30 luglio 2014

Sopravvivere ai gruppi di WhatsApp

Non ci siamo mica.
Il gruppo di WhatsApp si è rivelato peggiore della pioggia d'inviti a Candy Crush Saga o a provare compleanni.
Il giochino è bellino, lì per lì, quando nasce il sodalizio e magari anche nella mezza giornata successiva, quella destinata al giro di tavolo virtuale di presentazione, saluti e amorevoli faccine.
Dopo tre ore il desiderio di cancellarsi, mattiapascalizzarsi dalle terre emerse e schiacciare lo smartcoso sotto a una pressa ha già raggiunto livelli da cima Coppi.
Un coitus non interruptus di bip ti profana nell'intimo inquinando le conversazioni della tua vita vera di Era il mio? o Era il tuo? e spingendoti a consultazioni continue del visore nel segreto terrore di poter perdere il chattino del secolo.
Nella grandinata di messaggi che si sprigionano ogni volta, a valle del semino di un singolo, si distinguono per incomprensibilità e simpatia i blabblatori di faccinese. Essi, fieri della scoperta della disponibilità di smile e oggettistica varia in pic, non ti mandano un testo leggibile manco se t'ammazzi, solo veri e propri rebus indecifrabili e farciti di fette di cocomero e di torta, di gattini, soli, calici, coppe, mani in ogni guisa, ombrelli, saette e chi più ne ha più ne mette.
Altro personaggio tipico del gruppo di WhatsApp è il ritardatario che arriva, legge l'ultimo post, risponde SOLO sulla base di quello e butta a monte un faticoso accordo raggiunto in ore di serrata cronologia.
E non venite a dirmi che ci si può cancellare senza danno perché il creatore del gruppo, quando va bene, si metterà a sparlare alle tue spalle con i residui grupparoli bollandoti come traditore anarchico quand'anche non ti denuncerà per abbandono di gruppo senza giusta causa.
L'unica soluzione è disinstallare WhatsApp e mostrarsi disorientati quando vi incontreranno per strada e vi chiederanno conto della non giustificata assenza al flash mob a difesa della pernice bianca del Baltico.

18 luglio 2014

El comprava i scarp del tennis

Carissimi San Gugol Motore Martire e gli dei tutti del web advertising, o chi per voi, una cosa ve la voglio dire, perché bravi siete bravi non si discute, ma per l'eccellenza dovete ancora lavorare.
Poniamo il caso che mi serva un oggetto e che per farmi un'idea, o per comprarlo proprio, mi metta navigando per siti che ne hanno. Valuto, leggo, confronto e voi vi pigliate il mio IP (d'altro canto avrò sicuramente flaggato un "acconsento" incastonato in una proposta che non potevo rifiutare) e registrate che mi urge 'sta cosa, chessò, un paio di scarpe da tennis. Bene è nel vostro diritto (almeno credo).
E quindi nei giorni a venire mi bombardate con banner di ostinazione pneumatica e mi mostrate in bella vetrina il mio modello e i millemila del suo segmento affinché io mi decida.
E vi portate a casa il meritato compenso da tutti i venditori di scarpe online che io fatalmente cliccherò.
E questo, molto cocciantemente, era già tutto previsto.
Il bug del processo si manifesta nel momento che io da un negozio online, o da Calzature Roberta sottocasa, mi doterò del mio nuovo paio di scarpe.
Chiaro come la sambuca che non avrò più bisogno di vedere alcun banner che mi proietti calzature sportive, anzi, prego il cielo che non se ne apra uno con un'offerta migliore di quella a cui ho aderito io.
Ma sembra che il flusso visivo di scarpe non si possa arrestare facilmente.
Sedetevi un attimo voi di AdSense e pensate a quanti milioni di inutili o fastidiosi banner si palesano sugli schermi di chi ha modificato il proprio status da ipotetico compratore a possessore dell'oggetto.
Milioni di visualizzazioni senza senso al posto delle quali potreste sparare ogni altro prodotto della sfera mercato, sia attinente l'articolo precedentemente cercato che non: ne guadagnerebbe chi la vende la pubblicità e chi la paga.
Probabilmente, ma questo lo dico io, dopo enne giorni (enne giorni sprecati) durante i quali il possessore di nuove e candide scarpe da tennis non avrà più cliccato, nemmeno per errore, su nessuna fottuta finestra pubblicitaria di imprese calzaturiere, l'IP in questione verrà scollegato per sfinimento dai desiderata dell'utente scarpomunito.
E alla fine della pappardella arriva anche la mia fattiva proposta:
Ma perché non mi mettete a disposizione una finestrella dove poter digitare, o un apposito numero verde liberatorio dove poter comunicare: “LE HO COMPRATE, CAZZO!”

17 luglio 2014

Un anno di corsa in numeri



È passato esattamente un anno da quando ho ri-preso a correre, galeotto fu il parco di Rimigliano.
Un anno fa pesavo 83 kg, adesso ne peso 78 Kg.
Ho speso circa 700 € tra certificazione medica (150), abbigliamento tecnico (400) e iscrizioni alle varie competizioni (150).
In un anno sono uscito 121 volte a correre che fa 1 volta ogni 3 giorni. Un quarto di queste attività le ho svolte nei giorni feriali prima di recarmi in ufficio con la sveglia puntata alle 5:45.
Sono stato fuori 129 ore con tre paia di scarpe diverse.
Ho percorso 1.329 km di cui 20 a Barceloneta.
Ho corso su asfalto, acciottolato, strade bianche, sentieri, boschi, sabbia e fango. Ho corso al mare, in montagna, in città.
Ho corso in salita e ho corso al buio con la lampada da minatore sulla testa. Ho corso col sole a picco, con la neve e con la pioggia. Ho visto lepri, fagiani, caprioli, cinghiali. Ho corso ascoltando la natura e ascoltando Radio Capital.
Ho fatto 4 volte le valige sempre includendo le scarpe da running.
Ho sofferto di infiammazione al piriforme, fascite plantare, tendinite, crampi, capezzolo del podista.
Ho scritto 10 post, più questo, che parlano di corsa.
Ho corso 3 mezze maratone con un personale di 1h 44m 28s.
Da quando corro mangio tutto quello che mi va senza l’ombra di un senso di colpa. Niente rinunce a pasta, a pizza, a dolci o a vino.
Sono andato a letto prima e più stanco. Ho dormito meglio.
Ho solo letto meno libri, e direi che questo è l’unico cruccio.

15 luglio 2014

I Filmatti di Brasile 2014: ar cine!

Löw spaccone
È una partita di biliardo la sua e la gioca alla grande buttando l’Argentina in buca d’angolo, ma resterà nella memoria del calcio per la semifinale in cui quasi gli riesce l’ottavina reale.

La prima co’ Sabella
Non gli si può imputare granché a quest’allenatore. Probabile che anche in Russia ci sarà lui a guidare l’albiceleste nella competizione mondiale: La seconda co’ Sabella.

Neuerending story
È iniziata la storia infinita da protagonista assoluto del ruolo per il portierone tedesco.

Il mago di Götze
Alla fine si è visto chi era l’Omino di Latta dalle giunture arrugginite: c’aveva il 10 sulle spalle e giocava di là. Il cielo è iridato Over the rainbow.

La Messi è finita
Nanni Moretti gira un prezioso docufilm sulle ere nel calcio. Dopo l’era Pelè e l’era Maradona sono in molti a scommettere sull’era Messi, peraltro finita prima di cominciare.

Lahm egli o gioventù
In una video-intervista Pizzul ci spiega quale sia il giusto mix tra giocatori esperti e giovani alla base di ogni buona squadra e della Germania in particolare.

The Maskerano
Un mediocre stopper argentino trova una maschera che lo trasforma in Cannavaro ogni volta che la indossa.

Grosso Higuaín a Chinatown
Teoria complottista secondo la quale il vero vero Gonzalo Higuaín è rimasto sequestrato per tutta la durata mondiale, al suo posto un Higuaín tarocco Made in China, fatto bene per carità, ma senza alcun valore.

I Kroos
La Disney ci regala un pregevole cartone con una famiglia di cavernicoli alle prese con i primi calci al pallone della storia.

Dr Dzeko e Mr Hyde
Pellicola che ripercorre le peculiarità della Bosnia: lupo nelle qualificazioni e agnellino al mondiale.

Mai dire Dzemaili
Proprio quando sta per diventare il nuovo Federer, il nuovo Alinghi, Dzemaili colpisce il fottuto palo. Da allora multa di 200 franchi svizzeri a chi osa pronunciarne anche solo il nome su tutto il territorio della Confederazione Elvetica.

Il grande Fred
Un gruppo di vecchi amici si ritrova per un funerale: è quello del Brasile.

Prince of Van Persie
Dopo il gol alla Spagna pare destinato all’incoronazione, ma resta un principino (piccino piccino).

Qualcosa di Kuijt sparlare
Questa volta che anche gli italiani avevano mogli e fidanzate al seguito - come gli Olandesi già 30 anni fa - i calciatori orange si dimostrano oltre e si portano pure le amanti.

Il cacciatore di Aquilani
Chi l’ha visto? sguinzaglia un giornalista a caccia di Alberto il desaparecido.

007 Bersaglio Immobile
L’ultimo capitolo della saga di James Bond: la spia inglese a Coverciano studia le mosse del neo centravanti del Borussia Dortmund, purtroppo per loro resterà in panca.

L’uomo che Verratti
Il solito film post-apocalittico. Se ne salverà solo uno e l’umanità ripartirà da lui.

Fascisti su Mertens
Ipotesi di un certo fascio secondo la quale un complotto nostalgico sta alla base dell’eliminazione del Belgio.

Al di là del bene e Vermaelen
Nice che dice o che avrebbe detto se interpellato sulla spedizione belga in Brasile.

Lezioni di Pjanic
Drammatica opera in cui la squadra bosniaca viene sonata dalla Nigeria.

Die Hart
Duri a morire portiere dell’Inghilterra.

Sapore di Mario
I Vanzina preparano l’ennesimo capolavoro ma Balotelli se ne va a metà film e sono costretti a ripiegare su Mario Götze. (in preparazione il seguito con Suarez protagonista in Sapore di Giorgio)

Gerrard una volta in America
Una volta quando un campione era finito andava a giocare nei Cosmos con Pelè e Chinaglia, questo si ostina a giocare nell’Inghilterra.

La Fabregas di cioccolato
È qui che salta fuori la vera natura della compagine spagnola: fondente.

Sarà Piqué ti amo
Intricata storia d’amore dove il bel Piqué, lasciato da Ibra, si accasa con Shakira. Rimarchevole la colonna sonora dei Ricchi e Poveri.

Biancaneve e i sette Nani
Hai voglia a clonarlo, il Nani, il Portogallo resta una compagine mediocre.

C’è Postiga per te
Film Horror in cui il tecnico Bento riceve una mail dalla federazione portoghese che gli impone il nome di chi schierare centravanti.

CR7 anime
Un cartone animato in cui Cristiano Ronaldo ripercorre le gesta di Holly e Benji.

L’uomo che sussurrava a Cabaye
Devi segnare alla Germania, gli diceva, ma parlava troppo piano evidentemente.

Maicon uno sconosciuto
Ma era davvero quello dell’Inter? Irriconoscibile, i bambini per strada non gli chiedono manco il selfie.

Marcelo pane e vinelo
Inizia con un’autorete che la dice lunga sul suo stato di sobrietà.

L’imprendibile Hulk
Finalmente i tifosi carioca smettono di frignare e decidono di fare qualcosa di utile: menare Hulk. Solo che lui ha subodorato l’agguato e se la dà a gambe.

Notting Cahill
Segna sempre lui in quella commediola degli equivoci che scambia l’Australia per una squadra di calcio (cmq a noi ci avrebbero rifilato 3 pippoli).

Vidal tramonto all’alba
Amaro risveglio per il cileno che scopre la triste realtà di essere trattato equamente dagli arbitri. La prossima volta voglio le strisce, dichiarerà.

11 luglio 2014

Che piovesse!

Ieri giornata campale di lotta, mouse tra i denti, coll'Inps, con la banca, con l'Aci e, ciliegina, pure con l'Enel.
Un intreccio mortale di bolli, fatture, bonifici e telefonate capace di strangolare un toro.
E il livello d'incazzatura tocca vette apicali e va a braccetto con lo sconforto.
Forse è un discorso da vecchio, non lo so, ma è deprimente constatare di come le cose che funzionavano a meraviglia venti anni fa adesso s'incriccano peggio che le mie ginocchia. Un RID, un pagamento automatico, un bonifico online che nel 2014 si perdono manco fossero bambini di due anni ad una fiera mi fanno uscire pazzo.
Tornato a casa sono andato a correre, era l'unica soluzione possibile, e dolcemetà, che stava all'asse da stiro non in panciolle, mi ha accompagnato con uno sguardo che non sarà stato una benedizione ma almeno non era un fulmine di zeus.
Era piovuto e rischiarato, l'aria era fresca e luminosa e i campi pullulavano di lepri.
Ci siamo incontrati con Franco in via del Carota. Questo tizio è un signore con la barba che venti anni fa, quando correvo davvero, beccavo sempre in via Montisoni o giù di lì, dalle mie parti insomma, e dopo un po' che ci s'incrociava avevamo cominciato a salutarci con gran sfoggio di denti, uniti dalla fatica, anche se mai s'era scambiato due parole.
In questo tempo mai più l'ho rivisto in giro, pur se da me il mondo è piccolo proprio: mai a un mercato, a fare la spesa, mai in un bar o in un negozio. Mai. Non lo so dove abiti, né cosa fa. Chissà magari è solo il mio angelo custode. E ci può stare, se dio o chi per lui vedrai è femmina, non metterei limiti ad angeli custodi barbuti e corridori.
In effetti manco il nome so, però c'ha una faccia da Franco, forse potrebbe essere un Mauro o al limite un Pietro se avete capito il tipo, ma di più un Franco, ecco. Già vent'anni fa era un vecchietto d'una cinquantina d'anni a mio vedere.
Non l'ho riconosciuto subitissimo, ma quasi. E anche lui. Abbiamo disteso i nostri migliori sorrisi in un misto di stupore e di nostalgia.
"Andrà a finire si piglia l'acqua" mi fa, indicando il cielo.
"Speriamo di no..." gli rispondo io.
Ma in fondo, che piovesse, che importanza poteva avere?

9 luglio 2014

Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Due sonori schiaffi, secondo me, e gli risparmio le coltellate.
Il Pranda ci ha deliziato in questi mesi con alcune simpatiche conferenze stampa che hanno palesato quanto l'uomo fosse un po' confuso, prima, molto confuso, durante, e persino patetico, dopo.
Questa sorta di Kung Fu Pranda senza controllo ci avrebbe guadagnato se fosse stato doppiato a braccio da Fabio Volo.
Non solo, caro Cesare, hai sputato nel piatto dove hai mangiato, mi preme ricordarti che quel piatto te l'eri pure cucinato da solo.
Mi tocca rivalutare il Lippi 2010 e lo Scolari di ieri che con "È solo colpa mia" hanno incarnato in maniera degna - laddove questo era possibile - il ruolo di capitano della nave.
Questi sono i fondamentali, ricaro Cesare, e se non li sai salli.
Lo spogliatoio non era diviso, Sostiene Prandeira. Ora, ancor caro Cesare, dobbiamo credere a 'sta minchiata smentita da tutti i personaggi vicini alla squadra e dalle soffiate degli interessati? Ok, facciamo finta di crederci, lo spogliatoio non era diviso, beh, s'è diviso subito dopo però (cfr. dichiarazioni di Buffon, De Rossi, Balotelli), questo riconoscerai che è oggettivo. E la responsabilità di ciò di chi è? Dài che ci puoi arrivare!
Del resto, come si dice per i figli, l'educazione s'insegna con l'esempio non con la teoria. E se i tuoi giocatori hanno sparlato gli uni degli altri infangandosi a più riprese è solo perché hanno seguito il tuo esempio: quello di parlare a sproposito.
Ma quando mai nel calcio si è sentito un allenatore che riporta in conferenza stampa i dialoghi tra lui e i giocatori come fossero nastri sbobinati? Avevi la coscienza così sporca da doverti giustificare in ogni occasione? Tu eri il selezionatore, pagato per gli onori e per gli oneri delle tue scelte, a nessuno dovevi spiegazioni così dettagliate delle tue convocazioni.
Rossi sì, poteva far meglio, ma si può comprendere il suo disappunto, tra l'altro condensabile in un tweet e non ripetuto in una sorta d'accanimento come il tuo. O avete giocato in quel modo indecoroso perché il tweet di Rossi vi aveva tolto la serenità? (tra l'altro altri bei tweet d'incoraggiamento alla squadra e tifo erano seguiti da parte di Pepito)
E Destro? Gran signore, è stato zitto quando tu ti sei permesso di riportare colloqui privati che tali avevano da restare.
Pure Balotelli hai scaricato, che tu e solo tu avevi fortemente voluto, difeso e imposto, in barba ai codici etici, ai pareri dei tifosi e degli altri componenti della squadra. Guarda che ci vuole una bella faccia tosta!
Questo per dirti, econquestachiudo caro Cesare, che le parole sono importanti e che la mia stima (e ti garantisco quella di molti altri, fiorentini e non) in te come uomo è crollata definitivamente ieri.
Che di calcio ci capivi pochino era invece cosa nota, e i tifosi viola sanno, sanno di Maggio, di Balzaretti, di Semioli... tanto per fare tre nomi.
Io avrei portato Toni e avrei lasciato Cassano sul divano in balìa del telecomando, ma queste son chiacchiere da bar, le scelte erano compito tuo e va bene, ma le hai rinnegate troppo presto, e ancora prima che il gallo cantasse!
E dimettersi non ti restituisce poi tutta quella dignità quando te ne vai a coprirti d'oro in Turchia.

2 luglio 2014

Dell'uomo che si depila

Lo sdoganamento popolare della depilazione maschile ha preso forma durante la prima edizione del Grande Fratello, con le discussioni sull'argomento tenute dal compianto Taricone e da quell'altro, quello preso di mira dalla Gialappa's, l'Ottusangolo. (*)
Lipperlì mi parve una cazzata atomica, come la prima volta che vidi uno in mountain bike scalare il Pordoi al ritmo di dieci pedalate in un metro. Non sfonderà, mi dissi.
E invece me la son comprata la MTB e poi ho preso a tirarmi via un po' di pelame superfluo, ché sul fatto che sia superfluo ci son pochi dubbi.
Mica tutto, mica a zero, nonnò. Non ancora, almeno.
Comunque dobbiamo sfatare il tabù che depilarsi = donna .ergo. se uomo = gay.
Portami tu' sorella, si diceva da ragazzi. Ma adesso non voglio la sorella di nessuno, sia chiaro, è che sostenere non dico la virilità, ma quanto meno una sorta di normalità per l'uomo che si depila, mi pare legittimo.
Intanto la zona petto, non è che io abbia una foresta amazzonica, semmai una tundra a muschi e licheni e d'estate mi piace tenerla rasata corta, giusto per facilitare l'utilizzo di creme di protezione e doposole.
(e no, non aprirò un dibattito su uso creme solari = donna .ergo. se uomo = gay)
Le ascelle stanno a priorità zero. Vuoi mettere la pulizia di un'ascella spelata o comunque mantenuta rasa stile erbetta di Wimbledon? Qui di chiacchiere non se ne fanno. Chi continua a manifestarsi contrario è solo perchè non ha provato.
E poi c'è la valle giù, dove non batte il sole, anche lì 'gna dare una sistemata ogni tanto. Non che si debba passare da pornodivi quando ci si doccia dopo il tennis o il calcetto, ma è sempre vero che un albero sembra più alto se sbuca da terra piuttosto che da un cespuglio.
Questo per quanto riguarda la peluria facoltativa, mentre per le cavità orecchio-nasali sarei per promuovere la depilazione coatta.

(*) No, non l'ho più guardato il reality, ma devo confessare che il GF1 mi aveva preso. Il mio punto di massimo degrado l'ho toccato seguendo per dieci minuti Roberta Beta che lavava i piatti.
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