Ho un rapporto conflittuale con Paola, da sempre.
Potrei amarla e vorrei crederle e seguirla in capo al mondo e invece non la sopporto.
Paola è la voce del mio navigatore satellitare, una voce infida e traditrice.
Non è come credete, non sono paranoico, è proprio che, non so per quale ragione, lei mi odia, è vendicativa e perfida. Si nutre dei miei dubbi, delle mie incertezze e mi tende trappole fatali che mi costringono a percorrere impensabili strade e a bucare fondamentali rendez-vous.
Ho scelto la marca top su consiglio degli amici già navigati, ma non è la marca il problema, né lo sono le mappe non aggiornate. Sono io, vero Paola?
Tutto è cominciato quando l’ho testato, ero insieme a mia moglie e stavamo andando da mia suocera, un percorso che potrei fare ad occhi bendati. Dopo nemmeno due chilometri Paoletta viene a dirmi di svoltare a sinistra per andare verso un paese pacificamente fuori strada rispetto alla meta. Tiro dritto, avrò capito male. Niente, si entra in un loop di “torna indietro appena puoi” e “torna indietro alla rotonda” che ve lo raccomando. Sto facendo la strada giusta, e sono sicuro, ma Paoletta, al suo primo lavoretto mi vuole mandare chissà dove.
Spengo l’aggeggio e concludo che magari ho sbagliato io, sono giovane di navigazione, avrò impostato qualche parametro male. Inoltre, devo concedere le attenuanti generiche alla mia cicerona perché considerando che andavo dalla suocera, il suo delirare fuori strada poteva anche interpretarsi come un sublime gesto d’amore.
L’illusione è durata fino alle ferie quando, la sera prima di partire ho programmato il viaggio verso Villasimius, in Sardegna. Non che non sapessi da dove passare, ma insomma dovevo pur dare una seconda possibilità a Paola.
Il primo consiglio è stato quello di prendere un traghetto per la Corsica, attraversarla tutta e poi ritraghettare alla Maddalena. Carino, mi ha fatto ridere, ho pensato che fosse una battuta. Grande Paola, stendingovesciòn!
Però no, seguono ricalcoli di percorsi fuori da ogni logica che mi costringono a imporre 3 o 4 punti di passaggio per stabilire il mio percorso, che era stato ampiamente studiato a tavolino essere nettamente il più valido. Alla fine ho impiegato un'ora per spiegare, io al navigatore, dove cavolo volessi andare e la strada da fare.
Sull'effettivo svolgimento del viaggio basti dire che a 20 minuti dalla mia metà - Arbatax, non un buco spazio tempo! - Paola mi dava ancora a due ore dall'arrivo ripetendo ossessivamente "esci appena puoi" che al confronto il mattino ha l'oro in bocca diventava una perla di saggezza.
Ma la carognata peggiore è quando Paoletta si cheta, perché a un certo punto del viaggio, di solito dopo un'oretta, si zittisce proprio. E, mentre prima mette bocca su ogni bivio, stradella o rotonda che tu ti trovi ad affrontare, dopo si chiude in un mutismo ostinato e non dice un cazzo manco quando abbandoni la superstrada e ti lanci di sotto nel canyon alla maniera di Thelma e Louise. T'infili in una scarpata? Svolti per Oslo ma dovresti andare a Santa Fé? Imbocchi un binario ferroviario? T'immetti nella A1 contromano? Niente, lei, la Paola, sta in coma o magari è alle prese con una narcolessia di primo livello. O forse sarà stanca?
A me mi sa che è solo stronza.
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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...