23 giugno 2014

I migliori piloti del mondo hanno guidato una Vespa

L'unico corso di guida sicura che c'era ai miei tempi consisteva nel guidare, per qualche anno almeno, una Vespa e poi passare ad altro, diventando, in quel cambio, pilota esperto e prudente, anche senza volerlo consciamente.
La Vespa, a parte le ruote dal deficitario diametro, aveva il problema freni. Ogni tremila km li avresti dovuti rifare ma, ovviamente, nessuno di noi se lo poteva permettere.
La cosa buona era che la funzionalità dell'apparato di arresto andava scemando gradualmente e tu avevi modo di modificare il tuo stile di guida adattandolo via via ad un mezzo sempre meno efficiente.
Il vespista non poteva frenare quando gli altri, ma non era nemmeno sufficiente anticipare la frenata di qualche decina di metri, questo poteva valere a uno stop, ma non nei pressi delle strisce pedonali dove magari arriva l'omino a corsa senza avvisare.
L'abilità vera del vespista senza freni, condizione standard dicevamo, era prevedere con anticipo le situazioni stradali dove avrebbe potuto rendersi necessario fermare o rallentare decisamente il mezzo. E quindi il vespista aguzzava un bel po' dei cinque sensi per andare oltre la normale percezione.
Il vespista monitorava tutte le persone nel suo spazio visivo, non solo quelle nei pressi delle zebre o in mezzo alla via (immaginatevi una scansione tipo Terminator, rende l'idea), aguzzava l'udito nell'intento di comprendere chi o cosa sarebbe sbucato al prossimo incrocio, il vespista controllava ogni millimetrico movimento delle auto che sfilava via di lato. Il vespista fiutava l'odore stesso del pericolo, il vespista elaborava ogni vibrazione anomala dello sterzo.
Il vespista, sapendo bene di non potersi fermare in spazi brevi, sviluppava in testa un sistema di monitor in tempo reale delle possibili vie di fuga, perché sarebbe stato certo più semplice scartare, deviare, inforcare un marciapiede piuttosto che cercare d'inchiodare mettendo a rischio l'equilibrio già precario del suo due ruotine.
Ogni mattina, quando sorge il sole, un vespista si sveglia e sa che dovrà frenare prima degli altri oppure compilare un nuovo cid.

19 giugno 2014

E tu chi sei? 1, 2 o 3?

È per non fare la fine di Linus e per non sentirmi dire Parli sempre di corsa che ho smesso di scrivere sul blog, almeno fino a quando non riuscirò ad allargare l'oblò da cui guardo il mondo che, adesso, è puntato solo su scarpette, canotte, sudore, tempi e salite.
Va da sé che ieri (correndo J ) ho chiuso un cerchietto della mia vita per cui può valere la pena spendere due parole. Uno di quei cerchi che fino a che non si chiudono puoi anche pensare che siano archi e che non tendano necessariamente a una conclusione.
Avete presente Educazione Civica? Sul mio libro di scuola delle elementari era ridotta a un'appendice di poche pagine e, tra queste, ne ho sempre ricordata una e solo una.
C'era una scena in due vignette. Prima vignetta: un tizio è alla guida della sua auto e sta per affrontare una curva cieca, in mezzo di strada un pietrone evidentemente caduto da poco. Seconda vignetta il tizio scansa con maestria il sassone.
Poi c'erano tre ipotesi di reazione del tizio scansatore di sassi:
   1 - inizia a smadonnare maledicendo l'ANAS o chi per ella;
   2 - si compiace smisuratamente con se stesso per l'abilità pilotistica dimostrata e se ne va pensando di essere Niki Lauda;
   3 - si ferma poco più avanti, scende dall'auto e torna indietro per spostare la pietra.
Io fino ad ieri non lo sapevo mica se ero civicamente educato, almeno rispetto alla teoria che ci avevano insegnato. Poi su questa stradina che porta a Montisoni, sterrata ma carrabile, sono arrivato a una curva e ho visto il pietrone franato da chissà dove. E l'ho riconosciuto! Era proprio lui, aveva pure la stessa identica forma irregolarmente squadrata e lo stesso colore giallo scuro. Era lui, vi dico!
Fatto sta che mi fermo e con discreta fatica lo sposto sul ciglio facendolo rotolare, per quello che si poteva.
Ergo, sono civicamente educato, adesso lo so.
E non venite a dirmi che il tizio dell'auto si è impegnato più di me perché guidava, si è dovuto fermare, ha parcheggiato, è sceso e tutto.
Vi garantisco che, e chi corre (pure Linus) lo sa, prima d'interrompere una prestazione, con il rischio di abbassare la media a chilometro di due/tre secondi, il podista in trip ci pensa seriamente su se farlo o no.
Ad ogni modo, passate pure adesso, la strada è libera.

9 giugno 2014

Che Palle! ®

Ho mai dedicato un post a dolcemetà?
Questo... questo non credo, direbbe Crozza/Razzi. Epperò mi sa che è giunta l'ora.
Ma non voglio strombazzare pomposamente i suoi meriti, perché non gradirebbe, questo lo so per certo. Proverò sottovoce.
C'è che per rimpinguare le defunte casse scolastiche è stato messo su un mercatino, l'idea risale almeno a tre mesi fa, che si sarebbe tenuto domenica 8 giugno.
Beh, le beghe che si è sciroppata questa santa donna in tre mesi lo sa il cielo! Non ve le elencherò, ovviamente, ma tra mail, telefonate e incontri garantisco che se ne sono andati un bel po' di tempo e di serenità. E questo tacendo sulla meravigliosa bigiotteria che ella stessa ha prodotto convertendo a miglior vita le capsule usate di un noto marchio di caffè - what else? - durante lunghi e laboriosi dopocena.
L'aspetto più sconfortante nell'organizzazione dell'evento è stata la difficoltà, se non l'impossibilità, di coinvolgimento di certi genitori, ché i figli a scuola si mandano tutti.
Un aspetto che definire demotivante è volergli bene.
Ora che tutto è finito, cosa fa dolcemetà quando scrive alla maestra dettagliando la giornata di mercato, gli incassi, gli articoli venduti e l'esperienza vissuta? Pensate che abbia dato soddisfazione agli assenteisti? Macché.
Questo scrive alla maestra, tra le altre cose:
Non tutti i genitori hanno partecipato allo stesso modo, alcuni proprio non li abbiamo mai visti e neanche sentiti da quando si è cominciato a parlare del mercatino fino a ieri. Ma alla fine, sono loro a perderci qualcosa. Si sono persi i sorrisi dei nostri bambini, che ieri scorrazzavano per le strade del paese senza l'occhio troppo vigile dei genitori, occupati ai banchini, e si sono persi l'entusiasmo di noi genitori, che lavoravamo insieme, nonostante il caldo torrido di questa domenica.

p.s. nella foto gli articoli preparati da me e France per il suddetto mercatino: 27 recycled tennis ball pronte a tutto, attaccabili al frigo o sulle piastrelle del bagno. Vendute tutte entro la mattinata. Sono le Che Palle!®
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