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1 marzo 2023

Se non c'è gioia è tutto inutile - (On Writing - S. King)

On writing è zeppo di perle, alle quali puoi ispirarti, o aggrapparti. Oppure puoi sorriderne o farne scrupoloso tesoro. Eccone alcune, quelle che preferisco:

La regola fondamentale del vocabolario consiste nell'usare la prima parola che vi viene in mente, se è adatta e efficace.

Il miglior verbo dichiarativo è "dire". Lui disse, lei disse, Bill disse, Monica disse.

Se volete diventare scrittori, dovete leggere e scrivere un sacco. Che io sappia, non ci sono alternative o scorciatoie.

All'autore serve un luogo tutto per sé. Finché non ne scoverete uno, vi sarà difficile prendere sul serio la vostra recente decisione di lavorare sodo.

E di che diavolo scriverete? Ecco la risposta: di che cazzo vi pare. Davvero, a patto che diciate la verità.

Un contesto abbastanza forte rende superflua qualunque discussione sulla trama.

A scuola tutti noi abbiamo incrociato degli sfigati; se delineassi alla perfezione i miei, in parte bloccherei il ricordo dei vostri, rischiando di inficiare il legame di mutua comprensione che ambisco a instaurare tra noi. La descrizione nasce nella fantasia dell'autore, ma poi dovrebbe germinare in quella del lettore.

Comunque non è l'ambientazione a farla da padrone, ma sempre e soltanto la storia.



23 giugno 2021

Kitty e compagnia


L'ottava vita di Nino Haratischwili (trad. Giovanna Agabio) è un piccolo capolavoro e si merita 4 carver pieni. Dal titolo del post si capisce qual è stato il personaggio che più ho amato di tutta la famiglia Jashi.

Sono contento di averlo scovato e di averlo più volte consigliato, è uno di quei romanzi che ti restano dentro per un bel pezzo, anche perché è piuttosto lungo e leggendolo abbiamo tutto il tempo per lasciarsi avvolgere dai luoghi e dai personaggi.

Riporto sotto una frase che mi ha colpito - non so bene se è originale- anche perché in questo periodo della mia vita, dovendo sgombrare una casa e una soffitta, ho scoperto quei gruppi facebook "te lo regalo se lo vieni a prendere" e mi stanno dando grandi soddisfazioni.

Cosa c'è di più gratificante degli occhi scintillanti di un ragazzo che viene a ritirare una bici sgangherata per rimetterla in sesto?

La frase:

Ciò che metti via è perduto. Ciò che regali sarà tuo per sempre.

Questo sarà il mio nuovo mantra d'ora in poi, è una bella prospettiva, non sempre facile, non aspettate di scoprirlo come me alla soglia dei sessanta.

30 gennaio 2019

Quello che ti leva la voglia di scrivere

Forse l'ho già detto, ma Don DeLillo a me, per prima cosa, prima ancora di stupirmi, appassionarmi e guadagnarsi la mia stima a vagonate, prima di tutto mi fa passare la voglia di scrivere.
Uscire da un romanzo di DeLillo e rifiutarsi financo di vergare giù la lista della spesa - tornando poi a casa coi sofficini e i bastoncini di pesce findus e pigliandosi il peggio cazziatone da dolcemetà - è un attimo.
Proprio c'hai la nausea se pigli la penna in mano o ti avvicini a una tastiera.
Tant'è vero che L'uomo che cade (4 carver pieni - trad. Matteo Colombo) l'ho terminato un mesetto fa ma mi sento di buttar giù due righe solo adesso.
E no non lo commenterò, mi limiterò a riportarne dei pezzi. Che poi non c'è nemmeno bisogno di segnarli, aprite una pagina, leggete, e trovate sempre del bello e del buono.

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Apter era un uomo slanciato e riccio di capelli, che sembrava progettato per dire cose spiritose ma non lo faceva mai.
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Per un po' Keith smise di radersi, qualunque cosa significasse.
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Il padre era un cattolico tradizionalista non praticante, affezionato alla messa in latino a patto di non dovervi assistere.
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Le carte scivolavano sulla superficie in panno verde del tavolo rotondo. Utilizzavano l'intuito e tecniche di analisi del rischio da guerra fredda.
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Alla settantasettesima partita di hold'em cominciò a percepire una forma di vita in tutto ciò, che non apparteneva a lui ma agli altri, una piccola alba di significato all'interno di un tunnel.
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...si rese conto che il bambino aveva ripreso a utilizzare soltanto monosillabi e bisillabi.
Gli disse: - Dacci un taglio.
- Eh?
- Vedi che non sei l'unico a saper parlare massimo in bisillabi?
- Eh?
- Dacci un taglio, - ripeté lui.
- Ma perché? Dici sempre che non parlo.
- È tua madre che lo dice, non io.
- E quando parlo mi dici di darci un taglio.
Stava diventando bravo, Justin, ormai tra una parola e l'altra quasi non si fermava. All'inizio era stata una forma di gioco istruttiva, ma adesso nella sua pratica era subentrato un elemento nuovo, un'ostinazione solenne, quasi rituale.
- Guarda, a me non importa. Puoi parlare nella lingua degli inuit, se vuoi. Impara l'inuit. Loro hanno un alfabeto fatto di sillabe, anziché di lettere. Puoi parlare una sillaba alla volta. Ci metterai un minuto e mezzo per dire un'unica parola lunga. Io di fretta non ne ho. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi. E fare anche delle pause lunghe tra una sillaba e l'altra. Cominceremo a mangiare carne di tricheco, e tu potrai parlare inuit.
- Non so se mi va la carne di foca.
- Ho detto tricheco, non foca.
- È lo stesso.
- Di' "tricheco".
- È lo stesso. È come la foca. Carne di foca.
Testardo come un mulo.
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23 gennaio 2019

Il libro più sottovalutato di sempre

Erano i tempi della nicchia.
Stavamo ad Harleem, presso Amsterdam, da un amico, Fede. Un amico così caro che pur di ospitarci si ridusse a dormire in un accrocchio tra due divani a due posti accostati uno contro l'altro, ci entrava dall'alto e ci stava solo in diagonale e con le gambe un po' piegate. Questo per 5 giorni.
Per ripagarlo presi pure un libro a caso da una mensola, solo perché era giallo.
(Bestie, 4 carver, trad. Massimo Bocchiola)
Beh, ragazzi, ne è valsa la pena.
Letto in apnea, come poche altre volte (Il Giovane Holden, L'ombra dello scorpione, Lolita)
Amo e ricordo ancora i nomi dei due poveri cristi padroni della storia in un'ambientazione molto kenloachiana ma con più ironia: Tam e Richie, Tam e Richie, Tam e Richie. Tamerici, come scordarli.
Non è più tanto facile nemmeno trovarlo il tomo, per chi volesse, certo non in libreria.
È che anch'io dovrei procurarmelo (perché io i libri che prendo in prestito li restituisco, io) perché è una di quelle opere che ho nella lista di rilettura (Cent'anni di solitudine, Se questo è un uomo, Il calendario e l'orologio).

Non ce l'ho le citazioni tratte dal romanzo, ma magari vi metto il link ad un paio di rece.
C'è del sano spoiler qui sotto, evitate se volete per caso leggere il romanzo.

Bestie - Il foglio letterario
Bestie - Mangialibri

L'anno scorso poi mi sono preso anche un altro romanzo di Magnus Mills: Niente di nuovo sull'Orient Express (3,3 carver) e seppure mi pareva non mi avesse così coinvolto, lo ricordo con una tale nitidezza che sta di certo a dimostrare altro.


7 gennaio 2019

L'amore ai tempi della demenza senile

Bisogna ricominciare a scrivere.
Sforzarsi se necessario.
In qualche modo e per qualche motivo.
Fosse anche solo perché non c'è molto altro da fare.
Perché le storie che non verranno scritte non saranno mai di nessuno.
C'è da trovare il coraggio per attraversare la strada e andare a dare un'occhiata dall'altra parte.
Seppure rischiando di fare la fine del rospo.

Ho letto L'amore ai tempi del colera (3.4 carver), l'ho cominciato un po' così, dubbioso. E non ho evidenziato le prime frasi che mi colpivano, così poi ho evitato di segnare anche le successive perché non volevo fare un lavoro zoppo. Ma ne ho mandata a memoria una, non ho fatto poco.

Lo constatò con la compassione dei figli che la vita ha trasformato a poco a poco in padri dei loro padri...

8 gennaio 2018

Il Potere del Cane


Se sei in astinenza da Narcos non ti resta che buttarti su Don Winslow e su questo potente e sanguinoso romanzo (trad. G. Costigliola - 4,1 carver).
Ora un periodo di disintossicazione, poi magari attaccherò Il Cartello.

E forse questa è la cosa migliore che possiamo fare in questo mondo, pensa tra sé mentre si alza e ricomincia a innaffiare i fiori - curare il giardino e continuare a sperare che esista un Dio.

7 maggio 2017

1984 - George Orwell, e chi se no?

Nel 1984 dormivo, cullato dalla beatitudine dei vent'anni e da un insalubre edonismo reaganiano, quando andava in fact checking il libro forse più noto di quel pazzo visionario che fu George Orwell.
Scritto nel 1948 il romanzo (trad. Stefano Manferlotti) - in realtà e ovviamente è ben più di un romanzo - è una roba che fa venire i brividi. Un'opera d'arte, un pezzo unico.
Certo non ho le capacità di parlarvene in termini critici, posso solo dirvi che se sta nelle liste dei libri che dovremmo leggere prima di crepare, beh un motivo c'è.
Mi limito a riportare una delle parti che mi hanno più colpito.
Leggetelo tutto, comunque, non aspettate il 4189!

La manipolazione del passato ha però uno scopo di gran lunga più importante: salvaguardare l'infallibilità del Partito. Discorsi, dati statistici e documenti di ogni genere debbono essere continuamente aggiornati per dimostrare innanzitutto che le previsioni del Partito erano sempre e comunque giuste, ma anche perché non è possibile ammettere cambiamenti di dottrina o di linea politica. Cambiare opinione, o addirittura linea politica, è infatti un segno di debolezza. Volendo fare un esempio, se l'Eurasia o l'Estasia (è del tutto indifferente che si tratti dell'una o dell'altra) è il nemico di oggi, allora quella nazione deve essere sempre stata nemica. E se i fatti lo negano, bisogna cambiare i fatti. In tal modo la Storia viene continuamente riscritta. L'attuale falsificazione del passato posta in essere dal Ministero della Verità è indispensabile alla stabilità del regime allo stesso modo in cui lo è l'attività di repressione e spionaggio portata avanti dal Ministero dell'Amore. La mutabilità del passato è il cardine stesso del Socing. Gli eventi trascorsi, si argomenta, non posseggono un'esistenza oggettiva, ma sopravvivono solo nei documenti scritti e nella memoria degli uomini. Il passato è quanto viene riconosciuto dai documenti e dalla memoria dei singoli individui. Ora, poiché il Partito detiene a un tempo il controllo integrale di tutti i documenti e delle menti dei suoi affiliati, ne consegue che il passato è ciò che il Partito decide essere tale. Ne consegue pure che, sebbene il passato sia modificabile, non esiste un caso specifico che porti il segno di questo mutamento. Infatti, una volta che sia stata data al passato la forma ritenuta necessaria nel momento contingente, la nuova versione dei fatti è il passato, e non può mai esserne esistito uno diverso. Ciò vale perfino nei casi in cui, come spesso accade, il medesimo avvenimento deve essere radicalmente modificato più volte nel corso di un anno. Il Partito è in ogni circostanza il detentore dell'assoluto, e l'assoluto non può mai essere diverso da ciò che è in quel dato momento. Si vedrà che il controllo del passato dipende soprattutto da una sorta di addestramento della memoria. Fare in modo che tutti i documenti scritti siano conformi all'ortodossia del momento è un atto puramente meccanico. È però anche necessario ricordare che gli avvenimenti specifici hanno avuto luogo in quel modo desiderato. Se poi si deve dare un nuovo ordine a ciò che si ricorda o falsificare i documenti scritti, diviene necessario dimenticare di aver agito in quel modo. Si tratta di uno stratagemma che può essere appreso come qualsiasi altra tecnica mentale. Certamente lo apprendono quasi tutti i membri del Partito e tutte le persone intelligenti e perfettamente osservanti dell'ortodossia. In archelingua un simile procedimento viene definito, in maniera affatto esplicita, "controllo della realtà"; in neolingua viene detto bipensiero, anche se questo termine abbraccia molto altro.
Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe. L'intellettuale di Partito sa in che modo vanno trattati i suoi ricordi. Sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bipensiero fa sì che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma al tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso e quindi un senso di colpa. Il bipensiero è l'anima del Socing, perché l'azione fondamentale del Partito consiste nel fare uso di una forma consapevole di inganno, conservando al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall'oblio per tutto il tempo che serva, negare l'esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile. Perfino quando si usa la parola bipensiero è necessario ricorrere al bipensiero. Nel farne uso, infatti, si ammette di manipolare la realtà, ma con un novello colpo di bipensiero si cancella questa consapevolezza, e così via, all'infinito, con la menzogna in costante posizione di vantaggio rispetto alla verità. In fin dei conti, è per mezzo del bipensiero che il Partito è riuscito (e, per quanto ne sappiamo, una simile impresa potrebbe andare avanti per migliaia d'anni) ad arrestare il corso della Storia.

21 aprile 2017

Scrivere nel passato (remoto)


Non ne posso già più delle storie infarcite di cellulari, di social e di tutte quelle moderne diavolerie.
Per carità, benissimo per la realtà reale e per tutti i lestofanti che l'avrebbero fatta franca un secolo fa e invece adesso restano impigliati nelle maglie digitali e regolarmente beccati.
Ma per la fiction no, non ce la fo mica, mi viene l'orticaria.
Bene Perfetti sconosciuti, visto e piaciuto, ma anche basta.
Io voglio godermi delle storie, lette o viste, dove per ricevere una telefonata devi restare inchiodato all'apparecchio e nei pressi del suo fottuto filo che sbuca dal muro.
Voglio vedere il cazzo di protagonista sanguinante che si trascina per dei chilometri in caccia di un posto pubblico per telefonare, voglio che si frughi in tasca alla ricerca di qualche spicciolino che gli salvi il culo.
Altro che flat e 500 sms gratuiti.
Mi voglio immedisimare in tempi e luoghi dove il telefono senza fili è ancora e soltanto quello stupido gioco da fare a tavola nei dopocena un po' bevuti, quando il primo della catena bisbiglia La Coca Cola fa fare i rutti e all'ultimo gli arriva immancabile L'Eleonora la dà a tutti.
Voglio un mondo raccontato dove pullulano gli Overlook hotel isolati da tutto. Voglio un bosco dove ti puoi far azzannare in santa pace da un orso senza che tu debba rompere le palle ai tuoi contatti in rubrica per venirti a pigliare, voglio un amore tra due disperati confinati agli angoli del globo che si sviluppa a colpi di lettere scritte a mano, meglio se vergate con la stilografica. Voglio della gente che cucina spulciando un vecchio ricettario macchiato e rilegato con lo spago.
Voglio una fiction whatsapp free, dove ci siano delle foto da sviluppare e dove i messaggi vocali si lascino al massimo dentro al buco nero di una segreteria.
Oppure mi date una storia con tutta sta roba digital, ma che sia stata pensata e scritta cinquant'anni o più fa, allora va anche bene.

p.s. poi voglio anche conoscere l'Eleonora.

23 marzo 2017

Questo è un romanzo magnifico, signori della Corte


Ho iniziato a leggerlo quasi per caso, un po' svogliatamente, giusto perché sta nelle liste di tutti quelli che compilano le liste dei libri che non possiamo non leggere.
Questo è un libro bello come un libro quando è bello, direbbe quel gnoccone languido di Prévert.
Oh voi che non vi siete ancora presi la briga di leggerlo, preparatevi all'agone, non indugiate, sto per svelarvi il titolo: compratelo, rubatelo su una bancarella dell'usato, ghermitelo dalla libreria di vostra zia.
Oh voi che l'avete letto e dimenticato, ricercatelo, riprendetelo a mano e gustatevelo come si gusta davvero un eccellente vino, quando non si ha sete.
Oh voi che vi dilettate nella miserevole e nobile arte dello scrivere, studiatene la struttura narrativa, l'aggettivazione, le similitudini, il lessico, l'essenzialità e la ferocia, la precisione e la leggerezza e - dopo - buttate ogni vostro scritto nel cesso.
Questo è IL romanzo, signori della Corte. Questo vale un fottuto 4,9 carver e li vale tutti, e quello 0,1 di scarto dal top sta solo nella data di uscita successiva a Il Giovane Holden, mio master meter personale di tutte le graduatorie libresche.
Dentro ci sono tutti.
C'è Salinger, per l'appunto, ma c'è Stephen King, e c'è DeLillo (oh, quanto DeLillo!), c'è anche John Fante, potete scommetterci, ci sono i fratelli Grimm con la Rowling.
Dentro c'è Agatha Christie che fa all'amore con Dostoevskij.
Dentro c'è tutto.
Manco a dirlo c'è un botto di Eros e di Thanatos, c'è il mattone e la piuma, il monsone di sud-ovest e l'aria secca di Tamanrasset, c'è il lupo e c'è l'agnello, c'è l'effluvio dei fiori a primavera e la puzza di fogna in una giornata di pioggia e vento contrario, c'è una mano di carta vetrata e uno svolazzo di seta, c'è la noia e il fuoco d'artificio, c'è Lucifero con tutti i santi, c'è il ballo delle debuttanti e il liscio in piazza la sera d'estate, c'è il pane azzimo e il controfiletto alla wellington, ci sei tu e ci sono io.
C'è quello che vorresti e quello che non vorresti trovare.
C'è il fiato lungo della vita eterna e l'espressione del mortal sospiro.
C'è la perfetta asimmetria dell'arte pura.

(segue qui)

4 gennaio 2017

Obiettivi 2017 in cifre


Ed eccolo il crescendo rossiniano da perseguire nell'anno.
(I numeri obiettivo, escluso il primo, vanno intesi come almeno)


  1. Beccare 0 (zero) multe
  2. Dimagrire 3 (tre) chili
  3. Vedere 5 (cinque) serie TV
  4. Uscire 12 (dodici) volte con gli amici
  5. Pubblicare 15 (quindici) rebus
  6. Leggere 20 (venti) libri
  7. Cucinare 30 (trenta) nuovi piatti
  8. Accarezzare 44 (quarantaquattro) gatti o cani
  9. Vedere 50 (cinquanta) film
  10. Scrivere 55 (cinquantacinque) post sulla Linea
  11. Fare 69 (sessantanove) volte l'amore
  12. Correre/camminare per 2000 (duemila) chilometri
  13. Arrivare al 2018 (duemiladiciotto) da vivo


4 ottobre 2016

Svelata l'identità di Anonimo Italiano

In questi giorni tutti la trovano una scusa per parlare di Elena Ferrante, e la Linea non è da meno.
Pure Bettarini la rammenta al suo confessore pugile Clemente Russo infilandola nell'elenco delle signore con le quali si sarebbe fatto beffe di Simona sua sposa:
- Aho, Clemente, e poi me so' fatto pure Elena Ferrante.
- E chi è?
- Questo non lo so davvero.
- Ma magari era Domenico Starnone? (*)
- Ora che ci penso... ci sta.

Certo che al cospetto della misteriosa autrice de L'amica Geniale fanno sorridere i patetici tentativi di occultamento d'identità nel panorama musicoleggeriale italiano di qualche decennio fa.
Poco resse l'imitatore mascherato di Baglioni di cui al titolo, e meno ancora gli Audio 2 che per un pomeriggio si vociferò che fossero nientemeno che il figlio di Mina e il figlio di Battisti messisi assieme per un probabilissimo LP dal titolo Figlio di Mina canta Figlio di Lucio.

(*) Pole Clemente Russo conoscere Domenico Starnone? No! Sì! S'apre i' dibattito!

21 settembre 2016

Non cambiare nulla affinché nulla cambi



Alla scuola italiana il Gattopardo non lega manco le scarpe.
Stamani ce l'ho alta, come si dice dalle nostre parti.
Mi son bastati 3 giorni di scuola media di figlio due per restare basito, esterrefatto, stupito e quel che è peggio DELUSO.
Quaranta lunghissimi anni, una vita, son passati da quando facevo le medie io e non è cambiato nulla. Ma nulla!
Parlo del mio comune, dello stesso plesso scolastico di allora, per il resto d'Italia non lo so di preciso, ma non credo che nella maggioranza dei casi sia molto diverso.
Ancora i libri?
Ma cristodiddìo non trovate la cosa vergognosa a livelli assurdi? Io sì.
Nei 40 anni in assoluto più rivoluzionari nel campo dell'informazione  e della comunicazione per la storia dell'uomo, a scuola, in quello che dovrebbe essere il regno, il nucleo fondante. il big bang di tutto ciò che è studio e informazione, non si è fatto un passo avanti uno?
Siamo un paese indegno.
I nostri ragazzi ancora fruiscono delle, peraltro straordinarie, invenzioni di un contadino sumero di 5.000 anni fa e di un tipografo tedesco del tardo medioevo.
Ma se io adesso ho nello spazio dell'unghia del pollice un magazzino di dati equivalente a quello che si poteva ottenere 40 anni fa con un campo di calcio pieno di computer, vorrà dire qualcosa oppure no? (dico a caso, ma è per capirsi)

Cosa deve succedere? Ma subito.

Oggi:
  • Spendiamo 300 euro di libri l'anno
  • I ragazzi vanno a scuola schiacciati dai loro zaini e spesso senza libri dimenticati o volutamente non presi.

Domani:
  • Spendo 100 euro in un tablet/e-reader
  • Spendo 150 euro di libri in formato e-book (salvaguardando la lobby dell'editoria che guadagno più così che vendendomi il libro stampato)
  • Risparmio 50 euro che diamo ai tipografi che si trovino un altro lavoro
  • Dal secondo anno risparmio 150 euro
  • I ragazzi vanno a scuola (leggeri) con un solo apparecchio che sostituisce TUTTI i libri e - IN PIU' E GRATIS - consente accesso al dizionario e al traduttore.

Per i poco esperti ricordo che sull'ebook si può sottolineare, copiare, ritagliare con una facilità estrema.
E non voglio mettermi ad analizzare altri vantaggi, di minore importanza (forse), che comunque ci sono.

E non si sta parlando di una tecnologia del futuro, si tratta di una tecnologia VECCHIA di dieci anni.
Ma cosa stiamo aspettando?
Ma se non riusciamo a realizzare nemmeno le cose semplici, già bell'e praticamente fatte, come questa (perché sarebbe davvero SEMPLICE), ma dove vogliamo andare?
Tristezza.

E la sapete l'ultima? Nei due giorni in cui fanno ginnastica, ancora si devono portare avanti e indietro le scarpe da ginnastica in una busta. Nemmeno un fetente armadietto comune (non mi azzardo a dire singolo) per tenerci le scarpe da palestra sono riusciti ad installare in 40 anni!
Tristezza al quadrato.

Sono i nostri figli, e guardateli il giorno che vanno a scuola con lo zaino sulle spalle, la busta delle scarpe in una mano e la cartelletta di tecnologia nell'altra... vergogniamoci un po' tutti.

Però una cosa, a guardar bene, è cambiata: il diario imposto. Cioè - non sto scherzando! - hanno fatto stampare un diario uguale per tutti, omologando e appiattendo la personalità di ognuno.
Senza vignette, senza curiosità, senza disegni, proprio anche brutto.
Esagero? Non credo, ma vi ricordate la gioia che era scegliere il diario che ti avrebbe accompagnato per 9 mesi?
Epurati anche Charlie Brown e Cocco Bill.
Tristezza al cubo.

23 aprile 2016

Esse o non Esse


Quello è il dilemma: ipotizzando più nobile nella mente patire i colpi di fionda e i dardi della diffamatoria fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, battagliandoli, porre loro fine?
Morire, dormire… nient’altro, e con un ronfare dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una fine da volere devotamente.
Morire, dormire. Dormire, magari in modalità onirica. Già, qui è l’inciampo, perché in quel letargo di morte quali aneliti verranno dopo che avremmo cavato d’attorno a noi tale groviglio mortale deve farci riflettere.
È tale la diligenza che dà alla iella una vita tanto lunga. Perché chi accetterebbe le nerbate e i tiri mancini del tempo, il torto del tiranno, la contumelia dell’uomo arrogante, le fitte dell’amore aborrito, il ritardo della legge, la mala educazione delle cariche ufficiali, e l’odio che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli potrebbe aver quietanza con una banale e piccola arma da taglio?
Chi porterebbe fardelli, grugnendo e faticando per il gravame di una vita ardua, quand’anche il terrore dell’ignoto dopo la morte, il villaggio vergine dalla cui frontiera mai viaggiatore fa ritorno, confonde la volontà e ci fa inghiottire i mali che abbiamo invece che accorrere in direzione di altri che ci paiono ignoti?
In tal modo l’animo ci rende tutti codardi, e il colore naturale dell’autorevolezza diviene debole per la pallida cera delle idee, e opere di grande altezza e momento per tale ragione deviano dal loro andare e perdono il nome di azione.
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A quattrocento anni dalla morte del Bardo la Linea lo omaggia a modo proprio e, come potete dedurre, propende per il Non Esse.

17 agosto 2015

La vita a GR

(Malù - Silvio Zanchi)
Metti una sera a merenda di andare da Malù a far due chiacchiere con una coppa di buontalenti d'accompagno.
E lì non devi fare niente, solo ascoltare la nostra.
La ragazza, che va per i 94, originaria di Grosseto, ha frequentato il Liceo in compagnia di Luciano Bianciardi del quale fatalmente abbiamo finito per parlare tutta la sera. Da La vita agra a La vita a GR il passo è breve.
Dopo quattro anni di buongiorno e buonasera Luciano va dalla compagna di classe Malù e le chiede di poter incontrare sua mamma che, caso voleva, fosse la vicepreside del Liceo che frequentavano.
E lì, il buon Luciano chiese alla mamma di Malù di poter anticipare di un anno l'esame di maturità ché comunque era il primo della classe e aveva tutti nove, perché in odore di chiamata alle armi e puntava a intrupparsi come allievo ufficiale.
Solo che il buon Luciano, figlio di una maestra molto esigente, in greco aveva solo sei perché sua madre non ci arrivava col greco. Per il resto era in grado di svolgere tre temi e di fare altrettante versioni dal latino in una mattina.
La madre gli aveva sempre risentito la lezione anche al mattino mentre lo lavava e lo preparava per la scuola. L'assillo della madre era tale che Luciano spargeva dei chicchi di sale in corridoio nei lunghi pomeriggi di studio, giusto per sentire in anticipo quando arrivava la madre in ispezione e mettere via il giornalino che ogni tanto si concedeva di leggere.
Va che l'esame in qualche modo riesce ad anticiparlo, seppure a valle di diverse ripetizioni di greco fruite a casa di Malù, per l'appunto.
Ma anche a Malù, in uno di questi incontri nello studio della mamma vicepreside - uno studio con tre pareti scaffalate e stipate di libri - chiese una cosa:
- Me lo presteresti un libro?
- Sì va bene, ma quale?
- Dammi il primo da sinistra, tanto li voglio leggere tutti.
E poi la nostra e Luciano si son scambiati delle gran lettere mentre lui studiava alla Normale di Pisa e lei a Firenze. Lettere che la nostra (quelle che Luciano aveva mandato a lei) ha poi donato alla figlia dell'amico (Luciana), molti anni dopo, quando questa è venuta a cercarle e che adesso stanno in un museo a Grosseto (forse alla fondazione che porta il suo nome).
Le lettere di Malù erano attese da Luciano e dai compagni di Università perché troppo divertenti, questi contavano i giorni che mancavano all'arrivo della nuova epistola e Luciano raccontandole queste cose la consigliava così:
- Tu scrivi troppo bene, dovresti scrivere un libro.
- Un libro? Ma un c'ho mica voglia.

13 febbraio 2015

Leggere è un po' come fare all'amore

Più precisamente: NON leggere è un po' come NON fare all'amore.
Nel senso che quando non lo fai - per mancanza di voglia, di tempo, di materia prima o banalmente perché sei preso da altro - tendi a dimenticare quanto farlo sia - come dire? - potente.
E vale anche per quando lo fai male, in fretta, controvoglia in quella mezz'ora rubata al sonno la sera... anche così ti scordi e rimuovi quanto sia forte quell'emozione e come si autoalimenti della sua stessa fiamma quando e se ti ci dedichi con calma, passione e magari anche con una certa frequenza.
È poi, d'improvviso, quando ti ricapita di sfilare una mutandina di sfilare un libro dallo scaffale di una biblioteca e di tuffarcisi dentro con tutto te stesso, che ti chiedi se sei pazzo, o se sia un meccanismo di inconscia e ragionevole follia a preservare la sanità della tua mente, passando una patina opaca sui tuoi ricordi di vacche grasse in amore e lettura quando sei al pascolo con le vacche magre.
E sì, son tornato dalla biblioteca, ieri sera, con il seguente bottino:
La settimana bianca - Emmanuel Carrère
L'ho preso perché consigliato da sa'a
Vite che non sono la mia - Emmanuel Carrère
Idem
L'opera struggente di un formidabile genio - Dave Eggers
Intanto per il titolo, che meraviglia, e poi in preparazione a Il cerchio che voglio leggere subito dopo.
Il piccolo amico - Donna Tartt
In preparazione a Il cardellino che è virtualmente già sul mio comodino.

20 gennaio 2015

The SunComeBack little paper

This is my first text in english posted on The Line.
I'm doing it because it is representative of my real objective of the year (here you can find the fake ones).
Practically I want to learn English because it's never too late, as said the master Manzi.
And how I could join my objective?
In various ways... with Babbel, principally, but also seeing my favourite TV series in english (with italian subtitles for the moment), translating some famous songs from english, reading english books (for example The Little Prince and Sherlock Holmes) and translating the italian songs I usually sing driving in english, as How deep is the see, The Piero's war, Lightblue, The cat and the fox and other ones.
Excuse me for mistakes and for the use of simple words but I bet with myself do not use Gugol Translate or other online help.
And what will say me I shot my target? Which will be the SunComeBack little paper from which it I'll know achieved my objective?
It will be to see an american/english movie in original language, without subtitles, understanding the facts in it happening and avoiding the strong headaches always catch me when I do it now.
At least learning english will help me? This will make my life better?
One never knows.

16 gennaio 2015

Levatemi tutto ma non la tessera della biblioteca

Sono parecchie le cose che ho appreso colpevolmente tardi.
I miei biografi più rigorosi potrebbero parlarvi della rivelazione che dalle api viene il miele, come del frumento che alla fine altro non è che fottuto grano, o del fatto che il famigerato trattino che unisce è una roba francese e niente c'incastrano le bellicose Trade Union.
Non ultima la biblioteca.
Per decenni ho identificato la biblioteca come La Biblioteca Nazionale, posto rispettabilissimo ma dal complicato accesso e dalla spiccata sontuosità, caratteristiche facili ad incutere timore nelle persone più sensibili.
Per decenni sono stato succube anche di credo idioti che m'impedivano di leggere libri a prestito perché dovevo possedere tutto ciò che leggevo.
Ho scoperto l'immenso tesoro di una biblioteca di provincia accompagnando France e adesso non posso più farne a meno.
Cerco di andarci solo quando non ho fretta ed ogni volta ho la faccia e l'entusiasmo incredulo del bambino nella vasca delle palline colorate.
Poi mi porto a casa, come ieri, cinque volumi (Per legge superiore; Esche vive; Sono stato a Lisbona e ho pensato a te; Vacanze in giallo; Uscirne vivi) dei quali ne leggerò magari un paio, ma va bene anche così.
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