Da un recente sondaggio emerge che solo 2 persone su 100 sanno cos'è il piriforme e solo una sa pure dov'è. È quella che ce l'ha infiammato/irrigidito/ipertrofico.
Ora per colmare questa lacuna sulle vostre conoscenze anatomiche, cari i miei 98+1 che non sapete cos'è/dov'è quest'affare ci sono qua io.
Qui ve lo spiega Albanesi che cos'è questo muscolo, perché d'un muscolo si tratta, e vi fa pure un excursus sulla sua sindrome, quella del piriforme non quella d'Albanesi.
Il dolore che provoca è affine alla sciatalgia, anche perché sta a contatto proprio col nervo sciatico, ma è più circoscritto; in soldoni la zona del gluteo. Perché lì sta, all'interno della mela, quasi irraggiungibile al tatto, anche a quello di un buon fisioterapista.
Tra le varie cause che dovrebbero dissuaderti dal correre, oltre all'età, pure se ti lavi la schiena a tutto tondo, ci sta il fatto della contronatura del movimento, come si dice da più parti, e ci sta pure l'irrigidimento o l'infiammazione di 'sto benedetto piriforme.
E diciamoglielo a Speaker che anche lui ce l'ha il piriforme e la sua sciatalgia potrebbe essere altra cosa.
E ora, io che c'ho i dottori un po' come il fumo agli occhi e mi curo grazie al dottor gugol e allo specialista iutùb, oltre a pedissequamente seguire le dritte di Melusina, quando me le dà - sempre sia lodata - ho cominciato con questi esercizi di stretching, dovrebbero far bene, sicuramente meglio dell'aulin che mi avrebbe prescritto il mio caro medico condotto, prima di stringermi mollemente la mano e liquidarmi col suo Auguri!
Avvertenze: questo post non ha alcuna valenza terapeutica, al persistere del dolore consultare un medico.
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5 settembre 2013
17 maggio 2012
Stasera ho bestemmiato
Stasera ho bestemmiato. E ho pianto.
Poi ho pianto e bestemmiato. Ho anche avuto il potente impulso di prenderla a manate. Di spalancarle la bocca con la forza, di afferrarla per i capelli e sollevarle quella testa sempre china rivolta ai piedi. Sempre china, cazzo. Manco più uno sguardo vuoto, manco quello ci tocca.
Poi le ho gridato la mia disperazione in faccia. Che cazzo ti succede?, ho urlato, ma sapevo benissimo cosa le stava succedendo. Lo sapevo, eccome. Ma tutta la consapevolezza messa insieme in questi anni bui, durante il progredire malsano della decadenza, tutta questa consapevolezza si fa d’un tratto impalpabile, ti sfugge dalle dita come sabbia asciutta, si scioglie come zucchero filato in bocca e va così che perdi la testa lo stesso, anche se sei documentato più d'un medico, anche se sei tenacemente consapevole.
La perdi la testa, e se va bene bestemmi, e se va ancora meglio piangi.
La morte in confronto è un toccasana, un miraggio quasi. E non ci ho mai creduto davvero, quando l’ho sentito dire in giro, ma è così.
E ti chiedi cosa sei diventato se arrivi a desiderare la morte per chi ti ha dato la vita. Ma forse non sei diventato niente, forse era già tutto dentro di te pronto ad essere scoperchiato dall'acqua bollente. Cerchi di convincerti che tutta la rabbia che va a comporre il funesto desiderio, magari, scaturisce soltanto da un eccesso d’amore.
Poi ho detto a mio figlio che per favore mi sparasse nel caso dovessi essere colpito dalla stessa malattia di mia madre.
Sparami un colpo di pistola, gli ho detto, se divento come nonna.
Se ce l’ho, mi ha risposto.
Almeno questo.
Poi ho pianto e bestemmiato. Ho anche avuto il potente impulso di prenderla a manate. Di spalancarle la bocca con la forza, di afferrarla per i capelli e sollevarle quella testa sempre china rivolta ai piedi. Sempre china, cazzo. Manco più uno sguardo vuoto, manco quello ci tocca.
Poi le ho gridato la mia disperazione in faccia. Che cazzo ti succede?, ho urlato, ma sapevo benissimo cosa le stava succedendo. Lo sapevo, eccome. Ma tutta la consapevolezza messa insieme in questi anni bui, durante il progredire malsano della decadenza, tutta questa consapevolezza si fa d’un tratto impalpabile, ti sfugge dalle dita come sabbia asciutta, si scioglie come zucchero filato in bocca e va così che perdi la testa lo stesso, anche se sei documentato più d'un medico, anche se sei tenacemente consapevole.
La perdi la testa, e se va bene bestemmi, e se va ancora meglio piangi.
La morte in confronto è un toccasana, un miraggio quasi. E non ci ho mai creduto davvero, quando l’ho sentito dire in giro, ma è così.
E ti chiedi cosa sei diventato se arrivi a desiderare la morte per chi ti ha dato la vita. Ma forse non sei diventato niente, forse era già tutto dentro di te pronto ad essere scoperchiato dall'acqua bollente. Cerchi di convincerti che tutta la rabbia che va a comporre il funesto desiderio, magari, scaturisce soltanto da un eccesso d’amore.
Poi ho detto a mio figlio che per favore mi sparasse nel caso dovessi essere colpito dalla stessa malattia di mia madre.
Sparami un colpo di pistola, gli ho detto, se divento come nonna.
Se ce l’ho, mi ha risposto.
Almeno questo.
21 aprile 2012
See and treat
Vorreste davvero che questa donna v'infilasse un ago in vena? Non in questa vita, lo so.
Ieri pomeriggio, in veste di padrino e di zio, sono andato a una cerimonia di laurea, pur appesantito dalla spropositata quantità di baccelli ingurgitata a pranzo.
La Commissione è composta da una fila variegata di professori, che lo capisci solo perché son seduti dall'altra parte, tra i quali spiccano un'Arisa anziana, un Lucchinelli giovane, un dj Francesco più sciroccato, una Sydne Rome a fine carriera e un frate de Il nome della rosa.
I laureandi in infermieristica sono quattro: Matteo, Elisa, Martina ed Eugene.
Martina è mia nipote, nonché mia figlioccia (eh sì, ne ho due).
Matteo parte e ci rifila una serie indefinita di slide sulla MCI, la Morte Cardiaca Improvvisa e sulle sue possibili cause. Imparo dalla presentazione che tutta la popolazione è a rischio di Morte Cardiaca Improvvisa, tutta, non solo gli atleti. Subito a ruota imparo, a mie spese, che la Morte Cardiaca Improvvisa non ti coglie mai quando dovrebbe, tipo, ad esempio, quando sei alla mercé di enne slide sulla Morte Cardiaca Improvvisa.
Tocca ad Elisa che disserta sul Blended Learning, per me ancora più noioso del precedente come argomento, l'ascolto forzato del quale spingerebbe chiunque ad autoprovocarsi una Morte Cardiaca Improvvisa e, di conseguenza, Matteo ad aggiornare la slide che dettaglia le principali cause della MCI.
Quando chiamano Martina, sangue del mio sangue piume delle mie piume, mi prende un mezzo colpo, infatti, un'amica di mia nipote che stava davanti a me si distende per augurarle in bocca al lupo e scopre così una bella porzione di chiappe.
Martina disquisisce sul See and Treat, un nuovo modello sperimentale di approccio al Pronto Soccorso, di origine angloamericana. Un metodo che ha il pregio di formalizzare l'eterno scontro tra infermieri e dottori.
L'argomento attizza un po' tutti, relatori, controrelatori e presidente, i quali si svegliano dal torpore, ognuno dice la sua e l'atmosfera si ravviva, con malcelato sdegno di Martina che viene tenuta sulla graticola per altri 10 minuti buoni.
Poi la ringraziano, la liquidano e usciamo tutti. Resta il povero Eugene a spiegare non so cosa a non so chi.
Il rientro per la proclamazione ufficiale vede mia sorella versare una secchiata di lacrime e Martina incassare un bel 106 su 110.
Poi, fuori, finalmente si fa bisboccia e lo spumante dry mi aiuta a cacciar giù il baccellame.
Ieri pomeriggio, in veste di padrino e di zio, sono andato a una cerimonia di laurea, pur appesantito dalla spropositata quantità di baccelli ingurgitata a pranzo.
La Commissione è composta da una fila variegata di professori, che lo capisci solo perché son seduti dall'altra parte, tra i quali spiccano un'Arisa anziana, un Lucchinelli giovane, un dj Francesco più sciroccato, una Sydne Rome a fine carriera e un frate de Il nome della rosa.
I laureandi in infermieristica sono quattro: Matteo, Elisa, Martina ed Eugene.
Martina è mia nipote, nonché mia figlioccia (eh sì, ne ho due).
Matteo parte e ci rifila una serie indefinita di slide sulla MCI, la Morte Cardiaca Improvvisa e sulle sue possibili cause. Imparo dalla presentazione che tutta la popolazione è a rischio di Morte Cardiaca Improvvisa, tutta, non solo gli atleti. Subito a ruota imparo, a mie spese, che la Morte Cardiaca Improvvisa non ti coglie mai quando dovrebbe, tipo, ad esempio, quando sei alla mercé di enne slide sulla Morte Cardiaca Improvvisa.
Tocca ad Elisa che disserta sul Blended Learning, per me ancora più noioso del precedente come argomento, l'ascolto forzato del quale spingerebbe chiunque ad autoprovocarsi una Morte Cardiaca Improvvisa e, di conseguenza, Matteo ad aggiornare la slide che dettaglia le principali cause della MCI.
Quando chiamano Martina, sangue del mio sangue piume delle mie piume, mi prende un mezzo colpo, infatti, un'amica di mia nipote che stava davanti a me si distende per augurarle in bocca al lupo e scopre così una bella porzione di chiappe.
Martina disquisisce sul See and Treat, un nuovo modello sperimentale di approccio al Pronto Soccorso, di origine angloamericana. Un metodo che ha il pregio di formalizzare l'eterno scontro tra infermieri e dottori.
L'argomento attizza un po' tutti, relatori, controrelatori e presidente, i quali si svegliano dal torpore, ognuno dice la sua e l'atmosfera si ravviva, con malcelato sdegno di Martina che viene tenuta sulla graticola per altri 10 minuti buoni.
Poi la ringraziano, la liquidano e usciamo tutti. Resta il povero Eugene a spiegare non so cosa a non so chi.
Il rientro per la proclamazione ufficiale vede mia sorella versare una secchiata di lacrime e Martina incassare un bel 106 su 110.
Poi, fuori, finalmente si fa bisboccia e lo spumante dry mi aiuta a cacciar giù il baccellame.
13 marzo 2012
Venga dotto'
C’era una stagione in cui il medico di famiglia, quanto a onniscienza e rispetto, stava appena un gradino sotto a Dio. E a volte nemmeno.
Il medico condotto, se veniva a visitarti a domicilio perché avevi 39 di febbre, doveva trovare casa pulita e due dita di vinsanto in un bicchierino. E verso il dottore solo stima e fiducia, quando non adorazione.
Alla fine della giornata s’era tracannato per degnare quei diciotto/venti bicchierini eppure guidava ancora e non sbagliava una diagnosi ch’era una.
La famiglia si atteneva scrupolosamente a ciò che lui legiferava in fatto di comportamenti da tenere per il paziente e, soprattutto, in fatto di medicinali.
Intanto perché negli anni settanta si avevano ben altri cavoli di cui occuparsi che non lo studio dei principi attivi, ed era grasso che colava se in casa eran note l’aspirina, la cibalgina e il vicks vaporub. Ogni cristo che si rispettasse faceva il mestiere suo, e lo faceva al meglio.
E anche perché il ruolo del medico era incarnato di una sacralità che andava oltre ogni possibile parere personale, essendo modellata su principi etici radicati fin nell’anima d’Ippocrate.
Poi, abbastanza misteriosamente, la professionalità è implosa, portandosi dietro anche un impoverimento esemplare della qualifica. Il medico generico lo capisci da te che non sa un cazzo.
Eppure sono gli stessi dottori d’una volta - in taluni casi proprio la medesima persona fisica – quelli che tenevano la competenza cucita addosso e ora se la ritrovano sdrucita, a brandelli e divorata dalle tarme dello scetticismo. Sono fatalmente divenuti fallibili agli occhi della gente.
In giro è fitto di sedicenti dottorini o, comunque, di esperti che dormono con l’enciclopedia medica sotto al cuscino e che curano i propri familiari e se stessi sulla base di una ricerca su san Google motore martire, cui danno in pasto frasi del tipo vescicole purulente nella regione poplitea – che fare?
Il mestiere del medico di famiglia si sgonfia per forza se il paziente ha già l’elenco di medicine da farsi prescrivere, la lista di esami da richiedere e sa pure dove sta il poplite. Gli resta la firma, al dottore, e il prezioso ricettario rosso come residuale simbolo dell'antico potere.
Il dottore rimane informato solo per quanto riguarda i malati della vecchia guardia, quelli che trovi sempre all’ambulatorio nonostante siano afflitti solo dagli acciacchi dell’età. Quindi, scordatevi che possa tornarvi utile andare dal medico generico oggi, a meno che non vi serva uno straccio di certificato per la palestra.
Il medico condotto, se veniva a visitarti a domicilio perché avevi 39 di febbre, doveva trovare casa pulita e due dita di vinsanto in un bicchierino. E verso il dottore solo stima e fiducia, quando non adorazione.
Alla fine della giornata s’era tracannato per degnare quei diciotto/venti bicchierini eppure guidava ancora e non sbagliava una diagnosi ch’era una.
La famiglia si atteneva scrupolosamente a ciò che lui legiferava in fatto di comportamenti da tenere per il paziente e, soprattutto, in fatto di medicinali.
Intanto perché negli anni settanta si avevano ben altri cavoli di cui occuparsi che non lo studio dei principi attivi, ed era grasso che colava se in casa eran note l’aspirina, la cibalgina e il vicks vaporub. Ogni cristo che si rispettasse faceva il mestiere suo, e lo faceva al meglio.
E anche perché il ruolo del medico era incarnato di una sacralità che andava oltre ogni possibile parere personale, essendo modellata su principi etici radicati fin nell’anima d’Ippocrate.
Poi, abbastanza misteriosamente, la professionalità è implosa, portandosi dietro anche un impoverimento esemplare della qualifica. Il medico generico lo capisci da te che non sa un cazzo.
Eppure sono gli stessi dottori d’una volta - in taluni casi proprio la medesima persona fisica – quelli che tenevano la competenza cucita addosso e ora se la ritrovano sdrucita, a brandelli e divorata dalle tarme dello scetticismo. Sono fatalmente divenuti fallibili agli occhi della gente.
In giro è fitto di sedicenti dottorini o, comunque, di esperti che dormono con l’enciclopedia medica sotto al cuscino e che curano i propri familiari e se stessi sulla base di una ricerca su san Google motore martire, cui danno in pasto frasi del tipo vescicole purulente nella regione poplitea – che fare?
Il mestiere del medico di famiglia si sgonfia per forza se il paziente ha già l’elenco di medicine da farsi prescrivere, la lista di esami da richiedere e sa pure dove sta il poplite. Gli resta la firma, al dottore, e il prezioso ricettario rosso come residuale simbolo dell'antico potere.
Il dottore rimane informato solo per quanto riguarda i malati della vecchia guardia, quelli che trovi sempre all’ambulatorio nonostante siano afflitti solo dagli acciacchi dell’età. Quindi, scordatevi che possa tornarvi utile andare dal medico generico oggi, a meno che non vi serva uno straccio di certificato per la palestra.
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