10 maggio 2017

E alla fine arriva Sordi

Quando cerchi qualcosa da far vedere a tuo figlio (e da rivedere per te), non dico di epocale, ma che almeno aggiunga qualcosa alle vostre vite, quando peschi a strascico nel multiverso cinematografico che va da Fantozzi fino a Mad Max, da Luke Skywalker fino a Danny Ocean, da John J. Rambo fino a Sarah Connor, alla fine arriva Sordi.
È normale, non ci si deve preoccupare, rientra nell'ordine naturale dei fenomeni esistenziali ripassare un po' d'italianità con l'albertone.
Siamo partiti da Guglielmo il dentone (regia Luigi Filippo D’Amico – terzo episodio del film I complessi), così come antipasto.
(Ma quant’è bella Gaia Germani! E pure le Kessler: due strafighe!)
Vabbè, torniamo a noi, gli do il via e France fa “Ah, ma è in bianco e nero?”
Penso, vai ora me lo stronca e mi tocca ripiegare sul professor dottor Guido Tersilli.
“Ganzo!” invece fa.
Ecco, alla fine è questo che mi ha fatto pensare.
Il fatto che un ragazzino di 12 anni associ il bianco e nero televisivo alla qualità, o alla ganzitudine insomma.
Quindi non è solo una questione di nostalgia canaglia, voglio dire.
Del resto gli Stanlio e Ollio e i Miss Marple non è che siano da buttare, e questi li avevamo già proiettati tempo addietro.
Magari invece è solo la novità, o il fatto che i porcai in bianco e nero dell’epoca nessuno se li va a cercare anche se c’erano lo stesso, ma io preferisco pensare che in quel tempo ci fosse più attenzione alla qualità, e le cose fossero pensate e fatte per essere belle e per durare (persino i film).

4 commenti:

  1. Bellissima cosa ciò che fai lo feci anche io, ora il grande mi sta rendendo il favore. Mi ha messo su una pennetta le serie di breaking bad.

    RispondiElimina

Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...