13 aprile 2017
L'amore ai tempi del semaforo
Le due ragazze sono al semaforo, lei, la ragazza bionda in carrozzina, capelli corti mechati e sparati, quella mora, con qualche anno in più, camicetta bianca e occhiali da vista dalla montatura nera e spessa, che la spinge.
Aspettano il verde, il tempo è come cristallizzato.
Lei, dalla testa ciondoloni irrequieta che muove senza un criterio e senza una strategia, in su, in giù, di lato. Poi di nuovo in giù e poi di nuovo di lato onde evitare ogni possibile stallo, dall'apparenza fatale. Disegna col capo rotte empiriche e imprevedibili.
È il suo modo di essere viva e di essere lì. Di essere lei.
Poi la ferma quella testa, d'improvviso la volge all'indietro fino quasi a spezzarsi il collo e aspetta, guarda su.
Sulle prime la ragazza mora, forse una sorella maggiore o una badante venuta dall'est su un pullman zuppo di sudore e lontananza, non si accorge di nulla, sta ancora puntando la sagoma dell'omino nel semaforo.
Poi finalmente la vede la faccia di lei rivolta all'indietro, e allora si abbassa, in un fragile eppure infinito gesto d'amore, e le si avvicina con la gota.
È quella carezza, lo strusciarsi di due visi in un silenzio di parole, che ridà il via al mondo.
Solo allora il semaforo si fa verde, loro attraversano e vanno verso i giardini.
Noi tutti diamo gas e riprendiamo le nostre rotte e le nostre, un filo meno, miserande vite.
...e dando gas , magari pompiamo il volume della radio
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