19 aprile 2017

Lo zen e l’arte di portare fuori il cane

Non avrei mai creduto, eppure funziona.
Intanto tuo figlio, quello che non parla mai, quello che ancora si lega le scarpe ficcandosi i lacci dentro ai calzini, quello che si nutre in stile Mowgli, quello che te le leva dalle mani, lui, incredibilmente si fa loquace nel tempo della passeggiata con il canide. E allora diventa un'occasione preziosa per aprire una fessura da cui spiare nella sua altrimenti imperscrutabile vita.
E poi niente, è un'uscita di sicurezza portare fuori il cane.
Era uno splendido fumetto, Uscita di Sicurezza, di Trillo e Altuna, lo dico per i residuali amanti di Lanciostory (titolo originale: Las puertitas del Sr. Lopez).
Quando proprio non ce la fai più, in quei giorni stipati di pannoloni e medicamenti, di voci alzate e di manate trattenute, in quei giorni di rospi ingoiati e di bon per la pace, in quei giorni di rumori molesti e di deprimenti tran tran, ecco, lì puoi sempre portare fuori il cane.
E, come d'incanto, quello che da un'analisi prematura e sommaria poteva sembrarti un pesante fardello, ecco che si trasforma in quel poco di zucchero capace di farti andar giù l'amara pillola.
Devi solo pigliare collare e guinzaglio, imboccare l'uscita di sicurezza e buttarti a passeggiare pallido e assorto.
E la lancetta che era salita sul rosso, fino quasi a toccare schizofrenia, scende piano piano verso nervosismo, poi giù a indicare leggera ansia, ancora verso serenità e infine eccola che crolla sullo zero psichico dell'essere zen.
A quel punto puoi anche tornare a casa che il cane di certo ha già fatto le robe sue.

3 commenti:

Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...