Gli piaceva l’odore del caffè.
Il gusto no, non più, la gastrite e la mancanza delle chiacchiere di contorno ne avevano da tempo demolito il fascino.
Cè da dire che da quando era morta Anna aveva perso il gusto per parecchie sfaccettature della vita, alimenatari o meno.
Un po' tutto si era sgonfiato, come un pallone calciato sul filo spinato: le sue aspettative residuali le vicende incatenate nel quotidiano, tutto era soffiato via in un sibilo senza ritorno.
Anche il ribollire delle esistenze spiate giù dalla finestra, la frenesia delle mamme, dei bimbi a scuola e dei babbi incravattati, l'intreccio confuso delle storie che balenavano per andare a snodarsi dentro a un altro meraviglioso e imprevedibile giorno, anche quello, adesso, gli rimaneva indifferente. Più facilmente gli suggeriva una punta di odio.
Ma l’odore del caffè, quello, gli piaceva sempre.