Sarà capitato anche a voi di pensare quanto siete bravi a
fare questo, a capire quello o a disimpegnarvi in
quell'altro.
Nel mio caso c'è un'abilità che ho sviluppato quando da
ragazzo saltavo in lungo, o forse l'avevo innata, non lo
so.
Si tratta della capacità di capire esattamente con che
piede arrivo in un determinato punto.
Fate conto, cammino per strada e venti metri avanti a me
c'è una pozzanghera, io so immediatamente e con estrema
precisione quale sarà il mio piede che ci batterà davanti,
se il destro o il sinistro.
Lo sento dentro - capite? -, c'è un momento preciso,
camminando, che mi scatta questa cosa e realizzo (appunto intorno ai
20 metri, se è più lontano non funziona). E tutto senza accorciare o allungare in modo fraudolento la falcata.
Questo vale con una riga sul marciapiede, un oggetto, una
crepa o qualsiasi riconoscibile segno posso andare a incrociare sul mio
cammino: io riesco a capire quale mio piede si stamperà proprio
lì davanti, come fosse la fettuccia ideale del salto in
lungo.
Vedo
tutti i grandi saltatori in atletica punteggiare i loro
percorsi di rincorsa con dei segnalini da dove partire o da
dove passare, a me non servirebbero.
Però come dicevo non è un'abilità che ci campi, nemmeno ti
danno due spicci se ti metti a farlo in Piazza Signoria,
ecco.
Ma nel mio intimo sono campione mondiale di sai dove ti
batte il piede.
Pfffff, io lo facevo già vent'anni fa, nei primi centri commerciali, per pestare solo sule piastrelle scure (quelle bianche erano "morte e fine del gioco").
RispondiEliminaCioè, in realtà, all'inizio modificavo i passi per non pestare sul bianco poi ho iniziato a tenere sempre lo stesso passo e calcolare svariati metri prima quali e quante piastrelle scure avrei pestato.
Se un giorno passo dalle tue parti facciamo una sfida.
Dai! Vediamo con che piede s'arriva alla prima birra.
RispondiEliminaHahaha ottima risposta
Elimina'azz, venti metri è tanto 'na cifra, complimenti
RispondiElimina(a mia discolpa: so' astigmatico).