23 maggio 2019

Il paese di dio, o di chi per lui

"... ma la vita è così, piena di selle e di sconosciuti."

Percival Everett, del quale dovremmo tutti leggere anche Ferito e Cancellazione, mi ha parecchio divertito e coinvolto con il suo pseudo-western Il paese di Dio (3,8 carver), traduzione di Marco Rossari.
Se ne volete, ecco un assaggino:

...
Ho cavalcato fino al centro del paese e sono capitombolato sull’arida terra tutta crepe, che all’urto è sembrata anche polverosa. Nessuno è accorso in mio aiuto e ho pensato che forse era l’afa a rallentare i corpi, ma mi ha messo tristezza pensare che alla gente non gliene importava più un fico secco del prossimo.
Poi, in piedi sopra di me, è apparso Terkle, il piccolo barman dai capelli rossi, che ha detto qualcosa.
“Curt Marder, buono a nulla, scroccone, peccatore incallito, bestemmiatore, figlio d’un cane che non sei altro, mi devi tre dollari!”, ecco cosa ha detto.
Io l’ho fissato a bocca aperta, poi mi sono guardato, impolverato e disteso lì per terra e gli ho detto:
“I banditi mi hanno bruciato la casa”.
“Tre dollari, non ti ho addebitato un centesimo d’interessi. Se c’avessi un briciolo di buonsenso, non ti farei più credito. Nossignore”.
“Mi hanno bruciato pure il fienile”.
“E anche Petersen giù all’emporio ha qualcosina da dirti”.
“Hanno pure rapito mia moglie”.
“Stavolta non ti approfitterai della nostra carità cristiana”.
“Mi hanno fatto fuori il cane”.
“Ti hanno fatto fuori il cane?”.
“Con questa freccia qui”.
Ho alzato quello strumento di morte e gliel’ho mostrato.
“Il cane era infilzato qui, ma me lo sono perso per strada”.
Lui s’è seduto accanto a me. “T’hanno accoppato il cane?”.
Ha scosso la testa. “Che razza di selvaggi girano dalle nostre parti?”.
...

Era tanto tempo che non leggevo un libro in tre giorni.


21 maggio 2019

Niki Lauda aveva la sua barzelletta

E faceva anche di molto ridere.

Di notte un coniglio e un serpente corrono nel bosco e finisce che sbattono l'uno contro l'altro. Il serpente dice: "Chi sei?" Il coniglio risponde: "Indovina..." Il serpente allunga la lingua e dice: "Orecchie grandi e pelose, denti sporgenti...sei un coniglio!"
Il coniglio risponde: "Bravo! Adesso vediamo chi sei tu!", allunga le zampe e dice: "Dunque...pelle squamosa, senza orecchie, tu venivi come una sassata... tu sei Niki Lauda!".

Mi posso permettere di riportarla perché io Niki l'ho amato proprio.
Negli anni infami della mia adolescenza quando le ragazze mi terrorizzavano (non sono cambiato molto sotto quest'aspetto) e il mio secondo sfogo favorito era lo sport in tivù il mio io politeista aveva non uno ma bensì quattro idoli.
Di Gigi Riva abbiamo ampiamente disquisito sulla Linea, gli altri tre erano Thoeni, Panatta e giustappunto Lauda.
E sulle mie scarpe da ginnastica supertarocche in tela ci avevo fregiato a biro le loro iniziali: LPRT.
Se ne va Niki, ma io voglio cogliere l'occasione di mandare un pensiero ad Arturo Merzario, uno che di coraggio ne aveva da vendere, uno che ha osato correre su una Formula 1 sponsorizzata da un'impresa di pompe funebri (ma non ora, allora quando i morti tra i piloti erano un paio a stagione) e soprattutto, l'ardire di buttarsi nel rogo del Nurburgring e tirare fuori Niki Lauda, o ciò che ne restava.

20 maggio 2019

Pregare dio, o chi per lui

Non prego più, nessun dio.
E dire che ho pregato tanto, per me, per i miei cari, per tutti i miei affetti.
L'unica volta che ha funzionato davvero è stato quando la Madonna, o chi per lei, una cinquantina d'anni fa mi fece ritrovare la checca, la mia adorata gallina mugellese che era sparita da tre/quattro giorni.
Un vero miracolo.
Poi la checca se la pigliò in prestito mio zio che le diede l'opportunità di diventare mamma anche se, sul più bello, una volpe mise fine alla checca e alla sua prole pulcinesca.
Ho pregato tanto anche per non bocciare a scuola o per non farmi interrogare in certi giorni.
Ho pregato per far innamorare di me certe bambine.
Ho pregato perché i miei genitori restassero insieme.
Ho pregato per non perdere la fede, anche se in questo caso si genera una sorta di circolo vizioso che temo invalidi l'esito.
Ho pregato in chiesa e a letto.
Ho pregato anche solo per mantenere una routine tranquillizzante.
Adesso non prego più, dicevo, ma non sono sicuro che dovrei festeggiare come se avessi smesso di fumare.
Però pregare mi aiuta, questo devo riconoscerlo, quando non puoi fare nulla, quando non sei più l'artefice del tuo destino o di qualunque altra faccenda, quando ragionare non basta più, ecco che rispunta fuori da qualche recesso una preghiera anche fatta solo di pensieri e di brevi lampi da lanciare, come razzi da una zattera in mezzo all'oceano.
Che ne so, magari qualcuno li vede.

17 maggio 2019

Ti ho vista che coglievi le more


Non è colpa tua se mi sono innamorato di te. Non è colpa di nessuno.
Forse il tuo vestito a fiori accarezzato dal vento, forse la tua determinazione, forse il continuo alzarti sulle punte per arrivare ai rovi più alti.
Niente sapevo di te e in quell'attimo ho compreso che avrei amato tutto, tutto quello che mi era ignoto mi si sarebbe piano piano svelato e l'avrei accolto come mio.
Lo sapevo e basta.
Sapevo anche che quando ti avrei raccontato questa storia tu avresti sorriso, lusingata ma scettica, e io ti avrei amato ancora di più.
Le more, è buffo no?
All'improvviso mi sembra tutto così banale da raccontare, da leggere.
È talmente difficile srotolare un ricordo capace di scioglierti il cuore e darlo in pasto allo scritto.
Tu che cogli le more è la mia scena della fontana in Espiazione, ricordi? Che meraviglia.
Potessi dare un millesimo di quella forza descrittiva alle parole che spennellano la tua silhouette protesa verso le more più mature, con il tuo braccio nudo che sfida le spine.
Ma non riesco, seppure quell'attimo è stato il seme da cui è germinato il nostro mondo.

15 maggio 2019

In biblioteca come al bordello

Non che ci sia mai stato, ma m'immagino un fiorire d'emozioni simile.
Entrare senza un'idea precisa e lasciarsi affascinare dal bendiddìo.
Semmai chiedere alla signora anziana all'ingresso.
Guardarsi intorno, camminare, tocchicchiare, aprire un lembo e prendersi un assaggino.
Scegliere? O lasciar fare al caso?
Perdersi tra gli scaffali, abbandonarsi alla voglia di conoscere tutte le avventure del luogo, così nascoste e così a portata di mano.
Basta poco in fondo... una tessera, così come sarebbe bastata una lira.
Infine prendersi quello che la nostra passione e il nostro amore ci hanno riservato e uscire soddisfatto per essere venuto.

7 maggio 2019

C'è pure un cruciverba

Sono stato al mercatino della scuola media di mio figlio.
Carini tutti questi ragazzi che si danno un gran daffare per risollevare le sorti della loro malmessa scuola.
Noi abbiamo fornito una cinquantina di vasetti di piantine grasse che sono andati via come il pane.
Mi ha colpito un ragazzino molto sveglio che mi ha appioppato il giornalino della scuola, probabilmente leggendomi nell'intimo, convincendomi con lo sguardo ammiccante che accompagnava un "Oh, c'è pure un cruciverba".
La riflessione è che un cruciverba possa avere ancora un effetto positivo sulla tiratura di uno stampato, anche sulla generazione dei nativi digitali. Bon, dai, mi pare positivo.
Anche se in realtà quello che ho apprezzato di più è stato l'oroscopo, con frasi del tipo: Sei dei Pesci? Spero che tu sappia nuotare perché affogherai nei compiti. Piccoli umoristi crescono.
E comunque ho contribuito anche con il contante acquistando un'intera annata di Topolino (53 numeri) al prezzaccio di venti euri.
Li tengo al cesso dopo che ho sentito Bebe Vio chiosare: Chi è che non ha un Topolino in bagno?
E sì, leggetelo Topolino, fa cultura.
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