26 luglio 2012

Siamo tutti Tessalonicesi

C'era questa nostra compagna di classe, la Mattola, che quando veniva interrogata cambiava voce.
Il mio amico, nonché compagno di banco e di mille avventure, Leo, che andava a messa nella stessa chiesa, mi diceva che quella voce lì era la medesima con cui lei leggeva la lettera ai Tessalonicesi alla funzione della domenica.
Era un registro di voce odioso, nasale e acuto, e faceva star male anche solo ascoltarlo, noi che conoscevamo la Mattola che di solito parlava normale.
Ora, anche a noi capitava di parlare con una voce emozionata e diversa dalla nostra, specialmente quando andavamo all'imbrocco.
E dopo gli approcci con le sventurate di turno, quando tornavamo a parlare io e Leo ci chiedevamo l'un l'altro quanto fossimo stati Tessalonicesi, utilizzando l'antipatico e innaturale registro.
C'era molto da lavorare per arrivare a rivolgersi a una sconosciuta con una voce normale, e invidiavamo parecchio i ragazzi che non la cambiavano la voce.
Anche a telefono succede, per esempio quando a casa mia chiamava la signora Corbacci, che era una importante, capivano che parlavo con lei solo dalla voce impostata che usavo, e non c'era verso di fare diversamente.
Il problema permane anche da adulti, ad esempio nei giri di tavolo in ufficio, ma alla fine son contento del livello di naturalezza nel tono che ho acquisito, al di là del subbuglio interno.
A scrivere non c'è un tale fastidio emotivo, si va via lisci e per i timidi è un toccasana.
Noi timidi sui blog e gli sfacciati fuori a far conquiste, va così.

12 commenti:

  1. Per sentito dire manco fuori si batte chiodo oramai, consoliamoci.

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  2. Mia madre, quando parla con qualcuno che lei reputa "importante", non solo cambia tono di voce ma anche lingua. Nel senso che si sforza di parlare italiano con risultati che sfiorano il comico. Classica è la declinazione dell'imperfetto alla terza persona plurale: parlando in puro vernacolo lei usa dire "andonno" invece che "andarono", quando vuol far la raffinata se ne esce con degli "andiedero" che mi fanno rotolare dal ridere.
    Comunque quando rispondo al telefono dell'ufficio non mi riconosce nemmeno il mio legittimo consorte.

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    1. ma lì è perché sei professionale, immagino.
      sì gli "andonno" gli "enno" e i "l'ho vorsuto io" sono le nostre perle.

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  3. la mia, prof di italiano misurava la nostra emotività, dal, numero di virgole, presente, nei, temi, x cui, la, timidezza potrebbe, trasparire anche in, forma scritta :-) ,

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  4. scrivere aiuta i timidi, è verissimo... ma mai avere una conversazione di botta e risposta scritta, non senti il tono di quello che viene detto e tutto può essere frainteso...

    io ho una mamma Mattola in casa... e non la sopporto quando cambia voce...

    e la vostra di voce? Ve la siete mai ascoltata? Io l'ho fatto e non lo farò mai più...

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    1. Beh sì, ho scoperto a 8 anni di avere una voce tremenda e da allora me ne sto zitto.

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    2. Io mi chiamo SpeakerMuto apposta.

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    3. una banda di taciturni eh? se facessimo un raduno di blogger dovremmo imparare il linguaggio dei gesti?

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  5. OK, anche io mamma Mattola, mi sa che possiamo fondare un club.

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  6. Per anni ho preso in giro mia madre per questo, quando parla con chiunque non sia un membro della famiglia, perde di colpo persino l'accento siciliano, il che è tutto dire...

    Io invece scrivo esattamente come parlo e viceversa (tranne quando rispondo alla reception dell'albergo, lì "imposto" volutamente la voce e non mi riconosce nemmeno la mamma).

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  7. Ehehehe

    Grazie mille per il commento, CIAO!!!

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...