13 luglio 2013

Permette signora - (1/7)

Sarà capitato anche a voi
di avere una musica in testa,
sentire una specie di orchestra
suonare suonare suonare suonare…


(Zum Zum Zum – A. Amurri B. Canfora)





Il cimitero monumentale di Ponte al Drago è una meta simil turistica, se non fosse per la naturale aria di morte e il vago odore di fiori marci sarebbe un bel posto dove passarci del tempo. Difficile che un visitatore estemporaneo ne resti deluso. Belle statue, ricche tombe, vialetti e siepi mantenuti con rigore e un’architettura imponente e dignitosa.
Dietro al cimitero c’è un parcheggio aggiuntivo per l’accozzaglia di auto che s’aggrumano qui nei giorni attorno al due novembre. Nel resto dell’anno questo parcheggio, uno spiazzo misto di erba e ghiaia, punteggiato da una fila di pini, rimane deserto.
Sul muro di cinta del cimitero che s’affaccia sullo spiazzo c’è una frase disassata e sghemba, vergata da qualche giorno con uno spray azzurro. Italia-Brasile 3 a 2, c’è scritto, e sotto: Rossi, Rossi, Rossi. La sintesi estrema di un grido di gioia che ha frustato l’Italia, ma che adesso mal s’intona con l’aria greve della scena.
C’è un discreto numero di persone per essere le sette di mattina. Di là dal nastro steso dal brigadiere Sandro Lepore, si sta componendo una piccola folla muta e attonita. Mosche non ne volano.
Il maresciallo Giuseppe Spataro e il carabiniere scelto Girolamo Squizzi sono al centro del parcheggio deserto, nei pressi di uno dei pini, gli occhi rivolti a un’eterea figura appesa.
È una donna minuta dai capelli chiari, indossa un vestito estivo bianco e penzola delicatamente a un paio di metri d’altezza. Ha una corda in nylon arancione che le stringe la gola.
Il vento del mattino la culla, quasi rispettoso di una vita che non è più, e la figura di donna, piegata in un angolo innaturale all’altezza del collo, in un macabro vortice lento, gira su se stessa.
          (tu mi fai girar / tu mi fai girar / come fossi una bambola)
Dietro le colline si spande un chiarore in avanscoperta e annuncia, anche per oggi, l’arrivo del sole sul binario est.
«E quindi è la barista? La Gloria?» è il vocione del maresciallo Spataro che gratta il silenzio.
Squizzi fa di sì con il capo, non ha voglia né di parlare né di stare lì sotto. Arrivando, nella penombra dell’aurora, ha pure pestato una merda di cane ma, checché se ne dica, la giornata non si apre sotto i migliori auspici.
Gloria la barista era una rizzacazzi, tutti d’accordo, ma non per questo, anzi, soprattutto non per questo, pensava Spataro, meritava di finire appesa a un pino dietro un cimitero.
«Sgabelli, sedie, scale… trovato nulla?»
Squizzi fa di no con il capo, ma una parola non la caccia fuori.
Sotto la donna, dal ghiaino, il maresciallo pilucca delle scagliette di corteccia di pino, le raccoglie in una mano, le pizzica con le dita, sono grattugiate di fresco dal ramo, hanno un lato rossastro. Tracce di gomme si notano nella ghiaia, del resto è normale, pensa Spataro, in un parcheggio.
«S’è impiccata una al parcheggio del cimitero» con queste parole l’aveva svegliato un’ora prima Lepore.
Gloria, detta la Signora, la procace barista del bar di piazza, defunta, poco da dire. Ma che si fosse impiccata, da sola, era già più dubbio.
Dondolava da un ramo alto tre o quattro metri e tra lei e il suolo ce n’era un paio. A meno che non fosse arrivata lì a cavallo, c’era da chiedersi come aveva potuto architettare tutto da sola.
Il tronco del pino biforcava circa a due metri da terra, ma era impensabile che Gloria, alta un metro e mezzo poco più, potesse averne usufruito per arrampicarsi sulla pianta.
          (poi mi butti giù / poi mi butti giù /come fossi una bambola)
L’idea del cavallo gli fa pensare a Lady Godiva anche perché, se c’è qualcosa di lampante nel quadro horror di quel mattino, è che la Signora non indossa le mutande. E là sotto, dove nasce e muore il mondo, è inesorabilmente rasata.
Eppure la scena sembra avvolta da un alone delicato, non c’è sangue e non c’è quasi sofferenza nel quieto e abbandonato dondolio di quel corpo.
«Squizzi che fai? Guardi?»
Girolamo Squizzi, carabiniere scelto, da Tor Vergata, abbassa gli occhi e avvampa come il cielo a levante.
«È vietato farsi le pippe su una morta, vedi di ricordartelo!»

5 commenti:

Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...