20 febbraio 2013

La riga attì

Quando tornai a casa e sparai che mi serviva una riga a T per applicazioni tecniche gettai i miei nel panico. Intanto non sapevano che cosa fossero le dannate applicazioni tecniche e tantomeno la riga attì, poi mi avevano già comprato i libri e per chiudere quando mai alla mia sorellona era servito un affare simile?
Non che si nuotasse nell'oro, anzi, però la mia testolina di decenne non concepiva come l'acquisto d'un attrezzo simile potesse sprofondare la famiglia al di sotto della soglia di povertà.
Le discussioni animate che seguirono puntarono il dito sulle carenze di quella
scuola dove manco una riga a T ti passavano, e sì che era la scuola, ossia l'istituto
richiamato nella Costituzione per l’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo.
Non si sarebbero mai immaginati i rifornimenti necessari alla scuola del 2000, i miei. Vabbè.
Era pregevole, di un marrone bello, che non è nemmeno facile.
Ma troppo preziosa per me che avevo ricevuto serie minacce di violenze nell'eventualità di una nefasta rottura dell'arnese.
E così il giorno di applicazioni tecniche divenne un incubo persino salire sul bus colla riga a T in mano, un incubo abbandonarla al banco a ricreazione e un incubo riportarla a casa integra.
Troppo bella me l'avevano presa, aveva un marchingegno scorrevole con una sfera che s'incastrava alla perfezione con uno scatto, stretta poi da una chiavetta cromata, per consentire il blocco della riga nell'angolazione voluta.
Mi sarebbe bastata una riga a T di un marrone brutto, magari difettata, per portare a compimento i miei progetti tecnico applicativi.
Mi servì per farci un portagiornalini alla fine, su misura per gli albi Bonelli, due mani di coppale e perfettamente in squadra.
- Bravo, 9 - mi disse il Bruscoli.

8 commenti:

  1. pensa che adesso le righe a T le vendono anche alla Lidl

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  2. Lo stesso accadde a me, ma con il compasso ereditato dal babbo, di ottima fattura (in quel caso al valore monetario si sommava quello affettivo).

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  3. Avevo avuto, non ricordo da chi e perché, un pantografo, in plastica bianca, mai usato. E', smontato e un poco a pezzi, dentro il cassetto dei cacciavite in legnaia.
    Lo dovrei buttare, ma mi ricorda qualcosa che non ricordo più.
    Nell'attesa sta lì, tanto non paga l'affitto.
    Ciao, buona serata.

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  4. Oddio a me col flauto.... avevo paura persino a soffiarci troppo forte dentro!

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  5. Quando ho fatto l'errore più grande della mia vita (studiare ingegneria) ho fatto spendere oltre 50€ ai miei genitori in squadrette gigantesche grandi quanto un tavolo. Poi dopo 2 anni terrificanti, e 10 esami superati, quelle squadrette son rimaste a prendere polvere.
    Onestamente un po' mi spiace.

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  6. ai miei (quando decisi di diventare geometra) feci comprare un parallelografo, oltre a matite.penne speciali, righelli, squadre e cazzi vari. non l'ho praticamente mai usato il parallelografo, mi hanno bocciato, ho cambiato scuola e boh, adesso son curioso vado giù a vedere se il parallelografo è ancora da qualche parte.

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    1. e magari ci dici pure a che serve, sempre che tu lo sappia, eh. :)

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  7. Fortunello, io la riga atti ce l'avevo, ma fissa inamovibile, inchodata.

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

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