua del rubinetto per calmare il bruciore sulla pelle, lavare via il sale che mi è rimasto attaccato e mi copre dalla testa ai piedi. Sono una salina vivente.(...) Vado in un bar e bevo una birra ghiacciata finché non ne sono sazio. Naturalmente è buona. Ma non tanto quanto me l'immaginavo mentre correvo. Non esiste a questo mondo qualcosa che sia all'altezza dell'immagine illusoria che ce ne eravamo fatti quando avevamo perso la lucidità".
    Murakami Haruki, L'arte di correre, trad. di Antonietta Pastore, Einaudi 2009, pp. 59-60.

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  3. Non esiste a questo mondo qualcosa che sia all'altezza dell'immagine illusoria che ce ne eravamo fatti quando avevamo perso la lucidità.
    La riscrivo e la lucido.

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  4. io di Wallace avevo letto un racconto di cui non ricordo il titolo ma non mi aveva molto impressionato.

    Però l'altro ieri ho iniziato infinite jest ed è assurdo.
    Quando lo apro ed inizio a leggere mi prende e mi fa viaggiare più di un hoffman doppia goccia.

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  5. "Solo quando capì che la Mamà Grande agonizzava, fece portare un cofano con barattoli di porcellana contrassegnati in latino e per tre settimane inpiastricciò la moribonda, dentro e fuori, con ogni genere di impiastri accademici, giuleppi magnifici e magistrali supposte. Poi le applicò rospi affumicati sulla parte dolorante e sanguisughe alle reni, fino all'alba di quel giorno in cui dovette affrontare l'alternativa di farla salassare dal barbiere o esorcizzare da padre Antonio Isabel" (Marquez - i funerali della Mamà Grande)

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  6. va beh ho fatto un po' di casino, sorry

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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