10 dicembre 2015
homo senza calcio
Va detto che lo stadio evolutivo successivo all'homo sapiens sapiens è l'homo senza calcio.
Anche perché, chi ancora si accalora e soffre per il famigerato mondo - malato - del pallone, appare per forza di cose in regressione, oltreché dolosamente prosciuttofoderato ai quotidiani scandali.
Ora però, homo senza calcio, che hai anche un po' questa fortuna perché spesso ci nasci così, privo di dipendenza dalla bola di cuoio, dovresti a mio avviso salire un ultimo e decisivo gradino affinché la tua evoluzione possa definirsi completa.
La domenica quando c'è la partita (o il sabato alle 18, o il sabato sera, o la domenica a pranzo, o la domenica sera o quand'anche fosse inverosimilmente il lunedì) potresti essere così illuminato da evitare di coinvolgere famiglie, dove l'homo senza calcio ancora è utopia, per proporre sventagliate di irrinunciabili tematiche culturali cui dedicarsi tutti assieme.
Se invece, dall'alto della tua oligarchica evoluzione, programmi e proponi senza la minima accortezza al calendario di serie A, metti in difficoltà le persone più deboli di te e rischi di gettare nella disperazione l'homo vecchio stampo, quello che ancora trova rifugio alle sue paure e coronazione alla sua misera settimana in quei 90 febbrili minuti di pedate in cui è coinvolta la sua squadra del cuore, che sia viola, strisciata o a pois alla fine poco importa.
Già che l'homo in questione deve condurre faticose e interminabili guerre psicologiche al fine di mantenere l'equilibrio familiare pur continuando a fruire della cazzosa partita para- domenicale, se poi gli attacchi arrivano pure da fuori, e - non sia mai! - dal culturale, difendersi diventa davvero improbo.
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O se no c'è l'evoluzione cultural alla Federico Buffa. Si potrebbe affrontare la disfida calcistica disquisendo su "tematiche culturali"... anche se a me piace alternare con frittatona e rutto libero. :)
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