Abolita la regola del gol in trasferta che vale doppio.
Finalmente, anche se era tenero mio babbo quando si guardavano le partite di coppa insieme. Quante domande mi avrà fatto su questi strabenedetti gol in trasferta!
Eppure il mercoledì dopo si era daccapo, un po' come quando a me a lavoro tentano di spiegare l'organizzazione a matrice, non ce la posso fare.
All'inizio anch'io avevo confuso - ma avevo 9 anni! - probabilmente perché fu mio padre a spiegarmi quel gol che il Cagliari in Coppa dei Campioni contro l'Atletico Madrid subì a causa di una mezza papera di Albertosi: Vedi erano 2 a 0 e ora sono 2 a 2.
Ma, al di là del fatto che a tutt'oggi la regola è inconcepibile per molti di quei fruitori spot del calcio in tivù, a me un po' dispiace.
C'ero affezionato, ecco, l'avevo accettata per quello che era - una regola - e mi andava bene così.
Non so se è sintomo di anzianità, forse sì, ma tutte queste regole del calcio che cambiano continuamente mi lasciano perplesso.
Il fuorigioco, i falli di mano, la rimessa dal fondo... è tutto così fluido che sempre più spesso rinuncio a capire.
Io mi immagino la Federazione Internazionale degli scacchi, a Reykjavík nel 1972, che si presenta da Fisher e Spassky e dice: Ragazzi, da oggi il cavallo non salta più sopra gli altri pezzi, l'arrocco si fa con l'alfiere e i pedoni non possono più mangiare la Regina (questa è per la superlega).
Sai che pernacchione!
(*) Solo i sorcini di Bennato, gli edoardini, leggeranno un'altra cosa.