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26 agosto 2012

Tutti volevano fare l'astronauta

Io per primo.
Le imprese legate alla conquista dello Spazio e della Luna ci affascinavano, e non c'era bambino che non volesse fare l'astronauta, anche perché avevamo capito che nessuno ci avrebbe pagato per fare Dick de La Freccia Nera che forse, ma dico forse, era l'unico che avremmo preferito emulare rispetto ad Armstrong.
E la mia lunare passione non sfuggì alla mia profe d'italiano di terza media che un bel giorno (ma non per dire, proprio un BEL giorno) portò in classe un numero speciale di Epoca che le apparteneva e che mi regalò, sorprendendomi non poco. Piacevolmente.
Ora capite anche da soli quanto sia difficile conservare - bene - per così tanto tempo, salvarla dai traslochi, dalle mogli incazzate, dai figli, dai repulisti, dai mercatini e, non ultimo, da eBay, una tale pregevole reliquia, ma sono orgoglioso di avercela fatta.
E ho anche brillantemente superato la dura prova imposta dalla prima legge sull'archiviazione che recita: se non sei in grado di trovarlo in un minuto, non serve.
Un pensiero stasera va al mio esame di terza media in cui ho potuto spaziare parlando di Luna, grazie anche a Neil e alla professoressa Moretti. 

17 gennaio 2012

E che Cassius!

Prima fu la Luna, e poi fu Ali-Frazier.
Mi riferisco all'Attesa , con la A maiuscola, quella che precede gli eventi che fanno la storia.
L'Attesa che s'intrufola nei discorsi. Di tutti. L'Attesa che si respira fin giù nei polmoni e che canalizza i pensieri. Di tutti.
Zompettavamo verso la scuola e si affrontava l'unico argomento possibile, io e Aletto.
- Stanotte il mi' babbo si alza.
- Anche il mio. Ma a che ora è di preciso?
- Alle 4.
- E ti chiama?
- Certo che mi chiama. E il tuo?
- Anche il mio mi chiama.
L'avrei costretto, pensai, l'avrei implorato e lui non avrebbe potuto esimersi dal tirarmi giù dal letto. Sì, avrebbe fatto delle storie per la scuola, ma che cavolo, non succedeva tutti i giorni!
Ore 4 a.m. io e mio padre, quattro occhi sbottonati, a puntare i due colossi pigliarsi a pugni dentro allo storico Radio Allocchio Bacchini da 26 pollici, in rigoroso bianco e nero. Così sarebbe andata.
- Cassius Clay è fortissimo.
- Sì, fortissimo.
Anche su questo non avevamo dubbi, io e Aletto: era il nostro eroe.
Nel 1971 la boxe era un signor sport, una passione capace di coinvolgere un'intera nazione, una roba popolare. Menarsi andava ancora di gran moda. C'era il calcio, quello sempre, poi c'erano il ciclismo e la boxe, fine. Gli altri sport erano per fighette. Potevi anche provare a parlargli di Thoeni e di Meneghin ai nostri vecchi, magari conoscevano i nomi, ma se la tivù avesse trasmesso uno slalom notturno da Sapporo, manco il babbo di Gustavo Thoeni si sarebbe svegliato a buttarci un occhio.
Ali-Frazier è stato definito il combattimento del secolo ed era una cosa sulla quale avremmo potuto scommettere già quella mattina. Io e Aletto.
Poi, negli anni, la boxe è morta. Così, senza un granché avvisare, prima frazionando le categorie di peso in decine di sigle di federazioni e di campioni e poi non so bene com'è andata. Forse è solo passata di moda, forse ha ceduto ai detrattori che l'additavano come stimolo di violenza, forse altro.
Fatto sta che non lo so chi è il campione dei massimi, adesso, se non vado a leggerlo da qualche parte sul web. E non lo farò perché mica mi frega. E la macchietta del povero Mike Tyson che si esibisce, come il peggior delfino di Rimini, in Notte da Leoni (1 e 2) rivaluta fino al culto assoluto la notte in cui Frazier sconfisse Ali e anche l'Attesa che precedette il match.
No, non vinse Cassius Clay/Muhammad Ali: la storia non aveva previsto un finale hollywoodiano.
E mio padre non mi chiamò quella notte, o forse sì, lui sosteneva che io, in preda al sonno, mi fossi rifiutato di alzarmi. Niente di più facile.
Mi resta il sapore forte di quell'Attesa.
Auguri campione.

25 dicembre 2011

La vita sognata

- Sì ma te... quali erano i tuoi sogni da bambino?
Ci ho dovuto pensare un po', ricordare di quando ci sdraiavamo sfiniti al campino dopo l'ennesima partita di calcio durata un pomeriggio intero e lì, recuperando un po' di fiato per tornare a casa, con gli occhi incastrati in una nuvola bianca sperduta, tiravamo fuori i nostri sogni dalle tasche. Quelli raggiungibili e quelli meno.
Volevo andare sulla Luna, cazzo, e ci volevo andare in giornata. Non c'era un bambino negli anni settanta che non voleva fare l'astronauta. Non c'era. E giustamente.
Volevo poi sposare la Veronica, ci potete scommettere che volevo sposarla. Non era un fidanzamento trentennale o una convivenza il mio obiettivo, volevo proprio portarla all'altare, punto e basta.
Sognavo poi di diventare uno sportivo professionista. Calciatore, sì, tennista o sciatore. Oppure atleta, sognavo di ripetere le gesta del Caballo, Alberto Juantorena, e di farlo alle Olimpiadi successive alle sue (Montreal '76).
Mi sarebbe piaciuto cantare, mettere su un complesso con quattro sfigati che suonavano per me visto che ero negato con gli strumenti, e io a fare la voce, il cantante solista. Ero però negato pure per quello.
Restando coi piedi più attaccati al terreno, volevo diventare un giornalista sportivo, un Paolo Rosi, un Adriano De Zan, un Guido Oddo.
E poi mi sarebbe piaciuto visitare l'Australia, ero rimasto affascinato dagli aborigeni e dai koala.
Guardandoci adesso, erano tutti sogni possibili. Certo, qualcuno più arduo, ma tutti possibili.
Oh, ne avessi beccato uno!

E tu, li hai acchiappati i tuoi sogni da bambino?

5 agosto 2011

Non voglio mica la Luna

Chiedo soltanto di poter ghiacciare una birra. In tempi brevi.
La bella Fiordaliso non chiedeva la Luna, chiedeva solo un momento per andare a fare l'amore ma senza aspettarlo dal suo lui. Richiesta legittima.
Ma anche la mia mi pare lecita. Ghiacciare una birra in pochi secondi con un elettrodomestico semplice, che io possa tenere sul bancone della cucina accanto al forno a microonde. Non vi dovete sforzare neppure a trovargli il nome, ci ho già pensato io: forno a crioonde.
Devo scaldare il latte? Forno a microonde. Devo gelare una birra o una vodka o un mirto? Forno a crioonde.
Certo, meglio ancora un solo attrezzo dove io giro la manopola a destra e scaldo, la giro a sinistra e ghiaccio. Ma affinché non veniate fuori con la solfa del chiedi la Luna, mi accontento anche di due apparecchi distinti.
A chi mi rivolgo? Un po' a tutti, ma principalmente a ingegneri, a fisici, a chimici, possibile che nessuno sia in grado d'innescare in un liquido la reazione opposta a quella prodotta dal microonde?
Io metto l'idea, non voglio nemmeno i soldi quando il forno a crioonde si venderà come il pane, basta che me ne diate un esemplare, alla fine, con cui possa gelare le stramaledette birre che mi sono scordato di mettere in frigo la sera prima.
Per la verità la richiesta l'ho già formulata a diversi ingegnerini di mia conoscenza che hanno finto disinteresse, ma solo perché palesemente incapaci anche solo di ipotizzare una soluzione.
Sotanto uno, Corrado che ringrazio, ci s'è applicato un minimo. Ci ha pensato e poi ha concluso che secondo lui non si può fare perché le particelle, atomi, molecole e non so cos'altro, tendenzialmente quando vai lì a stuzzicarle, sia che tu le bombardi, le scinda, le fissi, le fonda o anche solo le pigli a male parole, le stronze particelle, si scaldano. Ecco perché.
Beh, la risposta mi ha ghiacciato. Peccato che non avessi una birra con me.
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Ringrazio Valentino (Bibo) che gentilmente mette a disposizione il design del forno a crioonde o del crioabbattitore da cucina, o magari del Biborifero, vedremo, il brainstorming per il nome è appena all'inizio.
Preciso per le lattine. Non è fantastico?
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