30 agosto 2011

Mi vendo

Entrare in libreria e vedere LA MORTE SOSPESA di Joe Simpson è stata una stilettata al mio povero cuore di lettore.
Lo dico subito, è un libro che non ho ancora letto, ma che ho sul mio virtuale comodino da quindici anni, da quando cioè, una collega, Patrizia, me lo raccomandò caldamente.
Fino a ieri era un libro piuttosto di nicchia, tanto per essere chiari una volta l’ho chiesto in una libreria top e 1 – non sapevano se ce l’avevano 2 – hanno dovuto consultare l’archivio digitale per dirmelo e per indicarmi dov’era.
Okay, non l’ho comprato poi, per questo non l’ho letto. Ma lo leggerò, o meglio, l’avrei letto sicuramente. Adesso non lo so, davvero. Ho sempre pensato in cuor mio che sarebbe venuto un momento in cui io e La morte sospesa saremmo entrati in simbiosi.
È diventato un libro popolare, per tutti. Così è stato deliberato. Ha la sua bella fascetta rossa, adesso, con lo strillo che lo definisce Indimenticabile come “Aria Sottile” di Krakauer, ha la sua copertina rigida e la sovraccoperta patinata, una bella foto, un editore serio, ha il suo accattivante espositore personale con non so quante copie impilate e pronte ad essere accarezzate, agguantate, pagate e portate via. E suppongo lette.
Ha il suo posto riservato nella libreria, entrando ci vai quasi a sbattere, te lo puoi ritrovare in mano non volendo. Potresti finire per acquistarlo anche se sei entrato alla ricerca del libro di cucina di Julie Child, perché è lì, ad altezza comoda e studiata, praticamente ti salta in mano lui.
Si vende da solo. Io ho dovuto scansarmi per evitarlo.
Poi però sono tornato indietro e l’ho tenuto un po’ su, come si fa col bambino piccolo di una coppia di amici, ne ho letta la prima pagina, come da mia consolidata abitudine e, a malincuore, l’ho posato.
E’ un libro sulla montagna, anche, e ne ho letti parecchi sul genere, anzi, è forse il genere di cui ne ho letti di più.
Però, adesso che milioni di copie finiranno nelle tasche di altrettanti lettori sparsi in giro per l’Italia e per il mondo, lo vedo che, piano piano, sta svanendo dalla mia lista d’attesa, come scompaiono certi personaggi nei film sui paradossi temporali, quando un evento modificato nel passato ne compromette l’esistenza nel presente.
Hanno distrutto il mio sogno segreto di potere in ogni momento prenderlo, leggerlo e goderne, alla faccia di tutti gli sprovveduti ignorantoni del pianeta.
Come quando il mondo dei ragazzi nel 1977 scoprì Renato Zero rendendolo un fenomeno di massa e acquistando milioni di copie dei suoi dischi. E a noi, sorcini della prima ora, noi di No mamma no e di Inventi, chi ci tutelò? Nessuno, manco le paillettes sbrilluccicose di Renatino. L’unica soluzione fu uscirne e abbandonare Renato ai suoi nuovi milioni di fans. La nicchia era crollata a colpi di “Mi Vendo”.
Sì, è un atteggiamento un po’ snob, ma ci si resta male quando tutti si accorgono e iniziano ad apprezzare o – peggio – ammattiscono proprio appresso a un fenomeno che prima era per pochi e tu stavi tra quelli.
A questo punto l’ultima speranza per rimanere nell’aristocratico club della minoranza, di quelli che qualche volta hanno ragione, è cedere alla strategia di marketing, comprarsi una copia deluxe de La morte sospesa, leggerla e farsela rigorosamente NON piacere.
E a chi, dopo l’inevitabile successo planetario, ci chiederà se ci è piaciuto il libro di Simpson, mostreremo una faccia stupita, sgraneremo gli occhi e diremo “Ma chi, Homer?”.

28 agosto 2011

Odio - sinfonia n. 1

odio il riccio gonfiabile dell'ikea
odio le aperture facilitate
odio il nord
odio il primo fascicolo in edicola
odio i mocassini
odio i tubetti strizzati al centro
odio l'anice
odio il burro congelato
odio il cambio di stagione
odio il formaggio sulla pomarola

    25 agosto 2011

    Hanno tutti ragione

    La prima volta che ho sentito che un certo Sorrentino s’era messo a dirigere film ho pensato a Claudio Sorrentino e ai suoi Happy Days quando, ancora lontano dal conoscere personaggi mitologici come il Frizzi, doppiava con una certa classe il buon vecchio Richie Cunningham da Milwaukee.
    Ora, visto che Richie/Ron Howard si era trasferito con successo dietro la macchina da presa, fino a portarsi via un Oscar con Beautiful mind, magari il suo doppiatore storico aveva avuto la spassosa idea di seguirlo sulla strada della regia.
    Tutto torna, tranne il fatto che il Sorrentino in questione, il regista insomma, è proprio un altro personaggio, tutto capello e basetta, una sorta di Napo Orso Capo partenopeo.
    Ha scritto anche un libro: HANNO TUTTI RAGIONE. Un romanzo ricco, d'idee, di frasi, di personaggi veri e irresistibili, di battute, un romanzo assolutamente da leggere.
    Con un inizio accattivante e geniale. Una prefazione che vi potete leggere, oppure ascoltare qui, direttamente dalla voce dell'attore feticcio di Sorrentino: Toni Servillo.
    Voto: 3,5 Carver (*)

    Votazioni espresse in Carver

    Il Carver è l'unità di misura utilizzata in questo blog per la valutazione delle opere letterarie.
    La scala di apprezzamento narrativo va dagli 0 Carver corrispondenti al Prontuario per calcoli finanziari e attuariali fino ai 5 Carver de Il Giovane Holden.

    24 agosto 2011

    Paola Paola Pa', Paola maledetta

    Ho un rapporto conflittuale con Paola, da sempre.
    Potrei amarla e vorrei crederle e seguirla in capo al mondo e invece non la sopporto.
    Paola è la voce del mio navigatore satellitare, una voce infida e traditrice.
    Non è come credete, non sono paranoico, è proprio che, non so per quale ragione, lei mi odia, è vendicativa e perfida. Si nutre dei miei dubbi, delle mie incertezze e mi tende trappole fatali che mi costringono a percorrere impensabili strade e a bucare fondamentali rendez-vous.
    Ho scelto la marca top su consiglio degli amici già navigati, ma non è la marca il problema, né lo sono le mappe non aggiornate. Sono io, vero Paola?
    Tutto è cominciato quando l’ho testato, ero insieme a mia moglie e stavamo andando da mia suocera, un percorso che potrei fare ad occhi bendati. Dopo nemmeno due chilometri Paoletta viene a dirmi di svoltare a sinistra per andare verso un paese pacificamente fuori strada rispetto alla meta. Tiro dritto, avrò capito male. Niente, si entra in un loop di “torna indietro appena puoi” e “torna indietro alla rotonda” che ve lo raccomando. Sto facendo la strada giusta, e sono sicuro, ma Paoletta, al suo primo lavoretto mi vuole mandare chissà dove.
    Spengo l’aggeggio e concludo che magari ho sbagliato io, sono giovane di navigazione, avrò impostato qualche parametro male. Inoltre, devo concedere le attenuanti generiche alla mia cicerona perché considerando che andavo dalla suocera, il suo delirare fuori strada poteva anche interpretarsi come un sublime gesto d’amore.
    L’illusione è durata fino alle ferie quando, la sera prima di partire ho programmato il viaggio verso Villasimius, in Sardegna. Non che non sapessi da dove passare, ma insomma dovevo pur dare una seconda possibilità a Paola.
    Il primo consiglio è stato quello di prendere un traghetto per la Corsica, attraversarla tutta e poi ritraghettare alla Maddalena. Carino, mi ha fatto ridere, ho pensato che fosse una battuta. Grande Paola, stendingovesciòn!
    Però no, seguono ricalcoli di percorsi fuori da ogni logica che mi costringono a imporre 3 o 4 punti di passaggio per stabilire il mio percorso, che era stato ampiamente studiato a tavolino essere nettamente il più valido. Alla fine ho impiegato un'ora per spiegare, io al navigatore, dove cavolo volessi andare e la strada da fare.
    Sull'effettivo svolgimento del viaggio basti dire che a 20 minuti dalla mia metà - Arbatax, non un buco spazio tempo! - Paola mi dava ancora a due ore dall'arrivo ripetendo ossessivamente "esci appena puoi" che al confronto il mattino ha l'oro in bocca diventava una perla di saggezza.
    Ma la carognata peggiore è quando Paoletta si cheta, perché a un certo punto del viaggio, di solito dopo un'oretta, si zittisce proprio. E, mentre prima mette bocca su ogni bivio, stradella o rotonda che tu ti trovi ad affrontare, dopo si chiude in un mutismo ostinato e non dice un cazzo manco quando abbandoni la superstrada e ti lanci di sotto nel canyon alla maniera di Thelma e Louise. T'infili in una scarpata? Svolti per Oslo ma dovresti andare a Santa Fé? Imbocchi un binario ferroviario? T'immetti nella A1 contromano? Niente, lei, la Paola, sta in coma o magari è alle prese con una narcolessia di primo livello. O forse sarà stanca?
    A me mi sa che è solo stronza.

    10 agosto 2011

    Odore di chiuso

    La brutta fama in campo dietetico salutista della Nutella nonché il suo presentarsi irresistibile, a merenda sì, ma anche a fine pasto, o a colazione o la notte alle tre o, più semplicemente, ogni qual volta la vedi o ti viene in mente, ha fatto sì che durante una vacanza con mio nipote e mio figlio le trovassimo un appropriato nomignolo. Da allora, precisamente dall’estate del duemila a Palau, per noi la Nutella è “Tu sai cosa”. L’innominabile, il Voldemort dello stare in forma.
    Quando abbiamo scoperto che la nostra golosità era fuori controllo anche nelle pietanze salate che immancabilmente guarnivamo con fiotti generosi di maionese, ecco che nasce l'appellativo anche per la maio “La cugina salata di Tu sai cosa”.
    Ecco, in ODORE DI CHIUSO, un libro del pisano Marco Malvaldi, gradevole e magistralmente leggero oltreché permeato di ironia fine, a un certo punto si parla di maionese, pardon, della cugina salata di Tu sai cosa, ed è un bell’argomentare.
    Un romanzo tutt’altro che Pellegrino.
    Voto: 3 Carver (*)

    6 agosto 2011

    CocaColicesimo

    Sorseggiando Coca Cola.

    «Il pane è la pelle di Gesù, il vino è il sangue di Gesù e la Coca Cola è la cacca di Gesù».

    Giorni dopo parlando di Dio.
    «E poi Dio creò la mucca, assaggiò il latte ma gli faceva schifo. Poi dopo si mise dei vestiti veri, anche i tacchi perché era una donna, era la Dia».


    (France, 5 anni)

    5 agosto 2011

    Non voglio mica la Luna

    Chiedo soltanto di poter ghiacciare una birra. In tempi brevi.
    La bella Fiordaliso non chiedeva la Luna, chiedeva solo un momento per andare a fare l'amore ma senza aspettarlo dal suo lui. Richiesta legittima.
    Ma anche la mia mi pare lecita. Ghiacciare una birra in pochi secondi con un elettrodomestico semplice, che io possa tenere sul bancone della cucina accanto al forno a microonde. Non vi dovete sforzare neppure a trovargli il nome, ci ho già pensato io: forno a crioonde.
    Devo scaldare il latte? Forno a microonde. Devo gelare una birra o una vodka o un mirto? Forno a crioonde.
    Certo, meglio ancora un solo attrezzo dove io giro la manopola a destra e scaldo, la giro a sinistra e ghiaccio. Ma affinché non veniate fuori con la solfa del chiedi la Luna, mi accontento anche di due apparecchi distinti.
    A chi mi rivolgo? Un po' a tutti, ma principalmente a ingegneri, a fisici, a chimici, possibile che nessuno sia in grado d'innescare in un liquido la reazione opposta a quella prodotta dal microonde?
    Io metto l'idea, non voglio nemmeno i soldi quando il forno a crioonde si venderà come il pane, basta che me ne diate un esemplare, alla fine, con cui possa gelare le stramaledette birre che mi sono scordato di mettere in frigo la sera prima.
    Per la verità la richiesta l'ho già formulata a diversi ingegnerini di mia conoscenza che hanno finto disinteresse, ma solo perché palesemente incapaci anche solo di ipotizzare una soluzione.
    Sotanto uno, Corrado che ringrazio, ci s'è applicato un minimo. Ci ha pensato e poi ha concluso che secondo lui non si può fare perché le particelle, atomi, molecole e non so cos'altro, tendenzialmente quando vai lì a stuzzicarle, sia che tu le bombardi, le scinda, le fissi, le fonda o anche solo le pigli a male parole, le stronze particelle, si scaldano. Ecco perché.
    Beh, la risposta mi ha ghiacciato. Peccato che non avessi una birra con me.
    ------------------------------------------------------------------------------------------

    Ringrazio Valentino (Bibo) che gentilmente mette a disposizione il design del forno a crioonde o del crioabbattitore da cucina, o magari del Biborifero, vedremo, il brainstorming per il nome è appena all'inizio.
    Preciso per le lattine. Non è fantastico?

    4 agosto 2011

    Le tre G

    Al porto Antico di Genova, davanti alla statua del Mahatma.
    «France, sai chi è questo signore? È Gandhi».
    «Ah, pensavo Gollum!».

    (France, 5 anni)

    Lei balla sola

    Ha la musica nell’anima.
    Una ventina d’anni fa, quando il web era per pochi e costava ancora caro, uno dei passatempi preferiti per smorzare la noia dell’ufficio era buttare là un verso di una vecchia song e proporre agli altri d’indovinarne l’esecutore. E nessuno che andasse a googolare.
    Lei balla sola, ha la musica nell’anima… chi la cantava, chi la cantava questa? Funzionava così.
    Spesso, devo dire, se ne veniva a capo nel’arco della mattinata, ma in qualche caso i quiz aleggiarono per diversi giorni. Questo, di Lei balla sola, addirittura per settimane.
    La domanda fu estesa ai familiari, ai parenti fino al terzo grado e agli amici della domenica ma nessuno pareva avere la soluzione.
    Soluzione che arrivò un mattino che telefonammo a una radio e lì, il dj, dopo un attimo di pensamento, sparò Fabio Vanni ponendo fine allo stillicidio di cervelli.
    Una donna una storia chissà se una donna una storia potrà dissetarmi o almeno calmarmi un po’… chi la cantava, chi la cantava questa?

    3 agosto 2011

    Photosciò

    Questa cosa va detta chiara, mi prendo io la responsabilità.
    Tu che sei stato in ferie, mare montagna collina lago capitali africa australia dovecazzotipareatté, tu che sei mio amico parente zio collega conoscente quellochecazzotipareatté, sappi una cosa fondamentale: di vedere le tue foto non me ne frega un emerito. Ma nulla proprio.
    Intanto, probabilmente, mi girano pure un po' i coglioni che tu sei stato in giro e io magari no, ma non è questo il punto.
    Poi devi considerare che ho un'età e di tutto quel popò di foto che mi vorrai propinare e delle succose spiegazioni che mi elargirai, beh, non mi ricorderò che lo zero virgola.
    I tempi son cambiati.
    Vent'anni fa andavi a Parigi e tornavi con un rotolino da 24 da sviluppare; se andavi in Marocco probabile che portassi due o tre rullini da 36 finiti. Se andavi al mare, dove di solito, ecco che tornavi a casa con il rotolino manco completato e sparavi le ultime due foto alla nonna in giardino o al gatto.
    Adesso mi vai a Rimini e scatti almeno 400 pose, se invece hai la disgrazia di farti un giro in Tunisia, negli States o in Islanda, facile che torni con un numero di foto a 4 cifre.
    Ora, ti pare mai possibile che io o chiunque altro al mondo possa avere, non dico la voglia, ma la pazienza di scorrerle tutte e ascoltarti mentre ti pavoneggi nell'esposizione?
    No, non è cosa umana.
    Quindi, ti prego, non costringermi ad essere scortese, scegli una foto (una sola!), quella che metteresti sulla copertina dell'album della vacanza e mostramela, anzi guarda inviamela proprio che la imposto come sfondo del desktop.
    E quando mi sarà venuta a noia puoi pure tornare in ferie.

    1 agosto 2011

    Dieci buoni motivi...

    ...per stare alla larga da questo blog!
    1 - Non ci troverete notizie o articoli che vi cambieranno la vita (niente sestine vincenti, tanto per essere chiari)
    2 - Nessuna firma di grido scriverà una riga
    3 - La Linea d'ombra di Conrad è un'altra cosa
    4 - Nessuna ricetta salva serata per il simpatico gruppo d'amici che si autoinvitano a cena
    5 - Nemmeno un'ipotesi una sull'esistenza di un quarto segreto di Fatima
    6 - Non figurerà mai nella classifica dei 100 migliori blog
    7 - Se ci fosse, magari lo trovereste in quella dei 100 peggiori
    8 - Sarà prevalentemente scritto a notte fonda quando ogni pensiero pare un assioma, salvo rivelarsi, alla luce del giorno successivo, una solenne minchiata
    9 - Fa fatica pure a me rileggere i post, figuriamoci a voi
    10- Se proprio avete del tempo libero per la lettura, pigliatevi un bel tomo, uno a caso, dalla vostra libreria, andrà benissimo.

    Dimenticavo, 212.48.8.140 questo è l'indirizzo IP al quale si trova La Linea d'Hombre, a questo punto potete impostare il vostro router o il vostro firewall affinché vi impediscano proprio di raggiungerlo, così da evitare perfino un accesso casuale.
    Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...