20 gennaio 2015

The SunComeBack little paper

This is my first text in english posted on The Line.
I'm doing it because it is representative of my real objective of the year (here you can find the fake ones).
Practically I want to learn English because it's never too late, as said the master Manzi.
And how I could join my objective?
In various ways... with Babbel, principally, but also seeing my favourite TV series in english (with italian subtitles for the moment), translating some famous songs from english, reading english books (for example The Little Prince and Sherlock Holmes) and translating the italian songs I usually sing driving in english, as How deep is the see, The Piero's war, Lightblue, The cat and the fox and other ones.
Excuse me for mistakes and for the use of simple words but I bet with myself do not use Gugol Translate or other online help.
And what will say me I shot my target? Which will be the SunComeBack little paper from which it I'll know achieved my objective?
It will be to see an american/english movie in original language, without subtitles, understanding the facts in it happening and avoiding the strong headaches always catch me when I do it now.
At least learning english will help me? This will make my life better?
One never knows.

19 gennaio 2015

Del diario vissuto di Giovanna (11)

Anchio come tutte le ragazze avevo un giovane che mi piaceva non era bello, ma in me c'era un po' di simpatia per lui, perché ci eravamo conosciuti da bambini.
Però io mi accontentavo solo di vederlo. Ci incontravamo in paese e così parlavamo tutti insieme con le mie amiche, appena poteva trovare un pochino di tempo che vedendomi sola mi parlava del più e del meno e un bel giorno mi disse se mi sarei messa a far l'amore con lui (Neno, il nome non te lo scrivo intanto tu lo sai di già di chi si tratta).
Ma però partiva per fare il militare, gli dissi proprio così:
"Tu sei uno dei miei migliori amici, se mi mettessi a far l'amore con te sarei sicura che domani non sarei più nulla".
E lui mi disse perché.
"Perché avrei giurato che non mi sarei messa con nessuno prima di fare il militare".
"Tu sbagli, mettiti con me e vedrai!" e difatti fu proprio così.
Mi misi a far all'amore e lui partì per il militare.
Io se gli volevo bene sì.
Ma ripensandoci bene oggi (Neno con te è un'altra cosa) quello non era amore, era solo un po' di simpatia e nulla più.
Ci scrivemmo e passavano i giorni ma invece di comprenderci non facevamo che liticare, ed all'ora tutte due daccordo si decise di farla finita. E così fu.
Strappai tutte le lettere per non pensarci più, ma però in fondo al cuore c'era sempre un qualche cosa.
Oggi sono tanto contenta e felice che forse nessuno ci crederebbe perché il mio cuore a dimenticato quella piccola avventura.
Se il mio cuore oggi sofre è per te Neno, se gioisce è per te Amore, solo per te perché tu sarai sempre l'uomo Indimenticabile.
__________________________________
- Quaderno del diario vissuto di Giovanna
- Anema e Core
- Dove si va signorine?
- Qui vedi dove dormo e ti sogno
- Se un giorno mi avverasse
- Mi bacia sulla bocca e baci e baci 
- Quando non c'è la partita di calcio manca tutto 
- Perché l'amore sarà al centro di tutto
- Qui intrecciammo la lilla 
- Montaccino si chiamava il posto dove tu stavi
- E allora forse ci parrà di sognare ancora

16 gennaio 2015

Levatemi tutto ma non la tessera della biblioteca

Sono parecchie le cose che ho appreso colpevolmente tardi.
I miei biografi più rigorosi potrebbero parlarvi della rivelazione che dalle api viene il miele, come del frumento che alla fine altro non è che fottuto grano, o del fatto che il famigerato trattino che unisce è una roba francese e niente c'incastrano le bellicose Trade Union.
Non ultima la biblioteca.
Per decenni ho identificato la biblioteca come La Biblioteca Nazionale, posto rispettabilissimo ma dal complicato accesso e dalla spiccata sontuosità, caratteristiche facili ad incutere timore nelle persone più sensibili.
Per decenni sono stato succube anche di credo idioti che m'impedivano di leggere libri a prestito perché dovevo possedere tutto ciò che leggevo.
Ho scoperto l'immenso tesoro di una biblioteca di provincia accompagnando France e adesso non posso più farne a meno.
Cerco di andarci solo quando non ho fretta ed ogni volta ho la faccia e l'entusiasmo incredulo del bambino nella vasca delle palline colorate.
Poi mi porto a casa, come ieri, cinque volumi (Per legge superiore; Esche vive; Sono stato a Lisbona e ho pensato a te; Vacanze in giallo; Uscirne vivi) dei quali ne leggerò magari un paio, ma va bene anche così.

7 gennaio 2015

Buon anno 2768 a.U.c.

E' difficile riassumere o anche solo accennare a Il calendario e l'orologio di Piero Tempesti, testo corposo e zeppo di succose info e curiosita' sullo scorrere del tempo e sulla sua misurazione da parte dell'uomo nella sua storia. Pertanto mi limito a riportarne degli stralci sperando cosi' anche di ficcarmeli un po' in testa.


La piu' antica forma di settimana pare risalire ai Babilonesi, un conteggio di sette in sette giorni a partire dal novilunio come risulta da una tavoletta risalente all'epoca di Assurbanipal (VII secolo a. C.). I giorni 7, 14, 21, 28 erano considerati nefasti, giorni nei quali ci si doveva astenere da molte attivita'.

Leggenda vuole che il primo calendario di Roma sia stato istituito da Romolo gia' con 10 mesi: Martius, Aprilis, Majus, Junius, Quintilis, Sextilis, September, October, November, December. L'aggiunta dei mesi Januarius e Februarius si attribuisce al secondo re Numa Pompilio, che avrebbe anche portato l'inizio dell'anno dal primo giorno di Martius al primo di Januarius.

Giulio Cesare di ritorno dalla campagna d'Egitto promulgo' la riforma elaborata dall'astronomo alessandrino Sossigene. Per rimettere in fase la data con il ciclo stagionale decreto' di aggiungere 90 giorni all'anno 708 dalla fondazione di Roma (che diverra' poi il 46 a.C.) inserendo 23 giorni a febbraio e 67 fra novembre e dicembre. Per questo l'anno 46 a.C. conto' 445 giorni e passo' alla storia come l'anno della confusione.

Introdusse anche l'anno bisestile dopo tre anni comuni affinche' l'anno avesse una durata media di 365,25 giorni. Il giorno aggiuntivo veniva posto dopo il 25 febbraio come giorno ripetuto e consisteva in due giorni naturali riuniti in un unico giorno legale.

Il calendario giuliano fu fatto proprio dalla chiesa Cristiana che vi introdurra' la settimana, retaggio ebraico derivante dall'esilio babilonese. Il 14 giorno dalla luna nuova, corrispondente alla Luna piena era il principale giorno festivo. Nasce l'embrione della settimana col suo giorno di riposo. Il settimo giorno avrebbe derivato il proprio nome dal termine di origine accadica sabbatu (che significa plenilunio) corrotto in shabbat.

In epoca cristiana il giorno di festa fu trasferito a quello successivo al sabato per celebrare la resurrezione.

Fino al VI secolo il computo degli anni si faceva prevalentemente dalla fondazione di Roma (conteggio ab Urbe condita: a.U.c.) oppure, in ambiente cristiano, usando l'era dei martiri che cominciava col primo anno dell'impero di Diocleziano. Dionigi, un monaco scita incaricato da Roma di redigere le tavole delle date della Pasqua, poiche' le tavole vigenti volgevano al termine, preferi' evitare il riferimento a Diocleziano e evidenziare il fondamento della speranza cristiana.
Mediante un conteggio che non conosciamo, basato su tradizioni, stabili' che l'incarnazione era avvenuta nell'anno 753 di Roma, il 25 marzo (data tradizionale dell'equinozio di primavera dell'antico uso latino) e la nascita sarebbe avvenuta il 25 dicembre. In tal modo era stata cristianizzata la festa pagana del solstizio invernale che, prima l'imperatore Eliogabalo poi Aureliano, nel III secolo, avevano proclamato come dies natalis Solis invicti: cioe' la festa del Sole rinascente.

Si deve attendere il XIII secolo perche' i tempi siano maturi per una critica aperta al sistema cronologico.

Il via alla riforma del calendario fu dato dal concilio di Trento nel 1545 da papa Paolo III. Attorno al 1575 Gregorio XIII nomino' un'apposita commissione costituita da nove membri che ricoprivano le competenze in astronomia, tra questi il gesuita Cristoforo Clavio, astronomo del Collegio Romano. Uno dei piu' competenti astronomi dell'epoca.

Il 24 febbraio 1582 Gregorio XIII firmo' la bolla Inter gravissimas che istituiva il nuovo calendario che venne detto, appunto, gregoriano.
La bolla stabiliva:
a) che al giovedi' 4 ottobre 1582 A.D. seguisse il venerdi' 15 ottobre;
b) che nel tempo a venire gli anni secolari, che nel calendario giuliano erano tutti bisestili, fossero bisestili solo uno su quattro e precisamente quelli in cui il numero costituito dalle prime due cifre fosse divisibile per 4. In tal modo sarebbero stati bisestili il 1600 e il 2000 etc. ma non il 1700, il 1800, il 1900 e il 2100.

2 gennaio 2015

Quanti amori conquistano il Cielo

Alla fine l'ho letto il libro di Giorgio Fontana vincitore del Campiello.
L'ho preso in biblio e me l'hanno dato pur se non ero troppo lucido quando l'ho chiesto:
- Volevo l'ultimo di Fontana, non ricordo il nome, il titolo è qualcosa tipo Vita di un uomo tranquillo.
- Ah sì, Fontana... Giovanni mi pare. (la bibliotecaria)
- Uhm, può essere. (ero sicuro di no, ma del resto anche io...)
- Eccolo qua, Morte di un uomo felice! (3,2 carver)
- Lui.
E l'ho letto. Niente da dire, un gran bel romanzo, pregno di riferimenti alla nostra storia recente. Una trama cupa per certi versi e lieve per altri e forse sta proprio qui la sua forza più grande.
Io ci ho ritrovato Scerbanenco, per dire, soprattutto per certe atmosfere, per l'asciuttezza dei dialoghi e per le descrizioni di luoghi e tempi molto accurate ma mai prolisse.
C'è tanto cielo nel romanzo, è un aspetto che mi ha colpito.
C'è cielo che incombe, cielo che rasserena, cielo che prepara, cielo che accompagna, c'è cielo che minaccia e cielo che si apre alla speranza.
Non lo so se è una cosa programmata e voluta o se gli sia venuto naturale a Fontana d'infarcire con tanto cielo la sua storia. Più di strade o luoghi, più di odori o suoni sono dettagliati i colori e le forme dei cieli e non è una roba brutta.
Una volta ho sentito Paolo Conte disquisire flemmatico sulla parola cielo e di come una semplice sfumatura, tipo usare cieli, al plurale, potesse conferire al testo una sensazione di spazi e di movimento.
Non che c'entri qualcosa col romanzo. O forse sì.
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