28 maggio 2012

Puzzle

Cosa c'è che non va in me? Come sono finita in un'esistenza rinsecchita, rosicata dal tarlo del rimpianto? Cosa avrei dovuto o potuto fare che invece non ho voluto o osato fare per completare il puzzle della mia vita.
Cosa mi ha impedito di procreare in 40 anni di onorata vita di femmina? Cosa non ha permesso alle mie cellule di trasmigrare in un altro essere vivente, così come la natura aveva deliberato nel suo disegno arcano e semplice?
Ho perduto il conto delle volte che, come una cretina, sono corsa in bagno al mattino, con un ritardo di due giorni o forse di due ore, a far pipì su quelle benedette asticelle.
Dove seminerò i miei ovuli senza futuro? In quale arido terreno mi farò seppellire?
Chi mi porterà un fiore?
Questi sono i pensieri che accompagnano ogni mio respiro.
Così ho deciso di avere un figlio mio, ad ogni costo.

In biblioteca arriva Diego, restituisce la solita dozzina di libri da bambini e ne prende di nuovi. Diego, carino proprio no, anche un po’ goffo, con tre figli loro sì carini, Diego che mi ha sempre filato un po’.
- Lara, è l’ultima volta che prendo i libri. Sabato li riporto e poi parto per Barcellona.
- Barcellona? Davvero? Solo?
- No, andiamo tutti. Per via del mio lavoro - e fa un gesto con la mano a simulare un volo aereo.
- Allora salutiamoci, andiamo a mangiare una pizza o a bere qualcosa? – e lui ha già capito.
E ho capito anch’io. Non ci vuole un indovino per immaginarsi il film che Diego sta sceneggiando nella sua testolina di maschio.
- Magari – farfuglia sorpreso.
Ci scambiamo i numeri di telefono e sento lo scatto soffice di una tessera che s’incastra alla parte del puzzle già assemblata sul tavolo della mia vita.
Lo guardo uscire, non mi piace, ma non ho ripensamenti, niente paranoie da quindicenne. È lui lo stallone predestinato.
E non venite a parlarmi di questione morale. Ormai sto a un livello di bassezza tale che, scendere un altro gradino, equivarrebbe a finire in un parco e rapire un neonato da una carrozzina.
Va che mi telefona e fissiamo. Se solo mi piacesse un po’. Ma non mi deve piacere, non mi deve sposare e non mi deve coprire di fiori. Non mi deve pagare la cena e non mi deve nemmeno scopare bene. Dieci minuti di sesso. Chiudo gli occhi, mi concentro sulla semina e il raccolto mi ripagherà di tutto.
È Diego l’eletto. Ha famiglia, non mi cercherà più. E sarà in Catalogna prima che la mia pipì sgoccioli sull'asticella magica.

Usciamo. La cena e le chiacchiere della serata non rendono l’affaire più gradevole. Due ore in cui si parla solo di a) calcio e b) famiglia, la sua. Se non fosse per una giusta causa mi sarei alzata dopo l’aperitivo. Devo distrarmi, non pensare, distogliere lo sguardo da quelle mani sudaticce e non immaginarle su di me. Devo voltarmi lato muro, fingendo di ravviare i capelli, quando lui s’avvicina e sento il fiato carico. L’euforia per il piano di maternità mi ha portato a glissare sui dettagli estetico-culturali di Diego, di questo mi rendo conto, nonostante stia cercando di perdere i sensi ammazzandomi col vino.
Domattina, però, tutto sarà compiuto e apprezzerò le cose per quello che sono davvero.
Già per le scale, salendo da me, comincia a infastidirmi con dita, mani e lingue. Aprire la porta e farlo entrare è il momento più duro, sono costretta a prendere un'altra volta la decisione.
Un minuto e siamo in camera. Due minuti e siamo nudi. Tre minuti e le coccole sono finite. Quattro minuti e la sua faccia oltre la mia spalla sfiata sul cuscino. Cinque minuti e mani e lingue. Sei minuti e dal respiro capisco che non manca molto al traguardo.
- Diegooo – affondo la stoccata – vai tranquillo, prendo la pillola.
Non è corretto lo so, ma non deve esserlo.
Rantoli ritmati, urla strozzate e spinte rapide. Finisce così, con un’altra tessera che vado fiduciosa a incastrare, proprio là, in mezzo al puzzle.
Lui si schioda da sopra sbuffando, e si lascia andare di schianto di fianco a me.
- Fantastico Lara, è un sogno – dice sfiorandomi una coscia - e non ci sono problemi, davvero... mi sono fatto la vasectomia due anni fa. Dopo tre figli...

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Il testo partecipa all'EDS InterSex come anche :

All'ombra dell'ultimo sole / Paolino by Melusina (Poco mossi gli altri mari)
Tentar non nuoce by Lillina (Ora e qui)
Al pensiero by Speaker Muto (Radio Free Mouth)
Kronos e Kairos. by OBi (Orsa Bipolare)
Gli Sguardi del cuore by Maimà (Mai Maturo)
E' un gioco by SingleMama (SingleMama)
Sono io by Bianca (La Donna Camèl)
Se lavessi saputo prima by Dario (Solo Testo)

25 commenti:

  1. AHAHAHAHAHAHAH! :^D

    (Anche se immaginavo una cosa del genere)

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  2. No dai sei stato cattivissimo la povera crista si era sacrificata....ci sono donne che purtroppo sono destinate ad essere sempre perdenti.

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  3. E' un finale degno delle migliori puntate di Beautiful! (lì tutti hanno fatto almeno una vasectomia nella vita!)

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  4. Quando gli uomini ridono, le donne piangono :'-|
    Bravissimo!

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  5. noooooo ma ...ma povera! dopo tutta sta fatica a mandar giù tutte quelle "spiacevolezze"...io comincio a sospettare che tu sia un po misogino...o stronzo...non so devo decidere (in senso buono hombre...)

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    1. tutte ma misogino no, davvero, questa non puoi dirmela, mi offende irrimediabilmente, altro che senso buono.
      sullo stronzo invece si può ragionare

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  6. Ragazza mia, un giorno ripenserai con affetto e perfino nostalgia a questa esperienza, e ammetterai che tua madre e tua nonna avevano ragione a predicarti sempre che ogni lasciata è persa.
    (bravo Hombre, non era facile!)

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  7. bel racconto. il finale mi è piaciuto moltissimo!

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  8. bello, brutto, scontato, sorprendente in questo caso è secondario. M'interessava soprattutto sapere se è plausibile, come riflessioni e come lessico, la vista femminile.
    e dove, invece, si capisce che l'ha scritto un hombre.

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    1. Va bene, sarò crudele: personalmente trovo la tua eroina un po' troppo rude dentro. Penso però anche che per un uomo immedesimarsi in una donna sia più difficile dell'inverso. E penso, per finire, che il pezzo che ho scritto io avrebbe funzionato anche se l'io narrante fosse stato femminile, quindi non meritava tante lodi.
      Infierisco ulteriormente invitando alla lettura di questo storico post del 2000, magistralmente scritto da un geniale frequentatore e mentore di it.arti.scrivere, sulla cui mascolinità può garantire anche La Donna Camèl. Ma lui era inarrivabile.

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    2. Eh, laggiù l'esercizio di fingersi donna era pratica assai diffusa e testata sul campo ;)
      Comunque presenterò all'autore, siamo ancora in contatto.

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    3. @Hombre: ci riprovo, prima mi ha interrotta il terremoto! Stavo scrivendo che per me è plausibile: sono pensieri inconfessati e per questo più crudi di come sarebbero se espressi o comunicati. Le donne sono, o possono essere, anche così.

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    4. finalmente ho avuto il tempo per leggerlo.
      Grazie per la segnalazione, è pregevole e tocca corde di tutti. E sì, molto femminile.

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  9. ok ok chiedo scusa e ancora scusa per il misogino...non volevo offenderti...mi piace troppo come scrivi....

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  10. Hombre....ma il tuo parere da hombre sulla mia mascolinità non me lo dai?

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  11. Ci voleva proprio il tuo racconto, esimio Hombre, per portare una risata in questo web di lacrime!
    Bravo, amemmepiace ;)

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  12. grande hombre!

    ben le sta.
    (sai com'è? mi stanno un po' lì le persone che 'usano' gli altri per riempire i propri vuoti.)

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  13. Ma non è mica "A volte, il caso" che partecipa!!!
    Come dice la donna camèl io sono avanti di un anno! ;)

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  14. egh egh :-) La prossima volta con uno con *due* figli (la vasectomia scatta dopo il terzo, no?).

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    1. ragazzi salutate izn..
      "Ciao izn!"

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    2. hombre, noto con piacere che frequenti delle mie care amiche ultimamente.

      del resto, chissà perché non avevo dubbi che tu fossi un bungustaio.

      :)

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    3. ah sì.
      'ciao izn' :)

      (ma com'è che claudia non c'è?)

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  15. Non mi convince il prologo, il resto invece scorre più che bene :-)

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Ma dici a me? Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui...