Il numero di giorni che vanno dalla pubblicazione di un post a quella del successivo è direttamente proporzionale all'interesse che il nuovo post dovrebbe suscitare tra i lettori.
(secondo postulato di Wittgenstein)
Ergo, più tempo passa dall'ultimo scritto più cresce nel blogger sensibile l'ansia da postazione.
Se tieni un blog e lo aggiorni quotidianamente è chiaro che, se non sei Samantha fottuta Cristoforetti, puoi parlare tranquillamente delle piccole cose, di quegli accadimenti spicci che giornalmente vivi o ti capita di osservare, perché il tuo pubblico non ti chiederà di più, non si aspetterà l'evento epocale.
Ma se - vuoi per essere in altre ciambelle acciambellato, vuoi per mancanza di spunti o di voglia, vuoi perché piove c'è il sole e la Madonna la coglie un fiore - l'intervallo di tempo che decorre dall'ultimo tuo post si dilata peggio che l'universo senza che tu
a) abbia ricevuto una telefonata da Papa Francesco
b) sia stato a cena con Gigi Riva
c) abbia trombato la Cucinotta
d) esca in Sellerio con un tuo romanzo
o
e) sia diventato gay
ecco che tirare fuori qualcosa che possa soddisfare le aspettative, in primis le tue, diventa ogni giorno più arduo.
Allora puoi ricorrere al breakpost (*), questo, che azzera il contatore dei giorni rispetto alla tua ultima pubblicazione e ti abbatte il valore dell'ansia da postazione a livelli non più asteriscabili nei referti medici.
(*) È ammesso un solo breakpost a quadrimestre.
Chiapperi, io che posto ogno due giorni comincio a farmi delle para: spero di non essere colpito dall'ansia ...
RispondiEliminaE io che faccio solo breakpost allora?
RispondiElimina..e quelli buoni li pascolo in bozze?
RispondiEliminaEcco uno dei vari motivi per cui non ho un blog
RispondiElimina