27 marzo 2012

Alla ricerca di Neno

Il suo nome, Nicodemo, era importante e difficile.
Troppo per la sua sorellina, che un giorno lo chiamò Neno, e Neno rimase per tutti.
Neno s'è ammazzato di lavoro in vita sua. Ha iniziato nei campi da piccolo, poi ha lavorato nell'orario canonico e anche oltre le 17 quando faceva festa. Ma ha lavorato anche di sabato e di domenica e, per non farsi mancare nulla, ha lavorato nei giorni di ferie.
Per lungo tempo è stata una necessità, poi è divenuta una scelta e andava bene così.
Anche quando ha smesso di accettare lavori da altri ha continuato a lavorare alla casa, alla sua casa. È morto mentre stava grattando la facciata per ritinteggiare. Lui stesso non avrebbe saputo scegliersela un'uscita di scena più idonea.
L'hanno sistemato nella bara, col suo vestito migliore, quello blu dei cinquant'anni di matrimonio, incravattato a dovere e con le unghie ancora gialle di pittura murale da esterni. Per anni li ho maledetti coloro che, preparandolo, nemmeno una strusciata di alcol sulle unghie gli hanno passato.
Come spesso accade è servita un'illuminazione diversa, da fuori, per farmi capire che l'elemento che stonava in quella bara non erano le unghie macchiate di vernice, ma il vestito blu. Una tuta ci voleva.
Il Neno, nel caso che si trovi in qualche buco di paradiso, in questo momento, per la sua felicità, starà sicuramente piastrellando, intonacando o tirando su un muro a piombo: che cattiveria avercelo inviato in giacca e cravatta!

L'impagliatura dei fiaschi durante il riposo invernale.
Un giorno il Neno tornò a casa con la fotocopia sbiadita di una rivista contadina, Firenze Agricola, in copertina c'era lui piccolo, con i suoi nonni, ché la mamma non l'aveva nemmeno conosciuta. Sua nonna gli sta accanto, sono seduti sui gradini di casa, mentre suo nonno sta impagliando dei fiaschi. Era raggiante per il ritrovamento e mise in cornice la fotocopia.
Qualche tempo fa ho avviato una ricerca che mi ha portato, ieri, alla consultazione degli annali di Firenze Agricola, presso l'archivio del Museo della Civiltà Contadina a Luco di Mugello.
Devo ringraziare con il cuore il signor Marcello Landi, curatore e responsabile dell'archivio, che, con estrema cortesia e disponibilità, mi ha messo a disposizione le riviste. La passione che anima il signor Landi, unita a pazienza e volontà, gli ha permesso di arricchire con testimonianze e documenti storici preziosi la raccolta del museo.
L'ho trovata alla fine la mia foto, anzi, l'ha trovata lui: è sul numero di febbraio del 1933.
I miei bisnonni e mio padre bambino: il Neno.

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La finestra sui ricordi, ieri, mi ha portato anche a scattare una foto per l'aggiornamento di uno dei post a cui tengo di più.

29 commenti:

  1. E' un caso che io associ questo post a quello dello Scorfano di oggi?

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  2. Che bel post!
    Forse vestire bene i morti è un rendergli onore, per quanto hanno fatto, specialmente a chi di vestiti blu in vita ne ha indossati pochi. Mio nonno andava in giro (non quello di cui parlo spesso), con vestiti rattoppati e scarpe così malridotte che ricuciva col fil di ferro, lavorava domenica compresa, aveva l'armadio pieno ma lui indossava sempre gli stessi cenci. Era felice così.
    Da morto era proprio elegante l'avevo visto così solo al matrimonio dei dieci figli.

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    1. almeno con 10 figli, le occasioni non saranno mancate :)

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  3. "Il Neno, nel caso che si trovi in qualche buco di paradiso, in questo momento, per la sua felicità, starà sicuramente piastrellando, intonacando o tirando su un muro a piombo: che cattiveria avercelo inviato in giacca e cravatta!" :-)

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  4. Affascinante l'idea di poter riconoscere qualcuno in certe vecchie foto o cartoline. Che poi, un tempo almeno, credo che ci si facesse preparare per tempo il vestito buono per il funerale, per non sfigurare. Avevo una zia che ci ha fatto trovare, alla sua morte, il vestito che si era scelta e aveva tenuto da parte apposta un buon vent'anni prima; era nell'armadio, in un sacco di nylon, con un cartellino sopra "per l'ultimo viaggio" (madò, che tristezza).

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  5. Hombre è un accadimento straordinario che tu abbia ritrovato quell'articolo, come straordinario è il lavoro di questo signore a cui bisogna fare un grande regalo, perché sta salvando i ricordi della sua gente. Mi hai emozionato con questo post. :D

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    1. matteo, grazie per le tue parole... come puoi immaginare, per me è stata proprio una giornata speciale, adesso spero di riuscire a trovarlo in originale il numero. Ieri ho potuto solo fare delle foto.

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  6. a me sto post è piaciuto tanto. E' che sento trasparire tanto affetto per il tuo papà e questo mi piace. E proprio vero quello che mi diceva mia mammma quando da ragazzina avevo dei commenti non proprio gentili nei loro confronti : "te ne renderai conto quando avrai dei figli"...ora i figli li ho e mi sono resa conto di quanto affetto provo nei confronti di mia madre. Papà l'ho perso da 14 anni ed ero ancora inconsapevole..Attraversiamo dei periodi, noi con i nostri genitori, da bambini li idolatriamo, poi li odiamo e se siamo fortunati, ad averli anche da grandi, riusciamo a farci pace. Pensare che i miei figli non avranno questa opportunità con il loro papà mi mette tristezza. Grazie di questo post, Furio.

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  7. ora che mi ci fai pensare... sai che non saprei cosa mettere quando sono morto ????

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    1. è anche grazie a te che oggi sono andato in bici... mi son fatto 10 km di stradaccia di cui i primi 5 quasi tutti in salita, e ho rischiato di morire senz'altro con il caldo che faceva.
      penso che il pantaloncino imbottito sotto il culo non sarebbe una brutta mise, ecco.

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  8. Il grazie a tutti lo metto qui, cumulativo.
    Ecco, per fermare un'emozione così, per me, ma anche per mia moglie (che stasera ha letto!) o per i miei figli, trovo che in fondo questo mezzo che stiamo usando, questa sorta di Moleskine digitale che è il blog, sia proprio un gran bello strumento. E pure comodo.
    Senza, sarebbero rimaste le foto e i miei ricordi sempre più sbiaditi o, se andava di lusso, un appunto su un quaderno.
    Se uno è bravo, magari un racconto o un testo da tenere per sé, ma è difficile.
    Invece è così facile appuntaselo qui... beh che son drogato di 'ste robe ve l'avevo già confessato.

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    1. I ricordi fanno parte di noi, anzi, sono NOI, più del nostro corpo. Sono il vestito che ci accompagna in vitae senza i quali saremmo solo degli ammassi di carbonio e acqua. Meno male che ci sono persone come il signor Landi per le quali il lavoro è una vocazione, più che un mezzo per vivere.
      Una domanda: ma perché Neno non ha conosciuto la madre?

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    2. Lo dico sempre: lo vedi a che servono i blog?
      (Bravo, l'hai detto bene, hai fatto bene.)

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    3. Mia nonna, l'Armida, è morta per complicazioni a seguito del parto di mia zia. Il Neno non aveva 2 anni.

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    4. Magari oggi non sarebbe successo...però che nomi nella tua famiglia! :)

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    5. nomi da terra tosca, caro maima.
      io c'ho narciso e elodia in famiglia.
      e anche qualche altro che ora mi sfugge. :))

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    6. me is me, not maima, che a volte usa MM.
      cmq chiudo il cerchio con mi sora che si chiama Nara, e che mi sa è tutto fuorché toscano, come nome.

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    7. ups.
      c'hai anche ragione.
      scusa, ME.
      è che sono in crisi d'astinenza da maima, a quanto pare...

      (bel nome, però. Nara, dico...)

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  9. Grande!

    Grazie mille per il commento, CIAO!!!

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  10. Mi ha emozionato questo post, come mi aveva emozionato quello su Fiorella di qulche tempo fa..
    Le foto poi..brividi :)
    GRAZIE

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  11. Quante letture ho dato, a questo post!
    1) ricordi iniziali di esami di museografia (il mio prof era specializzato sui musei della cultura popolare e contadina)
    2) nonni contadini e ritmi delle stagioni (si impagliano i fiaschi durante il riposo invernale)
    3)l´Armida e la zia di mio padre, l´Ermelinda (90 anni e non sentirli, che crede che mia figlia si chiami Anna Linda in suo onore).
    E poi scoprire che parli di tuo padre, con un affetto e una dolcezza cosí. Che ho dovuto rileggere tutto da capo tre volte.

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    1. A tre volte non ci sono arrivato nemmeno io!
      (bugia)
      Un buffetto all'Ermelinda (potrebbe tranquillamente stare in famiglia mia, come nome) e un baciottolino ad Anna Linda.
      Ma l'hai chiamata così in onore alla tua biszia?
      ;)

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    2. Beh, ti diró, un pochino sí, che se prende da lei le va di lusso! Linda mi ricorda dove é nata, se mai me lo dimenticassi, ed é decisamente meno impegnativo di Ermelinda o, che so, Dietlinde, che poi penso alla Lilli Gruber ogni volta che la chiamo ;-) (dal tedesco Linden, tiglio, di cui erano fatti gli scudi dei guerrieri, =colei che protegge). L´anno scorso,molto a posteriori, ho realizzato che, comunque, Battisti mi é sempre sembrato un tipo interessante. (PS: L´Armida c´é davvero, eh,al mio paese. Peccato che non siamo parenti ;-))

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    3. a volte le coincidenze mi lasciano proprio di stucco!
      Oggi, commentando una cosa da qualche parte ho scritto, per la prima volta in vita mia, "Unter den Linden", e mi sono documentato sul significato, e tu me ne parli qui... mirabilia.

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    4. claudia è un po' strega, dentro. come tutte le donne, solo che molte lo ignorano o l'han dimenticato.
      e il caso o le coincidenze non esistono.

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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