Anche mio padre mi aveva portato a vedere la buca
dell’istrice.
Sull’argine di un torrentello, tra le radici fuori terra di un albero e sotto una fitta macchia d’erba verde c’era quest’incavo di circa trenta centimetri di diametro che mio padre vendeva come tana dell’istrice. E non parlava di un istrice, diceva proprio l’istrice come se fosse il solo e unico istrice del mondo conosciuto e l’avessimo beccato noi.
Trovammo un aculeo, integro e appuntito da fare male, stava per terra e mio padre mi spiegò che probabilmente l’animale l’aveva scagliato per difendersi da qualche predatore. Ero affascinato da questa bestia invisibile, conosciuta a stento sull’enciclopedia, che scagliava le sue penne come fossero frecce. Poi l’ho saputo, crescendo, che gli istrici non li scagliano affatto i loro puntuti aculei, ma è una notizia che non ho ritenuto di fornire a mio figlio.
Anzi, l’ho portato a vedere la buca di un istrice anch’io. Andando nella zona dove avevo notato sotto un ulivo una sorta di galleria della quale ignoravo assolutamente l’origine, ho cercato di spiegargli anche la storia delle penne lanciate proponendola come leggenda in parte favola e in parte realtà. E alla fine sono riuscito a fargli trovare pure la penna, proprio lì all’ingresso del buco nella terra. La prova che certificava l’anfratto come tana d’istrice e, pertanto, estremamente pericolosa, conferendo un che di memorabile alla nostra passeggiata. Tornando abbiamo fantasticato su come eroici istrici potessero difendere la loro tana infilzando ogni animale che osasse metterci il naso.
Una volta a casa, con mio figlio abbiamo cercato un buon posto per conservare la preziosa penna e l’abbiamo presto individuato infilando l’aculeo dell’istrice nel portapenne di cuoio marrone dello studio, insieme alle stilografiche e al tagliacarte.
Proprio lì, dov’era sempre stato.
Sull’argine di un torrentello, tra le radici fuori terra di un albero e sotto una fitta macchia d’erba verde c’era quest’incavo di circa trenta centimetri di diametro che mio padre vendeva come tana dell’istrice. E non parlava di un istrice, diceva proprio l’istrice come se fosse il solo e unico istrice del mondo conosciuto e l’avessimo beccato noi.
Trovammo un aculeo, integro e appuntito da fare male, stava per terra e mio padre mi spiegò che probabilmente l’animale l’aveva scagliato per difendersi da qualche predatore. Ero affascinato da questa bestia invisibile, conosciuta a stento sull’enciclopedia, che scagliava le sue penne come fossero frecce. Poi l’ho saputo, crescendo, che gli istrici non li scagliano affatto i loro puntuti aculei, ma è una notizia che non ho ritenuto di fornire a mio figlio.
Anzi, l’ho portato a vedere la buca di un istrice anch’io. Andando nella zona dove avevo notato sotto un ulivo una sorta di galleria della quale ignoravo assolutamente l’origine, ho cercato di spiegargli anche la storia delle penne lanciate proponendola come leggenda in parte favola e in parte realtà. E alla fine sono riuscito a fargli trovare pure la penna, proprio lì all’ingresso del buco nella terra. La prova che certificava l’anfratto come tana d’istrice e, pertanto, estremamente pericolosa, conferendo un che di memorabile alla nostra passeggiata. Tornando abbiamo fantasticato su come eroici istrici potessero difendere la loro tana infilzando ogni animale che osasse metterci il naso.
Una volta a casa, con mio figlio abbiamo cercato un buon posto per conservare la preziosa penna e l’abbiamo presto individuato infilando l’aculeo dell’istrice nel portapenne di cuoio marrone dello studio, insieme alle stilografiche e al tagliacarte.
Proprio lì, dov’era sempre stato.
Toccante... ahio! Ma non nel senso di stoccata aculea, nel senso che commuove, uff!
RispondiEliminaChe bel passaggio di consegne di padre in figlio.
E' proprio vero, qualche fiabesca balla aiuta a crescere piacevolmente meglio.
(è solo a livello Paese che a furia di balle la crescita è andata a farsi benedire)
ma che figo papà!!! avercene...
RispondiEliminabravo Furio papà . la fantasia è formativa e il tempo per raccontare storie ce lo dobbiamo prendere
RispondiElimina"Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto". Che sia una zona d'istrici anche quella?
RispondiEliminaPenso che ti avrei voluto come papà :)
RispondiEliminaTuo figlio è fortunato.
bravo, è bellissimo.
RispondiEliminagrazie raga, anche se questo è solo il lato buono.
RispondiEliminaSo rifilare anche dei ceffoni (sempre pochi).
In Svezia stavo all'ergastolo!
:)
@Obi - a te poi, sai i nocchini che ti davo...
:)
RispondiEliminaDalle mie parti invece si parlava della Buca delle Anguane... dove le Anguane sono le figlie delle streghe.
RispondiEliminaUn istrice una volta mi ha attraversato la strada. Sono rimasto scioccato. Ho pensato a un alieno, giuro!
RispondiEliminamatteo, mi sa che era un'anguana, un'anguana gigante proprio.
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