17 marzo 2017

Secondo clarino (1)



Al mondo esiste soltanto una cosa
peggiore di un tipo che suona il clarino.
Due tipi che suonano il clarino.

(Woody Allen)









Mangio le uova direttamente dal padellino, l’ho appoggiato sopra uno di questi sottopentola quasi in sughero acquistato per qualche migliaio di lire in uno di questi negozi svedesi quasi di mobili. La tivù, a trenta centimetri da me, non passa niente di buono. L’audio è sul mute, in ogni caso, non vorrei non sentire il telefono.
È venerdì sera e verso le nove e mezza mi chiamerà Walter che attaccherà con la solita solfa del come stai come non stai, del cosa fai e del cosa non fai, del dove andremo a suonare e del dove non andremo a suonare. Una patetica solfa inascoltabile!
Proprio quello che ci vuole per tenerti su di morale: diventare tenutario del segreto luogo dove andare a soffiare dentro al mio nero-argento di un secondo clarino della banda Ottorino Respighi.
È ottobre, quasi novembre, e le sagre impazzano. Almeno fosse un tempo che invoglia. Dal cinghiale al fungo porcino, dalla polenta al tartufo, dall’uva al fagiolo borlotto… e noi in su e in giù per le stradine di uno sperduto paesino a suonare e a battere i denti, incastrati nelle nostre belle camicie bianche e nelle nostre giacchettine bordò quasi di lana dai bottoni lucenti quasi dorati.
Alla tele adesso c’è una specie di asta artistica. Un tipo impomatato, con occhialini tondi quasi da finocchio intellettuale, sta mostrando quella che dovrebbe essere un’opera d’arte contemporanea: un appiccicaticcio di lattine schiacciate. Birre e coca-cole compresse e tenute su - dio sa come! - pronte ad essere appese a faccia vista su una parete della vostra casa. Mi chiedo a chi possa venire in mente di ideare e realizzare una tale schifezza, e mi chiedo come sia possibile che una qualche casa d’aste pensi di venderla senza incappare nel reato di crimini contro l’umanità, e mi chiedo da dove possa sbucare il pollo che telefonerà per buttare via una trentina di milioni di lire per un ammasso di latte spiaccicate. E mi chiedo anche perché un cristiano che mai si metterebbe all’anima di realizzare, tentar di vendere o tantomeno comprare quest’opera qua, possa restare incantato, per un tempo indefinito, da questo penoso rito promanato via etere. Poi struscio il padellino con un pezzo di pane e passo agli atti la pratica cena.
Capita che Walter chiami anche prima delle nove e mezza, ma di solito è preciso. Quindi aspetto. Davanti al teleschermo muto che sparpaglia condensati di raccolte differenziate rifiuti in guisa di capolavori nei buoni salotti di quella mezza Italia di collezionisti aristocratici. Dal greco aristos.
Non lo so di preciso quand’è che ho cominciato a suonare il clarino, né perché o per fare contento chi. So esattamente quando l’ho suonato per l’ultima volta: domenica scorsa, a Vicchio. Non ho intenzione di prenderlo più in mano. Chiami pure Walter e attacchi con la sua bella solfettina del come butta e del come non butta, è deciso: niente più sputazzate dentro al clarinetto per me, niente più bande musicali né dannate sagre paesane per tutto il resto della mia schifosa vita.
Non che ci sia un gran resto, per la verità. Un’altra ventina d’anni, trenta a dire tanto. Una pisciata. E non la voglio passare a monta e smonta il clarino e asciuga la saliva e ascolta la solfa di Walter e sonacchia qualche marcetta in una quasi festa paesana del circondario. Scordàtevelo!
Non sto esagerando, la vita del secondo clarino è poi questa, suppergiù.

(prosegue qui)

4 commenti:

  1. Già mi piace aspetto il 2. Cmq bravo al tizio se ha davvero il coraggio di cambiare la sua vita, non è mai troppo tardi per fare ciò che fa stare meglio.Magari non diventerà mai un primo clarino ma ha venti trent anni per diventare il protagonista della sua vita. Gli faccio gli auguri, comunque si chiami è uno di noi.

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    1. Si chiama Sergio. Sergio Battistelli, ma non mettergli pressione.

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  2. e però, il "clarino" no, dai. fallo per me... ti prego.

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  3. Voglio.. spezzare un'ancia a favore di chi soffia nel clarino.

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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