29 febbraio 2012

Il cinque maggio

Trovo piacevole girovagare perdendo tempo tra i banchi d'un mercato antiquario, che sia a Lucca, ad Arezzo, in Piazza de' Ciompi o al Galluzzo.
Devo solo controllarmi perché spazio in casa non ce n'è più, e dire che la stiperei di Underwood e vecchi grammofoni, casa mia! Qualche articolo meno impegnativo nelle dimensioni, però, posso ancora permettermelo, e se non è una stampa antica o un fumetto degli anni '60, di sicuro è un libro.
I libri antichi mi fanno sentire ricco, è proprio un oggetto che mi piace possedere. Li guardo, a volte li prendo in mano, li sfoglio davanti ad amici stralunati, e sto bene.
Ecco, domenica mattina ho comprato una bella edizione de I Promessi Sposi, non bellissima, anche tenuta abbastanza male in effetti, ma gustosa e datata 1938.
L'ho spulciata per dieci minuti buoni, ero rimasto affascinato dal brano "autografo" di Manzoni in coda al volume (in foto).
Una sestina del 5 maggio (la penultima) che io ho riconosciuto quasi subito, e cioè una volta a casa quando l'ho data in pasto a San Google motore martire.
Quando c'è un oggetto non prezzato che vorrei comprare io mi pongo un limite di spesa in testa, oltre al quale non voglio andare, ed affido a questo parametro la decisione o meno di acquistare. 20 euro glieli avrei dati, questo mi dicevo. Poi lui è venuto lì ed è come se l'avesse prezzato al momento, l'ha aperto, ha fatto scorrere le pagine, ha visto che qualche foglio si staccava e ha chiesto 8. Quindi l'ho preso, e poi ho speso i 12 euro incredibilmente avanzati per mezza forma di cenerino di Roccastrada.
I versi, se non siete farmacisti ve li traduco, recitano così:

     Bella Immortal benefica
     Fede ai trionfi avvezza
     Scrivi ancor questo, allegrati
     Che più superba altezza
     Al disonor del Golgota
     Giammai non si chinò


Ma quello che mi attizza è il secondo verso barrato, sul manoscritto. Il buon Manzoni, era partito per un'altra via, dunque, in questa sestina ("Nuova la tua + sgorbio incomprensibile che forse finisce in "zione") e chissà che magari, seguitando da lì e ritrovandosi con una rima che non viene, una sillaba da allungare o un'accentatura da spostare, chissà se avrebbe comunque finito per sostenere e avvalorare la tesi che ci è nota. Così, mi piace pensare che il secondo verso, quello nuovo, che termina con "avvezza" e porta due righe più sotto ad "altezza", rimanendo in versione originaria con quello sgorbio che termina in "zione", chissà mai che non avrebbe portato il Manzoni a sbottare e a chiudere la rima con "coglione".
Con tanti saluti alla vera gloria.

27 febbraio 2012

Ringraziamenti post mortem

Macché, non sono mica morto. Non ancora.
Solo, nel caso che questo blog mi sopravviva, e non me lo auguro, non vorrei lasciare la lacrimosa valle senza essermi profuso nei dovuti ringraziamenti.
Semmai, se qualcuno pensava che avrei dovuto ringraziarlo prima di crepare, può sempre passare da qui e vedere se è stato nominato.
Anche perché non aspiro a un trapasso a seguito di lunga e dolorosa malattia, non tanto per me, quanto per voi perché magari vi dovreste sorbire i miei deliri su queste pagine. Mi prefiggo invece di uscire di scena d'un botto, da novantacinquenne mentre, al fin della fiera, mi barcameno con una 89enne Cucinotta.
Quindi, ecco, non avrei tempo per i saluti, diciamo che mi prendo un po' d'anticipo.
Tralascio i familiari che già sanno quanto devo loro, anche se, a rigor del vero, qualcuno dovrebbe ben ringraziare me ;)
Non potendo elencare comunque tutti i meriti che le persone sottocitate hanno avuto nella mia vita, mi limiterò a uno ciascuno.
E dunque ringrazio:
  • la mia maestra Fernanda delle elementari per avere cementato i primi mattoni nella mia testolina e avermi mostrato dove stava la calce;
  • la mia cugina Fiorella, per avermi insegnato a leggere;
  • Guido Gratton (scudettato viola del 1955-56) per avermi insegnato a tenere una racchetta in mano;
  • la mia profe d'Italiano delle superiori, Violetta, per avermi insegnato le robe che trovate qui (4° racconto);
  • il Frilli babbo, per avermi introdotto all'ironia e per un giovedì del 1980 in cui si presentò all'uscita di scuola con la Settimana Enigmistica verde con Alain Delon in copertina;
  • il Frilli figlio grande, per essere stato l'altro baccello dello stesso guscio per oltre 10 anni;
  • il Frilli figlio piccolo per essersi fatto spesso trascinare dalle mie innumerevoli e balzane idee, tra cui FilMatti;
  • il Fornax, nonché Giacomo, per essere venuto in stazione quella mattina che iniziavo a pendolare su Bologna, portandomi Il Dio del Fiume con la sua dedica speciale;
  • Fede per averci lasciato il lettone, ad Haarlem, ed aver dormito nella nicchia;
  • lo Gnozzi (alias il Fra di FurFra), per la sua immensa classe e la malpagata collaborazione col sottoscritto (nostro il "MUCCHE - PIET MANDRIAN" di cui alla foto);
  • La Settimana Enigmistica, nelle persone di tutti i redattori e in specie di Briga, che creò Hombre;
  • la Ninfa, un setter inglese che con la sua cucciolata mi ha regalato momenti di pura felicità bambinesca;
  • Darwin, un micio finto certosino, scorbutico e adorabile, per avermi scaldato le cosce nei sabati d'inverno quando alle 7 a.m. toccava stare davanti al piccì.

p.s. le ulteriori e eventuali aggiunte di nomi sono a pagamento.

26 febbraio 2012

Di bicchieri e di binocoli

Io non ho il vizio di mettermi lì a pensare troppo sulla vita. E dico vizio perché secondo me non è una buona cosa.
Intendo se la vita mi ha più dato o più preso, intendo se la devo vedere rosa o la devo vedere grigia e intendo se la devo prendere di tacco o di punta.
La prendo come viene, senza creare una partitura filosofica per ogni avvenimento che mi tocca o per ogni scelta che faccio.
E non amo svaccarmi in riflessioni sul mezzo bicchiere che la vita ogni giorno ti serve al bancone.
Anche perché non è detto che lo status di mezzo pieno sia migliore del mezzo vuoto, se dal bicchiere ci ho bevuto io.
Ma se mi costringete a usare un binocolo per guardarmi in giro, per puntarlo sulla mia famiglia, sul mio Paese, sugli amici, sul mio lavoro o sui miei piedi state pur certi che l'impugnerò dalla parte canonica.
I vedo nero per partito preso, quelli con il grugno stampato, quelli che anche se sorridono stonano tanto son disabituati, quelli che prendono lo stramaledetto binocolo e lo usano rovesciato mirando il mondo, ecco, quelli, non so... mi sembra che fanno(*) due fatiche.

(*) Aut. Min. Conc.

24 febbraio 2012

Orario sballato su Blogger

Questo è un post di servizio. E disservizio.
Io ho un'ammirazione infinita per le innovazioni tecnologiche, e meno le comprendo e più le ammiro.
Non comprendo bene neppure il funzionamento dello sciacquone, che quindi ammiro, ma sono sinceramente devoto a elettricità, radio, televisione, computer e a tutto ciò che è animato da tecno-logiche a me oscure e che non riuscirei mai a riprodurre da solo.
Nell'ultima decina d'anni mi sono convertito al culto di Google, perché sinceramente l'ho visto e lo vedo quotidianamente compiere dei veri e propri miracoli.
Ma poi può capitare al più accreditato dei santi, mentre si reca distrattamente a curare i malati, di pestare una merda.
Voglio dire, ormai son quasi 2 mesi che i commenti nei post di questo (e di altri) blog sulla piattaforma Blogger vengono pubblicati con un assurdo orario di non so quale arcipelago sperduto del Pacifico, di Marte o di Tralfamadore.
Ma conoscere l'orario, un banalissmo orario che 40 anni fa ti davano pure al telefono spendendo due spicci se digitavi il 16, pare essere diventata impresa improba.
E mo’ bbasta!
Questo bendiddìo d'impalcatura che sorregge le parole di milioni di blogger alla fine non è in grado di dirti che ore sono?
Che è un'info che il mio Pc conosce e puoi pescarla da lì, volendo.
Ma non sarebbe necessario perché l'orario giusto, in qualche anfratto della piattaforma esiste e, difatti, se programmi la pubblicazione di un post, funziona a modino (questo sarà online dalle 19 di stasera, p.e.), ma per i commenti no, lo si va a ricavare, piuttosto che dal fuso orario del blog, dal fuso orario di un server disperso nella galassia.
Chiedo umilmente a san Google, che è capacissimo di stupirci con i risultati di ricerche altrimenti improponibili e con l'elaborazione in tempo zero di algoritmi e analisi statistiche mirabolanti, d'investire una miliardesima parte dei suoi utili per comprarsi una cazzo di cipolla da taschino e di darci un'occhiata per riallineare l'orario di pubblicazione dei commenti nei post.


(Digitando su Google il titolo di questo post ho ricevuto in risposta: Forse Cercavi... Orario ESATTO su Blogger?)

23 febbraio 2012

Olanda desolata

Se nel calcio esistesse una giustizia, probabilmente, la Fiorentina avrebbe vinto lo scudetto del 1981-82 ma, SICURAMENTE, l'Olanda avrebbe vinto un mondiale, e non mi riferisco all'ultimo, meritato dalla Spagna.
Mi riferisco ai mondiali 1974 e 1978 quando gli arancioni si giocarono la finale con la nazionale del Paese organizzatore, quando ancora al Paese organizzatore erano concessi dei, nemmeno troppo impliciti, favori.
Nel 1974 fu la coriacea Germania di Franz Beckenbauer e Gerd Müller ad alzare la Coppa nonostante il calcio migliore l'avessero indubbiamente espresso gli olandesi, dominatori della scena europea con le squadre di club, ma probabilmente un po' inesperti. Nel 1978 fu l'Argentina di Osvaldo Ardiles e Mario Kempes a vincere, grazie anche a un arbitraggio, duole dirlo, inadeguato e di parte, dell'italiano Sergio Gonella in finale e alla scandalosa marmellata peruviana confezionata per poter raggiungere la finale ai danni del Brasile: un 6 a 0 vergognoso inflitto dai padroni di casa al Perù, la cui porta era difesa dall'oriundo argentino, e indiziato numero uno, Ramon Quiroga.
E così la nazionale olandese, guidata da Rinus Michels nel '74 (eletto allenatore del secolo dalla FIFA) e Ernst Happel nel '78, quella meravigliosa squadra che ha rivoluzionato il calcio moderno proponendo con successo il dispendioso calcio totale, che ha sconvolto ogni tattica con l'applicazione sistematica del pressing e del fuorigioco (assieme all'Ajax e al Feyenord tra le formazioni di club), quella fantastica banda arancione per cui tutti noi negli anni settanta facevamo il tifo, non ha mai conquistato il trofeo più prestigioso.
E i vari Neeskens, Cruijff, Rep e Rensenbrink non possono annoverare nel proprio palmares una vittoria che avrebbero francamente meritato.
Ma ciò che non riesco a togliermi dalla mente è l'azione che avrebbe potuto ristabilire un ordine sacro delle cose, quando al 90° minuto della finalissima con l'Argentina a Buenos Aires, sul risultato di 1 a 1, l'ala sinistra della formazione Orange, Robby Rensenbrink, dopo aver superato il portiere Fillol con un delizioso sinistro, mandò il pallone a incocciare irragionevolmente sul palo della porta argentina. Il palo più stronzo della storia.
Quel pallone avrebbe dovuto gonfiare la rete. E basta.

22 febbraio 2012

Quaresima laica

Farò questa cosa, anche se è un po’ da malati di mente. O magari proprio per quello.
Sgombriamo il campo dalle implicazioni religiose precisando che nulla c’entra il periodo legato al culto cristiano che precede la Pasqua, anche se la sfida prende spunto da una battuta di mia nipote che, un paio d’anni fa di fronte a un dolce offertole nel periodo quaresimale, disse “No, grazie, in quaresima non mangio dolci”.
Mi piacque la cosa per due motivi: primo perché sembrandomi inappropriata per il personaggio che ritengo un tipo piuttosto libero nel pensiero e gaudente nel cibo stimolava la mia curiosità riguardo alle motivazioni, secondo perché mi sembrava, sì di difficile attuazione, ma soprattutto senza senso e il senza senso mi attrae irrimediabilmente.
Così negli ultimi due anni, in quaresima (tempo scelto per comodità, perché abbastanza lungo e lontano da vacanze, feste e compleanni per quanto concerne la mia cerchia), ho raddoppiato cercando di rinunciare ai dolci e pure all’alcol. Perché? Essenzialmente per una sfida con me stesso, per capire se sarei in grado, nel caso se ne dovesse presentare una reale necessità, di rinunciare a qualcosa che mi piace parecchio. Le rinunce all’alcol e ai dolci, seppur di scarso impatto mondiale, hanno di fatto una discreta rilevanza sulla persona perché in 40 gg ci sono centinaia  di momenti nei quali veniamo o potremmo venire in contatto con essi. E non è facile.
Avrei potuto anche scegliere di rinunciare ai film con Ryan Gosling, alle partite della viola (quanto sarei stato meglio!), alla Cucinotta o al tennis, d’accordo, ma qualcosa alla fine andava scelto e io ho puntato sull’alimentazione. Anche per un comodo secondo fine  legato al peso, difficile infatti che finisca per ingrassare a meno che non mi butti sulla pasta a pranzo e a cena.
Epperò c’è un’eccezione fondamentale che riguarda l’educazione, vale a dire che non ci si deve incaponire nella rinuncia quando questa diventa uno sgarbo nei confronti di un ospite, classico caso quando inviti amici a cena e questi portano un dolce: non ti puoi esimere dal gustarne una fetta, per educazione.
C'è una postilla che riguarda i giorni aggiuntivi da scontare a fine quaresima: ogni sgarro vale ulteriori tre giorni di astensione da alcol e dolci in fondo al periodo.
L’episodio più duro del primo anno riguardò una cena in pizzeria dove coraggiosamente ordinai da bere solo acqua. Da quel momento ho deliberato che non bere birra con la pizza è maleducazione.
L’anno scorso, invece, ho avuto in casa per un mese un vasetto di confetti di pinoli acquistati da Romanengo, a Genova, ed è stato un vero supplizio offrirli e non assaggiarli mai fino a Pasqua.

20 febbraio 2012

Libri da scrivere - n. 2

Ecco la seconda infornata di Libri da Scrivere, i testi che nessuno ha pensato e i titoli che sono ancora utilizzabili.


OPEL
Andre Agassi, dopo la splendida autobiografia, ci regala un'altra perla parlandoci della passione di sua moglie per le auto tedesche.

ReBibbia
Galeotto fu il Libro e chi lo riscrisse. Un gruppo di detenuti decide di stendere una nuova versione delle Sacre Scritture. Ne esce fuori un testo che, francamente, fa pena.

Questo cacio vada al mondo intero
Un pecoraio di Pienza si butta sul web per l'esportazione del suo formaggio pecorino. Lancerà così il doggy style cheese.

Iliache
Vi si narra l'epopea della guerra dei Greci alla città di Troia e dei dieci anni necessari per far sì che i Troiani abbassassero le loro creste.

Hanno tutti cagione
Nevicate 2012: un prezioso documento nel quale si fa la conta dei danni.

La donna che sbatteva nelle potte
Intrigante storia d'amore saffico e violenza ambientata a Livorno.

17 febbraio 2012

Tutto quello che non sopporto

Tutto quello che non sopporto ha un nome.

Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro inutilità.
Peggio ancora quando cercano di rendersi utili. La loro dipendenza.
I loro rumori. Numerosi e ripetitivi. La loro aneddotica esasperata.
La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.
Ma non sopporto neanche le generazioni successive.
Non sopporto i vecchi quando sbraitano e pretendono il posto a sedere in autobus.
Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù.
La prosopopea dell'invincibilità eroica dei giovani è patetica.
Non sopporto i giovani impertinenti che non cedono il posto ai vecchi in autobus.


Non sopporto le mamme.
Le loro combriccole di shopping e pettegolezzo ai giardinetti, coi figli sperduti tra le altalene.
Non le sopporto quando versano le loro moine smielate sui bambini altrui e quando urlano il nome del proprio figlio, senza muovere un passo.
Ancor più insopportabili i padri fuori quota ingobbiti in una partita di pallone non loro.
E insopportabili i padri separati in pizzeria, sempre la stessa, sempre di fretta e sempre a chiedere se lo vuoi un dolcino.

Non sopporto i gestori della verità.
Quelli che ce l’hanno e si guardano dal rivelarla e quelli che non ne conoscono nemmeno i contorni ma si spacciano per divulgatori incaricati.
Non sopporto i menzogneri che si nutrono di bugie povere, incancrenite dal luogo comune e prive del decoro della fantasia.

Non sopporto i colleghi zelanti, i leccaculo, quelli che arrivano presto e vanno via tardi.
Non sopporto i colleghi che si scusano, quelli che ti calpestano e quelli che tirano dritto. Non sopporto quando ti chiamano, quando ti telefonano e quando ti scrivono.
Non sopporto i colleghi che arrivano e ti salutano, vanno a pranzo e ti salutano, si riuniscono e ti salutano, vanno a casa e ti salutano.
Non sopporto i colleghi che portano i pasticcini e quelli che se li mangiano. Non sopporto i colleghi con la scopa nel culo.

Non sopporto i milanesi che vogliono fare i napoletani e i napoletani che vogliono fare i milanesi. Non sopporto i romani che vogliono fare i romani.

Non sopporto l’artefizio, la credibilità acquistata al mercato, la costruzione alterata di un rapporto, di un discorso, di una vita.
E non sopporto l’anima pura, il senza peccato, il fariseo per vocazione e il pentito per tornaconto. Non sopporto le prediche e non sopporto il pulpito.

Non sopporto le cose che vanno per la maggiore, le mode, le tendenze del momento, l’imposizione di un credo, come quello di una mise o di un programma in televisione.

Non sopporto i sondaggi d’opinione, le ricerche di mercato e gli studi di settore.

Non sopporto i premi, le medaglie, le coppe, le onorificenze, gli attestati di stima, i trofei e i cavalierati.

Non sopporto chi ama, chi assicura, chi te lo dice lui, chi non ha rimpianti, chi ha solo certezze.

Non sopporto chi potendo rinascere farebbe le stesse identiche scelte di vita.

Non sopporto niente e nessuno.

Manco voi. Soprattutto voi.

Solo una cosa sopporto.

Lo stile.

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Il testo partecipa a EDS incipit come anche:

L'incipit in blu è tratto dal romanzo Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino.

16 febbraio 2012

A domanda rispondi - n. 5

Aiuto! Non riesco piu a vedere la tv. Sono nelle Marche, ho comprato un decoder ma oggi quando ho acceso la tv ho visto che non si vede niente! Mi dice che non ha segnale, come faccio a vedere la tv?
Non esistono le Marche.

Sabato vado in treno a Verona, che succede se il mio treno non parte per il maltempo?
Probabilmente diluvia, o nevica.

Sono ossessionato dal diventare un vampiro... nn ce la faccio più, che cosa devo fare? lo voglio esserlo?
Fai domanda presso Equitalia.

Roma-Copenaghen in macchina trovo strade ghiacciate?
Ma una di Frascati che te la dava non c’era?

Esercizio di Probabilità sulla normale? Un componente meccanico ha la resistenza Z e si oppone alla sollecitazione S. Vuole l'affidabilità R=Pr(Z>S), se sono noti mZ, mS, vZ e vS (medie e varianze) , ma non viene dato nessun numero, quindi formulare la probabilità e non calcolare!
È molto probabile che non ci andrai alla Normale.

Io ho 14 anni o visto una ragazza sul pulman e mi piace non so cosa dirgli alli inizio era sola ora con le amice kome faccio.
La miglior tattica è che ti stai zitto, ma soprattutto, ricorda: mai mai mai scriverle una lettera.

Potete tradurmi questa frase in tedesco?
Auch nicht.

Dato il vettore u=i-5j di V^3 determinare una base ortonormale contenente u!
Bause.

Quanto siete alti/alte e quanto pesate/pesate?
Su "pesate/pesate" mi sono commosso.

Perché tutti parlano male di Mc Donald e poi ci vanno di nascosto?
Ebbene sì, ero io quello vestito da pagliaccio.

Come si chiama la canzone che intona cosi del 2012 uscita ora? Milli milli eh milli milli eh milli milli?
Non ditemi che qualcuno ha dedicato una canzone alla Carlucci!

S’ingrassa una volta che smetto di prendere la pillola?
S'ingrassa per nove mesi, ma poi si dimagrisce di nuovo.

Xchè il mio fidanzato usa sempre il mio spazzolino da denti?
Perché non gli hai ancora svelato che lo usi per le cacche di cane che togli da sotto le Timberland.

Cosa significa 'Con aria atroce'?
Significa che mo' basta con la fasulada.

Esiste un altro gioco oltre FIFA e PES?
Mai sentito parlare di "calcio"? Si fa fuori, su un prato.

Secondo voi a cosa è dovuto il successo di Justin Bieber?
Ad esempio non lo vedi qua in giro a perder tempo domandando perché tu non hai successo.

Coma faccio a contattare il movimento 5 stelle più vicino a casa mia?
Seconda stella a destra.

Il ragazzo di cui sono innamorata da 2 anni mi ha chiesto se domani vado a casa sua x studiare, secondo voi è davvero x studiare?
Probabilmente sì, se siete alle elementari.

Mi date il link di benvenuti al nord (lo vorrei su youtube )?
Non è che magari vuoi pure che ti mandiamo la Finocchiaro a casa a stirarti le camicie?

Come si fa a sapere se una donna può avere bimbi?
Oddio chi sei? Lo Scià di Persia?

Una ragazza di 27 anni che va a letto con un ragazzo di 21 per voi è una pervertita?
No, se abbiamo 21 anni.

Il mio ex ragazzo mi faceva sesso orale anche con le mestruazioni, vuol dire che mi amava?
No, eri fidanzata col tizio della domanda n. 3.

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Qui trovi le sessioni precedenti:   1  2  3  4

Nota: le domande sono vere in ogni loro parte, non ci sono strafalcioni aggiunti e/o corretti ad arte. 

15 febbraio 2012

Buongiorno, Milano

È ufficiale l’esito del concorso FingerBooks: l’Agatho Christo di Firenze ha colpito e si è portato a casa un Ipad2, un succoso ritrovato tennologico in grado di farlo regredire in breve tempo a livello di larva sociale.
Per la sezione Amore ha vinto Monya Flour con il racconto Benvenuta, mentre per la sezione Giallo è Da mezzogiorno a mezzanotte, la storia di Attilio Majorana, Majorana come il fisico e Attilio come il conte, a conquistare i favori della giuria.
La premiazione ha avuto luogo alla libreria Gogol & Company in quel di Milano, anche se a loro insaputa. La libreria, intanto, essendo in zona Giambellino, mi ha siringato in testa la ballata del Cerutti, di Gaber, e quindi una cosa buona l’ha fatta senz’altro. Ci ho preso pure un caffè al bar del Giambellino, tanto per gradire, anche se non ho avuto tempo per il biliardo.
Alla presenza del nutrito staff di Buongiorno Spa (Beatrice Grattacaso, Francesca Ferrara, Fabio Malagnini, Lucia Predolin e Chiara Viganò) e della giurata Erica Arosio, giornalista di Gioia, (assente l’altra giurata Chicca Gagliardo di Ho un libro in testa) ci sono stati consegnati gli iPremi.
Per abbassare la nostra cresta va detto che siamo stati costretti a indossare le magliette evento (tiratura limitata 2 esemplari) per le foto ufficiali di rito.
Ottimi cappuccini e brioches ad accompagnare la chiacchierata.
Per concludere al meglio la giornata meneghina e sanvalentina, Hombre e signora sono andati a godere dei capolavori esposti alla Pinacoteca di Brera riguardo ai quali ero stato informato a dovere da una recente e preziosa segnalazione di Kisciotte e a passeggiare in Galleria e in Piazza Duomo.
Non c’è niente da fare, a Milano si respira un’aria vitale che mette buonumore.
Avrei voluto vedermi anche con altri amici, non me ne vogliano, ma la giornata era già strapiena così.
Concludo con una sorta di outing e dichiaro che siamo passati anche da Abercrombie, per un’ordinazione da smaltire. Fauna notevolissima.
I racconti sono già disponibili su www.fingerbooks.it per iPhone e Android.
(Mi rendo conto che il post è un tantino autocelebrativo, me ne scuso con i fautori del falsomodestismo)

Da mezzogiorno a mezzanotte – incipit

Io so sempre dov’è il nord. Lo so e basta.
Lo sento conficcato dentro di me, da quando sono nato. Alzo la testa e tac, lo so.
Dico nord per via della bussola, ma è chiaro come la sambuca che so bene dove stanno pure gli altri tre punti cardinali, non ci vuole uno scienziato.
Ci ho fatto caso: gli accadimenti buoni della vita si realizzano sull’asse nord-sud, mentre le rogne, le pulciose gatte da pelare e le beghe, ci potete giocare la vostra mamma improfumata, che marciano come soldatini allineati sul binario est-ovest, o viceversa.
Nord-sud, e dormite fra diciotto guanciali, est-ovest invece son cazzi: è una regola. È la Regola.
E non venite ad ammorbarmi con il feng shui.

13 febbraio 2012

Read Only Memory - n. 5

Prendete il libro o qualsiasi altra cosa stiate leggendo, cercate una frase che vi siete segnati oppure prendetene una a casaccio e trascrivetela in commento al post, indicando anche titolo dell'opera e autore.
Tutto questo ci porterà da qualche parte? Probabilmente no, è vero, ma magari un cristo che trova uno spunto di lettura ci può pure scappare.





Dalla galera sono uscito senza più la voglia di cantare e suonare. Mi va solo di ascoltare. E di continuare a bere. Ormai soltanto calvados, tutto ciò che mi rimane di una donna perduta in Francia. Un tempo tutto quello che mi capitava a tiro, perché "puoi togliere il blues dall'alcol ma non l'alcol dal blues".
(La verità dell'alligatore - Massimo Carlotto)

12 febbraio 2012

Schiaccia il Sofficino

Una delle peggiori invenzioni di mio figlio è Schiaccia il Sofficino.
E siamo d'accordo che non depone a mio favore il fatto che France conosca i sofficini.
L'idea è in realtà un gioco, uno di quei passatempi tanto richiesti dai nostri cuccioli durante i noiosi viaggi in auto.
E per quanto terrificante nel suo svolgimento, si può ugualmente ritenere più creativo rispetto alla bovina visione di un DVD che si sbobina sullo schienale del sedile davanti.
Se qualche anima malata volesse riproporlo nel proprio ambito familiare, potrà farlo liberamente, non abbiamo brevettato il marchio né abbiamo pensato di proporlo alla Ravensburger, anche se un giorno, magari, rimpiangeremo la nostra negligenza.
Il gioco dunque funziona così: a turno i partecipanti devono pronunciare il nome di qualcosa di materiale, animale o oggetto che sia, purché abbia una certa consistenza e un peso, un affare che possa schiacciare un sofficino. Gli altri concorrenti decidono se la cosa pronunciata sia in grado o meno di schiacciare effettivamente un sofficino (si parla di un sofficino cotto, non surgelato).
Chiaro che elefante schiaccia il sofficino e piuma non schiaccia il sofficino, ma il bello del gioco sta (o dovrebbe stare) nel tirare in ballo oggetti o animali che, per il loro peso, possano sì schiacciare il sofficino, ma magari per poco.
Vinci con soddisfazione, insomma, se dici ad esempio furetto, non se dici incudine. Vincere facile per quanto non vietato dalle regole, in realtà non garba a nessuno di noi.
Devo infine mettervi in guardia perché spesso i differenti gradi di valutazione riguardo alla possibilità o meno di schiacciare il sofficino per la cosa proferita portano a sconclusionate discussioni capaci di minare seriamente la stabilità familiare (lo so che state già pensando che furetto non schiaccia sofficino).
Noi ancora stiamo discutendo su orsetto della russia che, a mio modesto avviso, non schiaccia manco per niente il beneamato sofficino.
Per qualsiasi controversia concernente Schiaccia il Sofficino è competente il Tribunale di Bjuv, in Svezia.

10 febbraio 2012

Ti sembro ingrassata?

L’aumento di peso di una donna a dieta si misura in chiloDrammi. E una donna è sempre a dieta.
Detto questo, maschio etero che stai in coppia, puoi scolpire su marmo di Carrara le 10 fondamentali regole per andare d’accordo con la tua amata.
   1 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   2 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   3 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   4 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   5 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   6 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   7 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   8 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
   9 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.
 10 – Non dire mai a una donna che è ingrassata.

Può sembrare facile ma non è, perché la donna è subdola - non sempre scientemente, bisogna dirlo - e quindi è opportuno che ti stai accuorto.
Sono fiducioso che davanti a un “Ti sembro ingrassata?” a questo punto tu NON possa sbagliare risposta, comunque mantieniti allertato perché anche un “No” non troppo convinto o, peggio, preceduto da due millisecondi di troppo d’incertezza, contribuisce a violare le regole suddette. Tutte e 10.
“Assolutamente no” e “Ma che dici?”, corredati da strabuzzamento di occhi, le risposte più accreditate.
La finezza però sta nell’intercettare le domande tranello di lei, vere e proprie mine da disinnescare sul nascere.
Considera che domande del tipo:
   - Come sto?
   - Ti piaccio?
   - Ti sembro tonica?
   - Come mi sta questo vestito?
   - Che ne pensi dei quadri di Botero?
   - Stasera a cena vuoi la ciccia?
   - Che ha fatto il Grasshopper?
   - Ti garba il lardo di colonnata?
   - Nevica?
altro non sono che una versione camuffata e indiretta dell’esplicito quesito: “Ti sembro ingrassata?”.
Fin qui per la strategia difensiva, per quella d'attacco è tutto molto più semplice in quanto devi parlare tu e sei libero di decidere cosa dire e quali parole scegliere.
Si consiglia di usare il metodo Gattuso: qualunque sia la partita, qualunque il campo e qualunque l'avversario diretto, Ringhio, alla prima occasione, gli mollerà un calcione sulla caviglia, così, tanto per fargli capire da che parte tira il vento e per incanalare nel giusto verso gli eventi a venire.
Tu, allo stesso modo, indipendentemente dalla donna, dal momento, dal luogo e da quello che vorresti ottenere, getta una solida base tra te e lei iniziando ad argomentare sempre con un "Ma sei dimagrita?".
E non fare caso al suo "Magari", è una roba di facciata, in realtà sta pensando "Cazzo, si vede!"
Sì perché anche le donne pensano cazzo.

9 febbraio 2012

Rifiutiamoci

Ancora da me non c'è la raccolta differenziata porta a porta, si va con i sacchetti nella zona bidoni e lì si suddividono i rifiuti.
L'altro giorno mentre portavo i contenitori carta, plastica, vetro ai cassonetti noto una lattina di birra vuota per strada, a una decina di metri dal suo posto destinato. La 33 cl rotolava indolente, sospinta chissà dove dal vento.
Come sempre accade coi meccanismi della memoria, dai circuiti contorti della mente lampeggia un flash, allora sorrido.
Faccio quello che devo fare e mi scopro ad aspettare quello che non può accadere.
Torno a casa, mi tolgo una voglia e benedico l'era digitale.
Parecchi di voi lo conosceranno, ma visto che son qui, lo riciclo:

8 febbraio 2012

La Finestra di Johari (*)

Stavo formandomi al corso post assunzione.
Vari colleghi anziani si alternavano come docenti a illustrarci il bi e il ba della nostra nuova azienda.
Bon, era già tanto se non dormivo, quando arrivò 'sto tipo che c’illustrò la finestra di Johari attirando immediatamente la mia attenzione (sono impazzito per ritrovarla in gugol, non ricordandomi il nome).
Non so per quale motivo e in che contesto didattico si prese la briga di portarci a conoscenza della finestra, né sono in grado di dirvi se mi sia servito a qualcosa, conoscerla, in questi anni, certo è che l’ho tenuta lì, al calduccio tra i miei ricordi cari, e a volte l’ho rispolverata in qualche discussione. Tipo quando avevo da farmi bello.
Si tratta di uno strumento capace di rilevare come la personalità viene espressa, osservando quindi il rapporto tra noi e gli altri e aspira a definire le relazioni interpersonali, classificandole in quattro quadranti sviluppati su due dimensioni.

  • L’area PUBBLICA (Open) contiene i fatti e le emozioni che volutamente mostriamo, che mettiamo “in piazza” e di cui parliamo in modo disinvolto. Può esprimere sia la nostra forza che le nostre debolezze, ma è quella parte di noi che scegliamo di condividere con gli altri.
  • L’area PRIVATA (Hidden) contiene quegli aspetti che ben conosciamo di noi stessi, ma che teniamo nascosti agli altri.
  • L’area NASCOSTA (Blind) è quella che contiene le cose che gli altri osservano di noi e che ci sono ignote. Di nuovo si può trattare di feedback positivi o negativi e comunque incide sul modo in cui gli altri si relazionano a noi e anche sul livello della nostra disinvoltura in determinate situazioni. (è il pezzettino di di prezzemolo fra i denti!)
  • L’area IGNOTA (Unknown) contiene quegli aspetti totalmente sconosciuti, a noi stessi e agli altri perché è sepolta nel subconscio che si rivela solo in situazioni particolarmente emozionali.
(da  psicolab.net - Nell'immagine siete il cammello - ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale)
 
Essenzialmente sono affascinato dall’esistenza del quarto quadrante. Una zona di me, della mia personalità, buia per me e buia per gli altri.
M'intriga perché lascia una speranza di creatività imprevedibile a tutti. Comportamenti, episodi, sfumature caratteriali che adesso, per quanto riguarda il sottoscritto, non sono né da me né da altri minimamente ipotizzabili potrebbero concretamente realizzarsi un giorno, grazie all’esistenza del quarto quadrante della finestra di Johari. Niente ci è precluso.
Chissà, magari un domani potrei brandire un'ascia a caccia della mia Wendy, partire alla volta della Repubblica di Marzapane, potrei mettere una firma contro la droga ai chioschetti dei Lautari o scrivere, al fin della fiera, un post decente.
 
(*) Non vi pensate a un fantomatico santone indiano, Johari altro non è che un accrocchio dei nomi di battesimo dei due ricercatori californiani che nel 1955 hanno elaborato la pensata: Joseph Luft e Harry Ingham.
 

6 febbraio 2012

Il campino dei miracoli

Un soffio di tempo fa nella storia dell’uomo e una vita nella storia mia, all’inizio degli anni settanta, eravamo avanti. E le cose andavano via in maniera diversa.
A scuola si andava a piedi e da soli. Il tempo pieno non esisteva se non nei nostri peggiori incubi, i centri estivi neanche. Nessun controllo a vista dei genitori sui figli. Non c’erano mamme a chiedere meno compiti per i figli. Nessuno ci portava dagli psicologi e la privacy non era ancora stata normata. E se finivi in punizione a scuola, non era che l’anticipo di quello che ti saresti beccato a casa.
Avevamo di corredo enzimi per digerire il vino, stomaci di decenni pronti per la caffeina e saliva curativa per le ginocchia sbucciate.
Per noi c’era una spessa e succosa fetta di libertà, dalle due di pomeriggio fino all’ora di cena.
Tutto ciò che serviva era un luogo dove trovarsi, che fosse la piazza, l’aia, la rotonda del cimitero, sotto gli alberi o, nel nostro caso, il campino.
Il campino era una sorta di facebook ante-litteram.
Al campino si incontravano amici, ci si sfidava in giochi come corsa, palleggi o cerbottane, e fatalmente senza mouse. Ognuno marcava i suoi record. Gli amici portavano amici che magari diventavano anche tuoi. Raccontavi le tue esperienze, a voce, senza doverle scrivere in bacheca. Tutti avevano idee per come passare il pomeriggio e potevi condividerle, contestarle o dire che ti piacevano.
Al campino annunciavi se c’era una festa o se invitavi gli amici per una merenda e tutto senza creare un evento.
Il campino era il nostro social network, senza bisogno del network. Per questo eravamo avanti.
Eravamo gioiosi o arrabbiati, stralunati o attenti, ammiccanti o perplessi, imbarazzati o delusi, in lacrime o assonnati. O forse tutte queste cose, quando capitava, ma non c'era bisogno di faccine per esprimerlo. E si capiva lo stesso, eravamo avanti.
Non c’erano pagliacci a spiegarci i giochi o a gonfiare palloncini a guisa di spade o animali. Eppure, anche da soli, eravamo avanti e con sempre qualcosa da fare.
E correvamo. Correvamo in bici, dietro a un pallone o in mille giochi diversi. Correvamo per andare al campino e per tornare a casa. Non conoscevamo la noia e comunicavamo solo parlandoci, uno di fronte all’altro. Non avevamo cellulari e non eravamo rintracciabili. E nessuno sembrava sentisse il bisogno di rintracciarci, del resto. A ogni modo, bastava venire al campino: noi eravamo lì.

5 febbraio 2012

La seconda palla di McEnroe

Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda palla di servizio di McEnroe.
(Beppe Viola)
Anch'io vorrei avere la seconda palla di McEnroe, anche quella che John tira adesso - che diamine! - ma mi sa che, in questo scellerato patto faustiano, non potrei barattarla con una mia temperatura corporea oltre il 36,8.
Sì, lo so che con quest'offerta di 4 decimi di grado in meno al massimo mi rifilano la seconda di Gianni Ocleppo, ma di più proprio non potrei.
Perché a me la febbre mi ammazza proprio.
A me bastano 2 giorni di febbre alta più altrettanti di strascichino attorno al 37 per ridurmi a una specie di larva catatonica.
All'inizio pensi, cavolo, febbre! Ottimo, niente lavoro, mi chiudo in casa (se fuori nevica, la gioia triplica) e mi dedico a tutta una serie d'attività che magari vado trascurando: leggere, scrivere, videogiocare, montare vecchi filmini, salutare, spray, starnuto, superman in un crescendo fantasticato di GiocaJoueriana memoria.
E invece nulla, mi piglia una tale apatia, che ogni progetto se ne va in un lampo così com'era stato pensato.
E quindi non leggo, non scrivo, non videogioco, non ho voglia di far conversazione, non mi rado, non mi lavo, indosso la stessa mise sia di giorno che di notte, insomma, imbocco una stradicciola dalle forti derive depressive.
Poi la febbre passa e piano piano riemergo.
Perciò quei 4 decimi di grado in più, proprio non posso metterli sul piatto della bilancia, ne va della mia dignità.

3 febbraio 2012

Le donne preferiscono le bionde

Ma è solo un'impressione mia o a fumare son rimaste soltanto le donne?
In effetti, cercando un po' in rete, pare che non sia così. In Italia la % di fumatori maschi è più alta rispetto alle fumatrici, anche se su questo dato incide pesantemente il sud, dove molti più uomini che donne sono dediti al fumo.
Al centro e al nord se la giocano su percentuali vicine.
Tornando alla mia esperienza diretta vedo che in ufficio da me fumano solo le donne (ok non tutte), nel giro di amici solo le mogli, a una cena con vecchi compagni di classe a un certo punto si alzano e vanno a fumare 5 donne su 6 e nemmeno un uomo. Tre indizi fanno una prova? Non lo so, magari son coincidenze.
Con questo non ne faccio una questione cuturale o sociale, è solo curiosità, la mia.
Il tempo in cui fumarsi una sigaretta in pubblico poteva rappresentare un gradino sulla scala dell'emancipazione pare sepolto nel passato, quindi dev'esserci un altro motivo.
Forse.
Niente ho trovato, purtroppo, sull'uso delle sigarette di chewing gum, ricordate? Quelle rosa che per quanto t'impegnassi ad aprirle ci restava sempre un po' di carta appiccicata e alla fine andava che te le masticavi così.
Sono andate perdute per sempre, con le clic clac e i poster di Franco Gasparri.

2 febbraio 2012

Libri da Scrivere

Tutti lì che ti consigliano libri da leggere, ma così è facile, son buoni tutti ad additare dei libri da leggere. Beh, quasi tutti.
Io invece voglio consigliarvi dei romanzi da scrivere. Ormai ne esistono talmente tanti in giro che è anche difficile trovare un titolo libero. Ve li darò io, non spingete.
L'ufficio marketing de La Linea, dopo attenti studi, consiglia di puntare forte su titoli che magari richiamino altri testi famosi, un po' come con le scarpe Alidas, le Tob's o le borse di Grucci.
Anche perché, se non lo comprano per sbaglio un vostro libro, capirete che non ci sono molte altre possibilità.
E siccome sono in buona, vi butto là anche un accenno di trama, il resto è lavoro vostro.


La Giovane Holding
Una grossa società di New York punta a gestire una serie di ricoveri per le papere di Central Park. Il lavoro consiste solo nell'accudire le papere quei 10/15 giorni l'anno in cui il laghetto è gelato.

Il Deserto dei Tartan
Ormai le piste d'atletica sono sconsolatamente vuote. Il giovane Drogo si ritrova solo ad allenarsi sugli anelli in tartan dello stadio. I suoi ex-compagni di classe sono chi a danza, chi a karate. Va a finire che smette anche lui, perché a causa del nome viene sempre sorteggiato per il controlo antidoping.

Dislessico Famigliare
Il classico cinepanettone. Una famiglia di dislessici, madre padre e tre figli, non riesce a comunicare dando vita a una vera e propria commedia degli equivoci. Esilarante la scena in cui la madre lascia un post-it con scritto "cena da cuocere" e il marito arrostisce il cane.

L'isola del Giorno Priva
Un bel racconto di fantascienza i cui protagonisti vivono su un'isola sulla quale, per un'arcana congiunzione astrale, non sorge mai il sole. Lì è sempre notte e gli abitanti sono in eterna lotta con le bollette della luce.Verranno sterminati dai gufi.

Due di De Carlo
Pulp: un lettore esasperato dai romanzi di Andrea de Carlo si apposta sotto casa sua e quando lo scrittore arriva lo affetta in due con una scure.

Va' dove ti porta il culo
Pellicola fortemente impegnata sull'oscuro periodo degli Ani di Piombo. Una ragazza (Jennifer Lopez) si trova invischiata in un gruppo rivoluzionario, poi le va di culo e riesce ad uscirne emigrando nella Grande Mela, lì otterrà il successo che merita. Il film è accusato di fare della facile dietrologia.
(grazie a Melusina)

1 febbraio 2012

All you need is boomerang

Il punto è che non riesco a mettermi in pari. In ufficio e a casa i fogli mi prendono di mira, mi circondano, mi assaltano e mi sommergono. E per quanto m'impegni a sminestrare le rogne che si portano appresso, altre ne arrivano. A frotte.
A tutto questo s'aggiungano un paio di caselle email (sempre ufficio e casa) perennemente zeppe di posta da smistare, archiviare, cancellare se va bene o, se va male, da lavorare, sempre con il fiato dell'Amministratore di Sistema sul collo. Alla fine son fogli anche quelli. E non penso di essere una mosca bianca, ma di avere un grado di sommersione da fogli nella media.
E non ce la si fa a stare al passo perché, per quanti fogli puoi far fuori, loro si riorganizzano e s'incrementano di numero, lunghezza e frequenza in un'inarrestabile progressione. Tutto quello di cui ho bisogno è il boomerang. Certo non un boomerang qualsiasi, no, bensì The Magic Boomerang.

Chi ha visto come me, nel Pleistocene, Tom, un ragazzino australiano lanciare il boomerang e risolvere tutti i suoi problemi fermando il tempo nel lasso da quando scaglia l'attrezzo ricurvo a quando gli ritorna tra le mani, non può non desiderarlo intensamente.
Tirerei il mio boomerang alto nel cielo, una parabola allungata nell'infinito e tutto sotto che si congela: persone, cose e flusso di fogli. Solo così potrei avere una chance per rimettermi in pari. D'altra parte il tempo, il vero tesoro di quest'era frenetica, è una risorsa preziosissima e impagabile.
Fatti i dovuti calcoli, non è che mi servirebbe spesso, no, basterebbe un giorno al mese, ecco. Un giorno al mese in cui tutti se ne stanno buoni, fermi immobili: mogli, figli, server, postini, capi, colleghi, celentani, ritepavoni... e io che approfitto per spuntare il To Do, archiviare i fogli, le mail e rimettermi in pari.
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