E' difficile riassumere o anche solo accennare a Il calendario e l'orologio di Piero Tempesti, testo corposo e zeppo di succose info e curiosita' sullo scorrere del tempo e sulla sua misurazione da parte dell'uomo nella sua storia. Pertanto mi limito a riportarne degli stralci sperando cosi' anche di ficcarmeli un po' in testa.
La piu' antica forma di settimana pare risalire ai Babilonesi, un conteggio di sette in sette giorni a partire dal novilunio come risulta da una tavoletta risalente all'epoca di Assurbanipal (VII secolo a. C.). I giorni 7, 14, 21, 28 erano considerati nefasti, giorni nei quali ci si doveva astenere da molte attivita'.
Leggenda vuole che il primo calendario di Roma sia stato istituito da Romolo gia' con 10 mesi: Martius, Aprilis, Majus, Junius, Quintilis, Sextilis, September, October, November, December. L'aggiunta dei mesi Januarius e Februarius si attribuisce al secondo re Numa Pompilio, che avrebbe anche portato l'inizio dell'anno dal primo giorno di Martius al primo di Januarius.
Giulio Cesare di ritorno dalla campagna d'Egitto promulgo' la riforma elaborata dall'astronomo alessandrino Sossigene. Per rimettere in fase la data con il ciclo stagionale decreto' di aggiungere 90 giorni all'anno 708 dalla fondazione di Roma (che diverra' poi il 46 a.C.) inserendo 23 giorni a febbraio e 67 fra novembre e dicembre. Per questo l'anno 46 a.C. conto' 445 giorni e passo' alla storia come l'anno della confusione.
Introdusse anche l'anno bisestile dopo tre anni comuni affinche' l'anno avesse una durata media di 365,25 giorni. Il giorno aggiuntivo veniva posto dopo il 25 febbraio come giorno ripetuto e consisteva in due giorni naturali riuniti in un unico giorno legale.
Il calendario giuliano fu fatto proprio dalla chiesa Cristiana che vi introdurra' la settimana, retaggio ebraico derivante dall'esilio babilonese. Il 14 giorno dalla luna nuova, corrispondente alla Luna piena era il principale giorno festivo. Nasce l'embrione della settimana col suo giorno di riposo. Il settimo giorno avrebbe derivato il proprio nome dal termine di origine accadica sabbatu (che significa plenilunio) corrotto in shabbat.
In epoca cristiana il giorno di festa fu trasferito a quello successivo al sabato per celebrare la resurrezione.
Fino al VI secolo il computo degli anni si faceva prevalentemente dalla fondazione di Roma (conteggio ab Urbe condita: a.U.c.) oppure, in ambiente cristiano, usando l'era dei martiri che cominciava col primo anno dell'impero di Diocleziano. Dionigi, un monaco scita incaricato da Roma di redigere le tavole delle date della Pasqua, poiche' le tavole vigenti volgevano al termine, preferi' evitare il riferimento a Diocleziano e evidenziare il fondamento della speranza cristiana.
Mediante un conteggio che non conosciamo, basato su tradizioni, stabili' che l'incarnazione era avvenuta nell'anno 753 di Roma, il 25 marzo (data tradizionale dell'equinozio di primavera dell'antico uso latino) e la nascita sarebbe avvenuta il 25 dicembre.
In tal modo era stata cristianizzata la festa pagana del solstizio invernale che, prima l'imperatore Eliogabalo poi Aureliano, nel III secolo, avevano proclamato come dies natalis Solis invicti: cioe' la festa del Sole rinascente.
Si deve attendere il XIII secolo perche' i tempi siano maturi per una critica aperta al sistema cronologico.
Il via alla riforma del calendario fu dato dal concilio di Trento nel 1545 da papa Paolo III. Attorno al 1575 Gregorio XIII nomino' un'apposita commissione costituita da nove membri che ricoprivano le competenze in astronomia, tra questi il gesuita Cristoforo Clavio, astronomo del Collegio Romano. Uno dei piu' competenti astronomi dell'epoca.
Il 24 febbraio 1582 Gregorio XIII firmo' la bolla Inter gravissimas che istituiva il nuovo calendario che venne detto, appunto, gregoriano.
La bolla stabiliva:
a) che al giovedi' 4 ottobre 1582 A.D. seguisse il venerdi' 15 ottobre;
b) che nel tempo a venire gli anni secolari, che nel calendario giuliano erano tutti bisestili, fossero bisestili solo uno su quattro e precisamente quelli in cui il numero costituito dalle prime due cifre fosse divisibile per 4. In tal modo sarebbero stati bisestili il 1600 e il 2000 etc. ma non il 1700, il 1800, il 1900 e il 2100.
Vago rammarico per quell'appuntamento tanto agognato, 11 ottobre 1582, perso nei meandri di una correzione, che più poté di un amore sprovveduto.
RispondiEliminaTu l'hai detto!
EliminaL'appuntamento lo combinai il 20 febbraio.. di bolle ne vidi assai in seguito, di sapone e di vivace erpes.. ma quella gravissimas mi sfuggì proprio...
EliminaMi gira un po' la testa, arrivata alla fine di tutti 'sti numeri.
RispondiEliminaMa di una cosa sono certa: da quando, una ventina di anni fa, lessi dell'origine del Natale, improvvisamente acquisto' una bellezza ed un fascino completamente nuovo. Immedesimarsi in quelle genti antiche, completamente al buio, che vedevano i giorni accorciarsi drammaticamente (e la paura di non sopravvivere allungarsi in proporzione inversa), per poi, dopo il 21, veder ritornare la luce...beh, ecco,mi piace. Non a caso, poi, nei giorni piu' bui dell'anno arriva Santa Lucia, la santa cieca e che non vede la luce.
Un po' lo stesso motivo per il quale ora che vivo quaggiu', dove il 25 dicembre e' piena estate e la luce e' accecante, il clima natalizio proprio non ci riesce :-)